Un eccezionale concerto quello di ieri sera, venerdì 7 dicembre, al Teatro Apollo di Lecce, organizzato dalla sempre attiva Camerata Musicale Salentina e che ha visto esibirsi sul palco la giovane, ma già star internazionale, pianista sudcoreana Ilia Kim, brillante interprete di un repertorio dedicato al grande musicista e compositore francese Claude Debussy, di cui lo scorso 25 marzo ricorreva il centenario della morte.
La scelta del compositore francese non è certo stata dettata dal caso, bensì da precise valutazioni della Kim, giacché negli ultimi tempi la figura e l’opera di Claude Debussy sono al centro di un ampio dibattito della critica. Egli infatti rappresenta un nodo cruciale fra la musica del Romanticismo ottocentesco e quella moderna del novecento.
In Debussy fanno la loro apparizione alcune sostanziali innovazioni, sia sul piano armonico e delle soluzioni timbriche, con l’utilizzo di accordi dissonanti, sia nella struttura dell’orchestra, in cui appaiono per la prima volta strumenti mai utilizzati in precedenza e recenti per l’epoca, come ad esempio i vari sassofoni. Per non dimenticare il frequente uso della scala esatonale, ossia composta da sei note, tutte distanti un tono l’una dall’altra e che possono simultaneamente fungere da tonica, nota anche come Scala di Debussy, creando così quel peculiare stile impressionista, come è possibile osservare, a titolo di esempio, in Prélude à l’après-midi d’un faune, in L’isle joyeuse ed in Voiles, Preludio, libro I, no. 2. Non è un caso che alla sua musica ed alla sua timbrica si siano ispirati anche moltissimi jazzisti, tra cui possiamo citare Bix Beiderbecke nelle sue composizioni pianistiche, o gli impasti sonori di diverse Big Band.
Nato il 22 agosto 1862 a Saint-Germain-en-Laye, agli inizi della sua carriera fu definito impressionista, paragonando in parallelo la sua musica all’omonima arte pittorica, anche per via dell’amicizia con Mallarmé e Maeterlinck, con i quali condivideva, tra l’altro, anche la passione per l’esoterismo e la frequentazione di circoli occulti della Parigi fin de siecle. Se analizziamo la produzione pianistica del compositore, è possibile rilevare la sua progressiva escalation professionale evolutiva.
Ilia Kim nasce a Seul e già all’età di quattro anni comincia lo studio del pianoforte, mentre ad 11 anni partecipa ad un recital presso il Sae Jong Arts Centre di Seul, dove viene premiata con una borsa di studio che le consente di continuare gli studi all’estero. Nel 1988 comincia la frequentazione dei corsi presso la Hochschule der Künste di Berlino, conseguendo il diploma nel 1994 col massimo dei voti, quindi si specializza presso il Mozarteum di Salisburgo, il Hochschule für Musik und Theater di Hannover ed infine all’Accademia Pianistica di Imola. La sua carriera include performaces in Corea, Germania, Stati Uniti, Austria, Francia, Svezia, Finlandia, Olanda, Romania, Croazia, Polonia, Portogallo, Messico, Brasile, Italia, Cina ed altri Paesi, inoltre vanta importanti sodalizi con rinomate orchestre quali: l’Orchestra Filarmonica di Seoul, l’Orchestra della Radio Nazionale Filarmonica di Greensboro, l’Orchestra Sinfonica di Fairbanks, l’Orchestra della Istituzione Sinfonica Abruzzese, l’E.A.O.S.S di Palermo, l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, l’Orchestra Sinfonica di Roma, la China Philharmonic Orchestra di Pechino, la Guangzhou Symphony Orchestra, la Shanghai Oriental Symphony Orchestra ed altre. Inoltre nel 2001 ha collaborato a Catania con Andrea Bocelli e Sandro De Palma, sotto la direzione di Donato Renzetti, alla prima esecuzione assoluta di Malinconia, ninfa gentile per voce, due pianoforti solisti ed orchestra d’archi. Dal 1998 ha scelto l’Italia quale sua residenza fissa.
Ma veniamo al concerto di ieri sera, magistralmente eseguito dalla Kim che ha saputo cogliere col suo elegante ed incisivo tocco pianistico i più sottili aspetti della musica del grande compositore francese. La performance è stata suddivisa in quattro momenti che ripercorrevano l’evoluzione artistica di Debussy, dalle prime opere giovanili sino alla maturità, il tutto sapientemente spiegato prima di ogni fase dalla Kim, in un italiano impeccabile. La prima sequenza comprendeva Deux Arabesque, composta fra il 1888 ed il 1891, Clair de lune del 1890 e Tarantelle styrienne, sempre del 1890, brani in cui si percepisce subito quel senso di astrattismo impressionista che Debussy avrebbe sviluppato nel corso della sua carriera. Le note sono evanescenti, quasi incorporee, pur descrivendo le immagini sonore imposte dal titolo. La seconda sequenza, che comprendeva La soirée dans Grenade, del 1903, e L’isle joyeuse, dell’anno successivo, rivela in maniera netta il parallelismo della musica di Debussy con l’arte pittorica impressionista, inoltre, specialmente nel secondo brano, compare il tema del mito, del fantastico, con la descrizione di creature mitologiche e spiriti degli elementi, nelle cui danze traspare un forte contenuto erotico e simbolico.
Tuttavia il simbolismo raggiunge il suo apice nella terza sequenza di brani scelti da Ilia Kim, in cui ricorre costantemente il tema dell’acqua quale elemento fondamentale per la vita ma che al tempo stesso può dispensare anche la morte. I brani di questa fase sono stati Ondine del 1910 ed ispirata alle omonime fantastiche creature dell’elemento acqua, La Cathédrale engloutie, del 1908 che prende spunto dall’isola/penisola, a seconda delle maree, di Saint-Michel, Ce qu’a vu le vent d’ouest, sempre del 1908 che raccoglie il grido dei condannati ad una morte per causa dell’acqua, ed infine Le plus que lente del 1910. L’ultima sequenza includeva due studi: Hommage à Haydin, del 1909 e dedicata al grande musicista austriaco del ‘700 e dei primi anni del XIX secolo, ed Études pour les octaves, datata 1915.
In questo esaltante percorso Ilia Kim ha saputo descrivere ed interpretare al meglio l’opera di Debussy, facendo risaltare le soluzioni armoniche e timbriche del grande compositore, l’alternanza fra la quiete, in cui anche le pause prendono vita, e l’improvviso fluire di note evanescenti, tipiche delle scale esatonali, che conferiscono quel senso di simbolico, di astratto e di impressionista alla sua musica. Note che a volte sembrano impietosamente trattenute solo un attimo, quasi elegantemente sospese, prima di essere rilasciate in un turbinio di sensazioni che spaziano dal mistico all’erotico, senza mai sfociare nel volgare. Richiamata a suon di applausi da un pubblico entusiasta, la Kim ha regalato ancora due ottimi bis che hanno confermato la sua magistrale grandezza.
Grazie ancora alla Camerata Musicale Salentina, nata nel 1970 su iniziativa di Carlo Vitale e sostenuta dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dalla Regione Puglia e dal Comune di Lecce, per averci regalato una serata artistica di così alto livello.
Cosimo Enrico Marseglia
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