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Udienze fino a tarda ora, disagi per l’intera utenza: malumore e disappunto tra gli avvocati

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F.Oli. 

LECCE – Serpeggia un forte malumore tra gli avvocati leccesi per la gestione di alcune udienze in particolare davanti ai giudici monocratici. L’ultima udienza maratona è andata in scena nella giornata di ieri quando giudici, cancellieri, avvocati, testi e imputati hanno lasciato il Tribunale penale solo poco dopo le 22. Succede, spesso, che il calendario dei processi si ingolfi costringendo utenza e addetti ai lavori ad un vero e proprio tour de force per essere presenti in aula anche fino a tarda ora.

Questo nonostante sia stato sottoscritto un protocollo con il Presidente della Corte d’appello, alla presenza del Presidente del Tribunale e il Presidente dell’Ordine e il Procuratore capo che prevede lo stop giornaliero a tutte le udienze per le 17.30. Solo per quei processi già chiamati a ridosso dell’orario limite si può sforare ma sempre per poche ore. Eppure, per gli avvocati, dovrebbero essere tutelati orari e protocolli che, sistematicamente, verrebbero violati.

Con prevedibili ripercussioni per tutti. In particolare per gli stessi imputati che, quasi mai, riescono ad essere presenti in aula dopo lunghe camere di consiglio che costringono i giudici, oberati dai processi e da un carico di lavoro notevole, ad uscire in aula solo a tarda ora per leggere il dispositivo delle sentenze. Spesso desolatamente vuote e senza la presenza dei diretti interessati. Per bloccare un simile andazzo gli avvocati potrebbero, a breve, presentare un documento scritto.

“Esiste un protocollo”, conferma la Presidente Roberta Altavilla, “per il quale andava fatta una ricognizione delle udienze a metà mattinata che comunque non devono protrarsi entro un certo orario se non in casi eccezionali. E’ un caso sul quale siamo intervenuti più volte perchè non è possibile che le udienze vadano avanti fino alle 22 ed eravamo stati assicurati che lo stop sarebbe stato entro e non oltre le 20. E’ evidente che assumerò le opportune informazioni e poi ne riferirò in Consiglio e vedremo se si tratta di un caso eccezionale o di un iter ripetuto. Sicuramente non è giusto che le udienze si protraggano fino a quell’orario per gli avvocati, i testimoni presenti, i cancellieri. E’ evidente che casi simili non devono accadere. Se c’è un protocollo deve essere rispettato salvo eccezionali casi”.

“E’ impensabile che le udienze ordinarie”, è il commento del Presidente della Camera Penale di Lecce, l’avvocato Silvio Verri, “che le udienze ordinarie possano protrarsi fino a sera. tale situazione comporta gravissimi disagi agli avvocati e ai cittadini coinvolti nei processi  che spesso sono costretti ad attendere per intere giornate. La Camera penale chiede il rispetto del protocollo già esistente e nei prossimi giorni solleverà il problema con una apposita delibera di Giunta”-

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Presunti abusi in una Comunità, tre ex ospiti in aula: “Lasciati a digiuno e senza poterci lavare”

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F.Oli.

GALATINA (Lecce) – Lasciati a digiuno, senza potersi lavare e vittime di punizioni estremamente severe ogni qualvolta veniva violato il rigido regolamento. Irrompono le testimonianze di tre ex ospiti della comunità rieducativa “L’Aquilone” di Galatina nel processo sui presunti maltrattamenti compiuti dal responsabile Bruno Dollorenzo all’interno della struttura. Due ragazze e un ragazzo (all’epoca dei fatti minorenni) sono stati sentiti davanti al giudice monocratico monocratico Sergio Tosi e il lungo ascolto è servito per blindare, ancora di più, il clima da “lager” instaurato all’interno della struttura dal responsabile con le accuse di abuso dei mezzi di correzione, maltrattamenti verso fanciulli e violenza privata, reati tutti aggravati. In alcuni casi, infatti, gli abusi sarebbero stati riservati anche a ragazzini affetti da problemi psichici. Tornando a quanto avvenuto in aula, prevedibilmente scossi e turbati nel dover ricordare fatti che stanno cercando di lasciarsi alle spalle, i tre testi non si sono sottratti alle domande del pubblico ministero Stefania Mininni.

I ragazzi hanno riferito di aver assistito a punizioni estremamente severe nei confronti di altri ospiti per opera di Dollorenzo; hanno parlato di ragazzi lasciati a digiuno a cena se non rispettavano il rigido e ferreo regolamento posto a base del comune vivere; è stato confermato lo scarso igiene cui erano costretti per una turnazione delle docce estremamente severa che non consentiva di potersi lavare ogni giorno. E poi i tre testi hanno anche rispolverato la scarsa qualità del cibo a colazione come a pranzo e a cena. Una ricostruzione precisa, dettagliata, puntuale, non condizionata dal tempo trascorso che ha scosso e neppure poco chi era presente in aula. Il processo è stato aggiornato al 28 novembre quando dovrebbe essere completato l’ascolto degli altri testi.

L’indagine culminò nell’aprile del 2013 con l’arresto del 49enne di Sogliano Cavour. I carabinieri della sezione di polizia giudiziaria distaccata in Procura svelarono uno spaccato inquietante andato avanti tra il 2009 e il 2012. Ragazzini rimasti in ginocchio per ore a lavare i piatti o a mangiare in disparte. Abbandonati in condizioni di vita disagiate: abbigliamento usato, con una doccia a settimana e senza provvedere al ricambio della biancheria intima. Il processo dovrà accertare anche altre accuse: ragazzi lasciati andare a scuola senza libri, quaderni, occhiali da vista e merenda nonostante Dollorenzo riscuotesse una retta giornaliera di 75 euro per minore (per questo filone d’indagine il 49enne di Sogliano Cavour è stato, di recente, condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione).

I dettagli su quanto accadeva nella struttura sono stati svelati da una decina di ex ospiti ascoltati anche con l’incidente probatorio. Emblematico fu il racconto di uno dei primi episodi che diede l’incipit all’inchiesta: nel febbraio del 2012 un ragazzo della provincia di Brindisi si presentò in caserma per raccontare di essere scappato dalla comunità: insieme ad altri compagni era stato preso a cinghiate e a colpi di stracci bagnati.

Solo in tre si sono costituiti parte civile con l’avvocato Paola Scialpi. Sono entrati nel processo anche l’associazione Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) con l’avvocato Enrica Galasso e il Comune di Galatina con l’avvocato Bruno Ciccarese. Dollorenzo è difeso dagli avvocati Francesca Conte e Mario Coppola.

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Maltrattamenti in una scuola dell’infanzia? Maestra continua a prestare regolare servizio

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F.Oli.

MONTERONI (Lecce) – Ha scosso un’intera cittadinanza la notizia (pubblicata due giorni fa sulle pagine di questo sito) sui presunti abusi in una scuola dell’infanzia a Monteroni per mano di una maestra iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di maltrattamenti verso fanciulli. Al prevedibile clamore per la gravità dei fatti (tutti da accertare) fa da contraltare la posizione dell’indagata. La docente, infatti, ha ricevuto comunicazione di un fascicolo aperto sul suo solo quest’estate. Finora non è mai stata sentita. Nè è stata ancora convocata dagli inquirenti per un interrogatorio.

Difesa dall’avvocato Anna Inguscio, la docente (che risiede in un paese limitrofo) continua a prestare servizio nella stessa scuola e nella stessa sezione. Nessun provvedimento disciplinare è stato ancora adottato dall’ex Provveditorato degli Studi in attesa di conoscere gli sviluppi dell’indagine nonostante la dirigente scolastica abbia provveduto come sui prevede in simili casi a segnalare la vicenda. In queste ultime settimane, sicuramente difficili, la maestra ha ricevuto attestati di stima e di fiducia dai suoi stessi colleghi per una riconosciuta professionalità mai macchiata nella sua lunga esperienza con alunni giovanissimi.

A mettere in moto le indagini, condotte dai carabinieri della stazione di Monteroni, è stata la denuncia querela della madre di un bambino di 5 anni vittima delle presunte violenze insieme ad un altro bambino di due anni più grande. I militari hanno acquisito anche le conversazioni intercorse tra le mamme dei piccoli alunni confluite nella chat di gruppo di WhatsApp. Tre gli episodi, al momento, emersi. Il 5 giugno scorso la maestra avrebbe picchiato i due alunni provocando al bimbo di 5 anni una ferita al labbro inferiore e al compagno di due anni più grande un’ecchimosi al polso sinistro. Due giorni dopo la maestra avrebbe nuovamente picchiato l’alunno più piccolo.

Di recente il pm Stefania Mininni (titolare del fascicolo d’indagine) ha avanzato richiesta, con l’incidente probatorio, di acquisire la testimonianza dei due minori nonchè di un altro minorenne informato sui fatti per accertare la loro capacità ad essere sentite e, in caso di esito positivo, all’assunzione della loro testimonianza.

 

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Minaccia i carabinieri e si spoglia per sottrarsi al controllo, nei guai una 54enne

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LECCE – Coinvolta in un diverbio tra connazionali, all’arrivo dei carabinieri ha assunto un atteggiamento oltraggioso nei loro confronti, arrivando persino a denudarsi sulla pubblica via per sottrarsi al controllo. Ma è stato tutto inutile e, alla fine, è stata denunciata a piede libero.

La protagonista è una donna colombiana residente a Lecce – E.V.C., di 54 anni – deferita in stato di libertà dai militari del Norm della Compagnia di Lecce.

La colombiana, come detto, all’arrivo dei militari giunti per sedare un diverbio tra altri connazionali, ha cercato di sottrarsi all’accertamento, assumendo nei confronti degli uomini dell’Arma un atteggiamento oltraggioso e minaccioso, rifiutando di fornire le proprie generalità e spogliandosi per strada. Riportata alla ragione, è stata infine denunciata.

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Palpeggiata da un collaboratore nell’ascensore di scuola? Ragazza conferma le accuse

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F.Oli.

SQUINZANO (Lecce) – Ha confermato in circa un’ora e mezzo le toccatine subìte in un’ascensore per mano di un collaboratore scolastico. Si è svolto in mattinata l’incidente probatorio di una 18enne di Squinzano (all’epoca dei fatti ancora minorenne) vittima di palpeggiamenti in un istituto scolastico del paese nord salentino. All’ascolto, davanti al gip Carlo Cazzella, erano presenti anche il sostituto procuratore Stefania Mininni insieme agli avvocati di parte e allo stesso indagato. La ragazza, senza l’ausilio di psicologi perchè ormai maggiorenne, ha raccontato quanto accaduto il 13 gennaio in un istituto scolastico del paese confermando la versione fornita davanti ai carabinieri in sede di denuncia. Ha riferito di aver incrociato il collaboratore mentre scendeva le scale per raggiungere il piano terra e prendere così una merendina dalle macchinette. Il presunto molestatore l’avrebbe trascinata in ascensore fidandosi dell’uomo che conosceva. Nell’ascensore, però, l’uomo avrebbe avanzato delle lusinghe e allungato le mani sulla giovane studentessa. Acquisite le dichiarazioni della persona offesa il pubblico ministero dovrà ora tirare le somme con due opzioni: archiviare il procedimento o chiudere le indagini, preludio per una successiva richiesta di rinvio a giudizio.

La vicenda, denunciata e confermata davanti a un giudice, ha poi riservato un sequel inatteso. Di quanto accaduto a scuola sarebbe venuto a conoscenza il padre della ragazza che avrebbe “vendicato” la figlia mesi dopo. Il 21 maggio per l’esattezza quando il bidello sarebbe stato agganciato per strada in sella alla sua bicicletta, tamponato e poi picchiato a sangue a suon di bastonate dal padre della studentessa. Colpi talmente violenti che il collaboratore scolastico fu immediatamente accompagnato presso il pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” dove i medici gli applicarono complessivamente 175 punti di sutura su varie parti del corpo.

A quel punto sono scesi in campo i carabinieri della stazione di Squinzano, guidati dal luogotenente Giovanni Dellisanti, che hanno avviato le indagini per risalire all’identità dell’aggressore e al movente di quel brutale pestaggio. Il padre della ragazza (difeso dall’avvocato Fiorindina De Carlo) è stato immediatamente denunciato con l’accusa di lesioni personali aggravate e ha rischiato anche l’arresto per la gravità delle ferite. Lentamente la ricostruzione sull’aggressione si è incrociata con quanto accaduto mesi prima a scuola. Sono state acquisite le dichiarazioni della studentessa e del padre che hanno consentito di fare piena luce sulla vicenda. Un’informativa è stata così incartata e spedita in Procura e, sulla base del materiale investigativo finora acquisito, è stato aperto un fascicolo d’indagine in cui compare come indagato il nome del bidello assistito dall’avvocato Paolo Spalluto.

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Blitz in casa di un 42enne, spuntano oltre un etto e mezzo di cocaina in dosi e altra droga

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LECCE – I carabinieri irrompono nell’abitazione di un 42enne e scovano oltre un etto e mezzo di cocaina e qualche grammo di marijuana. E per il padrone di casa scatta l’arresto.

Nei guai è finito il leccese Errico Sinistro, arrestato in flagranza di reato dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Lecce, in collaborazione coi colleghi della stazione di Santa Rosa.

L’arresto del 42enne è scattato nell’ambito di specifici controlli dei militari, finalizzati proprio a contrastare il fenomeno dello spaccio di stupefacenti. I sospetti degli investigatori dell’Arma sono diventati certezze quando, durante la perquisizione in casa di Sinistro, sono stati rinvenuti ben 166,60 grammi di cocaina suddivisa in dosi, 16,9 grammi di “erba” nonché vario materiale per il confezionamento della droga.

Sentito il parere del pubblico ministero di turno, per il leccese è così scattato l’arresto con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. È ristretto presso la sua abitazione, agli arresti domiciliari.

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Leo: “Con l’approvazione di REFIN la Giunta sceglie di investire nella ricerca”

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PUGLIA – Con l’approvazione da parte della Giunta regionale di “Research for Innovation” (REFIN), l’Esecutivo pugliese, accogliendo la proposta dell’Assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro Sebastiano Leo, conferma importanti investimenti per promuovere la ricerca e potenziare l’istruzione universitaria.

Con un investimento pari a 26.000.000 di euro a valere sulle risorse finanziarie di cui all’Asse X – Azione 10.4 del POR Puglia 2014/2020, la Regione Puglia, in sinergia anche la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile, intende avviare specifiche procedure di selezione per l’individuazione di 170 progetti di ricerca e di innovazione nei settori di principale interesse per la Regione, da realizzare da parte di altrettanti ricercatori di cui all’art. 24, c. 3, lett. a) della L. n. 240/2010, da immettere nel sistema universitario pugliese.

Con questo atto si è dato concreto avvio ad un percorso che si articolerà in numerose fasi tra cui:

  • Fase 1: selezione pubblica rivolta alle università per l’individuazione delle idee progettuali effettivamente sostenibili e realizzabili da ciascun Ateneo;
  • Fase 2: procedura di selezione funzionale ad individuare, in base alle idee progettuali risultate sostenibili e realizzabili dalle Università pugliesi, i migliori progetti di ricerca di durata triennale;
  • Fase 3: sottoscrizione delle Convenzioni tra Università pugliesi ed Amministrazione regionale;
  • Fase 4: procedura pubblica di selezione di cui all’art. 24, comma 2 della L. n. 240/2010, condotta dalle Università pugliesi, tesa ad individuare i ricercatori che svilupperanno i progetti di ricerca.

 

 

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Premio Teknè: presentata la manifestazione conclusiva del concorso di idee dedicato all’arte urbana

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LECCE – “E’ la prima conferenza stampa, il primo momento pubblico, che tengo, dopo la mia proclamazione, da presidente della Provincia. Ho accettato l’invito perché ritenevo fosse anche un segnale importante partecipare da presidente della Provincia ad un incontro che racconta quello che ormai è un pezzo imprescindibile del nostro territorio, un Premio fondamentale che si sposa anche con un’idea di buona amministrazione e di bellezza, un concetto del quale non si può fare a meno anche nell’organizzazione urbanistica delle nostre città”.

Sono le parole con cui il neopresidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva ha aperto la conferenza stampa di presentazione dell’evento Premio Teknè, Processi di Contestualizzazione dell’Arte Urbana – Edizione 2018, svoltasi questa mattina a Palazzo Adorno.

“Conosco il Premio Teknè da cittadino del Salento, lo conosco da sindaco di Gallipoli, siamo stati finalisti l’anno scorso, e ritengo che la buona riuscita e il fatto che in questi anni sia diventato un punto di riferimento del settore, ma anche uno stimolo per i sindaci a fare meglio e a fare di più, significa che si è andati e si sta andando verso la direzione giusta. Occorre riuscire a legare gli interventi, non soltanto finalizzandoli alla chiusura del conto economico per il finanziamento ottenuto, ma all’obiettivo di costruire delle città in cui la continua ricerca della bellezza sia uno stimolo, un punto di riferimento per gli amministratori. Perche nel tempo abbiamo visto scempi che un territorio che ha una vocazione ormai principalmente turistica non può tenere”, ha continuato e concluso il presidente Minerva.

All’incontro con i giornalisti sono intervenuti il sindaco di Cavallino Bruno Ciccarese, il presidente Centro Studi Teknè Toti Carpentieri, il direttore Centro Studi Teknè Luigi Mazzei,  il curatore dell’Edizione 2018 dell’evento Giacomo Potì e la titolare di Pimar, partner storico del Premio Teknè Giorgia Marrocco.

La serata conclusiva dell’edizione 2018 del Premio Teknè, che ha il patrocinio della Regione Puglia e della Provincia di Lecce, si svolgerà sabato prossimo 10 novembre, alle ore 20.30, Presso il Teatro Il Ducale a Cavallino (via Padre Gino De Giorgi, Casina Vernazza) con la partecipazione, tra gli altri, del presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva.

Nel corso della manifestazione sarà assegnato il Premio Tekné all’opera pubblica giudicata più interessante e confacente ai canoni di contestualizzazione urbana dalla commissione tecnica costituita per il concorso di idee e proposte.

 

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Offese ripetute ad una coppia di lesbiche: condannato ex maresciallo dei carabinieri

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LECCE – Offese continue ad una coppia di lesbiche. E per A.G., ex maresciallo dei carabinieri, residente a Lecce, è arrivata la condanna al pagamento di una multa di 300 euro con le accuse di minaccia e molestie continue così come disposto dal giudice monocratico Marcello Rizzo.

L’uomo avrebbe manifestato uno stato di insofferenza per la relazione omosessuale instaurata dalle due donne nello stesso stabile definendole con epiteti offensivi e ingiuriosi. I fatti risalgono al maggio del 2014. L’indagine è stata avviata con la denuncia di una delle due donne assistita dall’avvocato Francesco Maria De Giorgi. Additate di essere malate per il solo fatto di avere una relazione omosessuale si legge nella querela.

Le due donne hanno un alterco piuttosto violento con l’uomo e la moglie per questioni di vicinato. Non è neppure la prima volta. Altre querele erano state depositate già in passato. Litigi legati al possesso di armi  che quel giorno sfociarono in un’aggressione verbale da parte dell’anziano con frasi del tipo: “Non meritate di avere le armi, non meritate di avere le armi perché io sono il militare, io ho fatto carriera militare, voi avete fatto solo le …. nella vostra vita. Voi due malate no avete nessun diritto di avere le pistole…Io sono maresciallo ancora in attività perché sono stimato e ad ogni telefonata corrono, non vengono i secondini ma il maresciallo in persona”.

Nella querela venne allegato anche un certificato medico per un intervento del 118 dopo le minacce subite. Il processo di primo grado ha chiarito i contorni di questa vicenda legata a presunte minacce omofobe rivolte ad una coppia lesbo.

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Sicurezza in stazione, Andare Oltre: “Realizziamo il modello aeroportuale anche con i treni”

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NARDÒ – Le stazioni sono insicure? Andare Oltre lancia la sua idea con un hashtag: “#liberiamoitreni”.
“Basta insicurezza sui treni e nei quartieri delle stazioni ferroviarie! – spiega – Pippi MELLONE: “Occorre creare delle zone di sicurezza sul modello degli aeroporti”.
Il movimento scende in piazza il 16 Novembre per una raccolta fìrme.

“I recenti accadimenti di Lecce rappresentano l’effetto della scelta scellerata, Comune a molte città italiane, di ghettizzare le aree attorno alle stazioni – spiega il sindaco di Nardò – Una consuetudine stupida e pericolosa che rende le stazioni italiane infrequentabili. Eppure le stazioni sono l’ingresso alla città, il biglietto da visita, il luogo del benvenuto! Per questo subito dopo i fatti accaduti a Lecce (settembre 2018) Andare Oltre ha iniziato a lavorare su una proposta di intervento che fosse valida sia a Lecce sia in altre realtà simili”.
“Prendersi cura della stazione e del diritto di lavorare e vivere in tranquillità è stato il nocciolo del mio intervento di due settimane fa – dice Massimo Fragola, consigliere comunale a Lecce e segretario provinciale di Andare Oltre – ma in queste condizioni ogni intervento è un palliativo. Il nostro modello, invece, è quello applicato alla gestione degli aeroporti, che ci sembra l’unico in grado di garantire all’utenza la tranquillità di recarsi a scuola o al lavoro, raggiungere un taxi, accedere ai mezzi pubblici o parcheggiare senza difficoltà. Una scelta che ha bisogno di investimenti e di impegno da parte del governo centrale, in collaborazione con le prefetture e le amministrazioni locali: occorrerebbe applicare una zona cuscinetto attorno alle stazioni (non parliamo solo di Lecce ma anche di altre realtà italiane), con ingressi regolamentati sia per le auto sia per i pedoni. Lo stesso ingresso alle stazioni e all’area treni dovrebbe essere consentito solo a chi ha un biglietto. Con Andare Oltre – ribadisce Fragola – abbiamo deciso di formulare una proposta da affidare ai parlamentari, perché pensiamo ad una iniziativa corale per giungere a questo risultato. Probabilmente molti signori della casta, abituati a taxi, auto blu ed arei, non hanno la minima idea della sensazione di pericolo avvertita dai viaggiatori né dello stato di degrado in cui sono ridotti i treni. Oggi le stazioni ferroviarie sono una Babilonia, mettono in pericolo le persone e danneggiano l’immagine delle città”.

“Occorre tolleranza zero sui treni e nelle stazioni ed una rinnovata cura nelle zone adiacenti – dice Pippi Mellone, leader del movimento – serve una azione decisa ed elaborata, che non può essere esclusivamente repressiva. Prendersi cura delle stazioni è necessario per la sicurezza dei cittadini, dei pendolari e dei turisti ma, allo stesso tempo, non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai disperati che ne affollano i marciapiedi: bisogna sviluppare sistemi d’accoglienza per i senzatetto e, allo stesso tempo, aumentare la presenza della Polfer sui treni; bisogna intervenire facendo una approfondita pulizia sulle strade vicine alla stazione e creare delle zone ad accesso limitato, come avviene per gli aeroporti. Per questo, il prossimo 16 Novembre, inizieremo una raccolta firme a sostegno delle nostre proposte, partendo proprio dal piazzale della stazione di Lecce”.

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Raffica di furti in città: in un caso bottino per quasi 10mila euro

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LECCE – Raffica di furti in abitazioni a Lecce nella giornata di ieri. ll colpo maggiore ha riguardato i proprietari di un’abitazione di via Carluccio nel quartiere Rudiae-Ferrovia. I ladri hanno portato via ben 5mila euro in contanti, più monili.

I ladri sono entrati in casa forzando un ingresso secondario e si sono introdotti all’interno, riuscendo a scovare soldi e gioielli, per poi fuggire. Il furto è stata scoperta intorno alle 20. Sul posto si è recata la polizia, per i sopralluoghi insieme ai colleghi della Scientifica.

Sempre i poliziotti sono intervenuti per altri furti consumati nel rione Borgo San Nicola. I ladri sono entrati in due appartamenti vicini in via Giovanni Falcone. Solo in un caso il furto è andato a segno per un bottino in corso di quantificazione.

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Nuova sede Consiglio, M5S deposita integrazione agli esposti di luglio: “Tanti gli ulteriori sprechi emersi”

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La consigliera del M5S Antonella Laricchia ha depositato ieri un’integrazione agli esposti già depositati a luglio presso Procura della Repubblica, ANAC e Corte dei Conti sui costi della nuova sede del Consiglio Regionale. Ieri mattina si è inoltre recata personalmente presso il comando provinciale della Guardia di Finanza:

“Ho chiesto al Comandante provinciale della Guardia di Finanza – dichiara Laricchia – di fare chiarezza sugli ulteriori elementi emersi domenica nella trasmissione di Giletti. La Regione ha voluto concentrare l’attenzione solo sulle 1600 plafoniere costate ciascuna 637 euro (a cui aggiungere il 12% per parcella progettisti e il 22% di IVA, giungendo ad un costo per la Collettività di € 870 ciascuna), per cui è stata creata addirittura un’apposita commissione di vigilanza, ma sono tante le spese folli che andrebbero controllate, come abbiamo verificato leggendo i documenti in nostro possesso”.

Nell’integrazione agli esposti vengono aggiunte le spese sostenute per l’efficientamento energetico dell’edificio Tra queste vi sono quelle per il Gruppo Elettrogeno da 1.250 kVA, previsto dalla 5^ variante al posto di quello originario da 1.025 kVA. Un Gruppo Elettrogeno più potente del 20-25% , che ha portato un aumento del costo di € 108.586. Quello iniziale aveva infatti un prezzo di € 119.999 e da indagini di mercato si è rilevato che, ad un aumento di circa il 20% della potenza del Gruppo, sarebbe dovuto corrispondere un aumento del costo di circa il 20-25%. Invece, il prezzo è passato da € 119.999 a € 228.586. Altra anomalia segnalata è quella che riguarda i cavi elettrici di grossa sezione, e cioè quelli che alimentano i quadri principali dell’edificio, arrivati alla quantità spropositata di 19,6 chilometri, per un enorme maggior costo di € 290.739. Un’anomalia che vale anche per i canali zincati, posizionati a soffitto dell’edificio, in cui vengono alloggiati i cavi elettrici. Anche in questo viene segnalata la quantità in più di 17,72 chilometri con un aumento di costo di € 271.104.

“Ci sembra quantomeno “strano” – commenta Laricchia – che chi da una parte continua a giustificare alcuni aumenti di costi con l’esigenza di migliorare l’efficienza energetica dell’edificio, e quindi di abbassare i consumi di energia elettrica, specie per il condizionamento ambientale, dall’altra abbia contestualmente sentito la necessità di sostituire i gruppi elettrogeni iniziali con gruppi elettrogeni più grandi e ovviamente più costosi, anziché più piccoli. Per non parlare dei 19 chilometri di cavi a grossa sezione che sembra quantomeno improbabile possano essere inseriti in un edificio di 6+4 piani, ciascuno dei quali lungo circa 100 metri.”

L’attenzione dei cinquestelle si è concentrata anche sulle  1012 “Postazioni Lavoro, un numero più che raddoppiato rispetto alle iniziali 462. Postazioni il cui costo è aumentato del 250%, passando da € 102,36 a € 268,22 per l’aggiunta di sole n. 2 prese e n. 2 spie luce. È stato poi evidenziato il costo per 4 “Pozzi Idrici Trivellati, per il raffreddamento delle macchine di condizionamento: per ciascuno è infatti previsto un prezzo di € 63.376, a fronte di un prezzo massimo di mercato che, secondo i cinquestelle, dovrebbe attestarsi attorno agli €17.500 – 18.000. “La stessa Sezione Lavori Pubblici, nella precedente versione della 5^ Perizia di Variante del 2016 aveva già previsto gli stessi pozzi, applicando però a ciascun un prezzo di € 44.156,59 mentre poi, solo qualche mese dopo, il prezzo è stato fatto lievitare da € 44.156 a € 63.376, con un incremento del 50% per ragioni che ci sfuggono”.

“Alla luce di quanto sta emergendo – conclude Laricchia – ci sembra ancora più assurda la bocciatura della mozione che avevamo presentato lo scorso settembre in Consiglio per chiedere la sospensione del pagamento dei progettisti. Una bocciatura arrivata con il voto contrario anche dei consiglieri di centrodestra, che oggi a quanto pare hanno cambiato idea e parlano di vicenda gravissima. Questo ovviamente non ci sorprende dal momento che le responsabilità per questi sprechi vanno equamente distribuite in tutti i vecchi partiti e alcuni dei politici che ora si accodano alla nostra battaglia sedevano in Consiglio già nel 2003, quando questa vicenda ha avuto inizio.”

 

 

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Utilizza la carta di credito della cliente per acquistare merce per sé: nei guai un albergatore

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SALENTO – Un albergatore del basso Salento finisce nei guai per essersi impossessato dei dati della carta di credito di una cliente ed avere effettuato acquisti personali per circa mille euro. I carabinieri della stazione di Santhià, in provincia di Vercelli, hanno denunciato a piede libero un 46enne salentino, gestore di una struttura ricettiva in una delle marine di Salve.

Confidando che la vittima della truffa – una 40enne vercellese in vacanza nel Salento – avrebbe scoperto l’ammanco qualche giorno dopo, magari confondendolo con spese connesse alla vacanza, l’uomo avrebbe utilizzato i dati della sua carta di credito, per effettuare acquisti online a spese della malcapitata.

Scoperto l’ammanco sul suo conto corrente, la vittima ha così sporto denuncia ai carabinieri, che nel giro di un paio di mesi sono riusciti a risalire al responsabile e a denunciarlo, con l’accusa di indebito utilizzo di carta di credito.

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La presentazione del libro “Caffè in ghiaccio” a Casa Prato

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CAMPI SALENTINA (Lecce) – Sabato, alle ore 19.00, l’APS Agorà presenterà, a “Casa Prato” (Campi Salentina) il libro “Caffè in ghiaccio”, scritto da Andrea Bracciale. La serata sarà allietata dalla musica e  dalla voce del Maestro Piero Simone. Dialogheranno con l’autore le dottoresse Chiara Capodieci e Lucrezia Sforza. La moderatrice sarà la dottoressa Laura Palmariggi, fondatrice dell’Associazione e promotrice dell’evento. A margine dell’evento, in ossequio della vicina festività di San Martino, sarà offerta gratuitamente una degustazione di vino.

Agorà è un’associazione di Promozione Sociale attiva nel Nord Salento già da 3 anni. Riunisce con continuità tantissimi giovani e si occupa di eventi culturali, di solidarietà, di promozione territoriale e altro ancora.

Ecco le dichiarazioni di Palmariggi “Il libro di Andrea parla di temi importanti come l’amore e l’impegno politico dei giovani. Quest’ultimo aspetto è attualissimo, data la voglia di rinnovamento nelle istituzioni e rispetto alla vecchia classe politica. Sarà un onore doppio poter moderare la presentazione perché, oltre alla pregevolezza del prodotto letterario, Andrea è un mio caro amico e uno dei cofondatori dell’associazione. La serata di sabato testimonia che i progetti condivisi possono aprire scenari meravigliosi. Andrea 3 anni fa non avrebbe mai sospettato di scrivere un libro e di poterlo presentare insieme a tutti noi. Noi giovani, insieme, possiamo fare tanto”.

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Il Comitato civico “No Fusione”  incontra la cittadinanza: convegno a Presicce con tecnici ed esperti

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PRESICCE (Lecce) – Si svolgerà domani 9 novembre alle 18:30 nella Sala del Trono in Piazza del Popolo a Presicce, il secondo convegno organizzato dal Comitato civico “No Fusione”.
L’incontro metterà in comunicazione tecnici ed esperti che rifletteranno su conseguenze ed effetti negativi che potrebbe causare l’eventuale fusione tra i comuni di Presicce ed Acquarica del Capo.

Quella tra Presicce e Acquarica è la prima fusione di comuni in Puglia dopo il varo della la legge “Delrio” del 2014 che incentiva le fusioni tra enti comunali.
Il progetto della fusione dei due comuni del Basso Salento ha l’obiettivo di conseguire economie di scala nella gestione dei servizi erogati ai cittadini; di migliorare la performance complessiva rispetto a quanto fatto dai due comuni singoli; di accrescere il “peso politico” del territorio; di conseguire i benefici statali e regionali, utili per il conseguimento di molti degli obiettivi che gli organi d’indirizzo e di governo del nuovo ente locale territoriale si prefiggeranno.

I minori trasferimenti da parte dello Stato ai comuni, che devono chiudere in pareggio il bilancio, producono l’inevitabile conseguenza della riduzione dei servizi e/o dell’aumento della pressione tributaria a carico dei cittadini e del sistema delle imprese.
A questa situazione, in gran parte insostenibile, gli organi politico-amministrativi dei suddetti comuni hanno risposto con il tentativo di darsi un nuovo modello organizzativo di natura aggregativa, basato sull’integrazione delle risorse umane, finanziarie, strumentali, territoriali dei singoli comuni che è fortemente incentivato, non soltanto dal punto di vista finanziario, da parte dello Stato, ma anche dalla Regione Puglia.

La legge di bilancio 2018, aumentando il contributostatale ai comuni nati da fusione (passa dal 50% al 60% deitrasferimenti erariali 2010) consentirebbe infatti al nuovo comune unico di beneficiare di un trasferimento annualemassimo concedibile da parte dello Stato, pari a 1.776.086euro e di 17.760.867 euro in dieci anni, poiché la legge fissa in dieci anni il periodo di tempo all’interno del qualeviene sostenuta finanziariamente ogni singola fusione dicomuni.

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Pontili di Otranto, conflitto tra istituzioni: “Reazione sopra alle righe della Soprintendenza”

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OTRANTO – Con nota del 07.11.2018, la Soprintendenza, in riferimento alla Conferenza di Servizi che si è svolta presso il Comune di Otranto e che si è espressa favorevolmente sul nuovo progetto relativo all’approdo turistico, ha rivolto una serie di perentorie affermazioni in ordine ad una presunta “illiceità”  nonché ad una altrettanto presunta esistenza di “evidenti risvolti penali della vicenda”.

I termini utilizzati e l’atteggiamento intimidatorio assunto nella nota ci lasciano veramente stupefatti – spiegano con un comunicato del Comune di Otranto – 

Si tratta, come chiunque è in grado di comprendere, di valutazioni che nulla hanno a che vedere con le specifiche competenze della Soprintendenza e di cui non si riesce a comprenderne il rilievo. Non si mette ovviamente in discussione l’autonoma decisione della Soprintendenza di segnalare all’Autorità Giudiziaria situazioni dalla stessa reputate di possibile rilievo penale, ma si contesta con assoluta fermezza che una tale decisione venga platealmente esternata in una comunicazione le cui finalità sono volutamente quelle di determinare una anomala situazione di tensione istituzionale.

Non solo nei confronti del Comune di Otranto, in quanto alla conferenza di servizi hanno partecipato una serie di Amministrazioni, anche dello Stato, nonché la Regione Puglia e la Provincia di Lecce, che hanno tutte espresso parere favorevole al progetto in esame; e hanno espresso parere favorevole nonostante la Soprintendenza, anche in sede di conferenza, abbia manifestato le stesse valutazioni formulate nella nota.

“Verrebbe da dire: tutti correi? – si interroga il sindaco Pierpaolo Cariddi – 

Di contro, poi, nella stessa nota si preannuncia l’intenzione di proporre opposizione all’atto conclusivo della conferenza, così come previsto dall’art. 14-quinquies della L. n. 241/1990.

Benissimo, ma delle due l’una: per ricorrere contro la decisione della conferenza è necessario prima riconoscerne la legittimità.

Solo in questo caso si giustifica l’opposizione proposta al Presidente del Consiglio dei Ministri che sarà valutata in una Conferenza di Servizi appositamente convocata.

Se, come la legge consente, la Soprintendenza intende portare la vicenda all’esame della Presidenza del Consiglio, quale sarebbe il pericolo cui sono esposti gli interessi pubblici affidati alla tutela della Soprintendenza medesima?

Non è forse quella la sede nella quale ogni valutazione potrà essere effettuata?  

E non è forse una sede di massima garanzia anche per la Soprintendenza per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto?”. 

 

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Incastrato sotto al pino tenta di liberarsi, ma un infarto lo stronca: muore 81enne

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COPERTINO (Lecce) – Rimasto incastrato sotto un grosso albero di pino che aveva appena tagliano, ha tentato con tutte le sue forze di liberarsi, ma è stato colto da un improvviso infarto e per lui non c’è stato nulla da fare.  La vittima è Corrado De Matteis, un anziano di Copertino, di 81 anni.

La tragedia si è consumata in tarda mattinata lungo la provinciale che collega Copertino a San Donato, presso l’abitazione della figlia dell’anziano. L’uomo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, rimasto incastrato sotto l’albero di pino che, una volta tagliato, gli era caduto sopra, avrebbe tentato di liberarsi senza riuscirvi. Il panico e l’ansia sarebbero stati fatali per l’uomo, che sarebbe morto a causa di un infarto.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori del 118,  che hanno accertato il decesso per arresto cardiocircolatorio.

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Operazione al cuore rinviata e muore a 67 anni: indagato un medico del Fazzi

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F.Oli.

COPERTINO (Lecce) – La Procura di Lecce chiude le indagini sul decesso di Giovanni De Carlo, dottore di 67 anni, originario di Copertino, deceduto il 19 aprile dello scorso anno per un presunto caso di malasanità. Il pubblico ministero Emilio Arnesano, titolare del fascicolo d’indagine, ha fatto notificare un avviso di chiusa inchiesta ad un medico del reparto di cardiochirurgia del “Vito Fazzi”. Risponde di omicidio colposo.

L’indagine è stata messa in moto con una denuncia dei parenti del medico assistiti dall’avvocato Giuseppe Romano. L’odissea del professionista inizia ad ottobre del 2016 quando De Carlo raggiunge Roma per un’operazione legata all’impianto di una valvola aortica. Rientrato nel Salento, il dottore si sottopone a continue terapie somministrate presso l’ospedale di Galatina. Ad aprile dello scorso anno la situazione precipita e si conclude con il più tragico degli epiloghi. Scrive il pm nell’avviso che ripercorre gli ultimi giorni di vita del medico: “Per imprudenza, imperizia, negligenza e inosservanza delle regole di condotta sanitaria nonostante fosse consapevole della massima urgenza di un intervento operatorio al cuore di De Carlo affetto da pseudo aneurisma della protesi aortica soggetto a rottura immediata, il medico avrebbe ritardato il ricovero dal 14 aprile dello scorso anno (giorno del venerdì santo) al 18 aprile e disposto l’intervento chirurgico operatorio per il giorno successivo in cui si verificò il decesso di De Carlo proprio mentre si preparava per l’intervento operatorio”.

Morte, secondo gli esiti dell’autopsia effettuata dal medico legale Roberto Vaglio e dal professore Giovanni Ferlan, quest’ultimo docente di cardiochirugia del Policlinico di Bari, sopraggiunta per la rottura di uno pseudo-aneurisma a localizzazione sulla protesi vascolare aortica. A difendere l’indagato, l’avvocato Luigi Covella.

 

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Si presenta in ospedale con una carota incastrata nelle parti intime e denuncia un caso di presunti abusi

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di F.Oli.

LECCE – Si presenta in ospedale con una carota incastrata nelle parti intime e denuncia un caso di presunti abusi. Singolare e grottesca vicenda, che raccontiamo in esclusiva, con protagonista un pensionato, poco più che 70enne, sposato e con figli. Nella giornata di mercoledì l’anziano, di cui non forniamo le generalità e neppure il luogo di residenza per tutelare la sua identità, si è presentato presso il pronto soccorso del “Vito Fazzi” con la carota nelle parti intime. L’imbarazzo per l’incidente è stato tanto. Ancor di più dover dare spiegazioni su come l’ortaggio fosse finito proprio in quella parte del corpo. Ai medici presenti l’uomo ha spiegato di essere stato vittima di abusi nel garage di casa. Da chi e quando? E quanti erano gli aggressori? Da persone sconosciute o dopo un rapporto con qualcuno che conosceva?

La ricostruzione dell’uomo non ha però convinto i medici che hanno provveduto ad informare i carabinieri di Lecce. I militari hanno raggiunto l’ospedale e avviato le prime indagini. L’uomo è stato sentito a sommarie informazioni. Avrebbe confermato la versione fornita ai sanitari seppur con qualche titubanza. Il sospetto è che la verità possa essere un’altra. Che il pensionato abbia raccontato di essere rimasto vittima di un episodio di violenza per nascondere la vergogna e l’imbarazzo per qualche gioco erotico finito male. Molto male. Tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso. I medici, ovviamente, hanno rimosso la carota dalle parti intime mentre il pensionato ha fatto rientro a casa senza ulteriori conseguenze fisiche.

Le indagini sono state appena avviate e i carabinieri dovranno ora verificare l’esatta dinamica prima di inoltrare in Procura qualsiasi comunicazione di reato e consentire l’apertura di un fascicolo. Come prevedibile al vaglio dei militari finiranno le dichiarazioni del pensionato e di altre persone informate dei fatti.

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Tap, querele e veleni. Dalla multinazionale accuse di vandalismo rivolte a “ignoti”: scatta la denuncia

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LECCE – “La scorsa notte, nell’area di proprietà di TAP dove sono in corso le attività di costruzione del terminale di ricezione, ignoti hanno strappato da alcuni ulivi le reti di protezione che erano state posizionate in coordinamento con le competenti funzioni delle autorità fitosanitarie locali – spiega un comunicato della multinazionale – Le linee guida cui TAP si attiene per la protezione degli
ulivi prevedono che, dopo il campionamento per le analisi fitosanitarie, le piante siano
individualmente isolate dall’ambiente circostante con reti anti-insetto. Queste ultime saranno poi rimosse una volta che gli alberi saranno trasportati e custoditi sotto i canopy all’interno del vivaio di Masseria del Capitano che già ospita, in vista del loro futuro
riposizionamento nella posizione originaria, circa 650 ulivi mantenuti in salute da costanti cure agronomiche”. La multinazionale sospetta che si tratti di attivisti che vogliono bloccare i lavori. Non parla di un movimento specifico, ma di “ignoti”. Quindi, l’accusa non è rivolta agli attivisti No Tap, ma è chiaro che per la multinazionale si è trattato di un attacco.

Intanto continuano i veleni tra attivisti di opposti fronti: quelli pentastellati e quelli no Tap. “Questa mattina i legali del Movimento NO TAP hanno depositato una querela a carico di 4 attivisti 5 Stelle – afferma Gianluca Maggiore – A seguito di un video della Senatrice Barbara Lezzi, alcuni tifosi del partito politico del Ministro del sud si sono sentiti autorizzati a diffamare sui social uno dei portavoce del Movimento NO TAP, con post anche molto pesanti.
Alla querela penale a breve farà seguito una richiesta di risarcimento danni. Non ho bisogno dei loro soldi, donerò tutto alla cassa di resistenza del Movimento NO TAP. I cinque stelle non vogliono più difendere la popolazione dal TAP, come avevano promesso e noi useremo i loro soldi per difenderla”.

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