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L’analisi di Flavio Carlino:la decolonizzazione africana mai avvenuta e Macron lo sa

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Mohamed Konare, leader del movimento panafricanista, in una intervista che gira su youtube, spiega in termini molto chiari come ancora oggi 14 nazioni dell’Africa occidentale e subsahariana vivano nella condizione fattuale di colonie francesi. Nonostante l’indipendenza di facciata, spiega Konare, la Francia è riuscita a mantenere di fatto la completa dipendenza economica di queste nazioni grazie al franco FCFA.

Il movimento di Konare rimette in discussione la Conferenza di Berlino del 1884/85 voluta dal cancelliere tedesco Bismarck e dalla Francia per “regolare i rapporti commerciali” in Africa. Di fatto fu una vera e propria corsa alla sua colonizzazione. L’oligarchia occidentale si riunì a Berlino, infatti, solo per spartirsi le risorse di cui era ricco quel bellissimo continente. E nonostante la pseudo decolonizzazione degli anni sessanta, dovuta alla paura di insurrezioni da parte della gente che veniva continuamente sfruttata e lasciata morire di fame, di fatto, dalla conferenza in poi, la situazione è rimasta immutata. De Gaulle aveva capito bene: bisognava sfruttare le risorse naturali di cui l’Africa era (ed è) ricca, con il loro consenso, cioè concedendo l’indipendenza alle colonie e facendo credere loro di essere liberi e di aiutarli a sviluppare la loro economia. Magari con una moneta, controllata dalla Francia, che avrebbe consentito a tutti di stare più sicuri. Come aveva fatto  Hitler quando prese il controllo della Francia e impose alla Francia un sistema monetario che permetteva alla Germania di entrare in possesso di tutte le ricchezze francesi, quasi gratuitamente.

Fu così che nacque il FCFA, acronimo di Franco delle Colonie Francesi d’Africa,  una moneta che permette alla Francia di avere controllo totale sull’economia africana. Il Franco è di proprietà della Repubblica Francese e lì viene stampato. I gentiluomini francesi, con questo sistema, promettono agli africani stabilità monetaria sul mercato internazionale. Allora i meno esperti e i buonisti diranno: ma che bel gesto fa la Francia nei confronti di queste nazioni!!!

Ma il problema è davvero diverso da come appare. Proviamo a comprenderlo.

Gli scambi di materie prime sul mercato internazionale, da ovunque esse provengano, avvengono in dollari americani, unità di conto mondiale per il computo dei prezzi e dei redditi. È il cosiddetto standard monetario internazionale, che gli USA, grazie alla loro capacità di creare liquidità, hanno imposto sulle altre monete. Ora, se le materie prime provengono dagli USA, cioè dal Paese che adotta la stessa moneta usata nelle transazioni, il problema non sussiste. Se le materie prime provengono dai mercati europei, ad esempio, dove la moneta è l’euro e viene stampata dalla BCE, quanto meno si pone il problema del cambio della valuta.

Pensate, invece, al caso in cui le materie prime provengono dall’Africa, gli scambi avvengono in dollari, le banche centrali dei Paesi africani non stampano moneta, la quale proviene dalla Francia e non è  nemmeno l’euro. Certo dopo le pseudo indipendenze degli anni ’60 non si chiama più franco delle colonie africane francesi, per carità; ora si chiama “franco delle cooperazioni monetarie” e delle transazioni sulle materie prime africani la Francia non trattiene più il 100%, ma “solo” il 50%. Già, solo il 50%. Cioè la metà di quello che si ricava dalla vendita delle preziosissime risorse estratte dal territorio africano, dall’uranio all’oro, dai diamanti al rame, dal cacao alle banane e al petrolio, viene trattenuto dalla Francia. Perché? Vi chiedete il perché? Chiedetelo a Macron!

La Francia sostiene che ciò è necessario per garantire la stabilità della moneta africana, non tanto africana, perché viene stampata in Francia e lì vi ritorna dopo le transazioni. Il 50% viene trattenuto dalla Francia come garanzia della stabilità della moneta e l’altro 50%? Che fine fa? Va nelle banche centrali dei 14 Paesi africani che adottano il CFCA come moneta? Certo che no! Anche il secondo 50% rimane sempre in Francia e sugli stessi essa fa progetti di sviluppo nelle “colonie” obbligandole a spenderli per pagare le multinazionali francesi che realizzano i progetti in Africa. È chiaro, perché se questi poveri popoli pensassero di utilizzare tale moneta per pagare multinazionali che non accettano tale moneta in pagamento dovrebbero effettuare le transazioni in dollari, con le perdite che ne deriverebbero per effetto del cambio. Questo perché il FCA non viene stampato in Africa e non ne è la moneta nazionale. Fuori da quei confini non ha alcun valore. Addirittura quello che circola in Africa occidentale non ha valore in Africa centrale. Da un Paese all’altro dev’essere prima convertita in franchi francesi e poi riconvertita in FCA del Paese di arrivo. Assurdo! Questa è la vera tirannia. La Francia impedisce ai 14 Paesi africani compresi nella sua “area monetaria” di commerciare tra loro.

Nelle Banche Centrali Africane la Francia ha dei suoi rappresentanti con diritto di voto, anzi di veto, visto che i Presidenti di queste banche non possono prendere alcuna decisione senza il consenso della Francia. Avere il potere di stampare una moneta significa farne l’uso che se ne vuole, compreso quello di svalutarla per controllarne l’economia. Ed è quello che fa la Francia. Grazie a questo potere la Francia realizza 440 miliardi di Dollari all’anno senza alcun sacrificio.

Quel che è  peggio, e che non tutti sanno, è che ogni Capo di Stato africano che abbia tentato di fare uscire il suo Paese da questa empasse monetaria è stato sistematicamente assassinato dai servizi segreti francesi. Ne sono morti ben 22, sostiene Konare. Tutti assassinati con la complicità di qualcuno pronto a collaborare con loro. Qualche traditore, senza mezzi termini. Il metodo è sempre lo stesso. Si organizza un colpo di Stato dove il futuro leader è uno pagato dai francesi. Questo va al potere e la Francia continua a comandare. E Konare fa alcuni nomi: Sylvanus Olympio,  Patrice Lumumba, Sankara. Lo stesso Gheddafi venne ucciso per questo. Egli aveva tentato di creare il Fondo Monetario Africano con ben 42 miliardi di dollari e aveva già creato la banca d’investimenti africana per realizzare grandi opere pubbliche. Ma non fece in tempo perché venne assassinato. Questa è la verità sulla morte di Gheddafi e dopo la sua morte, in Libia, hanno ripreso il controllo del territorio le diverse tribù, che si vendono al miglior offerente.

Questa è la seconda parte di un unico piano. Il potere oligarchico globalista, nel quale è coinvolta anche la Francia, vuole svuotare l’Africa dalla sua forza lavoro, favorendo l’emigrazione in Europa dove tutti non potranno avere protezione internazionale, né asilo politico, ovviamente. E in Europa, dove pure, anche se in misura minore, c’è crisi, gli immigrati non avranno un futuro e si scontreranno con i nuovi poveri europei, in particolare italiani. Ecco perchè l’Italia deve tenere chiuse le frontiere. L’unico modo per fermare l’immigrazione è liberare l’Africa dalla tirannia economico-monetaria, perché solo con una moneta propria l’Africa ha la possibilità di comandare in casa sua.

E così come ha fatto la Francia con l’Africa, allo stesso modo il potere oligarchico internazionale sta cercando di distruggere il tessuto sociale occidentale, in particolare quello italiano. Italia uguale Africa. Con la complicità di politici occidentali. Qualche nome italiano? Napolitano, Mattarella, Renzi e la sinistra che per le proprie campagne elettorali ed i “colpi di Stato” inferti alla Nazione senza alcuna legittimità, hanno usato i finanziamenti del potere economico globalista.

Nel frattempo la Francia chiede all’Italia di aprire i porti e di ricevere migliaia di africani che, in base agli accordi di Dublino, firmati dalla sinistra, per tre quarti dovrebbero rimanere in Italia.

E per “intorpidire le acque”, passatemi l’iperbole, fanno affondare le barche e utilizzano ogni genere di manipolazione psichica per toccare la coscienza degli italiani che dinanzi alla parola “razzismo” fanno cadere ogni sorta di ostacolo … anche quello della ragione.

Flavio Carlino     

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Ricetta del giorno: Pesto alla siciliana con pomodori secchi

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Ingredienti per 4 persone:

250 gr di pasta
150 gr di ricotta fresca
150 grammi mandorle sgusciate e tritate
1 spicchio di aglio
10 pomodori secchi sott’olio
1 mazzetto di basilico fresco
80 gr di pecorino grattugiato
Olio evo
Sale
Pepe

Procedimento:

Tagliare a strisce sottili i pomodori secchi;

Tritare finemente il basilico fresco;

Tritare l’aglio;

Aggiungere le mandorle;

Amalgamare il tutto in una coppa;

Aggiungere la ricotta e il pecorino;

Amalgamare bene diluendo con un filo di olio evo;

Condire con sale e pepe;

Cuocere la pasta in abbondante acqua salata;

Scolate al dente e condire con il pesto alla genovese

 

Claudia Forcignanò

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Il film della settimana: Green Book

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E’ uscito il 31 gennaio 2019 nelle sale italiane Green Book, film diretto da Peter Farrelly di genere drammatico, commedia, biografico, la cui sceneggiatura è stata scritta dallo stesso regista, da Brian Currie e Nick Vallelonga figlio di Tony Lip, coprotagonista nella storia.

Tony Lip (Viggo Mortensen) è un uomo rude e rozzo di origine italoamericana, che di mestiere fa il buttafuori in un uno dei più importanti club di New York. Purtroppo un giorno il locale chiude, Tony perde il posto e si ritroverà a dover praticare un lavoro diverso, sarà l’autista di un famoso musicista di colore, il pianista Don Shirley (Mahershala Ali) uomo colto, posato, per bene, molto educato ma che dietro tutto questo nasconde una profonda solitudine e malinconia. Si tratta ovviamente di due persone che sono agli antipodi, molto diverse che impareranno a stimarsi l’un l’altro e la loro sarà una grande ed insolita amicizia.

Nel film si affronta una tematica importante, quella del razzismo degli anni 60, periodo clou, in cui l’uomo bianco disprezzava apertamente l’uomo nero. È giusto sottolineare come quegli anni siano stati forse tra i più grigi, tragici e vergognosi della storia degli Stati Uniti D’America. La diversità non veniva apprezzata ma punita attraverso la violenza, la discriminazione, il rifiuto sociale che lo stesso Don non può che vivere a testa alta ma al tempo stesso con immensa sofferenza. Durante il tour Tony condurrà Don in alberghi, ristoranti, posti in cui gli artisti di colore sono ben accetti, tramite la consultazione del Green Book, un manuale che fornisce la posizione di questi luoghi e il modo per arrivarci. Il regista dimostra di saper miscelare perfettamente il dramma alla commedia.

Restano imperdibili, memorabili e divertenti i siparietti tra i due protagonisti che pur essendo due persone diametralmente opposte nel carattere, nel comportamento e nel portamento si completano l’un l’altro. Tra di loro si consoliderà un legame così forte da essere in grado di rompere gli schemi dell’ignoranza e del pregiudizio attraverso un reciproco sostegno. Mortensen ed Ali dimostrano di essere due mostri sacri del cinema internazionale. Green Book film d’autore e uno tra i migliori della stagione cinematografica, commovente, toccante a tratti comico, è candidato a cinque premi oscar, tra cui miglior film e miglior attore protagonista a Viggo Mortensen.

 

Francesco Stomeo

 

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L’epoca d’oro del jazz salentino

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Sicuramente l’epoca a cavallo fra la prima metà degli anni ’90 e gli inizi del nuovo secolo ha rappresentato un momento particolarmente felice per il jazz made in Salento. Tanti erano i gruppi che allietavano le serate nei diversi locali di Lecce e provincia, solo per citarne alcuni ricordiamo La Caffetteria di Via Fazzi, il Gaio Loco, La Torre di Merlino, il Pepe Club, il Le Club, il Vico Palmieri, il Corto Maltese, il Poco Loco ad Uggiano la Chiesa, La Piazzetta del Ciack a Castrignano dei Greci, L’Atmosphere a Leverano e via dicendo, ai quali dopo qualche tempo si sarebbe aggiunto anche il celebre Cagliostro, divenuto il punto di riferimento del jazz leccese per circa un decennio e mezzo. Quasi una sorta di competizione fra i suddetti locali, che mensilmente offrivano un nuovo programma musicale riportante il susseguirsi delle formazioni nei vari giorni. In tal modo l’agenda dei jazzofili nostrani era costantemente aggiornata. Non mancavano ovviamente anche appuntamenti importanti, che portavano in questo lembo di terra musicisti di caratura internazionale, in special modo durante il periodo estivo quando i riflettori si accendevano sul palco di Maglie Jazz, successivamente ribattezzato Salento Jazz.

Ma quali erano le formazioni che si susseguivano sulla scena della movida, intorno alla metà dell’ultimo decennio dello scarso secolo? Citarli tutti diventa un’impresa, tuttavia non possiamo esimerci dal ricordare l’Intensive Jazz Band con Roberto Gagliardi al sax, un giovanissimo Cesare Dell’Anna alla tromba, Mauro Tre al piano, Michele Colaci al contrabbasso e Massimiliano Ingrosso alla batteria. Altro gruppo noto erano i Memories Jazz Quartet con Francesco Leo al sax alto, Stefano Pellegrino al piano, Dino Saracino al basso ed Antonio Ferriero alla batteria. Ovviamente non si trattava di formazioni rigide, poiché spesso si assisteva alla sostituzione di un elemento, temporaneamente assente, con uno proveniente da un altro sodalizio, ma questo rappresenta proprio il bello del jazz, musica nella quale ogni elemento e’ intercambiabile in qualunque momento. Voglio ancora ricordare il nome di qualche altro gruppo: Jazz no problem, facente capo ad Achille Carlucci, i Sottopalco, sotto la guida di Maurizio Cianfano, i Free Steps, i Mixolidian ed i Minton’s Jazz Quintet di Gaetano Filieri ed Ennio Brunetta, nel quale militava anche chi scrive.

Prima di concludere, però, bisogna necessariamente ricordare il Pub Underground a Maglie, dove negli anni ’80, ogni venerdì, si svolgevano esaltanti jam sessions fra i jazzofili nostrani, oltre ad ospitare eventi di alto livello con ospiti di caratura internazionale, il Tam Tam a Tricase, Nostra Signora dei Turchi a Giurdignano, contemporanei al precedente, ed il mitico Le Caveau Jazz Club di Lecce, nome ripreso dal celebre locale jazz parigino sito in Rue de la Hachette, teatro anch’esso di jam sessions nei primi anni ’90.

 

Cosimo Enrico Marseglia

 

 

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Monsignor Ugo De Blasi: l’umiltà di un sacerdote che ha lasciato tracce indelebili nella città di Lecce

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di Manuela Marzo

Lecce – Il 6 febbraio 1982, mentre pregava ai piedi della Vergine nella basilica del Rosario di Lecce, moriva mons. Ugo De Blasi. Un sacerdote e un uomo di una profonda spiritualità, di una indescrivibile sensibilità che ha lasciato segni forti nella memoria di chi lo ha conosciuto. Segni che richiamano una vita santa e che hanno reso possibile, il 6 febbraio 2001, l’apertura nella diocesi di Lecce del processo per la causa di canonizzazione, tuttora in corso.

Un sacerdote riservato, a tratti timido. Per chi lo ha frequentato amorevole e disponibile, totalmente dedito al prossimo. L’umiltà il suo distintivo.

Il recente anniversario della sua morte e la pubbliczione di una raccolta di suoi scritti dal titolo “Maria Madre di Dio e modello di vita cristiana” curata dalla professoressa Lilia Fiorillo e presentata dall’arcivescovo Michele Seccia, rendono possibile l’approfondimento di una figura singolare della comunità leccese, patrimonio spirituale e culturale della nostra terra.

«Non ho conosciuto personalmente Mons. De Blasi, ma le testimonianze ancora vive tra i miei confratelli sacerdoti e tra tutti coloro che ne hanno condiviso il luminoso passaggio su questa terra, insieme con la lettura degli scritti che ci ha lasciato, mi hanno permesso di apprezzare le indiscusse qualità umane, culturali e spirituali del servo di Dio, costante e autorevole punto di riferimento per la Chiesa locale», precisa l’arcivescovo nella prefazione del testo.

Ugo De Blasi, quinto di sette figli, nacque   il 13 settembre 1918, in una casa che i genitori, Nicola, artigiano, abile nella pittura decorativa e Oronza De Marianis, casalinga, avevano preso in affitto nel centro storico di Lecce, in via Antonio Galateo al n. 10. Morto prematuramente il padre nel 1925, la sua educazione fu affidata alle suore  di Carità dell’Immacolata Concezione di Ivrea che lo accolsero, sin dall’età di quattro anni, nella scuola materna  ‘S. Saraceno’, preparandolo alla  prima Comunione e alla Cresima. Nell’ottobre 1928 entrò nel Seminario diocesano, trasferendosi, nel 1934, nel Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Molfetta, dove frequentò il corso liceale e quello teologico. Fu ordinato sacerdote il  20 luglio 1941 dal vescovo Alberto Costa nella Cattedrale di Lecce. Tanti gli incarichi svolti, dal confessionale alle cattedre affidategli, nel primo ventennio di vita sacerdotale. Il 1° gennaio 1975 fu nominato vicario episcopale e, due anni dopo, il 1° aprile 1977, vicario generale. La sua esistenza si concluse improvvisamente all’età di 64 anni, la mattina del 6 febbraio 1982, mentre recitava il rosario inginocchiato ai piedi dell’immagine della Vergine del Rosario nella basilica di San Giovanni Battista (per approfondimenti: www.donugodeblasi.org).

Oggi è dato conoscerlo attraverso i suoi scritti, di fatto appunti, annotazioni su foglietti spesso di carta riciclata. Così come ha di recente affermato mons. Fernando Filograna, vescovo della Diocesi Nardò-Gallipoli, “don Ugo non ha scritto libri per poterne leggere il pensiero, ma ha lasciato tracce nel cuore delle persone”. Dalle raccolte di scritti è evidente   come don Ugo fosse sacerdote fino in fondo, totalmente dedito alla preghiera costante. In un mondo che fuggiva il silenzio e la contemplazione, trovò presso il Santissimo Sacramento e ai piedi della Vergine Maria la forza e l’ispirazione per una vita che lo ha reso santo agli occhi dei suoi amati concittadini leccesi.

Mons. Ugo De Blasi, dal sorriso rasserenante, dallo sguardo cordiale, dai modi semplici ed umili, ma sempre accoglienti e confortanti, amante della  semplicità e della povertà, ,  il sacerdote dalle scarpe bucate, come quelle che indossava quando morì,  è la chiara espressione della ‘santità della porta accanto’ di cui parla Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate”: «Questa è tante volte la santità ‘della porta accanto’, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio».

“Son convinto che le apparenze ingannano: gli uomini cercano sacerdoti autenticamente tali e pienamente uomini, che non si riducano a parlare di Cristo, ma che vivano di Lui, che siano testimoni elargitori di una vita diversa da quella terrena”  don Ugo De Blasi

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Alla scoperta del Salento: Giulio Cesare Vanini, il filosofo taurisanese bruciato vivo dalla Santa Inquisizione

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Di Flavio De Marco

Nel 1610 fu bruciato vivo a Tolosa dalla Santa Inquisizione. Una storia assai cruenta quella della “fine” del passaggio terrestre di Giulio Cesare Vanini, taurisanese di nascita. Il rogo per Vanini fu allestito non prima delle torture e dello strappo della lingua. Ma, molto si può trovare della sua biografia negli studi del compianto Prof. Papuli della facoltà di Filosofia dell’Università di Lecce. Allora si chiamava Università di Lecce. Chi vuole comprendere Vanini dovrà imbattersi nello studio dell’Aristotelismo Padovano, nelle teorie del libertinismo erudito e nel periodo più vasto dell’homo novus. A volte, alcuni autori rappresentano una moda e Vanini oggi rappresenta questo trend.

Ciò non è male se si considera che a volte l’oblio è dietro l’angolo, quindi, ben vengano gli incontri, i dibattiti, gli studi ed i convegni sul tema. Vanini è assieme a Giordano Bruno uno dei punti di riferimento più alti per la libera muratoria. Infatti, un martire del libero pensiero come Vanini fu studiato e ampiamente inquadrato sul piano scientifico ed esoterico da Guido Porzio, dal Guido Porzio massone, anzitutto, come si evince dagli scritti del prof.Mario De Marco, mio padre.

Vanini ha avuto una fortuna filosofica alterna se si considera che alcuni grandi del Romanticismo lo considerarono “divino”, mentre altri lo valutarono negativamente. Vanini è il salentino eccellente nel mondo, il martire che custodiva gli “arcani” della natura. Già, la natura, la sua forza, i suoi messaggi, i suoi simboli e le sue infinite profondità. Studiare Vanini e anche ricordarlo è obbligatorio: arso e mai confutato può venire in soccorso coi suoi scritti a chi oggi è soggiogato dalle metafisiche, dalle virtualità del vano e dalla morte intellettuale ed interna.

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Alla scoperta del Salento: La leggenda della faccina, una storia d’amore d’altri tempi

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Galeotto fu il libro e chi lo scrisse …” fa dire Dante a Francesca nel Quinto Canto dell’Inferno. Amore, questo sentimento bello, ma anche talvolta sfortunato, inappagato, sofferto, contrastato, non corrisposto  …. Quanti delitti sono stati commessi in tuo nome? Quanti suicidi? Ahimè, anche guerre, basti pensare alla Guerra di Troia, scoppiata a causa di, vedi un po’, una donna … oppure il conflitto che oppose il Sommo Re di Britannia Uther Pendragon che intendeva soffiare, come poi accadde previa morte in battaglia del rivale, la bella Ygraine al legittimo marito, il Duca Gorlois di Cornovaglia. Tralasciamo i tormenti del quartetto Sigfrido, Brunilde, Crimilde e Gudrun dell’Oro del Reno che è meglio …

Ma l’Amore, questo conflittuale sentimento, frutto dei dardi che il sicario di Venere a tradimento elargisce, ha anche i suoi monumenti, i suoi posti sacri. Parigi, ad esempio è la città dell’Amore per eccellenza, meta di romantici viaggi e cene a lume di candela. A Roma un tempo gli innamorati si giuravano eterna fedeltà ponendo la mano nella bocca della verità e, in caso di spergiuro, la detta bocca si sarebbe serrata rendendo monco il traditore … Che dire poi del Pont du Secret, il ponte del segreto nella foresta di Paimpont, in Bretagna, dove Lancillotto e Ginevra si sarebbero incontrati, appunto segretamente, per la loro prima scappatella ai danni di Artù? A pochi chilometri poi c’è anche la pittoresca Valle senza Ritorno dove, a causa di un incantesimo ordito dalla fata Morgana dopo un tradimento di un suo amante, ogni cavaliere infedele che vi entra, non riesce più a trovare la via d’uscita e vi rimane prigioniero. Ragazzi attenzione se fate un viaggio in Bretagna con la coscienza sporca … Sempre in loco c’è anche la Tomba di Merlino che però secondo la leggenda non è un sepolcro bensì un invisibile castello d’aria in cui la fata Viviana rinchiuse il mago dopo avergli carpito tutti i segreti magici, e solo lei può ancora andare a trovarlo, concedendogli pochi istanti d’amore … Il bello è che lui conosceva la fine della storia ma non seppe opporsi.

A Perpignan, nel sud della Francia, la cattedrale è custode di un altro monumento all’Amore, i corpi del trovatore Guillem de Cabestaing e di Donna Soremonda, moglie del malvagio Messer Raimon de Roussillon che, una volta scoperta la tresca dei due amanti, uccise Guillem, gli strappò il cuore e lo fece cucinare, indi lo servì all’ignara consorte. Non appena questa seppe l’origine del sinistro pasto, dichiarando che non avrebbe più toccato altro cibo dopo uno così succulento, si gettò dalla finestra. Ma non possiamo dimenticare Verona, dove si trova il più celebre balcone d’amore, meta di amorosi pellegrinaggi di innamorati persi….”O Romeo, Romeo, ma perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, rinuncia al tuo nome; e se non vuoi farlo, basta che tu giuri di essere il mio amore perché io non sia più una  Capuleti”.  (W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto II, scena II). Peccato però che i suddetti innamorati non siano mai esistiti, essendo solo due personaggi frutto della mente e della penna del grande Shakespeare … il loro balcone però esiste veramente … Paradossi!!! Ebbene anche Lecce può vantare un monumento all’amore, non solo, ma si può anche scegliere fra due differenti alternative … ma procediamo con calma.

Entrando da Porta San Biagio, si proceda diritti lungo Via dei Perrone, fino a superare la chiesa di San Matteo ed imboccando Via Federico d’Aragona. Dopo poche decine di metri si arriva all’incrocio della suddetta via con Vico del Theutra: siamo sul punto X …. Voltarsi a sinistra in direzione di Piazzetta Epulione dove sbuca appunto Vico del Theutra, quindi alzare lo sguardo sullo spigolo del palazzo a sinistra ed ecco che, più o meno a metà altezza appare una faccina, un visino, un visetto femminile …. chi mai sarà? Esistono, come dicevo due versioni, la prima, senz’altro la più romantica, narra che in quel palazzo abitava un giovanotto mentre su quello di fronte viveva una bella fanciulla. Guardandosi ai balconi, a poco a poco furono vittime del dardo d’amore scagliato dall’impertinente figlio di Venere ma il sentimento fu aspramente contrastato dalla famiglia di lei. Non trovando via d’uscita, la giovane, ahimé, si suicidò. Il ragazzo, follemente innamorato, fece scolpire il volto della fanciulla sul suo palazzo, in modo da continuare e vederla..

La seconda versione, meno romantica della prima, racconta che in quel palazzo viveva la nonna di Sigismondo Castromediano, alla cui morte l’inconsolabile ed innamorato marito ne fece scolpire il volto. Ognuno è libero di scegliere la versione che più gli aggrada.

Concludo questa mia disquisizione sull’Amore e torno a scrivere di guerra, argomento in cui sono certamente più ferrato, giacché le manovre del nemico sono più facilmente prevedibili di quelle dei partners, ma prima voglio congedarmi cosi come ho cominciato, citando il Sommo Poeta ed in particolare gli inizi di tre terzine, la cui prima parola è Amor, sempre dal Quinto Canto dell’Inferno, che possano essere di auspicio ma anche … di monito:

Amor che al gentil cor ratto s’apprende […]

Amor che nullo amato amar perdona […]

Amor condusse noi ad una morte […]

 

Cosimo Enrico Marseglia

 

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È Mahmood il vincitore del 69º Festival di Sanremo. Il Volo terzi. Ultimo si sfoga con i giornalisti

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SANREMO – È Mahmood il vincitore della 69esima edizione del Festival di Sanremo.

Secondo classificato Ultimo, terzo Il Volo.

Ventisette anni, madre italiana e padre egiziano, Mahomood è arrivato all’Ariston dopo aver vinto – insieme a Einar – l’ultima edizione di Sanremo Giovani, lo scorso dicembre.

Lo ha premiato il televoto dopo la classifica provvisoria che lo aveva piazzato nella parte alta insieme ai tre ragazzi de Il Volo e al superfavorito della vigilia, Ultimo.

Alla fine, la sua Soldi ha avuto la meglio.

Ultimo, che da superfavorito s’è ritrovato al secondo posto, s’è sfogato con i cronisti in sala stampa dopo la proclamazione del vincitore.

“Io non ho mai avuto la pretesa di venire qui e vincere, a differenza di quello che avete detto voi: tirandomela. Io mi sono grattato, ma non è servita a niente. La mia vittoria e quella di tanti altri artisti è sicuramente dopo il festival. La mia vittoria sono i live, la gente che mi vuole, che si riconosce in quello che scrivo”.

Poi, quando dice “sono contento che abbia vinto il ragazzo Mahmood”, alcuni cronisti rumoreggiano per quella strana espressione, “il ragazzo Mahmood”, e lui reagisce in modo scomposto: “Che ho detto? Ho detto ‘ragazzo’, come dovevo dire, ‘l’uomo Mahmood’? Sapete che cos’è che non mi sta bene? – dice, rivolgendosi ai giornalisti – che voi avete solo questa settimana per senrirvi importanti, e rompete il c…”. Poi precisa: “Tutti gli artisti che vengono hanno un’idea ben precisa. Se non riesco a raggiungere quella cosa non sono soddisfatto. Non ce l’ho con nessuno, ce l’ho con me stesso. Non sono incazzato, semplicemente io punto all’eccellente”.

La classifica definitiva:

1 – Mahmood
2 – Ultimo
3 – Il Volo

4 – Loredana Berté
5 – Simone Cristicchi
6 – Daniele Silvestri
7 – Irama
8 – Arisa
9 – Achille Lauro
10 – Enrico Nigiotti
11 – Boomdabash
12 – Ghemon
13 – Ex-Otago
14 – Motta
15 – Francesco Renga
16 – Paola Turci
17 – The Zen Circus
18 – Federica Carta e Shade
19 – Nek
20 – Negrita
21 – Patty Pravo con Briga
22 – Anna Tatangelo
23 – Einar
24 – Nino D’Angelo

 

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Tremendo impatto tra due mezzi in pieno centro abitato: cinque feriti

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MONTERONI (Lecce) – Pauroso incidente, fortunatamente senza gravi feriti, nella serata di ieri in pieno centro abitato a Monteroni. Due i mezzi coinvolti: una Lancia Y e un’Audi A7 all’incrocio tra via Giorgione e via XXI Aprile. Il bilancio è di cinque giovani smistati con tre ambulanze nei vicini ospedali di Lecce e Copertino con varie ferite e contusioni. Fortunatamente nessuno è grave ma la dinamica è stata tremenda.

L’incidente si è verificato poco dopo le 22.30. Stando ad una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri del Norm di Lecce intervenuti sul posto per effettuare i rilievi, La lancia Y, con a bordo tre ragazzi del posto, giungeva da via Giorgione e procedeva verso San Pietro in Lama. Nella seconda auto, invece, erano seduti un uomo e una donna di Carmiano. L’impatto è stato talmente violento da trascinare l’Audi sul marciapiede. Sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco di Lecce costretti a tagliare la carrozzeria per recuperare il corpo della ragazza. Poi il trasporto in ospedale di tutti e cinque i passeggeri le cui condizioni, come detto, non sono preoccupanti.

Al vaglio le cause dell’incidente. Probabilmente una mancata precedenza di uno dei due mezzi o l’alta velocità.

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Lo stereotipo antimeridionalista del ministro dell’Istruzione che dice ai docenti di lavorare di più e la risposta di una prof del sud

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CORIGLIANO –  Alla scuola del sud non servono più soldi, ma più impegno: questo è il concetto che emerge da un’infelice esternazione del ministro Marco Bussetti, in visita ad alcune scuole di Afragola e Caivano, in Campania. “Cosa arriverà qui al sud per recuperare il gap con le scuole del nord. Più fondi?”, chiede l’intervistatore. “No. Più sacrificio, più lavoro, più impegno. Vi dovete impegnare forte”. Si tratta di una generalizzazione e di un banalissimo stereotipo: non sarà il maggiore impegno (che c’è già in tante realtà scolastiche) a tirare fuori dai guai la scuola del sud. Un ministro dovrebbe sapere che le scuole del nord sono piene di docenti meridionali (sono quasi tutti del sud o originari del meridione) che si impegnano forte e hanno reso le scuole settentrionali efficienti e competitive. Al sud ci sono eccellenze, ma anche troppe scuole cadenti e povere. A rispondere al ministro con un po’ di ironia ci pensa una professoressa di lungo corso, che è stata anche sindaca e conosce tutti i problemi del mondo scuola. Ecco la lettera di Ada Fiore al ministro:

“Caro ministro Bussetti.
Mi ha scoperto.
Lo confesso.
Io, docente del sud, devo lavorare di più.
Devo assolutamente impegnare meglio il mio tempo.
Non è pensabile che continui a perdere   ore e ore di lezione nel tentativo di  far appassionare i ragazzi all’ amore per il sapere.
Che mi sforzi di far comprendere loro il senso della storia, della filosofia, la bellezza di un brano, la musicalità di una poesia, il valore di un’ opera d’ arte.
Quanta inutilità risiede nello sforzo quotidiano  di accompagnare le nuove generazioni in un processo di crescita autonoma e consapevole.
Di comprendere i loro bisogni, i loro problemi, i loro disagi.
Di riempire di contenuti tutti quei file vuoti che la nostra società offre loro.
Di incoraggiare i loro sogni, le loro aspettative, i loro disegni ed il futuro!
Quanta presunzione nel considerare ancora la scuola l’ ultimo punto di riferimento per i nostri fragili ragazzi!
Che poi rimangono sempre dei meridionali!
Ormai sono stata scoperta.
E per colpa mia, tutti i docenti del sud sono stati rimproverati da Lei.
È vero. Serve più impegno.
Per questo le prometto  che da domani arriverò puntuale a scuola.
Che porterò tutti i libri necessari e non li chiederò più agli alunni.
Che imparerò a memoria l’orario scolastico e che non sbaglierò più classe dove andare.
Ed, infine, che non dimenticherò più la data e l’ ora dei consigli di classe, né tantomeno quella degli scrutini.
Chiedo umilmente scusa a tutti i colleghi delle scuole del sud per l’accaduto e mi auguro, che questo mio nuovo comportamento,  possa contribuire a ridurre il gap esistente tra le scuole del Sud e quelle del Nord”. Il ministro leghista oggi dice di essere stato frainteso e che si trattava di una frase estrapolata da un contesto. Di Maio, invece, da uomo del sud ha spiegato che i soldi servono per recuperare il gap con le scuole del nord. Il Movimento 5 Stelle ha preso le distanze dal ministro: si parlava di gap, ma il Bussetti ha fatto una banalissima gaffe.

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Galatina torna alla Bit di Milano 2019

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MILANO  – Anche la Città di Galatina a Milano per la Bit 2019 in programma a fieramilanocity dal 10 al sabato 12 febbraio. Una tre-giorni tornata a essere riferimento per l’industria turistica italiana e internazionale grazie al concept espositivo che mette al centro la gestione professionale del prodotto-viaggio come esperienza e momento lifestyle.

Viaggiare secondo i nuovi parametri esperienziali significa allontanarsi dai percorsi più turistici esplorando luoghi meno conosciuti per ottenere un senso più locale, quindi più genuino del paese o delle città.

Galatina tra le 99 perle del Salento rappresenta una tra le mete più ambite oggi per chi viaggia; piccola città rimasta ancora autentica, a spiccata vocazione artistica e scrigno di innumerevoli suggestioni storiche, artistiche, naturalistiche e culinarie.

La città si presenta alla Bit nel Padiglione Puglia con una riedizione della brochure istituzionale, redatta in lingua italiana ed inglese, aggiornata e arricchita nei contenuti, in cui è rappresentato il forte legame tra arte e cultura, buona tavola e tipicità che caratterizza Galatina.

Lunedì 11 febbraio, inoltre, Galatina parteciperà alla Conferenza Stampa “LANCIARE LA NUOVA STAGIONE TURISTICA 2019” presentando il meglio dell’offerta turistica in Puglia “Salento, il turismo d’esperienza”, organizzata nella sala eventi dello stand della Regione Puglia, alla presenza di testate giornalistiche e tour operator nazionali ed internazionali.

Alla Conferenza prenderà parte in rappresentanza dell’Amministrazione Comunale Cristina Dettù Ass. Cultura e polo bibliomuseale – Pubblica istruzione – Politiche ambientali e di gestione dei rifiuti – Politiche comunitarie – Innovazione tecnologica della Città di Galatina, Luigi Derniolo Presidente Confartigianato Impresa Lecce e Alberto Russi Coordinatore aziende aderenti all’iniziativa BIT. Obiettivo dell’incontro la presentazione della proposta turistica 2019, un’offerta destagionalizzata che tiene conto dello scenario internazionale in crescita nel quale Galatina, il Salento e la Regione intera, si collocano in quanto territorio sempre più richiesto e in grado di offrire esperienze di viaggio esclusive con una ricchezza naturalistica, culturale, storico-artistica e produttiva unica nel suo genere. Un luogo speciale dove l’arte incontra l’enogastronomia formando un binomio perfetto. La cucina di carattere dai sapori intensi e la tradizione dolciaria diventano, infatti, attrattori turistici importanti per Galatina che può contare su ricco patrimonio di eccellenze e una pluralità di produzioni locali che la contraddistinguono.

“Happiness is a Journey, il claim dell’edizione 2019 della Bit di Milano è un preciso richiamo al tema del viaggio vissuto in prima persona per la voglia di scoprire e scoprirsi” Interviene così Alberto Russi.

“Il viaggio esperienziale è infatti il motore del turismo moderno. Viaggiare non è più sinonimo di fuga e relax ma di coinvolgimento, avventura e autenticità dell’esperienza.

Basta dare un’occhiata a molte OTA, le Online Travel Agencies,per rendersi conto che l’offerta non è più limitata al semplice soggiorno, ma vi è una sempre maggiore richiesta di“Esperienze” intese come sperimentare cose nuove, scoprire nuove culture attraverso i suoi cibi e le sue tradizioni venire a contatto con persone del luogo e le loro usanze.

Il target visitatori per tutto il Salento è di fatto cambiato negli ultimi anni, diventando sempre internazionale e di livello alto.Lo dicono i dati regionali sugli arrivi e sulle presenze e lo confermano gli operatori del settore. Cresce soprattutto la destagionalizzazione e calano le presenze nelle strutture ricettive delle località di mare in favore dei centri storici dell’entroterra.

Galatina ambasciatrice delle bellezze del Salento e dei sapori dell’entroterra è una tra le mete più ambite per chi viaggia, proprio perché la città ha mantenuto intatta la sua genuinità e il forte legame tra arte e cultura, buona tavola e tipicità. Uno scrigno di innumerevoli suggestioni storiche, artistiche, naturalistiche e culinarie che rappresentano attrattori turistici dal forte appeal a livello mondiale

Proprio per questo la Città di Galatina, grazie all’impegno di tutte le attività commerciali e le strutture ricettive in accordo con l’Amministrazione locale, intende integrare al meglio il concept diviaggio esperienziale nei servizi che offre, rendendo unica la sua proposta turistica, sempre più concentrata sulle attività del luogo, che permettono al visitatore di entrare in contatto con la cultura e le tradizioni locali attraverso l’esperienza. Tutte le strutture collaborano con le altre aziende della città così da fornire al turista una visione d’insieme della cultura locale e dell’area circostante.

Questo sarà possibile anche grazie anche alla riaggiornata giuda locale, che va oltre la normale mappa della città e regala agli ospiti un vademecum per esplorare al meglio luoghi e usanze al di fuori dei classici standard turistici.

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Sei Nazioni Femminile a Lecce, pareggio tra Italia e Galles: 3 – 3

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Italia: 15 Manuela Furlan (c), 14 Aura Muzzo, 13 Michela Sillari, 12 Beatrice Rigoni, 11 Sofia Stefan, 10 Veronica Madia, 9 Sara Barattin, 8 Elisa Giordano, 7 Giada Franco, 6 Ilaria Arrighetti, 5 Giordana Duca, 4 Valentina Ruzza, 3 Lucia Gai, 2 Melissa Bettoni, 1 Silvia Turani
Marcatrici Italia
Mete:
Conversioni:
Punizioni: Michela Sillari (60)

Galles: 15 Lauren Smyth; 14 Jasmine Joyce, 13 Hannah Jones, 12 Alicia McComish, 11 Lisa Neumann; 10 Robyn Wilkins, 9 Keira Bevan; 1 Caryl Thomas, 2 Carys Phillips (c), 3 Amy Evans, 4 Natalia John, 5 Gwen Crabb, 6 Bethan Lewis, 7 Manon Johnes, 8 Siwan Lillicrap

Marcatrici Galles
Mete:
Conversioni:
Punizioni: Robyn Wilkins (32)

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Vibrano i cuori al Fulgenzio

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di Manuela Marzo

Lecce – “L’emozione non ha voce”, ma spesso ha la forza di penetrare la nostra pelle, di toccare i cuori, di farli vibrare, palpitare, commuovere. Questo è successo ieri sera nella Chiesa S. Antonio al Fulgenzio di Lecce grazie alle continue e profonde iniziative su tutto il territorio dei frati minori della provincia di Lecce.

La giornata dedicata ai testimoni dell’oggi e di ieri, frati minori “Fra la gente”, è  data da un’occasione, così come chiarisce nell’apertura fra Paolo Quaranta, vicario provinciale, della memoria di due eventi significativi che hanno lasciato tracce indelebili nella storia mondiale l’uno, nella storia della terra salentina, l’altro. 800 anni fa l’incontro tra Francesco d’Assisi e il sultano Al-Kamil, in Egitto, in tempo di guerra, per creare dialogo e costruire la pace; il 9 febbraio del 1955 il pio transito di fra Giuseppe Michele Ghezzi e 40 anni fa la traslazione del Venerabile dal cimitero di Lecce al Fulgenzio, dove oggi riposa o, meglio, ‘vive’ ancora. Il padre Francesco e fra Michele Ghezzi testimonianze vere e autentiche di condivisione e di annuncio del Vangelo tra la gente, tutta la gente, senza distinzione di titoli, colori, appartenenze. Come strumenti soltanto un paio di sandali, il più delle volte sfondati e, talvolta, una bisaccia.

Punto di incontro e di congiunzione dei due momenti un frate minore, Ibrahim Alsabagh, parrocco ad Aleppo. Nato a Damasco, dopo gli studi di dottorato a Roma, torna in terra siriana, tra la sua gente rispondendo ad una chiamata, senza certezze, ma forte della sua fede e della scelta  francescana che caratterizza la vita, essere minore tra gli ultimi. Fra Ibrahim ha scelto di vivere ad Aleppo, una città  che lascia senza parole, che imprime nella mente immagini di soldati e di macerie, come dal racconto dell’esperienza in questa terra di fra Francesco Zecca, coordinatore nazionale giustizia, pace e integrità del creato.

Fra Ibrahim, testimone di una guerra  che ha sconvolto la Siria per otto lunghi, lunghissimi anni, che ha  sperimentato l’orrore rimanendo ad Aleppo con la sua piccola comunità di appena quattro frati, sotto i bombardamenti che hanno seminato  paura e morte,  creato ferite, difficili da rimarginare nella psiche di tanti ragazzi, è oggi  testimone della  fede cristiana  che semina speranza, sempre, anche nei luoghi più bui e  persino nei momenti più inspiegabili della storia.

Il Fulgenzio gremito di gente in ascolto. Silenzioso e attento. Incredulo a volte. La testimonianza di questo giovane frate ha dato un’identità alle emozioni che attraversavano la parrocchia francescana: emozioni che si sono vestite di volti segnati, di sguardi attoniti, di cuori dal battito incontrollabile al boato dei bombardamenti. Volti di persone e non di numeri, di anziani fiaccati dalla guerra, di padri disarmati, di ammalati, adulti e bambini, senza possibilità di cure. Eppure su quei volti, nella loro disperazione, calpestando quelle macerie e toccando le ferite sanguinanti di quelle anime, fra Ibrahim ha sperimentato, toccato, sentito, vissuto il vero volto di Gesù Cristo. Da qui parte e si genera il desiderio di pace, la speranza della rinascita. Autore di due libri “Un istante prima dell’alba. Siria. Cronache di guerra e di speranza da Aleppo” e “Viene il mattino. Siria. Riparare la casa, guarire il cuore”, per dare voce ad una guerra ‘invisibile’, ai margini dalle tante acclamate emergenze. Un appello a chi ascolta e a chi legge. Non si possono attendere soluzioni dagli altri. La risposta è in noi: nella nostra fede, che è donazione d’amore. In ogni momento della storia. Per ogni uomo.

 

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La Banca Popolare Pugliese continua a crescere: obiettivi raggiunti e dividendi distribuiti ai soci

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LECCE – La Banca Popolare Pugliese con un utile netto di 9,55 milioni è sempre più solida e più connessa al territorio. Il Consiglio di amministrazione l’8 febbraio ha approvato la situazione patrimoniale economica al 31/12/2018. I risultati sono in linea con gli obiettivi anche quest’anno e si è provveduto anche quest’anno a distribuire il dividendo ai soci. La BPP, pur mantenendo alta l’attenzione all’assunzione e monitoraggio dei rischi, sostiene concretamente l’economia e la crescita dei territori. “La nostra Banca insiste in una tradizione consolidata di remunerare l’investimento dei soci – spiega il presidente BPP, Vito Primiceri –   Ci preoccupa la battuta d’arresto dell’economia che si registra in questo periodo, ma essendo uomini d’impresa siamo convinti che l’Italia tornerà a crescere”. La raccolta diretta cresce del 3,46 per cento: la BPP continua ad essere considerata una banca solida e affidabile dai clienti. Per ascoltare le interviste basta cliccare sulle immagini.

Il direttore Mauro Buscicchio ha spiegato la positività del bilancio attraverso i numeri: è stato azzerato il valore di avviamento e la Banca ha nelle proprie casse un utile netto di 9,55 milioni. Nella conferenza stampa presso la sede di via XXV luglio i vertici BPP hanno dichiarato di voler dare continuità all’azione di investimento sul territorio per contribuire allo sviluppo culturale ed economico.

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Leo Shoes Casarano, riscatto immediato: espugnata Marcianise

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La reazione dei ragazzi della Leo Shoes Casarano al capitombolo interno di sette giorni non si è fatta attendere e si è concretizzata nella convincente affermazione in casa della diretta concorrente Marcianise, grazie alla quale sono tornate a salire le quotazioni dei rosso-azzurri in ottica playoff!
Laterza e compagni hanno giocato una partita attenta e concreta facendo dimenticare in fretta la brutta copia vista contro il Pozzuoli: la ricezione è tornata a registrare percentuali ottimali e anche l’attacco ha girato a dovere mettendo ko i padroni di casa.
L’inizio della sfida è sostanzialmente equilibrato con le tue formazioni che si studiano a vicenda prima di sferrare i colpi più importanti che portano la firma dei rosso-azzurri bravi a contenere gli attacchi dei campani e a far male alla difesa dei padroni di casa con attacchi vincenti. Dopo aver sprecato ben cinque palle set, l’errore al servizio del Marcianise consegnare il parziale di apertura alla Leo Shoes Casarano (25-23).
Il secondo set vede salire in cattedra ancor di più gli ospiti che comandano le operazioni e raddoppiano il vantaggio (25-19) con gli attacchi chirurgici dei vari Zanette, Gribov e Romano.
Nel terzo parziale la contemporanea reazione d’orgoglio del Marcianise e il netto calo di concentrazione dei rosso-azzurri consentono ai ragazzi di Mister Calabrese di accorciare le distanze (25-16).
Subita la sconfitta del terzo parziale, la Leo Shoes Casarano sembra incassare il colpo stentando anche ad inizio quarto set che vede il Marcianise avanti 8-5, quando in battuta va Muscarà che ribalta il punteggio grazie ad un filotto vincente (11-8). Da quel momento in poi è di nuovo dominio degli ospiti che portano a casa set (25-19),match e tre punti d’oro!

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Picchiato e poi accoltellato all’esterno di una discoteca: 19enne finisce in ospedale

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CASTRIGNANO DEI GRECI (Lecce) – Picchiato e poi accoltellato ad un gluteo all’esterno della discoteca Covo 85 a Castrignano dei Greci. Vittima: un 19enne di Carpignano Salentino ricoverato nella notte presso l’ospedale di Scorrano con una prognosi di 20 giorni. L’episodio di movida violenta si è verificato intorno alle 4.30. Il giovane, stando ad una prima sommaria informazione, era appena uscito dal locale e si stava dirigendo al parcheggio insieme ad alcuni amici. Improvvisamente è stato avvicinato da un gruppo di facinorosi con intenzioni per nulla amichevoli.

Il giovane, un disoccupato, è stato accerchiato, picchiato con calci e pugni su tutto il corpo. Poi dalla tasca di uno dei suoi aggressori è spuntato un coltello con cui il 19enne è stato ferito al gluteo con la più classica delle punzonature. Subito dopo il branco si è allontanato mentre gli amici del giovane hanno prontamente accompagnato il ragazzo in ospedale dove i medici hanno accertato escoriazioni varie (tra cui vari traumi facciali) guaribili in una ventina di giorni. La coltellata non preoccupa. Più gravi i segni per il pestaggio.

A breve la vittima verrà ascoltata dagli investigatori. Al lavoro i carabinieri della stazione di Martano insieme ai colleghi della sezione operativa di maglie (la vecchia Aliquota operativa). Non è ancora chiaro cosa abbia scatenato tanta violenza. Un litigio pregresso nella discoteca poi “regolato” all’uscita? Qualche parola di troppo mentre i gruppetti raggiungevano il parcheggio? Un aiuto alle indagini potrebbe arrivare dalla visione delle telecamere di videoregistrazione installate nella discoteca che verranno acquisite dai carabinieri in queste ore.

Di certo gli episodi di microcriminalità stanno tornando di stringente attualità nei week-end nel Salento. Appena sabato scorso due aggressioni si erano registrate nel capoluogo salentino nel cuore dei locali della movida.

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Riflessioni a freddo sul Festival di Sanremo 2019

Firma del protocollo d’intesa tra il Conservatorio di Musica “Tito Schipa” di Lecce e l’ Universitati të Arteve di Tirana

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Un significativo obiettivo perseguito dal Conservatorio di Musica “Tito Schipa” di Lecce, fortemente voluto dal Direttore Prof. Giuseppe Spedicati e dal Presidente On. Dott. Biagio Marzo, è quello dello sviluppo di relazioni internazionali da parte della stessa Istituzione.

Nell’ambito di questo specifico settore, lo scorso 24 gennaio è stato siglato un importantissimo accordo di partenariato tra il Conservatorio di Lecce e l’Università delle Arti di Tirana.

Nella sala “Tonin Harapi”, presso la sede a Tirana dell’Università delle Arti, sono stati firmatari del protocollo il Prof. Kastriot Çaushi, Magnifico Rettore dell’ Universitati të Arteve e noto attore albanese, il Decano della Facoltà di Musica della stessa istituzione, Prof. Dott. Isak Shehu, e, per parte italiana, il Direttore del Conservatorio di Lecce Prof. Giuseppe Spedicati e l’On. Dott. Nicola Ciracì, in rappresentanza del Consiglio di Amministrazione dalla stessa istituzione.

Il protocollo è stato firmato alla presenza della Dott.ssa Alessandra Bertini Malgarini, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana e rappresentante dell’ Ambasciata della Repubblica d’Italia, della Dott.ssa Ledia Mirakaj, in rappresentanza dell’Ambasciata della Repubblica di Albania a Roma quale Primo Segretario per gli Affari Culturali, del rappresentante della Regione Puglia a Tirana Dott. Claudio Polignano.

Per parte dell’Università delle Arti di Tirana erano presenti la Prof.ssa Merita Rexha Tërshana, Vice Decano,  il Prof.. Dott. Arben Llozi, Capo del Dipartimento di Interpretazione, il Prof. Pjetër Guralumi, responsabile del settore progetti, la signora Jona Kasimati, specialista presso l’ufficio delle relazioni estere. Per il Conservatorio di Lecce era presente anche il Vice Direttore, Prof. Corrado De Bernart.

 

Punto saliente dell’accordo siglato sarà la realizzazione di un Festival Italia-Albania – con cadenza annuale e svolgimento alternativamente nelle due nazioni – ma sono ulteriormente previsti scambi di produzioni nel settore artistico ed interazioni nel settore didattico. Altro elemento di grande rilievo sarà l’impulso delle attività di interscambio nell’ambito del programma Erasmus +.

 

Le iniziative – eventi artistici e culturali, programmi di formazione, progettualità di produzione – saranno attuate nel contesto dell’accordo quadro e dettagliate con ulteriori atti. Il protocollo d’intesa, immediatamente operativo, rimarrà in vigore per un periodo di 3 anni.

 

In Albania l’accordo ha ricevuto significativi riscontri mediatici e molte sono le aspettativa da parte di entrambi i partner.  Le attività in progettazione nelle sedi albanesi e in quelle  del Conservatorio “Tito Schipa” – Lecce e Ceglie Messapica – contribuiranno alla definizione di una più ampia attività di promozione culturale e musicale ed a un significativo arricchimento nel settore della formazione.

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Primarie centrodestra, ok anche dal Movimento l’Altra Italia

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LECCE – “Disco Verde” quindi per l’attivazione delle procedure che porteranno il giorno 17 marzo alle primarie nel centro destra. Lo comunica in una nota il Movimento Politico L’Altra Italia, che continua: da tempo favorevoli a questo strumento, che se correttamente regolamentato, permetterebbe la massima espressione di coinvolgimento dei cittadini anche nella scelta del prossimo candidato sindaco di Lecce.

Il Movimento Politico L’Altra Italia quindi si ritiene, come già ribadito precedentemente,  disponibile a condividere tale percorso e pertanto pronto a collaborare e supportare tale strumento affinché tale competizione possa poi far emergere la figura del candidato sindaco (condiviso e scelto democraticamente da tutti), da sostenere nella prossima tornata elettorale, ormai alle porte.

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Amministrative, anche Giuseppe Rosafio candidato Sindaco a Copertino

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COPERTINO (Lecce) – Dopo una attenta riflessione tra tutti i componenti della coalizione, Copertino Attiva ha deciso di proporre la candidatura a Sindaco all’avvocato Giuseppe Rosafio, il quale ha accettato l’incarico e confermato la sua disponibilità ad affrontare con coraggio e senso di responsabilità questa nuova corsa elettorale.
Il nome di Giuseppe Rosafio, quindi, si va ad aggiungere ai nomi già presenti sul palcoscenico locale, Ferdinando Valentino e Vincenzo De Giorgi, in attesa di arrivare a conoscere la rosa completa delle candidature.

La scelta – afferma il portavoce del gruppo – non è stata casuale ma fatta in base alle caratteristiche indispensabili da noi richieste alla figura del candidato Sindaco: competenza amministrativa, capacità organizzative e la volontà di tenere,come unico punto di riferimento, solo i cittadini di Copertino per costruire con il loro aiuto un progetto valido per la città.
Quest’ultima caratteristica – continua a dire – che ai più potrebbe sembrare di poco conto, è per noi assolutamente fondamentale per riuscire ad arginare, in città, l’antipolitica presente negli ultimi anni, fatta di accordi sottobanco, di elementi calati dall’alto con i nomi imposti dalle segreterie provinciali e regionali e di personaggi che pur rimanendo nell’ombra decidono in maniera sostanziale delle sorti del paese.

Con Giuseppe Rosafio – continua a ribadire – siamo convinti di aver fatto la scelta migliore per le sue doti personali che vanno dal profilo umano alle enormi capacità di aggregazione, dalla disponibilità innata di ascoltare le proposte costruttive sino alla capacità di motivare l’intera squadra intorno ad un progetto di città molto diverso dalle solite logiche spartitorie.
Finalmente -termina il discorso – nei prossimi giorni si potrà iniziare a parlare di programmi, di problematiche da risolvere, di potenzialità inespresse e, soprattutto, di “Copertino” con tutti coloro che vorranno rimboccarsi le maniche per ricostruire, insieme a noi, un territorio degno del suo passato; sinora, in città, si è parlato solo di altro.
Giuseppe Rosafio ha invece inteso mettere in risalto come la sua partenza programmatica avrà inizio con l’imboccare una strada diversa dal percorso fatto dall’amministrazione uscente, che ha spesso intrapreso decisioni impopolari senza dare ascolto ai richiami dei cittadini. Tutto questo ha portato – dice ancora il neo candidato – ad allontanare il cuore pulsante del paese dalla vita pubblica e ad alimentare una insofferenza verso chi amministra e la politica in generale. Gli elementi che faranno parte di questa nuova avventura – dice ancora – dovranno dimostrare di possedere: concretezza, trasparenza e voglia di condividere con tutti i soggetti chiamati ad amministrare (consiglieri, cittadini, associazioni,) i lavori che si dovranno portare avanti. E’ urgente, da oggi in poi, – ribadisce il professionista – lanciare un messaggio a tutta la comunità copertinese affinché ritrovino lo spirito collaborativo e l’entusiasmo dei tempi migliori per far fare il salto di qualità necessario a tutta la città. Solo così sarà possibile incrementare quella crescita economica utile per far uscire le fasce più deboli dal momento di precarietà che stanno vivendo negli ultimi anni e agli altri di ritornare a investire in quelle operazioni di sviluppo che hanno alimentato per lunghi decenni la ricchezza del paese.

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