ARADEO (Lecce) – Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nei campi. Queste le accuse contestate a T.G., 50enne di Aradeo, denunciata ieri dai carabinieri della task force “anticaporalato” impegnati in controlli a tappeto in tutta la provincia di Lecce.
I militari del Nil,del Nas di Lecce e della stazione di Aradeo, hanno effettuato delle specifiche verifiche sull’attività svolta dalla società agricola di cui la donna risulta amministratrice unica. Al momento del controllo, è stata rilevata la presenza di nove braccianti stranieri, extracomunitari di varie nazionalità, impiegati per il lavoro nei campi in condizioni di sfruttamento.
Nello specifico la presunta responsabile, oltre a non aver provveduto ad installare bagni chimici fruibili ai braccianti, non avrebbe consegnato i dispositivi di protezione individuale previsti per legge ed indicati nel documento di valutazione rischi. Inoltre non sarebbero state registrate le effettive giornate di lavoro di ogni operaio sul libro unico del lavoro.
Violazioni per 11mila 328 euro, che sono state contestate alla 50enne, ora anche indagata a piede libero.
POGGIARDO (Lecce) – Pusher in manette a Poggiardo. I carabinieri della stazione locale hanno tratto in arresto Matteo Giovanni Borgia, 29enne del posto, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Il giovane è stato fermato per un controllo nel corso della serata di ieri. In seguito ad approfondite perquisizioni, personale e domiciliare, i militari hanno recuperato sei involucri contenenti un totale di 24.1 grammi di cocaina per lo spaccio di cui era in possesso il 29enne.
Insieme alla droga sono state rinvenute anche della sostanza da taglio, un bilancino di precisione ed altro materiale utile al confezionamento delle dosi. Il tutto è stato posto sotto sequestro, mentre per Borgia sono scattate le manette.
Al termine delle formalità di rito, il 29enne è stato condotto presso il carcere di Lecce.
LECCE – Picchiato a calci e pugni dopo essere stato bloccato per strada finisce in ospedale. E ora sarà anche costretto a sottoporsi ad un delicato intervento in un centro specializzato per le ferite in faccia. È caccia aperta agli aggressori che, la mattina del 6 settembre scorso, hanno fermato, picchiato e gravamente ferito M.R., un 32enne di Lecce, davanti a tanti testimoni.
Per risalire ai responsabili e al movente di questo pestaggio avvenuto in pieno giorno la vittima ha presentato una denuncia depositata nelle scorse ore in Procura dal suo avvocato, il legale Francesco De Giorgi. Uno degli aggressori sarebbe conosciuto dalla vittima. E sarebbe stato quello che più di tutti si sarebbe accanito contro di lui. Vecchie ruggini per questioni private? O cos’altro. Di certo M.R. ha passato alcuni minuti in balìa di quattro esagitati.
Quella mattina il giovane tornava da lavoro (ha una piccola rivendita di frutta e verdura). Era in macchina alla guida della sua Mercedes. Lungo il tragitto ha notato di essere seguito. Alle calcagna aveva un’auto di piccola cilindrata di colore bordeaux. Giunti nelle vicinanze di una rivendita di prodotti ittici M.R. è stato improvvisamente superato e bloccato dalla macchina che si è posizionata di traverso sbarrandogli il passaggio. Dall’auto sarebbe sceso un primo uomo (quello che la vittima conosceva, l’unico). Spalleggiato da altri tre individui. “Lurdu e infame, sta fiata te cciu” si sarebbe sentito dire mentre i suoi aggressori aprivano gli sportelli entrando di forza nell’abitacolo.
M.R. sarebbe stata colpita in pieno volto da un pugno sferratogli proprio dalla persona a lui nota. Sulla mano, probabilmente, impugnava un anello o addirittura la punta di una chiave tra le dita. Il giovane sarebbe stato così trascinato fuori dall’abitacolo e colpito con diversi pugni sul volto e sulla testa. E mentre veniva picchiato uno degli aggressori urlava: Se mi denunci anche questa volta , giuro che sei morto”. Il branco ha così proseguito ad accanirsi contro il 32enne. A mettere in fuga i balordi sono state le sirene delle gazzelle dei carabinieri allertati da alcuni testimoni che hanno assistito al pestaggio. Gli aggressori sono risaliti in macchina dileguandosi rapidamente.
M.R., invece, era per terra. Ferito e stordito. I carabinieri di Lecce, giunti sul posto, hanno allertato un’ambulanza del 118 che ha provveduto ad accompagnare presso il pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” dove è stato sottoposto ad una risonanza magnetica al viso. I medici gli hanno diagnosticato una frattura mediale della parete orbitale di destra, un ematoma della palpebra inferiore dell’occhio destro, una forte cefalea, vertigini e vomito, un grave trauma facciale con disturbi alla vista per una prognosi di 30 giorni. E in questi giorni dovrà essere sottoposto ad un intervento chirurgico in un ospedale specializzato, in particolare ad Acquaviva della Fonti.
Al vaglio dei carabinieri le immagini di alcune telecamerte installate nella zona in cui si è consumata l’agguato in attesa che la denuncia (in cui si ipotizzano i reati di lesioni e violenza privata) venga assegnata ad un pm per consentire i dovuti accertamenti e fare luce su un’aggressione avvenuta in pieno giorno davanti a tanti testimoni.
VEGLIE (Lecce) – La vacanza in Salento termina in tragedia per un turista straniero. Filip Stefan Marichal, 57enne di nazionalità belga, è deceduto dopo essere stato travolto da un’auto mentre percorreva in bicicletta via Vecchia Salice, nella periferia di Veglie.
L’incidente si è verificato poco dopo le 12.30. Da una prima ricostruzione della tragedia, pare che il ciclista straniero sia stato colpito in pieno da una Citroen C1, condotta da un 35enne di Salice Salentino.
Nello scontro il mezzo a due ruote è stato sbalzato fuori strada, nelle campagne, insieme al malcapitato. L’impatto è stato molto violento.
Il 57enne è stato subito soccorso e trasportato d’urgenza dal personale del 118 all’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove è giunto in codice rosso. Le sue condizioni sono subito apparse disperate, tant’è che il suo cuore ha smesso di battere poco dopo l’arrivo in nosocomio.
Per il malcapitato non c’è stato nulla da fare. Sul luogo del tragico sinistro sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Campi Salentina e gli agenti della polizia locale di Veglie, a cui sono affidati rilievi ed indagini. Agli agenti spetterà comprendere l’esatta dinamica dell’accaduto e risalire alle sue cause, al momento ancora da accertare.
Il conducente dell’auto, rimasto illeso ma in stato di shock, è stato sottoposto ai test di routine necessari a verificare l’eventuale assunzione di alcol o droghe.
LECCE – Una serie di strani roghi che si sono succeduti nel corso dell’estate, sempre nella stessa zona. Infine quello più devastante, che questa notte ha distrutto il negozio “Ballon Party”. Ed i sospetti già nutriti dagli investigatori sul suo conto sono diventati talmente forti che alla fine è bastata una perquisizione per incastrarlo.
Gli agenti della squadra mobile della questura di Lecce in mattinata hanno tratto in arresto Paolo Spalluto, 57enne leccese, già noto alle forze dell’ordine. Ci sarebbe la sua mano dietro all’incendio che la scorsa notte ha divorato la rivendita di articoli per le feste e ricorrenze, situato al civico 63 di viale Japigia a Lecce.
Il negozio sorge nei locali adiacenti al “Twin Towers”, il bar ormai chiuso da tempo per fallimento, rispetto al quale c’è una procedura di sfratto in corso, di cui era titolare proprio Spalluto. Sarebbe da ricollegarsi a questa vicenda, probabilmente, il movente che ha spinto il 57enne a trasformarsi in un incendiario provetto.
Già nel corso dell’estate, infatti, si erano registrati degli episodi analoghi: in diverse occasioni erano stati avvolti dalle fiamme alcuni alberi di pino presenti proprio di fronte alla struttura che ospitava l’ormai ex bar. La polizia, riguardo a tali circostanze, aveva già ipotizzato che potessero essere episodi dolosi riconducibili a Spalluto, che, tra l’altro, abita a pochi passi, nella vicina via Giovanni Gentile.
Proprio lì si sono recati questa mattina, dopo aver concluso i rilievi presso il negozio interessato dal devastante rogo di questa notte. Nel corso del sopralluogo, effettuato con i caschi rossi impegnati per ore nelle operazioni di spegnimento, non solo è stata rilevata la presenza nell’aria di un forte odore di gasolio, ma sono state rinvenute anche tracce evidenti dello stesso combustibile anche negli adiacenti locali della filiale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata.
Pochi metri più avanti, la casa del 57enne, alla cui porta hanno bussato gli agenti della squadra mobile per effettuare un’ispezione alla ricerca di indizi utili alle indagini. La loro attenzione si è soffermata sull’auto del padrone di casa, poiché all’interno hanno rinvenuto una bottiglietta d’acquadi plastica da mezzo litro, parzialmente riempita di alcol etilico e con il tappo bucato nel centro, insieme a rotoli di carta igienica parzialmente utilizzati.
Proprio questi primi indizi hanno fatto comprendere agli investigatori di essere sulla pista giusta: in uno degli episodi incendiari avvenuti durante l’estate, infatti, erano stati sequestrati residui di carta genica bruciata e una bottiglia in vetro con evidenti tracce di alcol etilico. Non solo.
Proseguendo la perquisizione, dal vano portabagagli della stessa auto è spuntato un bustone nero in cellophane, contenente tre fusti da 5 litri l’uno, vuoti perchè già utilizzati per contenere gasolio. Inoltre, sul pianerottolo della porta di ingresso dell’alloggio in cui risiede Spalluto è stata trovata anche un’altra bottiglietta in plastica da mezzo litro, simile alla precedente ed anch’essa riempita parzialmente con alcol etilico e con il tappo bucato nel centro.
In più, nel seminterrato adibito a deposito, è stata rinvenuta una scala in legno a sette pioli, il penultimo dei quali presentava tracce evidenti di gasolio sversato da poco. Secondo gli investigatori si tratterebbe della scala che avrebbe utilizzato l’uomo per raggiungere le finestre del “Ballon Party”, dalle quali è stato versato il liquido infiammabile utile ad innescare l’incendio.
L’intero materiale è stato posto sotto sequestro e, alla luce di quanto rilevato, per Spalluto sono scattate le manette. Al termine delle formalità di rito, il 57enne è stato condotto presso il carcere di Lecce.
Intanto le indagini della squadra mobile sul suo conto proseguono per accertare il suo eventuale coinvolgimento in episodi analoghi avvenuti in città.
L’Unione Artigiani Italiani e delle PMI in collaborazione con la Federazione Nazionale Giovani Imprenditori e
la TPS Enginering organizza in concomitanza con l’entrata in vigore della nuova regolamentazione di settore
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• Regolamenti Europei e DPR Italiani che recepiscono
• Quale è la situazione attuale e quali sono i timori delle autorità politiche
• Cosa ci si aspetta dagli operatori italiani e quali sacrifici sono loro richiesti
• Cosa offre l’Unione Artigiani Italiani e perché questa soluzione risolve il problema più grosso.
• Come Funziona la Denuncia alla Banca Dati
• Discussione e Saluti Finali
È uscito il 12 settembre 2019 “Tutta un’altra vita”, pellicola diretta da Alessandro Pondi con protagonista Enrico Brignano. La storia si incentra sulla vita di Gianni (Enrico Brignano), un povero tassista frustrato con una moglie (Paola Minaccioni) e due figli da mantenere. Il sogno di Gianni è quello di vincere un 5 o un 5+ all’Enalotto, convinto del fatto che ciò cambierebbe in meglio la sua esistenza. Un bel giorno, una ricca coppia dimenticherà nel suo taxi, le proprie chiavi di casa e questa sarà per Gianni l’occasione di cambiare vita, usando tutti i comfort della villa e convincendosi di esserne il proprietario, inviterà gente nota, organizzerà feste ed uscirà con donne bellissime come l’affascinante e seducente Lola (Ilaria Spada).
Per una settimana il protagonista diventerà a tutti gli effetti un’altra persona e il cambio d’identità si conferma ancora una volta, uno fra i temi più celebri della commedia italiana; il film è chiaramente rivolto a tutti coloro che vorrebbero vivere nel lusso e nell’agio estremi ma non se lo possono permettere, almeno fino a quando il caso irrompe nella loro vita e si diverte a sconvolgerla. Brignano è sorprendente, solo chi apprezza la sua comicità e le sue battute gradirà la sua interpretazione da vero comico. Ilaria Spada è sempre meravigliosamente in grado di passare dal ruolo della ragazza coatta a quello dell’aristocratica, forse non lo è proprio altrettanto, in alcune scene che richiedono interpretazioni drammatiche. Paola Minaccioni è come sempre eccezionale e versatile, dimostrando di essere una vera propria veterana del Cinema italiano.
Il film ha una fisionomia molto simile a quella di un cinepanettone ma in uscita nel mese di settembre, la trama non è molto coinvolgente, mancano quelle meccaniche in grado di accattivare l’interesse dello spettatore, forse non fa ridere neanche più di tanto ma il vero show resta sempre e comunque Brignano quasi perfetto ma non in grado di presentare al meglio la vita quotidiana ed intima del suo personaggio. La pellicola è fortemente consigliata agli amanti della commedia e ai fan di Brignano.
COPERTINO ( Lecce ) – Copertino si prepara ad indossare l’abito della festa in occasione della solennità di S. Giuseppe da Copertino (16 -17 – 18 – 19), Patrono della Città, invocato come il Santo dei voli, a motivo dei fenomeni prodigiosi delle levitazioni verificate in modo estatico.
San Giuseppe è Patrono degli aviatori cattolici statunitensi, dell’aviazione civile, degli astronauti nonché degli studenti ed esaminandi. A San Giuseppe è piamente legata l’importante Città californiana di Cupertino gemellata con le rispettive Città di Copertino e Città di Osimo, insigne località quest’ultima, gelosa custode delle preziose spoglie mortali del Santo originario del nostro Salento.
Tra gli appuntamenti religiosi ricordiamo, giorno 16 a conclusione della novena serale tenuta presso il Santuario di S. Giuseppe, la traslazione del simulacro del Santo alla Basilica di S. Maria ad Nives accompagnato dai Frati Minori Conventuali, dall’Ordine Francescano Secolare e dalla Milizia dell’Immacolata.
Giorno 17, la solenne celebrazione eucaristica e il panegirico in onore del Santo nella Basilica di S. Maria ad Nives, dove lo stesso ricevette il Sacro Battesimo il 17 giugno 1603.
Giorno 18, solennità di S. Giuseppe, alle ore 10.30 solenne Pontificale presieduto da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Fernando Filograna, Vescovo della Diocesi di Nardò – Gallipoli.
La Celebrazione Eucaristica sarà trasmessa in diretta televisiva nazionale da TV2000 (DTT 28), Emittente Televisiva della Conferenza Episcopale Italiana e alle ore 11.30 la solenne Processione alla presenza delle Autorità Religiose, Civili e Militari e dei fedeli devoti per le vie della Città con il Simulacro del Santo Patrono.
Tra i vari appuntamenti civili, ricordiamo le serate del 16 e 17 settembre p.v. in Piazza Umberto I con lo spettacolo di Piero Ciakky e Federica Dell’Anna con l’esibizione delle scuole di danze.
Giorno 18, ore 09.00 e 19.30 in Piazza del Popolo concerto bandistico tenuto dall’ Associazione Musicale “Città di Copertino”.
Alle ore 23.30, spettacolo fuochi pirotecnici a cura della ditta “COSMA” di Monteroni di Lecce.
I giochi pirici potranno essere visibili sulla strada prov.le Carmiano – Copertino.
Il 19 settembre, ore 21.30 presso zona “So Carlo”, spettacolo musicale “BAR ITALIA”.
A tutti i copertinesi e i devoti del nostro Santo, auguriamo sani giorni di distensione fisica e di rigenerazione spirituale.
Buona Festa incoraggiati dall’esempio di S. Giuseppe da Copertino.
Incentivare l’uso della moneta elettronica disincentivando l’uso del contante. Questa è la proposta contenuta in un lavoro del Centro Studi di Confindustria. La notizia ha fatto discutere perché da un lato prevede delle agevolazioni fiscali, ma dall’altro impone una nuova tassa. Vediamo di cosa si tratta.
La proposta si articola in due fasi: da un lato la concessione di un credito di imposta del 2% a chi effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche (incentivo all’uso della moneta elettronica); dall’altro introduce una commissione del 2% sui prelievi, a partire da una certa soglia mensile (disincentivo all’uso del contante).
Flavio Carlino, Dottore Commercialista e Avvocato a Racale
Il motivo di tale misura è la lotta all’evasione fiscale, sulla scia della fatturazione elettronica. L’anomalia sta nel fatto che sia stata proposta da un’associazione di categoria come Confindustria. Forse nella speranza di ridurre il carico fiscale alle grandi imprese, sue iscritte, atteso il fatto che la perdita di gettito fiscale e contributivo, secondo il Mef, è stimato intorno ai 100 miliardi di euro, solo in parte attribuibile alle grandi imprese.
È vero anche che l’Italia è uno dei paesi dove è meno diffuso l’utilizzo delle carte di pagamento. Rispetto a una media europea superiore a 100 transazioni pro-capite annue, in Italia ne vengono effettuate meno di 50.
Ma se ha fatto discutere la proposta avanzata da Confindustria, non suscitano meno preoccupazioni le misure anti-contante che provengono direttamente dal Governo. Il Mef ha, infatti, previsto un piano in 4 mosse per contrastare l’uso del contantee incentivare, nello stesso tempo, i pagamenti tracciabili con carte e bonifici.
L’obiettivo è sempre lo stesso. Il recupero dell’Iva evasa, ossia quella sulle vendite al dettaglio, negozi, ristoranti e bar. Ma anche delle imposte sul reddito dato che con la tracciabilità dei movimenti bancari è più facile, per l’Agenzia delle Entrate, sommare le spese fatte dai contribuenti e, quindi, ricostruirne il reddito, come è più facile per le forze dell’ordine controllare i movimenti di denaro ai fini della legge sull’antiriciclaggio.
Vediamo quali sono le misure che il Mef ha allo studio per eliminare i contanti dalla circolazione.
1) Detrazioni fiscali
Chi non ha pensato, almeno una volta nella vita, come mai la legge fiscale non preveda la detrazione dal reddito delle spese quotidiane. Sembra che con le nuove misure anti-contante questa possibilità potrebbe realizzarsi. La legge garantirebbe la detrazione dal reddito personale delle spese sostenute con carte dal reddito personale.
2) Abolizione delle commissioni
Attualmente su ogni transazione elettronica l’esercente paga una commissione, alla banca, che va a ridurre un utile, spesso, esiguo. La seconda misura anti-contante abolirebbe tali commissioni per i pagamenti di importi trascurabili.
3) Diffusione del Pos
Succede spesso che il negoziante di fronte alle carte di credito abbia dichiarato di non avere il pos. Con le nuove misure verrebbero applicate sanzioni più forti per chi rifiuta pagamenti con carte di credito o bancomat. Attualmente esiste l’obbligo di accettarei pagamenti con Pos, ma tale sanzione non viene mai applicata per la mancanza del decreto attuativo della legge.
4) Pagamenti con moneta elettronica obbligatori verso la Pubblica Amministrazione
Qualsiasi pagamento in favore della pubblica amministrazione dovrà avvenire in modalità elettronica. Ad esempio il bollo auto, i ticket sanitari, ecc.
Ora, perdonatemi, ma non posso fare a meno di esprimere la mia modesta opinione.
Abolire il denaro contante in un paese come l’Italia, serve davvero per combattere l’evasione fiscale e per contrastare l’economia criminale? Io credo proprio di no! La grande evasione fiscale, in Italia, come anticipato, non è solo opera del cittadino. I grandi evasori continueranno a evadere. Quanto alla criminalità, il discorso non cambia. Nel 2007, ad esempio, ricordo che le agenzie che gestivano il giro delle slot machine in Italia, da anni, non le collegavano al sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate. Fu irrogata una sanzione complessiva di 2,5 miliardi euro mai pagata.
Per converso, dal primo luglio 2018 i datori di lavoro non erogano più gli stipendi per contanti e la stessa cosa avvenne nel 2012 con il versamento delle pensioni. Ciò obbligò molti anziani italiani, ad aprire un conto corrente, con conseguenti spese da pagare e la tracciatura di ogni movimento. Essenzialmente, queste ultime sono state decisioni prese al solo fine di controllare i movimenti di conto corrente di queste categorie di italiani ancora sconosciute al fisco.
Intendo dire che, se le misure del governo verranno adottate, non credo che il motivo sarà la lotta all’evasione fiscale o all’economia criminale. La criminalità non opera quasi più con il contante, ma con cripto valute quali i bitcoin ed altre. Piuttosto credo fermamente che si tratti di scuse per creare un sistema che permetterà al fisco, e ai governi in carica, di mettere ulteriormente, senza limitazione alcuna, le mani nei conti correnti della popolazione più fiscalmente bistrattata d’Europa.
Di seguito alle recenti “soluzioni antievasione” proposte, verranno introdotte normative che esporranno il contribuente alla fame di entrate da parte del Fisco, con la possibilità di prelievi diretti di quanto dovuto a titolo d’imposte. Poi s’introdurrà il blocco dei conti correnti anche solo per una multa non pagata e il gioco è fatto. Attualmente è possibile, ma con tali premesse le nuove norme andranno ben oltre.
Così ogni singolo cittadino non dormirà più sonni tranquilli dato che il suo conto corrente sarà esposto, non solo, ai prelievi di Agenzia delle Entrate, ma anche ai furti del sistema bancario, perché non appena una banca rischierà il collasso, ognuno di noi sarà chiamato a salvarla attraverso il pagamento di una patrimoniale. Il caos è certo. I disordini pure.
Nel frattempo la criminalità organizzata e i grandi evasori, che a volte coincidono, continueranno ad evadere indisturbati. Oltre al fatto che, quasi certamente, essi controlleranno il flusso del contante a svantaggio dei cittadini
Ingredienti
200 gr di pasta formato farfalle
150 gr di funghi champignon freschi
250 gr di gorgonzola piccante
1 bicchiere di vino bianco secco
Sale
Pepe
Olio evo
Procedimento
Pulire i funghi e tagliarli a fette non troppo sottili;
In una padella versare un filo di olio evo e lasciare scaldare;
Versare i funghi;
Lasciare cuocere per almeno 10 minuti;
Mettere a bollire in una pentola l’acqua per cuocere la pasta;
Quando i funghi iniziano ad appassire, tirare col vino;
Lasciare cuocere per altri 10 minuti;
Tagliare a pezzi il gorgonzola;
Versare la pasta nell’acqua salata;
Aggiungere il gorgonzola ai funghi;
Continuare a cuocere finché il gorgonzola si sarà sciolto;
Quando la pasta sarà a metà cottura, con una schiumarola passarla nella pentola con i funghi e il gorgonzola;
Terminare la cottura amalgamando;
Condire con il pepe;
Servire caldo.
Non occorre andare nelle lontane lande inglesi per incontrare dolmen o menhir, vestigia risalenti al neolitico. Infatti il Salento ne presenta tantissimi, spesso nemmeno notati da chi passa loro accanto, quasi snobbati, con la sola eccezione di uno sparuto numero di studiosi. Eppure un tempo le nostre polazioni li veneravano, in una forma di litolatria risalente a convinzioni ataviche indissolubilmente radicate. La Chiesa dovette faticare a lungo per sradicare tali credenze ed imporre il culto del Dio Unico. Nel Medioevo moltissimi di tali importanti reperti furono smantellati, nella speranza di impedirene il culto ma con scarso successo, al punto che le autorità ecclesiastiche si rassegnarono a cristianizzarli, apponendo sulla sommità dei menhir delle croci metalliche oppure incidendole sulla superficie. Per tale motivo presero il nome di “Sanna”, derivato da “Osanna”.
Ogni singolo menhir (dal Bretone men=pietra e hir=lunga) o dolmen (dol=tavola e men=pietra), conserva una leggenda relativa alla sua costruzione o a favolosi tesori nascosti, custoditi dagli spiriti abitanti nelle pietre stesse. Oggi ci occuperemo, in particolare, di un dolmen dislocato ad Ostuni che, per le sue dimensioni, viene denominato “Tavola dei Paladini”. Per la sua erezione si arretra nel tempo, sino a quando sulla terra vivevano i Giganti.
Si racconta che un giorno alcuni Giganti organizzarono fra loro una singolare sfida, finalizzata a scoprire chifosse capace di costruire una tavola grande quanto una casa. Alcuni sollevarono delle immense pietre e le portarono sul luogo prescelto, conficcandole nel terreno senza grande fatica. Queste pietre costituivano le pareti del dolmen, tuttavia mancava la lastra superiore ma essi non si preoccupavano perché, a loro avviso, nessuno sarebbe stato capace di elevarne una così grossa. Invece l’ultimo Gigante, a quanto pare un ripo schivo e taciturno, riuscì a sollevare un’enorme lastra litica ed a lanciarla a distanza sulle pareti della tavola, nella posizione che ancora oggi conserva. Inutile dire che gli altri, a malincuore, dovettero rassegnarsi ad incoronarlo vincitore della sfida ….
CARMIANO (Lecce) – Spari contro un’area di servizio alla periferia di Carmiano. L’attentato intimidatorio è stato portato a termine nella notte tra venerdì e sabato, ai danni della stazione di rifornimento “Apron”, situata sulla Carmiano – Lecce.
Il raid dei malviventi, due quelli che sono stati immortalati dalle telecamere di sicurezza dell’impianto, è stato compiuto attorno alle 3, quando i banditi hanno raggiunto il piazzale della “Apron” ed hanno aperto il fuoco per un paio di volte all’indirizzo della colonnina self-service.
La scoperta di quanto accaduto è stata effettuata al mattino successivo, quando i gestori dell’area di rifornimento hanno notato alcuni fori sulla colonnina self-service ed hanno così constatato i fori dei proiettili. Sul posto, dopo l’allarme, sono intervenuti i carabinieri della stazione locale e gli investigatori della Compagnia di Campi Salentina, per avviare le indagini e risalire ai responsabili.
Al vaglio dei militari vi sono i filmati registrati dalle telecamere di sicurezza della stazione di rifornimento presa di mira nonché quelli registrati dagli altri “occhi elettronici” presenti nei dintorni.
Le origini del nostro Salento si fanno storicamente risalire agli inizi dell’età del Ferro (ca. 1000-800 a.C.) quando, lungo la costa sud-orientale dell’Italia, si trovavano scaglionate, accanto alle popolazioni propriamente italiche, altri popoli di origine illirica, che formavano un gruppo ben caratterizzato cui fu dato nell’antichità il nome di Iapigi (da cui poi derivò il termine geografico Iapigia). Tale gruppo comprendeva, in base alla divisione territoriale, i Sallentini, i Calabri e i Messapi nella penisola salentina, e più a nord i Peucezi e i Dauni. Gli storici greci Ecateo (VI sec. a.C.) e Strabone (I sec. a.C.) identificavano le denominazioni di Iapigi e Messapi; Erodoto assegnava ai Messapi tutta la penisola salentina da Taranto e da Brindisi fino al capo di S.Maria di Leuca – come testimoniano i ritrovamenti linguistici – e specificava che i Messapi non erano gente diversa dagli Iapigi. Questa tesi sarà poi ripresa anche da Tucidide e Antioco di Siracusa.
Non si sa bene da dove derivi il nome di Messapi. Probabilmente significa “popolo tra due mari” per due motivi – ma questa, per alcuni studiosi, sembra essere un’invenzione dei primi storiografi greci per indicare la penisola salentina – : sia perché si erano stabiliti nella zona a sud della Puglia, tra il Mar Adriatico e lo Ionio sia perché nel loro nome si avverte la presenza del suono «ap», come anche in Iapigi e Apuli (quest’ultimo termine di derivazione illirica definirà poi l’intero territorio pugliese), che vuol dire ‘acqua’. Un altro etimo sembra essere “domatori di cavalli” (‘equorum domitores’, come li definiva Virgilio): infatti allevavano i cavalli. C’è poi chi considera il termine ‘Messapi’ di derivazione eponima dal nome di Messapo, figlio di Nettuno, guerriero invincibile che si sarebbe poi stabilito in questo lembo di terra. Infine un ultimo etimo antico ‘Metapia’ poi divenuto ‘Messapia’ , cioè “terra di mezzo”, si riferiva alla penisola salentina, posta tra il mondo greco ed il territorio occupato dagli Itali. Sempre Erodoto li ricorda come una popolazione unitaria e compatta etnicamente e culturalmente; in un passo delle sue Storie, i Messapi sono definiti discendenti dei Cretesi, che si spinsero sulle coste del Salento, si mescolarono alle popolazioni già presenti, fondando così le prime città e portando usi e costumi che distinsero i Salentini dalle altre popolazioni.
Secondo gli storici moderni, invece, i Messapi potrebbero essere Greci pervenuti in Puglia attraverso il mare – e quest’opinione è assai controversa – oppure potrebbero essere di stirpe illirica (proveniente cioè dall’Illiria, zona posta tra l’attuale Albania, Montenegro e Dalmazia), come farebbero pensare i nomi geografici, le glosse e la lingua delle iscrizioni messapiche, rinvenuti nell’insediamento di Roca. Essi sarebbero arrivati a Otranto intorno al 1000 a.C., in quanto punto più vicino all’Albania, e poi sarebbero scesi fino a S. Maria di Leuca e risaliti fino a Taranto. La lingua messapica ci è nota da un numero considerevole di iscrizioni pubbliche, funerarie, votive, numismatiche, rinvenute in Puglia e soprattutto nel Salento, redatte in alfabeto messapico che è molto simile a quello greco in uso a Taranto. Si tratta di una lingua indoeuropea che rientra nel gruppo delle lingue cosiddette “satem”, cioè le lingue indoeuropee centro-orientali, che presentano un’affinità con l’odierno albanese. Comunque la lingua messapica è tuttora incomprensibile. La lettura avveniva da sinistra a destra ma spesso le parole non erano separate.
L’antica civiltà messapica è caratterizzata da una nuova ceramica attestata da reperti simili alle ceramiche micenee, ma appartenenti a gruppi che non trovano riscontro nelle scoperte del bacino dell’Egeo; è una ceramica speciale a ornamenti geometrici con forme singolari di vasi detti “trozzelle”, ad alti manici, e anfore a collo largo. I Messapi coltivavano l’ulivo e la vite; si dedicavano alla pastorizia, all’allevamento dei cani, all’apicoltura e particolarmente sviluppato era l’allevamento dei cavalli. Inoltre essi indossavano una veste lunga che si stringeva ai lembi con un cappuccio e calzavano sandali; le donne vestivano con lunghe tuniche e si ornavano il capo con una corona, come si evince dai vasi istoriati. Sembrano, queste, tutte espressioni di amore per la vita, di imperturbabilità di fronte all’evento misterioso della morte; la stessa presenza dei sepolcri dentro le mura cittadine è la manifestazione più autentica di tale sentimento di serenità della creatura terrena nei confronti dell’aldilà.
Le tombe, sempre con il rito a inumazione, nel periodo più antico hanno la forma di tumuli di pietra; solo più tardi troviamo ipogei. Molto probabilmente nel modo di seppellire i defunti essi sono stati influenzati dai Greci; infatti da alcuni scavi si è scoperto che i morti venivano tumulati in tombe di pietra con delle steli e avevano in bocca una moneta (usanza di origine greca). Tra i centri abitati sono da ricordare Canosa, Ruvo, Ceglie, Brindisi, Oria, Rudiae, Conversano, Arpi, Francavilla, Manduria, Roca, Otranto, Soleto, Ugento, Lecce, Ostuni, Alezio, Muro Leccese, Gallipoli, Patù, Vitigliano, Cavallino e Vaste.
Queste sono, in sintesi, le notizie fondamentali sull’antico popolo dei Messapi, su cui ci sarebbe, ovviamente, tanto altro da dire…
Capita, passeggiando per i vicoli delle nostre città o per le strade sterrate delle campagne salentine, di fermare lo sguardo su piccole e semplici nicchie che rimandano al sacro, testimonianza viva di fede antica, per alcuni ‘datata’, ma sicuramente genuina ed autentica.
Adornate di fiori, illuminate da artigianali luci, emanano ancora il profumo della cera delle candele che si scioglieva allo ‘scorrere’ delle preghiere, di donne e uomini in sosta per qualche minuto, per bisogno di rassicurazione o altro.
Si tratta delle edicole votive, termine che deriva dal latino aedicula, col significato di tempietto, piccola cappella, insomma uno scrigno che custodisce immagini oppure oggetti densi di simbolismo religioso per la pietà popolare.
«Sono segni sacri – scrive Giuseppe De Simone – disseminati lungo le strade; visibili ai passanti: chi leva il cappello, chi fa un segno di croce, chi recita una preghiera, chi depone un fiore».
Una consuetudine del passato, forse. Ma ancora oggi la frenesia moderna può trovare, sovente, un momento di quiete, di raccoglimento e, perché no, di affidamento dinanzi a questi luoghi delicati e misurati: la possibilità di una preghiera nelle corse della quotidianità.
Nel passato punti di aggregazione sociale, oggi un incontro privato che rimanda al divino.
Nei centri storici le edicole, sopravvissute ai nuovi assetti viari o agli atti vandalici, rappresentano certamente un significativo patrimonio dell’arte e artigianato locale, tracce indelebili del sentimento popolare.
Un viaggio tra le edicole sacre che racconta la storia della nostra terra, della tradizione e della fede del nostro popolo. Un racconto del passato? Non per tutti. Dipende dai punti di vista. Memoria viva del senso di appartenenza ad una cultura e devozione popolare che segna anche il nostro tempo.
Ed eccoci a Lecce, nella piazzetta dell’ Arte della Stampa, al n. 8. Dinanzi allo sguardo del passante e del turista si presenta nella semplicità della sua bellezza l’edicola votiva della Madonna del Carmine.
È databile intorno al 1920, mentre la costruzione della nicchia risale alla metà dell’Ottocento. L’altorilievo in cartapesta, attribuito a “Zilli e Pantaleo” fu commissionato da un abitante della piazzetta, devoto alla Madonna del Carmine. La Madonna, con veste marrone e manto chiaro, è raffigurata seduta su una nube fra volti di angeli. Tiene in grembo il Bambino Gesù, dal viso dolce. La Vergine con la mano sinistra porge lo scapolare al carmelitano San Simone Stock, inginocchiato ai suoi piedi.
L’edicola è protetta da uno sportello in legno e vetro e da una tettoia. Sotto l’edicola un piccolo altare, retto da due colonne in pietra di circa 90 cm, sostiene una base di marmo di 120 cm, il tutto custodito da un piccolo cancello in ferro.
Con ogni probabilità il 16 luglio di ogni anno gli abitanti della piazzetta prendevano posto dinanzi all’edicola, resa ancora più suggestiva da fiori, ceri accesi e canti religiosi. Comunione di un’immagine, di un luogo che è per tutti, comunione nella preghiera. Anche la ‘piccole storie’ insegnano.
Scheda per l’approfondimento e ubicazione delle edicole in De Simone G., Lecce. Le edicole sacre del borgo antico, Edizioni del Grifo, 1991.
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Il noto trio salentino pianoforte batteria e voce capitanato da Lady Queen presenta, nella prima parte dello spettacolo, una selezione di brani di The Police, The Beatles, Toto, Aerosmith, Guns n’ Roses, David Bowie arrangiati con il solo pianoforte e la batteria. La seconda parte dello show è dedicata al mito di Freddie Mercury con Lady Queen .
Spettacolo imperdibile per gli amanti del rock e dei Queen
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C’è un solo angolo del mondo dove vorrei che fosse sempre estate… E lo è!!!
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Tutti i più grandi successi di Cesare Cremonini, dalle prime hit dei Lunapop alle più recenti novità… ripercorreremo la storia di uno dei più attivi cantautori del panorama musicale italiano contemporaneo!
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VEGLIE (Lecce) – Finisce ai domiciliari il 35enne di Salice Salentino Dino De Pascalis, che nella mattinata di ieri, alla guida di una Citroen C1, ha travolto ed ucciso un 57enne belga in vacanza nel Salento, che con alcuni amici stava eseguendo un’escursione in bicicletta nelle campagne di Veglie.
L’arresto nei confronti del 35enne, disposto al pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, è scattato al termine degli accertamenti tossicologici, che hanno fatto emergere la positività del giovane automobilista a sostanze psicotrope, nello specifico alla cocaina.
La tragedia costata alla vita al vacanziere Filip Stefan Marichal, si è verificata poco dopo le 12.30 di ieri, quando la Citroen C1 condotta dal ragazzo salicese ha investito il malcapitato ciclista, sbalzato violentemente insieme alla sua bici nelle campagne circostanti.
Ssubito soccorso e trasportato d’urgenza dal personale del 118 all’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove è giunto in codice rosso, l’uomo purtroppo è deceduto subito dopo il ricovero in ospedale.
Gli accertamenti per stabilire l’esatta dinamica dei fatti sono stati eseguiti dai carabinieri della compagnia di Campi Salentina e dagli agenti della polizia locale di Veglie.