Mohamed Konare, leader del movimento panafricanista, in una intervista che gira su youtube, spiega in termini molto chiari come ancora oggi 14 nazioni dell’Africa occidentale e subsahariana vivano nella condizione fattuale di colonie francesi. Nonostante l’indipendenza di facciata, spiega Konare, la Francia è riuscita a mantenere di fatto la completa dipendenza economica di queste nazioni grazie al franco FCFA.
Il movimento di Konare rimette in discussione la Conferenza di Berlino del 1884/85 voluta dal cancelliere tedesco Bismarck e dalla Francia per “regolare i rapporti commerciali” in Africa. Di fatto fu una vera e propria corsa alla sua colonizzazione. L’oligarchia occidentale si riunì a Berlino, infatti, solo per spartirsi le risorse di cui era ricco quel bellissimo continente. E nonostante la pseudo decolonizzazione degli anni sessanta, dovuta alla paura di insurrezioni da parte della gente che veniva continuamente sfruttata e lasciata morire di fame, di fatto, dalla conferenza in poi, la situazione è rimasta immutata. De Gaulle aveva capito bene: bisognava sfruttare le risorse naturali di cui l’Africa era (ed è) ricca, con il loro consenso, cioè concedendo l’indipendenza alle colonie e facendo credere loro di essere liberi e di aiutarli a sviluppare la loro economia. Magari con una moneta, controllata dalla Francia, che avrebbe consentito a tutti di stare più sicuri. Come aveva fatto Hitler quando prese il controllo della Francia e impose alla Francia un sistema monetario che permetteva alla Germania di entrare in possesso di tutte le ricchezze francesi, quasi gratuitamente.
Fu così che nacque il FCFA, acronimo di Franco delle Colonie Francesi d’Africa, una moneta che permette alla Francia di avere controllo totale sull’economia africana. Il Franco è di proprietà della Repubblica Francese e lì viene stampato. I gentiluomini francesi, con questo sistema, promettono agli africani stabilità monetaria sul mercato internazionale. Allora i meno esperti e i buonisti diranno: ma che bel gesto fa la Francia nei confronti di queste nazioni!!!
Ma il problema è davvero diverso da come appare. Proviamo a comprenderlo.
Gli scambi di materie prime sul mercato internazionale, da ovunque esse provengano, avvengono in dollari americani, unità di conto mondiale per il computo dei prezzi e dei redditi. È il cosiddetto standard monetario internazionale, che gli USA, grazie alla loro capacità di creare liquidità, hanno imposto sulle altre monete. Ora, se le materie prime provengono dagli USA, cioè dal Paese che adotta la stessa moneta usata nelle transazioni, il problema non sussiste. Se le materie prime provengono dai mercati europei, ad esempio, dove la moneta è l’euro e viene stampata dalla BCE, quanto meno si pone il problema del cambio della valuta.
Pensate, invece, al caso in cui le materie prime provengono dall’Africa, gli scambi avvengono in dollari, le banche centrali dei Paesi africani non stampano moneta, la quale proviene dalla Francia e non è nemmeno l’euro. Certo dopo le pseudo indipendenze degli anni ’60 non si chiama più franco delle colonie africane francesi, per carità; ora si chiama “franco delle cooperazioni monetarie” e delle transazioni sulle materie prime africani la Francia non trattiene più il 100%, ma “solo” il 50%. Già, solo il 50%. Cioè la metà di quello che si ricava dalla vendita delle preziosissime risorse estratte dal territorio africano, dall’uranio all’oro, dai diamanti al rame, dal cacao alle banane e al petrolio, viene trattenuto dalla Francia. Perché? Vi chiedete il perché? Chiedetelo a Macron!
La Francia sostiene che ciò è necessario per garantire la stabilità della moneta africana, non tanto africana, perché viene stampata in Francia e lì vi ritorna dopo le transazioni. Il 50% viene trattenuto dalla Francia come garanzia della stabilità della moneta e l’altro 50%? Che fine fa? Va nelle banche centrali dei 14 Paesi africani che adottano il CFCA come moneta? Certo che no! Anche il secondo 50% rimane sempre in Francia e sugli stessi essa fa progetti di sviluppo nelle “colonie” obbligandole a spenderli per pagare le multinazionali francesi che realizzano i progetti in Africa. È chiaro, perché se questi poveri popoli pensassero di utilizzare tale moneta per pagare multinazionali che non accettano tale moneta in pagamento dovrebbero effettuare le transazioni in dollari, con le perdite che ne deriverebbero per effetto del cambio. Questo perché il FCA non viene stampato in Africa e non ne è la moneta nazionale. Fuori da quei confini non ha alcun valore. Addirittura quello che circola in Africa occidentale non ha valore in Africa centrale. Da un Paese all’altro dev’essere prima convertita in franchi francesi e poi riconvertita in FCA del Paese di arrivo. Assurdo! Questa è la vera tirannia. La Francia impedisce ai 14 Paesi africani compresi nella sua “area monetaria” di commerciare tra loro.
Nelle Banche Centrali Africane la Francia ha dei suoi rappresentanti con diritto di voto, anzi di veto, visto che i Presidenti di queste banche non possono prendere alcuna decisione senza il consenso della Francia. Avere il potere di stampare una moneta significa farne l’uso che se ne vuole, compreso quello di svalutarla per controllarne l’economia. Ed è quello che fa la Francia. Grazie a questo potere la Francia realizza 440 miliardi di Dollari all’anno senza alcun sacrificio.
Quel che è peggio, e che non tutti sanno, è che ogni Capo di Stato africano che abbia tentato di fare uscire il suo Paese da questa empasse monetaria è stato sistematicamente assassinato dai servizi segreti francesi. Ne sono morti ben 22, sostiene Konare. Tutti assassinati con la complicità di qualcuno pronto a collaborare con loro. Qualche traditore, senza mezzi termini. Il metodo è sempre lo stesso. Si organizza un colpo di Stato dove il futuro leader è uno pagato dai francesi. Questo va al potere e la Francia continua a comandare. E Konare fa alcuni nomi: Sylvanus Olympio, Patrice Lumumba, Sankara. Lo stesso Gheddafi venne ucciso per questo. Egli aveva tentato di creare il Fondo Monetario Africano con ben 42 miliardi di dollari e aveva già creato la banca d’investimenti africana per realizzare grandi opere pubbliche. Ma non fece in tempo perché venne assassinato. Questa è la verità sulla morte di Gheddafi e dopo la sua morte, in Libia, hanno ripreso il controllo del territorio le diverse tribù, che si vendono al miglior offerente.
Questa è la seconda parte di un unico piano. Il potere oligarchico globalista, nel quale è coinvolta anche la Francia, vuole svuotare l’Africa dalla sua forza lavoro, favorendo l’emigrazione in Europa dove tutti non potranno avere protezione internazionale, né asilo politico, ovviamente. E in Europa, dove pure, anche se in misura minore, c’è crisi, gli immigrati non avranno un futuro e si scontreranno con i nuovi poveri europei, in particolare italiani. Ecco perchè l’Italia deve tenere chiuse le frontiere. L’unico modo per fermare l’immigrazione è liberare l’Africa dalla tirannia economico-monetaria, perché solo con una moneta propria l’Africa ha la possibilità di comandare in casa sua.
E così come ha fatto la Francia con l’Africa, allo stesso modo il potere oligarchico internazionale sta cercando di distruggere il tessuto sociale occidentale, in particolare quello italiano. Italia uguale Africa. Con la complicità di politici occidentali. Qualche nome italiano? Napolitano, Mattarella, Renzi e la sinistra che per le proprie campagne elettorali ed i “colpi di Stato” inferti alla Nazione senza alcuna legittimità, hanno usato i finanziamenti del potere economico globalista.
Nel frattempo la Francia chiede all’Italia di aprire i porti e di ricevere migliaia di africani che, in base agli accordi di Dublino, firmati dalla sinistra, per tre quarti dovrebbero rimanere in Italia.
E per “intorpidire le acque”, passatemi l’iperbole, fanno affondare le barche e utilizzano ogni genere di manipolazione psichica per toccare la coscienza degli italiani che dinanzi alla parola “razzismo” fanno cadere ogni sorta di ostacolo … anche quello della ragione.
Flavio Carlino
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