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Operazione “Off Side”, Riesame accoglie appello per Luciano Coluccia e ripristina il carcere

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F.Oli.

NOHA (Lecce) – Il Riesame accoglie nuovamente l’appello della Procura e ripristina il carcere nei confronti di Luciano Coluccia, il 69enne di Noha (frazione di Galatina), condannato di recente a 9 anni e 4 mesi di reclusione nel processo scaturito dall’operazione “Off Side”. La decisione del collegio (Presidente Silvio Piccinno, a latere Antonio Gatto e Pia Verderoa) arriva dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale della Libertà accogliendo il ricorso dell’avvocato Luigi Greco che, per un errore di notifica, non aveva potuto partecipare all’udienza davanti al Riesame il 9 gennaio scorso. La convocazione per discutere il ricorso era stata infatti inoltrata ad un altro Luigi Greco, avvocato suo omonimo.

Nelle scorse ore il Riesame ha accolto il ricorso discusso nella giornata di venerdì dal procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi che aveva impugnato l’ordinanza del gip Giovanni Gallo che, con l’originaria ordinanza, escludeva al più grande dei Coluccia l’accusa di mafia applicando i domiciliari e rigettando la richiesta del carcere. Depositate le motivazioni la difesa, che aveva depositato una memoria nell’udienza di venerdì, presenterà un nuovo ricorso in Cassazione.

Secondo le indagini, Coluccia avrebbe alterato i risultati di diverse partite della squadra di calcio del Galatina nella scalata per la promozione in Eccellenza nel campionato di promozione 2015-2016. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip aveva rigettato la richiesta della Procura di contestare l’accusa di mafia applicando gli arresti domiciliari per altri reati satellite. La Procura aveva presentato appello al Tribunale del Riesame che aveva disposto il carcere. Misura congelata fino al pronunciamento agli inizi di novembre degli ermellini che avevano stabilito una nuova udienza davanti al Tribunale del Riesame. I giudici avevano nuovamente contestato l’accusa di mafia poi annullata dalla Cassazione. Nel processo di primo grado, in abbreviato, sempre per mafia è stato condannato anche il figlio, Danilo, a 9 anni di reclusione. In tre, invece, sono stati assolti.

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Dolore e sconcerto: 44enne si toglie la vita

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ARNESANO (Lecce) – Dramma ad Arnesano. Un 44enne (di cui omettiamo le generalità così come prevedono le regole del giornalismo quando si consumano simili tragedie) si è tolto la vita nelle scorse ore. Il corpo dell’uomo è stato ritrovato dalla moglie in una macelleria del capoluogo. L’immediato intervento dei sanitari non è servito a rianimare l’uomo.

Non si conoscono al momento le cause che hanno spinto l’uomo a compiere l’estremo gesto. La notizia del decesso del macellaio si è rapidamente diffusa nel paese. Sconcerto e incredulità tra familiari, amici e semplici conoscenti. L’uomo lascia tre figli. La salma è stata trasferita presso la camera mortuaria del “Vito Fazzi” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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A poche ore dalla visita di Salvini a Lecce, la Lega sbarca anche a San Donato

La Cgil non firma il patto per la sicurezza con Salvini: “Propaganda elettorale”

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LECCE -La Cgil verga una dichiarazione di guerra nei confronti di Matteo Salvini. In questi giorni il dibattito sull’immigrazione si è riacceso ed è diventato violento. Il sindacato bolla la venuta del ministro dell’Interno come una strategia propagandistica. “Domani mattina in Prefettura, la Cgil Lecce non firmerà il “Patto per la sicurezza urbana e per la promozione e attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata” tra Prefettura, Comune e Regione.” Lo comunica in una nota la Segretaria Generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi.

“L’appuntamento si colloca in un momento temporale sbagliato, a ridosso della tornata elettorale per il rinnovo dell’Europarlamento, del Consiglio comunale e del sindaco di Lecce. Senza contare che uno dei soggetti firmatari, il Comune di Lecce, è commissariato: sarebbe stato probabilmente più corretto attendere l’esito delle imminenti elezioni amministrative, anche per dare maggiore legittimità democratica ai contenuti del protocollo. Inoltre, ci sembra inopportuna la firma del Patto alla presenza del ministro, pochi minuti prima del tour elettorale che lo stesso, in qualità di leader della Lega, ha ampiamente preannunciato in città: la Cgil non presta il fianco alla propaganda elettorale.

Il 10 aprile dello scorso anno, durante una manifestazione sul rapporto tra legalità democrazia e lavoro alla presenza di magistrati e rappresentanti della Prefettura, ponemmo all’attenzione dei presenti un’anomalia: il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e la scarsa attenzione al lavoro regolare nella sottoscrizione dei protocolli per la legalità che dal 2012 in poi l’Ufficio territoriale del governo si era impegnato a realizzare. Questa volta siamo stati invitati a mettere una firma frettolosa, senza un coinvolgimento vero, che avrebbe presupposto una fase di ascolto ed elaborazione che ora come allora è mancata del tutto.

Da una lettura veloce del documento inviatoci oggi alle 14, appuriamo che nelle premesse del Patto si sottolinea come il tema della sicurezza debba “necessariamente accompagnarsi ad una affermazione dei principi di legalità, anche attraverso una più incisiva ed integrata azione di vigilanza in materia di tutele nel lavoro, con particolare riferimento al rispetto delle normative contrattuali e previdenziali e delle leggi sulla sicurezza sul lavoro”. Un passaggio che nel testo non è approfondito, se non in tre righe a pagina 14, in cui si immaginano azioni di prevenzione di ogni illegalità in danno dei lavoratori. Un buon proposito, insomma: avremmo gradito un’attenzione ben più marcata.

Del resto per questa organizzazione sindacale è difficile sottoscrivere un documento che, nelle sue premesse e nei suoi riferimenti legislativi si inquadra nella cornice formata anche dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, ossia quel decreto-Salvini che ha smantellato il sistema dell’inclusione sociale e dell’accoglienza dei migranti, aumentando disoccupazione ed insicurezza reale e percepita nel paese.

Ringraziamo il prefetto per l’invito. Allo stesso confermiamo la nostra disponibilità a portare un contributo nel merito dei contenuti del protocollo, superando ogni speculazione elettorale.”

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“Mi tradisci” e la minaccia di morte con un coltello: marito violento allontanato da casa

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F.Oli.

PORTO CESAREO (Lecce) – Il matrimonio le avrebbe riservato solo dolori e frustrazioni: maltrattamenti (oggetto di un primo processo) ma anche episodi di stalking ed un’estorsione; accuse, quest’ultime, confluite in un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare nei confronti del responsabile: F.V., 46enne, di Porto Cesareo. L’uomo, così come disposto dal gip Michele Toriello, dovrà anche stare lontano almeno 300 metri dall’abitazione sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri di Porto Cesareo avviate dopo la denuncia della moglie. Un clima invivibile. Dal 2017. Nonostante i tentativi di riappacificare il matrimonio. Nulla. L’uomo avrebbe maltrattato la moglie e la figlia (oggetto come detto di un primo processo) e infine compiuto una serie di episodi di molestie, minacce e ritorsioni.

Da gennaio. In un’occasione l’avrebbe apostrofata con epiteti offensivi accusandola di avere relazioni con altri uomini ed estraendo dalla tasca un coltello con cui la minacciava dicendole che l’avrebbe ammazzata tanto da costringerla ad abbandonare casa per rifugiarsi presso l’abitazione della madre. Nonostante la decisione di lasciare il tetto coniugale F.V. avrebbe continuato a perseguitare la moglie per telefono che personalmente. Seguendola per strada, aggredendola, appostandosi sotto l’abitazione della madre, danneggiando la sua autovettura nonché inviandole molti messaggi vocali via WhatsApp e messenger.

Non solo episodi di stalking. Ma anche violenza privata, furto e danneggiamento. Nell’ordinanza con cui viene applicata la misura coercitiva viene ricostruito anche quanto accaduto il 9 marzo. Quel giorno, F.V. avrebbe sferrato un pugno frantumando il finestrino posteriore dell’Alfa 156 strappando dal vano motore la batteria ed alcuni cavi elettrici, Avrebbe così impedito alla donna di utilizzare l’auto rubando le chiavi di un’abitazione che la donna aveva in custodia in assenza dei proprietari. Il giorno dopo si sarebbe verificato il caso di estorsione. F.V. avrebbe costretto la moglie a consegnargli l’auto per riottenere le chiavi dell’abitazione che lei stessa aveva in custodia in assenza dei proprietari. Per il gip, nel capitolo riservato alla sussistenza delle esigenze cautelari, il pericolo di reiterazione non è un concetto astratto ma una possibilità concreta all’interno di un clima di minacce e di intimidazioni ai danni della persona offesa. Non si può neppure escludere che l’indagato possa decidere di fuggire.

In mattinata, davanti al gip Michele Toriello, si è svolto l’interrogatorio di garanzia. F.V., difeso dall’avvocato Mirko De Luca, non è entrato nel merito delle accuse limitandosi a riferire che le tensioni sono ormai un ricordo perché, da tempo, ha abbandonato il tetto coniugale.

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Scontro con un’auto: in prognosi riservata giovane centauro

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COPERTINO (Lecce) – Grave indicente stradale a Copertino. S.P., 33enne del posto è stato ricoverato in prognosi riservata a seguito delle ferite riportate. Il giovane si trovava in sella ad uno scooter quando, per cause in corso d’accertamento, si è scontrato contro un’auto guidata da un 24enne.

Il sinistro si è verificato nei pressi dell’incrocio fra via re Galantuomo e via Evangelista Menga. Per cause in corso d’accertamento, in collisione sono entrati una Lancia Ypsilon, condotta da un giovane (rimasto illeso) e uno scooter alla cui guida si trovava S.P. insieme ad una ragazza di 22 anni.

L’impatto è stato violentissimo. Il centauro è stato sbalzato dalla sella. Alcuni automobilisti di passaggio hanno allertato i sanitari del 118 che hanno provveduto a trasportare il 33enne in ospedale dove, dopo i primi esami, è stato ricoverato nel reparto di Chirurgia. Come detto, i medici si sono riservati sulla prognosi. Decisive si riveleranno le prossime ore per stabilire un’esatta diagnosi. La ragazza, che viaggiava con il 33enne, ha riportato solo lievi escoriazioni.

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La strage degli ulivi vista dall’alto, Centinaio all’incontro con i Coldiretti: “Lo Stato dovrebbe chiedere scusa”

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Il ministro Centinaio bacchetta i “santoni complottisti” e spiega che lo Stato (inteso come Ministero, Regione e magistratura) dovrebbe chiedere scusa per il tempo che si è perso e per la situazione di stravolgimento del paesaggio provocata. “Sembra che un grande incendio abbia avvolto il Salento, visto dall’alto”.

Sorvolo in elicottero di 45 minuti su 165 chilometri di area infetta da Xylella, una strage di ulivi vista dall’alto che ha cambiato il volto del paesaggio del Salento. Lo rende noto Coldiretti Puglia in occasione del sopraluogo aereo effettuato dal presidente Nazionale Ettore Prandini e dal Ministro delle Politiche Agricole, Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio in elicottero nell’area infetta da Xylella, accompagnati dal presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele che ha mostrato l’avanzata della malattia partendo da Brindisi, passando da Gallipoli, Supersano, Maglie, con le aree adiacenti, fino ad arrivare a Lecce alla grande Assemblea di Coldiretti al Teatro Politeama Greco.

Non solo verso Nord, la Xylella vira a Ovest a pochi chilometri da Matera con i nuovi casi di contagio in provincia di Taranto dove ben 6 ulivi sono stati infettati a Montemesola e 1 a Crispiano, in totale altri 124 ulivi positivi che si aggiungo ai 348 delle comunicazioni precedenti, denuncia Coldiretti Puglia. “Dopo anni di errori, incertezze e scaricabarile – ha denunciato il presidente di Coldiretti Prandini – occorre un deciso cambio di passo con l’importante approvazione in Parlamento del Decreto emergenze, profondamente modificato rispetto all’impostazione iniziale, per sostenere gli agricoltori colpiti dell’area infetta che vogliono soltanto avere la libertà di espiantare, reimpiantare e non morire di Xylella e burocrazia, anche grazie all’individuazione di varietà resistenti come il Leccino. Si deve quindi intervenire – ha concluso Prandini – per fermare il dilagare della malattia mentre nelle aree infettate occorre trovare adeguati sistemi di convivenza, come innesti e sovrainnesti con varietà resistenti”.

Una strage che – sottolinea la Coldiretti – avanza inarrestabile a una velocità di più 2 chilometri al mese e, dopo aver devastato la Puglia, rischia di infettare l’intero mezzogiorno d’Italia a partire dalla Basilicata fino alla Calabria, alla Campania e al Molise. Ma la Xylella secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo. Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – continua Coldiretti – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi arrivando pericolosamente in provincia di Bari ed ora anche a Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’ambiente, l’economia e sull’occupazione.

In Puglia, dove si produce oltre la metà dell’extravergine nazionale, si è verificato il crollo del 65% del raccolto che – sottolinea la Coldiretti – ha messo in ginocchio migliaia di famiglie nei campi e nei frantoi con il contagio della Xylella che ha già colpito 21 milioni di piante e il conto dei danni ha raggiunto 1,2 miliardi di euro.

“Nel Decreto Emergenze sono state finalmente inserite misure di semplificazione per l’espianto volontario di ulivi malati dell’area dichiarata infetta, con le opportune deroghe ai vincoli paesaggisti, architettonici e idrogeologi – ha aggiunto il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia – ed è stata prevista la movimentazione delle piante specificate all’interno dell’area infetta e per fare questo sono stati stanziati fondi per i reimpianti di cultivar resilienti alla batteriosi, in particolare 150 milioni per il 2020 e 150 milioni sul 2021 per il “Piano straordinario di rigenerazione dell’olivicoltura in Puglia”, fondi a valere sul risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020”.

Il Decreto ha disposto l’anticipo al 31 luglio della corresponsione dei premi sulla Domanda unica della Pac da parte degli organismi pagatori, pari al 50% del valore richiesto dall’agricoltore e anche la disposizione che rende obbligatoria la durata di 12 mesi per i contratti scritti di fornitura di materie prime agroalimentari normati dall’articolo 62 del decreto legge 1/2012, aggiunge Coldiretti Puglia.

“Serve una strategia condivisa oggi per rendere operativo il Piano Centinaio, approvato il 13 febbraio scorso in conferenza stato-regioni che, partendo dalla moratoria sui mutui per garantire la sopravvivenza dei frantoi salentini, preveda urgenti e necessarie misure per l’integrazione al reddito per 5 anni per i frantoi cooperativi, aziendali e industriali, e interventi economici a supporto della rottamazione parziale e totale dei frantoi”, ha concluso il presidente Muraglia.

Xylella viene ancora definita calamità a sproposito, ma per l’impatto catastrofico e perché non è un evento limitato nel tempo come ogni altra avversità atmosferica, ma è cronico, non può seguire il normale iter e va inserito in un provvedimento legislativo. Dall’Assessorato regionale all’Agricoltura non è arrivata la pronta segnalazione al Ministro della necessità di inserire la richiesta di calamità in deroga in un provvedimento legislativo, in caso contrario non sarà possibile accedere al Fondo di Solidarietà Nazionale per gli anni 2018 – 2019.

Sotto accusa ci sono le responsabilità regionali, ma anche comunitarie a partire dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam- ha concluso Coldiretti Puglia – una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati.

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Celentarock sul palco del Torre Suda Bar in onore del “Molleggiato”

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RACALE (Lecce) – Giovedì 23 maggio, il Torre Suda Bar ospiterà il live dei Celentarock in onore del “Molleggiato”. A partire dalle 21, la cover band salirà sul palco della rinomata location di Torre Suda, nell’ambito di uno spettacolo imperdibile.

Si tratta di una tribute band di Adriano Celentano di cui vengono portati in scena i successi più famosi. Frontman è Gabriel Napoli, che “gioca” con la sua somiglianza all’originale sia nella voce che nell’aspetto. È accompagnato dai musicisti Enrico Minonni alle tastiere, Antonio Carlucci al basso, Antonio Scorrano alla batteria e Gabriele Ciullo alle chitarre.

L’abbigliamento, le mosse, gli sketch, le parole ed i silenzi, completano la magia di uno show che vuole divertire ed emozionare. I Celentarock si sono formati nel 2007 e contano ormai oltre 1200 concerti in Italia e nel resto d’Europa.

Ingresso libero.

 

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Tutta al femminile la ventiduesima edizione dei Magna Grecia Awards

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Declinata tutta al femminile la ventiduesima edizione dei Magna Grecia Awards, manifestazione ideata e diretta dallo scrittore Fabio Salvatore che ha visto sul palco del Teatro di Massafra l’assegnazione dei riconoscimenti a donne che si sono contraddistinte in ambito culturale, sociale, civile e artistico.

“Tu che mi capisci” il sottotitolo dell’edizione 2019 presieduta dalla scrittrice e giornalista Barbara Benedettelli. Tra le premiate: le giornaliste Cristina Parodi, ‪Annalisa Chirico, Giulia Bosetti e Simona Branchetti, Ivana Fava, figlia dell’appuntato Antonino Fava, assassinato dalla ‘ndragheta nel 1994, le attrici ‪Diana Del Bufalo, Aurora Ruffino e Tosca D’Aquino, la regista e attrice Michela Andreozzi, la cantautrice ‪Teresa De Sio, la cantante e musicista ‪Laura Valente, la conduttrice, attrice e comica Barbara Foria, la stilista Carlotta Oddi, anima del marchio Alanui insieme al fratello Nicolò e la palermitana Maria Andò, vittima di un errore giudiziario e arrestata nel 2008 con l’accusa di rapina e tentato omicidio a causa di uno scambio di persona. Premio “Eccellenza Franco Salvatore” a Fiammetta Borsellino, figlia più piccola del magistrato Paolo Borsellino ucciso a Palermo dalla mafia.

Tanti gli ospiti d’eccezione della kermesse, molti dei quali Ambasciatori del Magna Grecia Awards, come la giornalista e icona della moda italiana nel mondo Anna Dello Russo, Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco di Nebrodi scampato ad un agguato di mafia nel 2016, il cantautore ‪Giovanni Caccamo, l’attore Cristiano Caccamo. E ancora il giovane cantautore Dile, il cantante Matteo Maffucci, gli attori Simona Cavallari, Anna Nicastri, i ballerini Angela Mastrovito, Francesco Bax, Manuela Attardi, Francesco De Simone. Nel segno di Federico II espressione di stile e bellezza, la presenza di Andrea Montovoli e Alessandro Nava. Madrina d’eccezione, da anni ambasciatrice straordinaria dell’evento, Lorella Cuccarini.

 

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Al via le giornate di studio sul razzismo

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LECCE – Organizzate da Corsi di Laurea in Filosofia, Scienze della Comunicazione e Scienze Politiche, le Giornate di studio sul razzismo intendono mostrare l’impegno di tutta la comunità accademica dell’Università del Salento nei confronti di un fenomeno che, a causa di ignoranza e paura, è divenuto dilagante e che è possibile combattere solo attraverso la conoscenza e la cultura. L’iniziativa si rivolge a tutta la cittadinanza e, in particolare, agli Studenti dell’Università e delle Scuole Superiori. Ha natura eminentemente scientifica e intende sottrarsi a ogni forma di riduzione e semplificazione politica, con l’obiettivo di offrire ad ogni Studente gli strumenti intellettuali che gli permettano di formarsi un giudizio critico autonomo, di comprendere il fenomeno del razzismo e di contrastarlo con le armi della ragione e della scienza.

La finalità generale è l’analisi scientifica, condotta in maniera prismatica e interdisciplinare, dell’idea di razza e delle nuove forme di razzismo, passate e attuali, esplicite o mimetiche. Le Giornate di studio sul razzismo sono patrocinate dall’USP – Ufficio Scolastico Provinciale di Lecce. La loro frequenza è valida anche come corso di formazione per i Docenti delle Scuole Superiori
(MIUR SOFIA Iniziativa formativa ID.29332).

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Compravendita di quote societarie, consigliere Sandro Quintana condannato per truffa

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F.Oli.

GALLIPOLI (Lecce) – Due anni di reclusione. È la condanna inflitta nei confronti del consigliere comunale di Gallipoli Sandro Quintana per l’acquisizione delle quote di una società. L’imputato, a cui è stata concessa la sospensione della pena, dovrà pagare anche una multa di 700 euro così come stabilito dal giudice monocratico Alessandra Sermarini.

Sul banco degli imputati compariva anche un secondo imputato: Marcello De Trane, 64enne, di Nardò, ex proprietario di fatto della Nautica Santa Caterina, condannato a 3 anni. Entrambi rispondevano di truffa aggravata. Per entrambi il vpo di udienza Antonio Zito aveva invocato 2 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno.

Il processo ha fatto luce sulla bontà delle indagini condotte dal pubblico ministero Roberta Licci. L’inchiesta, tra novembre e dicembre del 2015, è stata avviata dopo l’acquisto di Quintana del 50% delle quote societarie per un valore di 600mila euro della “Bleu Salento srl”, la ditta che si occupa della gestione della darsena gallipolina. Dopo un paio di giorni dalla vendita, da parte dell’imprenditore Marcello de Trane, però, le stesse quote sarebbero state nuovamente vendute a un altro acquirente, la società “Sepe”, al prezzo di appena 250mila euro.

Il Gruppo acquirente, accortosi di aver acquistato delle quote societarie già vendute a Sandro Quintana, querelò il solo De Trane per il reato di truffa. La Procura ha poi trascinato nell’inchiesta anche il nome del consigliere. Nel corso delle indagini le quote, materia del contenzioso, finirono sotto sequestro preventivo. Il Gruppo Ses s.p.a., rappresentato dall’avvocato Giuseppe Bonsegna, si era costituito parte civile e sarà risarcito in separata sede. “Siamo assolutamente convinti delle nostre buone ragioni”, commenta l’avvocato di Quintana, il legale Francesco Fasano, “abbiamo fornito la prova documentale dell’assenza di qualsivoglia responsabilità del io assistito che, a nostro avviso, si deve ritenere vittima di truffa”. Non appena saranno depositate le motivazioni impugneremo la sentenza in Appello” così come l’avvocato Giada Trevisi, legale di De Trane.

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Picchiato e rapinato sotto casa da tre banditi, notte di terrore per il titolare di un bar

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SANNICOLA (Lecce) – Aggredito e rapinato da tre banditi incappucciati davanti la porta di casa. Notte di terrore per il gestore del Daniel’s Cafè di Sannicola, circondato da tre individui armati di pistola, che lo hanno picchiato per farsi consegnare tutto ciò che era in suo possesso.

L’aggressione è avvenuta poco dopo la mezzanotte davanti l’abitazione del titolare dell’esercizio commerciale, di 48 anni, rincasato dopo avere chiuso il bar. Quando l’uomo è sceso dall’auto per aprire il cancello, è stato accerchiato dai tre malviventi, che lo hanno poi colpito nel momento in cui il 48enne ha abbozzato una reazione.

Allungate le mani sul borsello dell’uomo, contenente circa 300 euro, due cellulari ed un tablet, i rapinatori si sono presto dileguati nel buio della notte, fuggendo a bordo di un’auto scura parcheggiata nelle vicinanze.

L’allarme al 112, lanciato dalla stessa vittima una volta entrata in casa, ha attirato sul posto i carabinieri della stazione locale e gli investigatori della Compagnia di Gallipoli, che hanno ora avviato le indagini per risalire ai responsabili. Non è escluso che i tre abbiano seguito il commerciante e ne abbiano studiato movimenti ed abitudini, per poi entrare in azione.

A causa dei colpi ricevuti, la vittima della rapina ha dovuto fare ricorso al pronto soccorso: guarirà in poco più di una settimana.

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Frode fiscale da 10 milioni di euro: patteggiano in tre, in quattro a processo

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F.Oli. 

PRESICCE (Lecce) – Primi verdetti nell’inchiesta sulla frode fiscale da 10 milioni di euro culminata il 22 febbraio in una serie di arresti e altri soggetti indagati a piede libero. In giornata davanti al gup Sergio Tosi in tre hanno chiuso i propri conti con la giustizia patteggiando la pena: 4 anni sono stati inflitti all’imprenditore bresciano Diego Fabrizio Gregorini, di 55 anni, (al quale era contestato anche il reato di riciclaggio), 1 anno e 9 mesi (pena sospesa e non menzione) per Davide Tamborrini, 35, di Gagliano del Capo e domiciliato a Corsano, amministratore di diritto della società “Palstic Service”; 1 anno e 8 mesi (pena sospesa e non menzione) per Giuseppe Lia, 56, di Gallipoli, amministratore di diritto della società “Soges”. Anna Maria Piera Basile, 52enne, di Acquarica del Capo, amministratore della società “Metal Works”, ha invece scelto di essere giudicata in abbreviato il 20 settembre.

Saranno giudicati con il rito ordinario l’imprenditore Cosimo Ratta, di 43 anni, impegnato nella produzione e nel commercio di imballaggi in plastica a Presicce, il suo commercialista e consulente contabile Arturo Antonazzo, 71 anni, di Presicce (attualmente ai domiciliari); Monia Marzo, 43 anni, originaria della Svizzera, amministratrice di diritto di “Emapack” srl. L’istruttoria si aprirà il 4 luglio davanti al giudice monocratico Stefano Sernia. Il solo Ratta risponde anche di truffa aggravata ai danni dell’Inps. Stando alle indagini condotte dai militari della Guardia di Finanza, da marzo a novembre del 2014, si sarebbe appropriato di indennità di disoccupazione per una somma complessiva di oltre 7mila e 600 euro dichiarando di aver perso il lavoro nella Salento Plastik srl e nascondendo il suo stato occupazionale con il trasferimento in Bulgaria delle società (Emapack e della stessa Salento Plastick), di cui di fatto sarebbe stato l’amministratore. Aziende, per la finanza, che in quel periodo sarebbero state pienamente operative.

La maxi frode, tornando all’accusa principale, sarebbe stata effettuata grazie a un collaudato sistema di scatole cinesi. Fatture inesistenti sparse in tutto il mondo: in Turchia, Cina, Perù, Guatemala, Egitto, Germania, Francia, Filippine, Nigeria, Qatar, Giamaica, Kuwait.

A difendere gli imputati, gli avvocati Andrea e Federica Sambati, Rocco Vincenti, David Alemanno, Davide Giudici del Foro di Como e Luana Maria Grazia Cazzato del Foro di Brescia.

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Usura, estorsione e falsi incidenti: in 16 finiscono sotto processo

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F.Oli. 

LECCE – Scatterà l’1 luglio davanti ai giudici della seconda sezione collegiale il processo a carico di 16 soggetti coinvolti in un presunto giro di estorsioni, usura, falsi incidenti e non solo. È quanto stabilito dal gup Edoardo D’Ambrosio a margine dell’udienza preliminare. Sul banco degli imputati compariranno, tra gli altri, volti noti agli archivi giudiziari come i fratelli Caroppo: Damiano; Sergio e Massimo, rispettivamente di 52, 50 e 49 anni. Altra figura rilevante, secondo le carte dell’inchiesta, sarebbe stata quella di Giovanni Cosma, 31 anni, di San Pietro Vernotico.

Per le indagini condotte dai carabinieri del Norm di Lecce il pizzo sarebbe stato un affare gestito proprio da Cosma e Damiano Caroppo. Trecento euro al mese la richiesta estorsiva avanzata ai danni di un falegname (costituitosi parte civile con l’avvocato Antonio Palumbo). Duecento euro, invece, per assicurare protezione alla falegnameria. Le estorsioni sarebbero iniziate nel febbraio del 2014 quando i due taglieggiatori avrebbero avvicinato il falegname. La minaccia sarebbe stata vibrata dietro a frasi chiare: “I soldi o ti facciamo saltare in aria l’attività”.

Dopo quattro mesi la vittima decise di non soddisfare più le richieste dei suoi taglieggiatori che non fecero alcun passo indietro. Pretesero l’auto del falegname: una Fiat Panda. E per nascondere l’identità del proprietario della macchina dopo l’estorsione la vettura venne intestata al titolare di una concessionaria di Carmiano estraneo alle varie combine. Un’operazione, che dovrà essere valutata dai giudici, gestita da Maurizio Murra, 52 anni, di Lecce, altro imputato.

L’intera famiglia del falegname venne trascinata in un giro di falsi incidenti combinati grazie alla presunti complicità di altri soggetti finiti sul banco degli imputati. Più episodi tra la fine di luglio e novembre del 2015. Cosma si sarebbe avvalso della collaborazione di Renato Braga, 30 anni, di Brindisi e di una terza persona non identificata e qualificata come l’“assicuratore”. Gli estorsori avrebbero avvicinato il figlio del falegname minacciandolo con una pistola per poi imbastire il falso incidente. Non si sarebbe trattato di un caso isolato. Ci sarebbe un secondo episodio. Sempre Cosma avrebbe organizzato un altro sinistro tempo dopo utilizzando il furgone della ditta Sanitaservice (azienda per la quale lavorava) e l’auto di Alessandro Marinelli, 46 anni, di Brindisi, altro imputato.

In questo caso il figlio del falegname venne obbligato a firmare il cid dichiarandosi di trovare alla guida del furgone e di aver causato l’incidente. Da qui l’accusa di peculato. Non solo estorsioni e falsi incidenti. I Caroppo avrebbero gestito anche un giro di usura ai danni del falegname e di abusiva attività finanziaria in favore di numerosi clienti. Un’attività, quest’ultima, condotta con il consueto “cambio di assegni” grazie alla collaborazione di quattro soggetti: Giuliano Persano, di 59 anni; Giovanni Persano, 38 anni; Giampaolo Pepe, di 54 e Giuseppe Bolognese, di 47, tutti di Lecce.

Sul banco degli imputati con le accuse di truffa aggravata, falso materiale e favoreggiamento personale compaiono anche Enrico Gravili, 59 anni, di Novoli; Manuela Petrachi, 46 anni, di Lequile, Antonio Piccinno, 54, di Surbo, Gianfranco Rosario Pati, 60 anni, di Monteroni e Claudio Vetrugno, 50 anni, di Novoli. Oltre al falegname (che ha avanzato una richiesta di 50mila euro) saranno parte civile anche le compagnie assicurative Allianz spa e Generali spa entrambe assistite dall’avvocato Silvio Caroli. Un solo imputato, Sergio Marti, 47enne di Lecce, (difeso dall’avvocato Antonio Savoia) ha scelto di essere giudicato in abbreviato. La discussione è prevista per il 13 giugno.

A difendere gli imputati ci penseranno gli avvocati Luigi Rella, Francesco Toto, Gianluca Licciardello, Daniela D’Amuri, Roberto Orsini, Benedetto Scippa, Maria Cristina Caracciolo, Giuseppe De Luca, Federico Mazzarella De Pascalis, Francesco Tobia CaputoAntonio Terzi, Pantaleo Cannoletta e Alessandra Viterbo.

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Intimidazioni ai titolari dei lidi per gestire area parcheggio: a processo intera famiglia

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F.Oli.

PORTO CESAREO (Lecce) – Padre e figli a processo per una lunga serie di presunti illeciti, soprusi ed estorsioni ai danni dei titolari degli stabilimenti balneari “Togo Bay” e Bonavista”, finalizzati a poter realizzare e gestire un’area parcheggio abusiva in località Palude a Porto Cesareo. Il gup Sergio Tosi ha disposto il rinvio a giudizio di Cosimo Emiliano, 74 anni e dei figli Alfredo, Luigi e Mario, rispettivamente di 50, 49 e 40 anni, tutti residenti a Porto Cesareo, arrestati ad ottobre e ora liberi. Il giudice ha comunque depennato dalle accuse l’aggravante mafiosa (esclusa già nell’ordinanza dal gip Simona Panzera) che era stata invece inserita dal pubblico ministero Luigi Mastroniani (sostituito in aula dal collega Massimiliano Carducci) nell’avviso di conclusione notificato nei mesi scorsi. Per anni i componenti della famiglia (che avrebbero agito sulla scia di una vera e propria organizzazione) si sarebbero resi responsabili di ripetute e numerose intimidazioni e minacce nei confronti dei proprietari degli stabilimenti.

Anche danneggiamenti e ripicche – come quello di mandare i cani ad espletare i bisogni nei bagni dei lidi concorrenti, o di abbattere con l’auto insegne e recinzioni – col solo obiettivo di intimidire i rivali, per costringerli a chiudere i battenti e, dunque, estendere il territorio abusivamente occupato. Associazione e non solo. Gli Emiliano dovranno difendersi anche dalle accuse di tentata e consumata estorsione, stalking, rapina aggravata, danneggiamento aggravato, invasione di terreni pubblici e la contravvenzione di occupazione abusiva di area demaniale marittima.

Dopo gli arresti i carabinieri del Norm di Campi Salentina hanno poi sviluppato un nuovo filone investigativo. Sono state raccolte le dichiarazioni del titolare del “Baron Beach” vittima, a suo dire, per anni di minacce e intimidazioni sempre con lo stesso obiettivo: impossessarsi dell’area per esercitare abusivamente l’attività di parcheggio per campers e auto. Il tentativo di infiltrazione, però, sarebbe rimasto tale. La vittima non avrebbe ceduto alle minacce iniziate nel 2000 quando l’imprenditore ha avviato la propria attività. Gli abusi e i soprusi sarebbero andati avanti fino a quest’estate. Mario Emiliano avrebbe picchiato un ragazzo mentre vendeva noci di cocco perchè, a suo dire, avrebbe dovuto chiedere l’autorizzazione. Un’aggressione gratuita dettata da un solo motivo: screditare l’immagine dello stabilimento balneare.

Ci sono, poi, i danneggiamenti ai danni della recinzione che delimita l’area dello stabilimento sostituita con una rete metallica e inglobata all’interno dell’area che gli Emiliano avrebbero abusivamente occupato. Una tesi, quella della Procura, che gli avvocati Giuseppe Bonsegna e Giancarlo Vaglio hanno cercato di confutare nel corso dell’udienza preliminare sostenendo la piena legittimità sul possesso dell’area parcheggio confinante con i lidi. Se ne riparlerà il prossimo 16 settembre quando inizierà il processo davanti ai giudici della seconda sezione penale. In aula non ci saranno parti civili.

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Ai domiciliari dopo rapina al supermercato con il complice, nuovi guai: rinvenuti pistola, proiettili, bici e indumenti

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MELISSANO (Lecce) – Acciuffato subito dopo la rapina messa a segno nel supermercato e ristretto ai domiciliari, sono arrivati nuovi guai per Daniele Buono, 44enne di Casarano. Detenzione illegale di munizionamento e possesso di arma priva di tappo rosso, sono le accuse mosse nei suoi confronti nelle scorse ore dai carabinieri della compagnia di Casarano e della stazione di Melissano, che hanno effettuato una serie di perquisizioni. Dopo il suo arresto e quello del complice, Cosimo Fossanova, 51enne casaranese, con cui lo scorso 7 maggio realizzò la rapina nel supermercato “Conad” di via stazione a Casarano, le indagini dei militari sono proseguite serrate sul loro conto.

Fino a ieri, quando si sono presentati alla porta dell’abitazione di Buono per effettuare una perquisizione alla ricerca di ulteriori elementi che inchiodassero il malvivente per il colpo messo a segno. L’uomo, messo alle strette, ha condotto i carabinieri al luogo dove teneva nascosta la pistola utilizzata per compiere la rapina: era nascosta in un’intercapedine ricavata nello scantinato del condominio dove risiede. Si tratta di una pistola scacciacani calibro 38 con tamburo in metallo di colore argento con impugnatura in plastica e priva di tappo rosso, che è stata subito posta sotto sequestro.

Buono ha inoltre consegnato ai militari tre proiettili inesplosi, di calibro e marca differenti, che però nulla hanno a che fare con l’episodio della rapina. Ma non è finita qui. Il 44enne ha indicato agli investigatori il terreno abbandonato, situato in via Mercantini a Casarano, dove gli uomini dell’Arma hanno rinvenuto e sequestrato due biciclette, mountain bike marca “Bh” e “Mounty”, insieme ad una felpa, un tuta completa verde tipo militare, un giubbino di nylon e due paia di guanti.

Si tratta dei mezzi e degli abiti utilizzati dai rapinatori per entrare in azione nel supermercato lo scorso 7 maggio. All’appello, ora mancherebbe solo una piccola parte del bottino da duemila euro portato via dagli arrestati, la maggior parte del quale venne rinvenuto in occasione dell’arresto in flagranza dello stesso Buono, a cui è seguito a stretto giro quello del suo complice. Un apporto fondamentale alle indagini è giunto dalle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza della market e della zona circostante, che hanno permesso di avere l’identikit dei due autori e incastrarli con un’indagine lampo.

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Incidente con lo scooter, muore sette giorni dopo

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CAVALLINO (Lecce) – Non ce l’ha fatta Massimo Signore, un 53enne di Cavallino, vittima di un incidente stradale la scorsa settimana. Il suo cuore ha cessato di battere nella giornata di ieri all’ospedale “Vito Fazzi” dove si trovava ricoverato. Il sinistro si era verificato sulla provinciale che congiunge Cavallino con località “Tempi Nuovi”. Per cause al vaglio dei vigili urbani, Signore ha perso il controllo dello scooter. Ha iniziato a sbandare finendo poi per terra.

Sul posto, dopo pochi minuti, sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno provveduto ad accompagnare l’uomo in ospedale. Inizialmente le sue condizioni non sembravano destare particolari preoccupazioni. Aveva riportato escoriazioni e una tumefazione all’occhio ma era vigile.

Progressivamente, però, le sue condizioni di salute si sono aggravate probabilmente anche a causa dei postumi di un intervento chirurgico cui si era sottoposto di recente. Nella giornata di ieri, purtroppo, è sopraggiunto il decesso.

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I due fronti contrapposti in Piazza Sant’Oronzo: in 400 per contestare Salvini. “Figli di papà, andate a lavorare”

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di Julia Pastore

LECCE – Le truppe leghiste sono pronte per la prova di forza leccese del 26 maggio: c’è una sfida interna in corso con i forzisti e gli altri sovranisti. Dall’altra parte della piazza ci sono i contestatori della sinistra (per guardare i video cliccate sull’immagine ndr). Nella Lega ci sono nuovi arrivi: sul palco c’è anche Martini con il senatore Roberto Marti, responsabile leccese della transizione del partito in ‘Lega Salvini Premier, che presenta tutti i candidati, compreso l’avversario interno, l’ex segretario regionale, Andrea Caroppo. C’è anche Casanova, amico Salvini, che Marti sponsorizza pure nel Salento. Poi arriva il “Capitano” e il suo popolo lo acclama. “Io mi ribello ad un continente che si vergogna delle sue origini: è da tre giorni che qualcuno mi fa la morale perché ho osato affidare il futuro e la salute dell’Italia a Maria Immacolata. È la stessa gente che invece di essere orgogliosa delle proprie radici, se ne vergogna e cancella il Natale, il crocefisso nelle scuole. Io invece no, non me ne vergogno e cerco umilmente di testimoniare la mia fede col mio lavoro e con gli atti quotidiani che salvano vite, perché l’unico modo per salvarli è bloccare quei barconi e aiutare quei bambini a crescere nel loro paese”.

È il solito battagliero Matteo Salvini che arringa la folla davanti alla Chiesa Maria delle Grazie: a sinistra ha l’Anfiteatro. Duemila anni fa le due anime della piazza si sarebbero sfidate tutte lì, fino alla morte. In oltre 400, secondo le stime della Questura di Lecce, si sono assiepati qualche metro prima delle transenne (e delle barriere umane di polizia) i contestatori: no Tap, Cgil, Arci, sinistra radicale e altri gruppi autonomi hanno cercato di coprire con i loro insulti il comizio (si sono quasi fermati quando ha parlato Salvini). Dal palco rispondono ai fischi e agli insulti: “Sono figli di papà, vadano a lavorare!”. Ma i manifestanti dopo sfilano in centro cantando “Bella ciao” e cori carichi di insulti per il ministro leghista.

L’aggressione al gazebo di due giorni fa viene accennata brevemente: “Ringrazio la 17enne che ha testimoniato il bello della democrazia a Lecce: poter esprimere le proprie idee senza paura di essere aggrediti da qualcuno che si dice pacifista e poi mena le mani! – replica Salvini –
Qui c’è qualche centro sociale da chiudere, a occhio e croce! Va bene chi non la pensa come me ma alle idee si contrappongono altre idee; a un libro si contrappone un altro libro; a una canzone si contrappone un’altra canzone. Chi alle idee contrappone la violenza non ha idee. L’Europa è fondamentale perché chi entra in casa, entra nel frigorifero, quando ci vuole contrapporre l’olio tunisino all’olio pugliese, che è il migliore al mondo: è nostro dovere difendere l’agricoltura. E con quota 100 stiamo restituendo speranza, anni di vita, diritto alla pensione e diritto al lavoro a tanti giovani che vorrebbero restare qui e altrimenti dovrebbero scappare da Lecce”.

Salvini è ormai abituato ai contestatori. Sul palco ci sono Marti, Caroppo, Congedo e tutti i candidati al Consiglio Comunale leccese. C’è anche Casanova, candidato alle europee, con altro candidati. “Qualcuno vorrebbe riaprire i porti – ripete il mantra il Ministro dell’Interno – Stanotte un immigrato marocchino ha dato fuoco ad una stazione dei vigili urbani per vendetta contro la polizia locale e un anziano di 70 anni e a uno di 90 sono morti per questo; un nigeriano di 23 anni con precedenti penali, per non farsi identificare, ha pensato bene di
staccare a morsi le dita di un poliziotto. Se mi date forza col voto di domenica, i porti li chiudiamo non solo in Italia ma in tutta Europa.
Non abbiamo bisogno di immigrati di altre parti del mondo, ne abbiamo già abbastanza qui in Italia.
Nel decreto sicurezza che conto di approvare domani in Consiglio dei ministri aumentano le sanzioni nei confronti di chi aggredisce un poliziotto, un medico del 118. Un paese normale che metta al centro il lavoro, la cultura. L’unica priorità per questo paese è abbassare le tasse alle imprese e alle famiglie, a chi lavora e a chi crea lavoro”.

Matteo Salvini critica anche la politica dei tagli che ha dominato in questi anni. “Difendiamo il diritto alla salute: sulla salute non si scherza. Quanti ospedali sono stati chiusi qui a Lecce per risparmiare? Riapriamoli!
In Puglia c’è bisogno di ferrovie possibilmente non a binario unico, perché siamo nel 2019. Ora occupiamoci di chi governa a Lecce: prima vengono i leccesi e poi il resto del mondo: è un principio di legittima difesa. E anche questa è diventata realtà: il sacrosanto diritto di difendersi contro chi entra in casa propria. Idem per il finanziamento per accendere le telecamere negli asili nido, nelle scuole materne e nelle case di riposo. E a scuola si ritornerà a studiare educazione civica”.

 

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Salvini firma il Patto per la sicurezza urbana e poi avverte: “Porti blindati”. Sul caso Di Gioia: “Sono contento”

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di Gaetano Gorgoni

LECCE –“Ci ho messo mezz’ora ad arrivare”, si lamenta Michele Emiliano con funzionari della Prefettura, appena entra in scena, e poi si lascia andare a una serie di battute col sorriso amaro: “Ancora non ha capito la delega che ha (rivolto a Salvini ndr): la sua funzione è anche di garante delle elezioni, non di farsi la campagna elettorale”. Il presidente della Regione è alle prese con il guaio di avere un assessore leghista in giunta (Di Gioia) che non può mandare a casa: si indebolirebbe e le regionali sono sempre più vicine. Salvini esulta: “Se l’assessore della giunta di Emiliano decide di sostenerci alle europee vuol dire che abbiamo un buon programma e una buona squadra. La Lega cresce anche in Puglia: se dopo un anno qualcuno sale qualcun altro scende è grazie agli elettori” (per guardare i due video delle dichiarazioni cliccare sulle immagini ndr). Qualcuno molto in alto ha pensato a rinfocolare la protesta degli striscioni: il presidente della Provincia, Stefano Minerva, dà il benvenuto al ministro con uno striscione, che gli ricorda che questa è una terra di accoglienza. In altre case del centro qualcuno appende cartelloni dello stesso tenore. Ma il ministro ribadisce: “I porti restano chiusi, anzi blindati, perché così arrivano meno persone per mare e salviamo tante vite umane. La Chiesa dovrebbe gioire”.

Battute su battute, polemiche su polemiche, proteste su proteste, applausi su applausi, Salvini è arrivato anche a Lecce. L’operazione “due piccioni con una fava” consiste nel siglare il “Patto per la sicurezza urbana della città di Lecce” e poi precipitarsi a dare la carica ai militanti e simpatizzanti in piazza. A dare il benvenuto al ministro dell’Interno in Prefettura, oltre alle istituzioni, anche un gruppo di politici: Roberto Marti, Massimo Casanova, Paolo Pagliaro e tanti altri. La città è blindata e la sicurezza è massima. Il piccolo gruppo di contestatori dello scorso comizio in Piazza Sant’Oronzo adesso è diventato più grosso: sono oltre 400 (secondo le stime della polizia). In Prefettura, già prima delle 10 cominciano a sfilare i massimi rappresentanti istituzionali. La Cgil ha già informato gli organi di stampa che non ci sarà (è in piazza a fischiare): “È una passerella elettorale!”. Dove c’è Salvini regna la polemica. Ma lui spiega che firma questi patti in giro per l’Italia da un anno e che la Prefettura di Lecce lo ha chiamato in questo periodo. Forse è anche questo il suo segreto, la capacità di rendere tutto un evento, una tensione di muscoli, di forze dell’ordine e di contestatori. Sì, immancabili, ci sono anche loro. I no Tap avevano promesso il presidio. Ma c’è l’Arci, Potere al Popolo e tante associazioni e sigle di sinistra. Sono arrivati in centinaia a fischiare il comizio di fronte, bloccati solo dalle transenne.

IL PATTO PER LA SICUREZZA DI LECCE

Incremento della videosorveglianza, collegamento con il sistema della polizia locale (che sarà sempre più coinvolta nella realizzazione della sicurezza urbana) e formazione: questi sono i tre punti cardine del Patto.

“La polizia municipale potrà intervenire in azioni di contenimento della criminalità – spiega Emiliano – sarà collegata con le stesse telecamere della Questura. Massimizziamo le risorse, come abbiamo fatto a Foggia”. Il presidente della Regione annuncia che presto ci sarà un numero unico del soccorso in tutta la Puglia. Tutte le attività illecite come l’abusivismo commerciale, contraffazione, abusivismo edilizio, prostituzione e spaccio vengono contrastate con un coordinamento tra forze dell’ordine. Tra le problematiche che affronta il Patto c’è la nuova Questura di Lecce e il problema dell’edilizia popolare. Il ministro, quando hanno finito di parlare le altre istituzioni, si alza, ringrazia e parla: “I furti, le rapine e le estorsioni calano dell’11%. Non abbassiamo la guardia, ma si registra un passo in avanti. Il Ministero ha messo 4 milioni di euro in provincia di Lecce per la videosorveglianza e per le spiagge sicure”. Alla fine la foto con Mauro Della Valle, che gli regala il K-Way dei balneari con la scritta “salvataggio”: il ministro lo abbraccia e giura attenzione. Poi va verso il palco dove la musica diffonde sulla piazza il “vincerò” di Pavarotti. Salvini sale e spiega che bisogna chiudere qualche centro sociale e che chi aggredisce una ragazza di 17 anni dovrebbe stare in galera. Vuole far tornare nelle scuole l’educazione civica il ministro e in Europa vuole costruire un fronte di soli sovranisti. Ce la farà senza il PPE? “Non mi siedo con la Merkel” – risponde. 

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Blitz in casa: nelle parti intime nascondeva 80 grammi di cocaina, arrestato 28enne

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F.Oli.

LECCE – Dopo una perquisizione in casa viene trovato con circa 80 grammi di cocaina nascosti nelle parti intime. Antonio Davide Petrucelli, 28 anni, di Lecce, è finito in carcere dopo un blitz eseguito dai carabinieri del Norm di Lecce nell’abitazione in cui risiede il giovane. Da tempo i militari avevano raccolto una serie di elementi che in quella casa era stata imbastita un’abituale e intensa attività di spaccio per via di un continuo andirivieni di assuntori.

L’operazione è stata condotta in mattinata. Petrucelli si trovava nella sua camera da letto quando è scattata la perquisizione. Nelle parti intime nascondeva 80 grammi di cocaina in una busta di colore giallo involucro. In un altro involucro di cellophane trasparente sono stati trovati 4,7 grammi sempre di polvere bianca. Le sorprese sono proseguite. I carabinieri hanno trovato un bilancino di precisione nella tasca posteriore sinistra dei suoi pantaloni e la somma di 205 euro nella tasca anteriore destra.

Sentito il parere del pubblico ministero di turno, il sostituto procuratore Giovanni Gallone, Petrucelli è stato accompagnato in carcere con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nella mattinata di domani il giovane, difeso dall’avvocato Giuseppe De Luca, comparirà davanti al giudice Silvia Saracino per la direttissima.

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