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La ricetta di Laura Pennisi: busiati al pesto alla trapanese

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Prende il via oggi con la ricetta dei busiati al pesto alla trapanese una nuova rubrica dedicata alla gastronomia con piatti semplici e di facile esecuzione proposti da Laura Pennisi.

Chi è Laura Pennisi? Ce lo racconta lei stessa: «Chi sono? Direi una, nessuna, 100000: laurea in lingue, dottorato di ricerca in geografia, borsa Erasmus da dottoranda alla National University of Ireland Maynooth Co-Kildare, partecipazione, come relatrice, a convegni internazionali, pubblicazioni scientifiche, insegnante, viaggio troppo di fantasia e scrivo fiabe per bambini in inglese.

Eppure, 7 anni fa, dopo un problema di salute, ho deciso di cambiare ancora: ho cominciato a seguire alcuni chef, sono stata sous chef nel relais Monaci delle Terre Nere, ma mi mancava la preparazione. Ho seguito un corso professionalizzante con lo chef Giuseppe Raciti (Giuseppe si è classificato per la finale a Torino per l’ultimo Bocuse D’or), poi lo stage da Zash dove lui è Executive, in seguito ho cominciato a lavorare come personal chef e, a Milano, ho seguito diversi corsi di cucina con chef come Sadler, Accademia Gualtiero Marchesi, ecc. Ho lavorato come chef in diversi ristoranti in Sicilia e ho cominciato a tenere corsi di cucina, in alberghi, in agriturismi , mi sono avvicinata alla cucina vegana e crudusta e, oggi, al gluten free tanto che sto collaborando con una fabbrica nella provincia di Ragusa che produce piatti gluten free  per la grande distribuzione e per un’importante casa farmaceutica. Dimenticavo! Da Gennaio 2018 sono anche sommelier!

I piatti che intendo proporvi sono abbastanza semplici e di facile esecuzione, non dovete fare gli chef, ma divertirvi insieme a me!

Busiati al pesto alla trapanese

per la pasta:

ingredienti per 6 pax:

Farina di grano duro 750 gr

acqua tiepida

1 cucchiaio di olio di oliva EVO

per formare la pasta servirsi di uno stuzzicadenti grande.

Disporre la farina a fontana, e, dopo averla setacciata, aggiungere l’acqua al centro e, eventualmente, un cucchiaio di olio. Con l’ausilio di una forchetta, incorporare la farina all’acqua fino a quando non saremo in grado di continuare ad impastare con le mani. Lavorare con il palmo della mano per almeno dieci minuti. Se necessario, infarinare il piano di lavoro ed aiutarsi con una raschia per raccogliere la pasta in eccesso sul piano. Raccogliere l’impasto a palla e fare ripossare per almeno 15 m’. Quando l’impasto è pronto tagliare dei piccoli pezzi e arrotolarli a mo’ di cilindretto e taglare. Arrotolare la pasta, aiutandosi con il pollice, attorno allo stuzzicadenti e tirare fuori delicatamente. La pasta cuoce in 4 m’.

per il pesto:

olio EVO  90 ml

basilico 1 mazzetto

mandorle pelate e tostate 50 gr

aglio 1 spicchio

pomodori   ciliegino 10

sale, pepe q.b

Tritare tutti gli ingredienti nel frullatore o in un cutter e regolare di sale e pepe.

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Fortezze di Puglia: Il Castello di Mesagne

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MESAGNE (Brindisi) – Molti storici presumono che già sotto la dominazione bizantina fosse presente in Mesagne un presidio militare fortificato o Castrum, con funzioni di difesa e di controllo delle vie di comunicazione del territorio. Tuttavia la costruzione di un primo nucleo del castello risale probabilmente alla dominazione normanna verso la seconda metà dell’XI secolo. Intorno al 1195 Mesagne viene assegnato come feudo all’Ordine dei Cavalieri Teutonici ed alcuni atti rogati da Federico II di Svevia sanciscono l’obbligo per i Mesagnesi di ristrutturare la torre a spese loro.

Nel 1256 Manfredi, figlio di Federico, per combattere una lega a lui ostile formata dalle città di Brindisi, Lecce, Oria e Mesagne, dapprima assediò quest’ultima, quindi la prese devastandola. Anche la fortezza subì gravi danni tuttavia fu utilizzata dallo stesso Manfredi come base logistica per la successiva manovra offensiva contro Brindisi.

Furono gli Angioini, nel 1276, a ricostruire la cittadina ed a restaurare il suo castello tuttavia, in un manoscritto risalente alla fine del XVI secolo, lo storico Cataldo Antonio Mannarino ci informa che nella prima metà del XV secolo il nucleo antico del castello fu abbattuto per volere del Principe di Taranto e Conte di Lecce Giovanni Antonio Orsini del Balzo perché giudicato pericolante ed al suo posto venne eretto il torrione, circondato da un fossato scavalcabile con un ponte levatoio ligneo non più esistente e probabilmente posto sul versante sud, dal momento che proprio su tale lato si trovano le sole feritoie e caditoie attraverso le quali venivano lanciati oggetti vari per frenare o arrestare l’assalto nemico. Da una pianta riportata dallo stesso storico si evince che alla fine del XVI secolo Mesagne aveva una cinta muraria rinforzata da 22 torrette.

Nel XVII secolo, sotto la signoria della famiglia De Angelis che affida i lavori all’architetto e sacerdote Francesco Capodieci, il Castello di Mesagne viene sottoposto ad interventi di ampliamento ed a modifiche, venendo ad assumere l’attuale aspetto. Al Capodieci si deve la progettazione dei piani superiori, nonché la capacità di armonizzare i nuovi ambienti con quelli precedenti con uno stile tipicamente barocco. Anche il torrione fu arricchito con l’aggiunta di finestre barocche.

Durante i primi anni del XX secolo in alcune stanze del versante sud vi fu un asilo infantile gestito dalle suore Antoniane, in seguito gli stessi locali furono utilizzati come laboratorio per la lavorazione dei tabacchi. Nel corso di alcuni scavi archeologici è stata trovata nella struttura una tomba di epoca messapica.

Dal 1973 il Castello è proprietà del Comune che lo acquistò dal Marchese Granafei.

La parte più antica della struttura, come abbiamo visto è il torrione ricostruito su disposizione di Giovanni Antonio Orsini del Balzo, che presenta una pianta quadrangolare ed è munito di beccatelli e merlature in alto, inoltre si notano le già citate feritoie e caditoie. La struttura della restante parte è rettangolare, ma risulta estremamente manomessa in seguito alle aggiunte e modifiche barocche. Il castello ha infatti perso del tutto l’originale assetto, acquistando le sembianze di residenza signorile fortificata.

 

Cosimo Enrico Marseglia

 

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L’intervento di Riccardo Rodelli: Lupiae servizi ultimo atto

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La Rubrica degli opinionisti è una sezione del giornale che permette agli esperti di esprimere un punto di vista su fatti relativi a costume, società, politica, sport. Tutti i contenuti di questa rubrica non sono opera della redazione e/o esprimono pensieri e opinioni del Corriere Salentino.

Ho sempre pensato che un’urgenza avesse la priorità rispetto ad una circostanza importante, così come quest’ultima rispetto ad una meno importante e via discorrendo. Al contrario, mi pare di notare che l’attuale amministrazione abbia trattato talune questioni importanti come se fossero urgenti e questioni urgenti come se fossero importanti.
Il caso Lupiae, l’ordine dei conti del Comune di Lecce, così come anche il piano traffico ma anche la carenza di parcheggi sono un esempio di una organizzazione ideologica e preconcetta. Basta pensare al servizio obike: nato già morto, visto il notorio stato di crisi della società! Ora toccherà al Comune gestire lo smaltimento delle biciclette, o quantomeno il loro deposito, circostanza certamente non a costo zero.
Sulla Lupiae, ad esempio, si sono susseguite due amministrazioni nell’arco di venti anni, la prima (Poli) l’ha vista nascere in un periodo storico in cui i Comuni potevano godere di un portafoglio più elastico. La seconda (Perrone) l’ha dovuta gestire in un periodo di cambiamento e di grande difficoltà a seguito di una serie di tagli statali. Quello che si è avuto però come punto certo, è che alla fine di ogni tipo di discussione politica c’erano i figli dei lavoratori che dovevano comunque mangiare ed avere un tetto sopra il capo. Loro erano estranei ad ogni tipo di dinamica, ad ogni conflitto politico, svolgevano il loro lavoro, che è un servizio per la città, e per quello dovevano essere pagati. Il buon padre di famiglia alla fine dei conti è colui il quale, nonostante le difficoltà, riesce a tenere la barra della barca dritta e a condurla in porto. Che i figli dei lavoratori Lupiae possano mangiare la sera è l’urgenza, che duecentosettanta dipendenti, molti dei quali di età che non gli permetterebbe di rientrare in quello che volgarmente è il “mercato del lavoro”, possano continuare ad avere una vita serena, è la priorità. Cosa importante è che i leccesi, tutti, non debbano pagare eccessivamente dei servizi. Al contrario il Sindaco ritiene che sia più importante che tutti i leccesi non paghino troppo quello che è stato definito volgarmente un carrozzone. Forse il problema è questo, il Sindaco vede un simbolo degli anni passati, quando al contrario dovrebbe vedere concittadini.

Ma la questione dei costi eccessivi per la Lupiae ci sembra un pretesto, perché diciamoci la verità, Salvemini da quando è arrivato, ha alzato la tassazione anche sulla spazzatura nonostante ci fosse stato assicurato che con il potenziamento della differenziata ci sarebbe stato un notevole risparmio. Non ho mica visto però Salvemini strapparsi i capelli per evitare che i leccesi pagassero più tasse. Il pre-dissesto cittadino, da lui tanto voluto, implica una tassazione massima su tutti i settori ed una diminuzione dei servizi per tutti i leccesi, e non mi pare che Salvemini abbia tentato di evitarlo. Tutto il contrario invece, il pre-dissesto lui l’ha voluto e preteso, anche se non era necessario. Ma perché? Perché così, anche sulla questione Lupiae,avrebbe potuto dire di avere le mani legate, infattopre-dissesto vuol dire dover ridurre necessariamente le commesse alle partecipate.
E pensate che è uomo di sinistra, di quelli duri e puri, quello per il quale il lavoro e i diritti dei lavoratori dovrebbero rappresentare il credo politico di una vita. Ma come dissi domenica scorsa, la sinistra ha cambiato classi da difendere ed il lavoratore è divenuto orfano. Del resto fu proprio la sinistra ad abrogare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori ed è così che è passata dal 40 al 16%.

Sul caso Lupiae l’amministrazione dice di voler evitare a tutti i costi maggiori costi alla cittadinanza, preferendo che la stessa abbia addirittura dei disservizi! E’ evidente che se gli ottanta amministrativi Lupiae andranno a casa, ci saranno forti riduzione sul personale amministrativo che lavora negli uffici comunali, a danno di tutta la cittadinanza. La Lupiae di questi ultimi anni, non è certo quella dell’amministrazione Poli, è più snella, ha già licenziato un centinaio di dipendenti, costa molto meno da un punto di vista dirigenziale. E’ altresì proprietaria di alcuni terreni che le erano stati concessi dal Comune in conto di alcuni pagamenti per un valore di mercato che supera il milione di euro. Oggi però è lo stesso Comune che non le permette di lottizzarli in terreni più piccoli facilitandola nella vendita. Il Comune potrebbe però rientrare in possesso dei terreni e corrisponderebbe alla Lupiae il loro valore di mercato. Ma Salvemini non intende seguire tutte quelle strade che permetterebbero una soluzione del problema senza strappi.

Quello che rimane è che la Lupiae offre dei servizi alla città, nel tempo questi servizi sono stati anche ridotti: ad esempio la manutenzione e gestione della segnaletica stradale, oggi è di competenza della Sgm, ma prima era della Lupiae. Si potrebbe quindi pensare di affidarle più commesse, sempre valutando l’offerta di congruità economica, affidandole anche competenze della vecchia Alba Service, magari intavolando una collaborazione con la Provincia di Lecce. Si potrebbe chiedere un aiuto alla Regione, la quale potrebbe compiere gesti di maggiore vigore, rispetto al pagamento del cachet di Renzo Arbore per la festa di sant’Oronzo. Insomma, se si volesse salvare la Lupiae, il Sindaco potrebbe avere molte strade da percorrere prima di scaricare sui lavoratori responsabilità politiche che non competono loro. I lavoratori Lupiae si salvano se vengono aumentate le commesse dall’unico cliente qual è il Comune di Lecce, oppure se si tenta di far crescere il numero dei clienti della municipalizzata.

Ne deriva che solo l’aumento delle commesse, anche al fine di rendere maggiori servizi alla cittadinanza, sarebbe la cura per la partecipata. Al contrario rivedere contratti di lavoro in negativo esporrebbe il comune, dato il clima di ripicca che aleggia dietro la mancata sottoscrizione degli stessi, a dover affrontare una serie di conteziosi innanzi al giudice del lavoro.
La sopravvivenza della partecipata dipende dalla reale volontà del Sindaco! Sarà pure importante tenere una contabilità immacolata, ma l’urgenza è che le famiglie dei lavoratori Lupiae, nostri concittadini, possano mangiare a fine mese.

Riccardo Rodelli

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L’analisi di Flavio Carlino: perchè la vita degli italiani dipende dalla Germania

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La Rubrica degli opinionisti è una sezione del giornale che permette agli esperti di esprimere un punto di vista su fatti relativi a costume, società, politica, sport. Tutti i contenuti di questa rubrica non sono opera della redazione e/o esprimono pensieri e opinioni del Corriere Salentino.

Qualche giorno fa, Laura Castelli, la pentastellata sottosegretaria al Ministero dell’Economia, su Rai 3, a Cartabianca, ha affermato che i mutui non dipendono dallo spread. Il segretario del PD Maurizio Martina sostiene il contrario. Chi ha ragione? Qual è il vero rapporto tra i mutui e lo spread? Ma, prima di tutto, cos’è lo spread? Cerchiamo di capirci qualcosa.

Per esigenze di bilancio, lo Stato italiano chiede in prestito dei soldi ad investitori, cittadini, imprese o banche, impegnandosi a restituirli ad una certa data con interessi. Questi interessi vengono definiti rendimento, il quale dipende moltissimo dalla fiducia che gli investitori hanno, che, a sua volta, dipende dall’entità del debito pubblico (cioè dall’indebitamento complessivo che lo Stato ha nei confronti di chi gli ha prestato denaro) e dall’andamento dell’economia di quel Paese. E meno fiducia hanno gli investitori verso chi emette i titoli, più alto dev’essere il rendimento promesso. Ciò per attrarli e convincerli ad investire.

Lo spread,  di cui si parla tanto, indica la differenza di rendimento tra i titoli di Stato dello stesso tipo di due Paesi. In Italia, lo spread fa riferimento alla differenza tra il rendimento dei Buoni del Tesoro Poliennali (Btp) con scadenza a 10 anni ed i corrispondenti Bund tedeschi. Attualmente esso è prossimo al 300%.

Vi chiederete il perché del confronto proprio con i titoli tedeschi. Semplice. Perché la Germania viene considerata un’economia solida e per tale motivo può offrire i propri titoli ad un rendimento più basso. In altri termini, i suoi Bund sono più appetibili perché meno rischiosi per l’investitore (una sorta di comportamento “prudenziale” finalizzato alla tutela degli investitori). Quando lo spread aumenta è perché i rendimenti delle nuove emissioni di Btp salgono più di quelli dei Bund e ciò si traduce in un calo di fiducia degli investitori nei confronti dello Stato, ad esempio, per via delle strategie economiche messe in atto dal Governo e poco, o per nulla, condivise dalle istituzioni e dai cittadini. Ci sarebbe da discutere sui motivi di tale manchevole condivisione: economici o politici? Ma se leggiamo qualche giornale o se seguiamo qualche trasmissione televisiva i dubbi svaniscono in un attimo.

Chiarito il concetto di spread vediamo come funzionano i mutui. Quando una giovane coppia che deve comprare casa si rivolge ad una banca per ottenere un mutuo, l’istituto propone mutui “a tasso fisso” il cui tasso d’interesse rimane uguale per tutta la durata del contratto e mutui a “a tasso variabile” il cui tasso d’interesse dipende da un particolare indice: l’Euribor, acronimo di Euro Inter Bank Offered Rate, ossia tasso interbancario di offerta in euro, che è dato dalla media dei tassi di interesse che le diverse banche europee adottano per i depositi interbancari, ossia i depositi tra banche, ossia, il costo dei prestiti che le banche si concedono reciprocamente. Quindi distinguiamo i mutui a tasso fisso da quelli a tasso variabile, i quali soltanto vengono calcolati sulla base dell’andamento dell’indice Euribor, il quale nell’ultimo anno, in Italia, ha avuto un’oscillazione dello 0,01%, che nulla ha a che vedere con l’aumento del 125% avutosi nello spread. E questo evidenzia una non correlazione diretta tra i costi dei mutui a tasso variabile    e quello dello spread.

Allora, c’è un rapporto tra spread e mutui? Per rispondere a questa domanda dobbiamo approfondire l’analisi. L’Euribor può essere influenzato da due fattori: uno riguarda la Banca centrale europea (Bce), che, nell’ambito delle decisioni di politica monetaria, fissa il tasso d’interesse sui depositi delle banche presso di se. Le banche,  infatti, depositano parte della loro liquidità presso la Bce, che paga loro degli interessi. Da giugno 2014 tale tasso d’interesse è negativo (per invogliare i risparmiatori ad investire piuttosto che a risparmiare, si giustifica la Bce).
L’altro fattore che può influenzare l’indice Euribor è fiducia reciproca dei mercati e delle banche. Al variare di tale reciproca fiducia variano i tassi di interesse e, di riflesso, varierà l’Euribor. Con un tasso d’interesse negativo sui depositi presso la Bce ed in un crescente clima di sfiducia finanziaria, le banche italiane, hanno difficoltà a raccogliere risparmi tra il pubblico e, per finanziarsi, dovranno promettere maggiori interessi ai risparmiatori.

Ecco come queste difficoltà delle banche nel raccogliere denaro sul mercato finanziario si potrebbero riflettere anche sui tassi d’interesse ai quali prestano i soldi ai loro clienti, quindi anche sui mutui.

Per concludere. Non c’è una diretta correlazione tra spread e mutui a tasso variabile, perché i tassi di interesse dei mutui, stabiliti dalle banche, non sono direttamente dipendenti dalle variazioni dei rendimento dei titoli di Stato, ma da un diverso indice definito Euribor. Un sottile legame tra spread e mutui, però, c’è. Lo spread viene percepito dal mercato come un indicatore della sfiducia degli investitori e dei mercati verso il sistema economico nazionale e quello finanziario, in particolare quello bancario.
La sfiducia evidenziata dall’aumento dello spread comporta per le banche, tra le altre conseguenze, anche la difficoltà di raccogliere capitali tra i risparmiatori. Per poter recuperare il denaro che devono pagare in più ai risparmiatori, le banche sono costrette ad aumentare i tassi d’interesse sui mutui concessi alla propria clientela.

Poco, c’entra, quindi, lo spread. Il resto è solo politica! E gli italiani non credo che vogliano far dipendere la loro vita da quella dei tedeschi. Sarebbe un clamoroso ritorno al passato.

Flavio Carlino

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Alla scoperta del Salento: le antiche Porte di Lecce

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A passi lenti ci avviciniamo alla nostra città e ci fermiamo…proprio davanti alle porte! Erano ingressi virtuali che anticamente rappresentavano i confini reali di Lecce: facciamo, allora, “il giro delle quattro porte”! Questo famoso detto leccese serba nella memoria una quarta porta ormai scomparsa, perché distrutta nell’Ottocento: la porta di S. Martino. Di essa non restano più tracce. Si trovava al termine dell’attuale via Matteotti ed era la strada che portava alla marina di S. Cataldo.

Ma soffermiamoci sulle tre antiche porte rimaste, che si aprivano lungo il circuito di mura difensive volute da Carlo V: porta Rudiae, la monumentale porta Napoli e, infine, porta S. Biagio, che annunciano e insieme serbano il suggestivo nucleo storico della città.

Già esistente nel Quattrocento, ma ricostruita nel 1703, dopo il crollo seicentesco, a spese del nobile leccese Prospero Lubelli – che viene ricordato in un’epigrafe latina – porta Rudiae venne chiamata così perché da essa iniziava la strada per la città di Rudiae. Realizzata dai costruttori Giuseppe, Angelo e Francesco Guido, la porta è sormontata nella sua parte più alta da una statua che raffigura S. Oronzo e lateralmente dalle statue di S. Irene e San Domenico. La statua di S. Oronzo, in atto di benedire chi entra in città, è posta sull’epigrafe dedicatoria, dove si narra la leggendaria origine di Lecce, mentre sull’architrave è possibile vedere i busti dei mitici fondatori della città: Euippa, sposa di Idomeneo, Malennio, re dei Salentini e fondatore della città, Dauno, figlio di Malennio e Litio Idomeneo, che secondo la leggenda avrebbe dato il nome alla città.

Porta Rudiae era il principale ingresso della città fino a quando non fu realizzata la “strada nuova” che passava per porta Napoli. Quest’ultima fu realizzata – su disegno del noto architetto locale Giangiacomo dell’Acaya – nel 1548 da Ferrante Loffredo per celebrare la visita, mai compiuta, di Carlo V. L’opera, alta circa 20 m, intendeva esprimere la gratitudine della città verso l’imperatore, che aveva realizzato numerose opere di fortificazione in difesa di Lecce. Realizzata sul luogo dell’antica porta S. Giusto, porta Napoli – detta anche Arco di Trionfo – presenta una facciata con due coppie di colonne corinzie, in cui la nota dominante è rappresentata dal frontone triangolare che racchiude le armi e lo stemma asburgico: l’aquila a due teste, simbolo di sovranità imperiale. Sull’architrave si può leggere un’iscrizione latina, che del famoso imperatore ricorda le gloriose gesta. L’Arco di Trionfo rappresentava l’elemento più emblematico della cinta muraria e l’ingresso privilegiato della città.

Porta S. Biagio, infine, risale al 1774, come risulta dall’iscrizione sul fronte, dedicata a S. Biagio, vescovo di Sebaste, antica città dell’Asia minore. La porta fu ricostruita su un’altra preesistente in un momento di ristrutturazione e di miglioramento urbanistici. È costituita da un solo arco e presenta la facciata scolpita minuziosamente, su cui sono posti due stemmi di Lecce. Sulla parte superiore si erge la statua in pietra raffigurante San Biagio. La porta conduceva al Parco, luogo di intrattenimento dei cittadini.

Ed è proprio qui che si conclude la nostra lunga passeggiata, compiuta senza fretta per meglio gustare le bellezze della nostra città.

Gionata Quarta

 

 

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Si è spento all’età di 75 anni Antonio Basile, ex sindaco di Porto Cesareo

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PORTO CESAREO (Lecce) – Antonio Basile da sempre attivo in politica, è stato anche nel consiglio direttivo dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo.
Democristiano e fittiano, si nel corso degli anni si è speso per l’autonomia del comune di Nardò, per l’Area Marina Protetta, soprattutto per l’Amp Cesarina, per la stazione di biologia marina “Pietro Parenzan” e per il Museo Talassografico.
Messaggi di cordoglio sono arrivati anche tramite i social dai cittadini e dagli esponenti di tutti i partiti politici.

I funerali si terranno nella Chiesa Madre della Vergine del Perpetuo Soccorso.
La cittadinanza e l’amministrazione comunale si uniscono al dolore che ha colpito la famiglia Basile, il sindaco Salvatore Albano ha dichiarato il lutto cittadino.

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LookUp, la missione dei seminaristi di Molfetta: il racconto di sé è il terreno del dialogo e del coinvolgimento

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di Manuela Marzo

 Intervista a Giovanni Colitta, di Seclì, diocesi di Nardò-Gallipoli, seminarista al quarto anno a Molfetta. La missione LookUp ha coinvolto città, famiglie, scuole. È un invito a guardare in alto e a guardarsi dentro per riscoprire nuovi orizzonti e la bellezza di un cammino con Dio. I seminaristi hanno condiviso le ansie e i dubbi dei ragazzi, hanno sempre ottenuto una risposta e mai il silenzio di indifferenza. Dio è esperienza reale, la fede ha bisogno di incontri e di relazioni e non di interfacce e profili. Scopriamo la bellezza e il significato di questa missione in compagnia di Giovanni e dei suoi compagni di viaggio.

 LookUp, missioni giovani, di cosa si tratta?

È un progetto voluto dal Seminario Regionale di Molfetta insieme ai Vescovi di Puglia e vede protagonisti i seminaristi che si formano per diventare preti. La missione giovani ogni anno coinvolge una diocesi pugliese e attraversa tutte le Comunità parrocchiali per portare testimonianza di fede e di vita gioiosa che scaturisce da un cammino alla sequela di Gesù. Dal 28 settembre al 8 ottobre scorso la missione ha interessato la Diocesi di Nardò-Gallipoli coinvolgendo città, scuole, famiglie secondo un programma ben elaborato ma anche con la gioia e la freschezza che i giovani sanno dare.

Perché LookUp?

Look Up è il titolo della missione che tradotto significa ‘guardare in alto’. È l’invito che il missionario fa ad ogni persona che incontra affinché possa aprire il cuore alla ricerca, all’ascolto. Uno sguardo verso il Cielo per scrutare orizzonti nuovi e una vita di bellezza che nasce dal dialogo con Dio, il quale comunica risposte fondamentali all’ esistenza umana.

Anche voi siete giovani. Qual è il vostro percorso?

Il nostro percorso di giovani in cammino, nasce prima di tutto da una domanda di senso: chi sono? Cosa cerco? Cosa mi rende felice? È la stessa domanda che Gesù pone ai discepoli nel brano del Vangelo di Giovanni, icona di riferimento per la missione. “Che cosa cercate?” che per noi giovani in ricerca è un invito a guardarsi dentro per accogliere quel desiderio di cose grandi, ascoltare questi moti di infinito nel cuore, per dare risposta al desiderio di felicità. È questo che viviamo in seminario dove la formazione umana, spirituale, culturale e  comunitaria ci permette di verificare seriamente  cosa significhi una vita secondo lo ‘stile’ di Gesù.

 L’obiettivo o scopo della vostra missione.

La nostra missione ha avuto lo scopo di incontrare i giovani, ascoltarli, condividere le loro ansie e dubbi sul futuro provando a mostrare la bellezza e la gioia di un cammino in compagnia di Dio. Un percorso che mira alla piena realizzazione del progetto che ogni uomo ha in sé e che corrisponde al desiderio di bene che Dio stesso ha per ognuno.

 

Spesso i ragazzi di oggi sono disorientati e senza punti di riferimento. Come è possibile un loro coinvolgimento in percorsi specifici come il vostro?

Innanzi tutto facendo capire, che il fatto che sia un percorso specifico, non vuol dire che è una formazione  per ‘specialisti del sacro’ anzi è un percorso umano, ampio, non settario, che ti porta a crescere nella tua dimensione relazionale, culturale, sociale, umana… globale. Far capire ai giovani questo, è già un modo per avvicinarsi e fargli comprendere  che la via che noi seminaristi scegliamo non  è una via che ci allontana da loro, anzi è una strada  che se percorsa con lo spirito giusto ci avvicina ancora di più. Il coinvolgimento è possibile in tutti gli ambiti solo condividendo le esperienze. Il racconto di sé è il terreno del dialogo e del coinvolgimento. Bisogna creare pertanto dei luoghi, dei tempi e degli spazi d’ incontro, come è stata per esempio la missione giovani. Inventarsi, costruirsi delle possibilità nuove per dialogare, per rendersi conto che tutti hanno una storia da raccontare e un desiderio buono e bello da realizzare.

 

 

Avete portato la vostra esperienza nelle scuole del Salento. Cosa ne pensate dei giovani di oggi, alcuni forse vostri coetani?

Non è bene parlare di giovani di oggi perché le generalizzazioni sono sempre semplificazioni. I giovani hanno una caratteristica che attraversa tutti i tempi ed è l’apertura alla novità. Tutti, anche noi, i giovani, lo siamo. Bisogna ingegnarsi nei linguaggi che permettono di trasmettere la novità. Cambiano le tecniche, i modi ma non cambia la sostanza.

 

Come hanno risposto al vostro appello?

Hanno risposto con la curiosità tipica della loro età. Con l’apertura a ciò che li sorprende. Hanno risposto con interesse, con l’ascolto. Lo hanno fatto anche con la sfida. Una  sfida provocatoria anche in senso positivo cioè quella che ti permette di dare ragione della speranza che ti porti nel cuore. Hanno risposto. Abbiamo trovato risposta di tutti i tipi. Non abbiamo mai trovato un silenzio di indifferenza.

 

Oggi viviamo in un ‘villaggio globale’ dove i social e la ‘piazza digitale’ hanno una forte influenza. Attraverso questi canali è possibile parlare di Dio?

È possibile ma non si può limitare il discorso su Dio ad un approccio social, virtuale perché Dio è esperienza reale. Può essere un terreno d’ incontro, di comunicazione importante ma che non si può esaurire lì. Può essere uno spazio di grande possibilità ma anche di grande sprone a superarlo, a trascenderlo perché la fede ha bisogno di esperienze concrete, di incontri reali. Non di interfacce, non di profili. Questi sono realtà bidimensionali. La fede ha bisogno delle persone. Ha bisogno di realtà tridimensionali, della vita vissuta.

 

Cosa vorreste comunicare a tutti quei genitori che vi leggeranno?

Innanzi tutto una grande gratitudine per il loro ruolo all’interno della trasmissione della fede, dell’umanità. Pensiamo ai nostri genitori, ma a tutti i genitori, la cui missione è la più difficile del mondo. Vorremmo spronarli a non tirare i remi in barca, ad osare con i propri figli. I giovani possono creare grandi cose, sono un terreno fertile su cui costruire edifici meravigliosi e accoglienti. I giovani vanno sostenuti e i genitori devono accompagnare i figli e prendersi cura della loro libertà. I figli non sono dei genitori, i figli sono dell’umanità e devono crescere come uomini che si aprono alle belle possibilità che il cammino nella storia può offrire.

 

E ai ragazzi che vi hanno incontrato e/o che vi conosceranno attraverso questa intervista?

Anche a loro va un grazie enorme perché ci hanno aperto i loro cuori, l’ascolto, il loro tempo e ci hanno dato l’opportunità di raccontare la nostra storia e lo hanno permesso anche nei modi più semplici. Gli vorremmo dire di non smettete di investire su questa semplicità, di non cercare cose complicate ma di amare la complessità della vita che non è complicazione ma è la bellezza di essere relazioni e di intessere relazioni.

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Le Dune: Sunday Sunset


Exit 101: la domenica

Live: One Night latina

Il film della settimana: Il Verdetto – The Children Act

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Il film, drammatico, diretto da Richard Eyre, tratto dal romanzo di Ivan McEwan “The Children Act”, uscito in Italia con il titolo “La ballata di Adam Henry”, affronta un tema molto delicato quello del conflitto tra lo spirito laico della legge e i principi dettati da una fede religiosa sincera.

Il giudice dell’Alta Corte Britannica, Fiona Maye (Emma Thompson), specializzata in diritto di famiglia è chiamata a decidere delle sorti di un giovane adolescente, il diciassettenne Adam Henry, testimone di Geova che rifiuta, in osservanza ai suoi principi religiosi, la trasfusione che potrebbe salvargli la vita. Adam (Fionn Whitehead) è un ragazzo che suona il violino, scrive poesie e si è ammalato di una grave forma di leucemia, per tentare di salvargli la vita non resta che l’obbligo di legge. Ma il magistrato Fiona, cui spetta il provvedimento, in piena crisi matrimoniale ed esistenziale, fortemente combattuta tra il rispetto delle convinzioni religiose e l’obbligo al trattamento che potrebbe salvare Adam da morte certa, decide di incontrarlo in ospedale in deroga alla deontologia e all’etica professionale.

Dal loro incontro e nel confronto fra due solitudini, verranno fuori emozioni forti e sentimenti repressi per entrambi. L’interpretazione di Emma Thompson che è tra le più ricche e delicate della sua carriera, mette in luce il ritratto di una donna che ad un certo punto della sua vita privata e lavorativa, è costretta a fare i conti con sé stessa, lasciandosi travolgere da ciò per cui è chiamata a decidere. Come in tutti i racconti di Ian McEwan che ha curato anche la sceneggiatura del film, i protagonisti comprenderanno solo alla fine, di aver fatto probabilmente la scelta sbagliata.

Francesco Stomeo

 

 

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Tesoretto: la domenica

Al DAMUS la nuova insegnante di canto è Anna Rita Calò artista della “famiglia Bungaro”

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LECCE – L’offerta formativa del dipartimento canto dell’accademia Damus si arricchisce con una new entry d’eccellenza. Si tratta di Annarita Calò Bungaro, proveniente da una famiglia dove il talento è di casa: sorella di Antonio Calò, in arte Bungaro insieme al quale lei è cresciuta musicalmente e continua a lavorare tra  gli studi di Bologna e Roma. Da circa quindici anni Anna Rita Calò organizza e dirige in tutta Italia Master Class e corsi di canto rivolti a giovani artisti sulla scrittura, l’interpretazione e la produzione artistica. La nota artista collabora attivamente con i maggiori festival e  format italiani inoltre collabora con le maggiori case discografiche. Bungaro è uno degli autori più ricercati dell’attuale panorama musicale italiano, le sue canzoni viaggiano con naturalezza tra le voci icone della musica italiana ed internazionale come Fiorella Mannoia, Malika Ayane, Ornella Vanoni, Giusy Ferreri, Antonella Ruggiero, Chiara Civello, Marco Mengoni, Neri Marcorè,  Petra Magoni, Paola Cortellesi.

Inoltre il cantautore, musicista e produttore di origini brindisine ha scritto e collaborato con nomi della scena internazionale quali Youssou N’dour (Senegal), Omar Sosa (Cuba), Daniela Mercury (Brasile), Ana Carolina (Brasile), Tinkara (Slovenia) Ian Anderson dei Jethro Tull (UK), Paula Morelembaum, Miucha Buarque de Hollanda.)
L’Accademia DAMUS di Lecce apre dunque le iscrizioni ai nuovi corsi di canto avvalendosi di un’artista di alto livello, con una lunga esperienza, e di un team di cantanti – insegnanti di altrettanto livello artistico musicale

Il DAMUS, è un Accademia prestigiosa la piu grande  nel Salento diretta da Pamela Manno, ogni anno sforna tanti talenti nel campo della musica, della Danza e del Teatro. Questo importante centro è una tappa obbligata per chi vuole cominciare a cantare, ma anche per chi vuole fare un passo avanti o perfezionare le proprie tecniche canore. In via Marugi, 32 sorge la scuola di formazione Damus, che ogni anno punta sempre più in alto, da oltre un ventennio.

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Combattere cefalee e dolore, tutte le novità della diagnostica per immagini in un convegno organizzato dal Poliambulatorio Calabrese

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Nella Galleria del Palazzo Ducale di Cavallino l’équipe del Poliambulatorio dei radiologi Maria Luisa e Ruggiero Calabrese ha organizzato un convegno per fare il punto sui grandi progressi della diagnostica per immagini e della Neuroradiologia. Si è discusso delle novità nella cura della cefalea, dolore e altri disturbi che devono essere trattati con un approccio multidisciplinare e con tecnologie che solo i centri all’avanguardia, come quello cavallinese, possiedono. Il lavoro di squadra è sempre fondamentale: tecnologia, competenza e professionalità sono tre caratteristiche che devono viaggiare di pari passo nell’attuazione delle nuove terapie. Nel convegno si è parlato di tante nuove tecniche di intervento: la vertebroplastica è una delle nuovissime frontiere di cui si è discusso a inizio convegno. Si tratta di una procedura di radiologia interventistica con la quale vengono trattate le fratture vertebrali patologiche, attraverso l’iniezione di un “cemento” biocompatibile nel corpo della vertebra.

I dottori radiologi Maria Luisa e Ruggiero Calabrese hanno aperto l’incontro ringraziando le autorità (Bruno Ciccarese Gorgoni, sindaco di Cavallino e Rodolfo Rollo, direttore sanitario Asl) e salutando i tantissimi medici, tecnici ed esperti accorsi nella Galleria del Palazzo Ducale (cliccate sull’immagine per vedere il video e le interviste).

La cefalea e il dolore sono problemi che possono essere affrontati con la radiologia interventistica mini-invasiva, senza utilizzare anestesia totale: lo ricorda la dottoressa Paladini del Vito Fazzi di Lecce, che si è soffermata sulle patologie encefaliche e vertebro-midollari. L’angiotac può escludere le malformazioni nel momento diagnostico iniziale, quando c’è un paziente con una cefalea intensissima, che porta anche a tremori, vomiti e perdite di coscienza. Dietro a un’unemicrania si possono nascondere tutta una serie di gravi patologie (in questi casi si parla di cefalea sentinella): può esserci un aneorisma, anche quando non c’è emorragia. La dottoressa Paladini ha illustrato i casi di malformazioni del cervello scoperti proprio attraverso la diagnosi neuroradiologica in pazienti giovanissimi che soffrivano di cefalee. 

Il dottor Alessandro Carriero, altro ospite di rilievo, Direttore del Dipartimento diagnostica per immagini  dell’ospedale “Maggiore della Carità” di Novara, si è soffermato sulla diagnostica per immagini nella cefalea a grappolo. La cefalea a grappolo non è un comune mal di testa: colpisce 60mila persone in Italia e causa un dolore continuo è invalidante. La diagnostica per immagini è importante per escludere che dietro questa patologia non si nasconda un tumore o altro. Il dottore Carriero ha spiegato che la ricerca si sta concentrando sulla scoperta delle cause di questo male: quando si scoprirà, probabilmente si faranno enormi passi in avanti anche nella terapia. 

Qualcuno considera la cefalea a grappolo quasi come fosse una malattia rara, ma nei Paesi occidentali colpisce circa una persona su mille, prevalentemente gli uomini. Questo tipo di problema si può curare con farmaci come il verapamil e il litio, che però espongono il paziente a pesanti controindicazioni ed effetti collaterali. Ultimamente si lavora sulla sperimentazione dei farmaci biologici: i cosiddetti inibitori del CGRP. Questi farmaci agiscono bloccando l’azione di uno dei mediatori chimici del dolore: sembra che la terapia con questi farmaci in fase di sperimentazione stia dando buoni risultati. 

Negli ultimi anni sono stati sviluppati e studiati nell’efficacia numerosi stimolatori elettrici per combattere dolore e cefalee di vario tipo. Queste nuove terapie hanno raggiunto importanti risultati. La stimolazione cerebrale non invasiva (NIBS) nel trattamento dell’emicrania, ma anche di tutta una serie di patologie nel Salento si pratica all’interno del Poliambulatorio Calabrese di Cavallino: ne ha parlato il neurologo Giovanni Caggia nella sua relazione. La stimolazione transcranica è utilizzata pure nella lotta alle dipendenze, inclusa la ludopatia,

Il dottor Tommaso Lupattelli è uno dei più importanti ospiti del convegno organizzato dal Poliambulatorio Calabrese di Cavallino. Il luminare Responsabile dell’Unità Operativa di Radiologia Interventistica di ICC Istituto Clinico Cardiologico di Roma, ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Researchpazienti, ha illustrato le novità sulle cure di cefalea cronica e sclerosi multipla. La cefalea refrattaria ad ogni tipo di trattamento farmacologico è una malattia ampiamente diffusa nella popolazione, nello specifico la terza malattia più diffusa al mondo in assoluto.  Un intervento di dilatazione alle vene giugulari, che in questi pazienti risultano molto spesso di calibro insufficiente, permette di alleviare se non addirittura risolvere completamente il dolore.

Questa riduzione del diametro delle vene giugulari (scoperta all’inizio del nuovo secolo proprio da un ricercatore italiano, il Professor Paolo Zamboni dell’ Università di Ferrara) prende il nome di  CCSVI  o Insufficienza Venosa Cronica Cerebro Spinale e comporta un accumulo di sangue (che non riesce a defluire bene attraverso le vene del collo), a livello della circolazione venosa del sistema nervoso centrale con un conseguente aumento della pressione  endovenosa a tale livello.  Sarebbe infatti proprio questo incremento pressorio il principale responsabile della cefalea.

“Si tratta di un intervento proposto nel 2006 dal professor Zamboni, che aveva intuito che alcune patologie neurologiche potessero avere una base vascolare, un difficoltoso ritorno di sangue dal cervello verso il cuore nel compartimento venoso – ha spiegato nell’intervista il dottor Lupattelli (premete sull’immagine per vedere il video) – Aprendo queste ostruzioni  abbiamo visto che alcuni pazienti, ad esempio quelli affetti dalla sclerosi multipla presentavano dei miglioramenti, a volte anche marcati. In questi casi abbiamo constatato che alcuni pazienti ottenevano, grazie a questa operazione, la cessazione totale della cefalea e del mal di testa, che è un sintomo frequente della sclerosi multipla. E, quindi, abbiamo cominciato a utilizzare quest’intervento anche per la cefalea, indipendentemente dalla sclerosi multipla. Stiamo valutando i risultati: i pochi pazienti operati fino ad oggi hanno risposto bene alla terapia”. 

Il trattamento di queste steno-ostruzioni delle vene affette consiste in una dilatazione a palloncino delle vene giugulari (alla stregua di quello che viene eseguito ormai di routine nelle arterie coronarie del cuore) eseguita per via endovascolare che risponde più propriamente al nome di angioplastica. Quando i farmaci non hanno alcun effetto, quest’operazione risolve il problema, tanto che, se la sperimentazione andrà bene, si potrebbe sostituire alla terapia farmacologica.

Un momento importante del convegno è stato quello riservato alle terapie psicologiche e alle nuove tecniche di consapevolezza e rilassamento, che vengono praticate nel Centro Calabrese (sotto la guida della responsabile Silvia Perrone, presidente PSY), per combattere il dolore e le cefalee unitamente alle terapie farmacologiche. I dottori Giovanni Caggia, Maria Luisa e Ruggiero Calabrese e Silvia Perrone sono i componenti del un comitato scientifico che ha dato vita al congresso intitolato “A multidisciplinary vision for diagnosis, therapies and pain management”. L’incontro tra importanti esperti della diagnostica per immagini ha riservato alcuni momenti di buona musica grazie alla performance dei musicisti della scuola Harmonium, il duo violino e chitarra, Alessandro Quaranta ed Elisa Caricato. 

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Old Crown: presenta Crown Affairs

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COPERTINO ( Lecce ) – Finalmente torna la buona musica all’Old Crown e lo fa in un appuntamento tutto nuovo.

Domenica 14 dalle 19 alle 21 @heartmaker.dj con il suo sound accompagnerà il nostro primo aperitivo serale.

Non restate a casa e venite a scoprire cosa abbiamo in serbo per voi. 🍾🎉👑🍻🎊

#oldcrownpub #irishpub #copertino #centrostorico #crownaffairs #aperitivo #music #since1998 #weareold #howoldareyou ⁉

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Gala del Niaf a Washington, tutti pizzicati dalla Taranta

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USA – “Guardo tutti voi e il mio cuore si riempie di emozione e orgoglio. In voi vedo la determinazione a realizzare grandi progetti che portano crescita e progresso. In voi vedo il coraggio di chi ha saputo superare tutti i confini, non solo geografici, ma quelli legati alle mille difficoltà di chi cerca la sua strada nel mondo. In voi vedo le mie radici, perché il legame forte con l’Italia si esprime in tutto ciò che fate e create. In voi rivedo soprattutto il sentimento che unisce un popolo, sempre e ovunque, e se incrocio i vostri sguardi sento la forza autentica dell’abbraccio esplosivo tra me e Nicola, emigrato quarant’anni fa, durante la Columbus Day Parade, che ci ha tanto emozionato”.
Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha salutato l’affollata e prestigiosa platea del Marriott Wardman Park Hotel di Washington, dove si è svolto il gala celebrativo per la Puglia organizzato dalla NIAF, la National Italian American Foundation, la fondazione che rappresenta oltre 20 milioni di cittadini italo-americani residenti negli USA e che ogni anno ad ottobre riunisce nella capitale degli Stati Uniti i più importanti esponenti del mondo politico, della cultura e della finanza. Nel 2018 la Puglia è Regione d’Onore.
“Vorrei proprio dirvi: benvenuti in Puglia! WeAreinPuglia! Perché stasera – ha proseguito Emiliano – in questa location tutto parla della Puglia e vi racconta che terra meravigliosa sia la nostra. Una terra che noi proteggiamo e tuteliamo per mantenerne integra la bellezza. Una bellezza che si esprime nei paesaggi incontaminati, nella ricchezza culturale e artistica dei suoi centri storici, nella bontà della tradizione della enogastronomia. Una bellezza – ha aggiunto – che negli Stati Uniti d’America si può ammirare anche grazie a produzioni cinematografiche internazionali che scelgono la nostra regione come set per i loro film”.
Il presidente della Regione, a capo della delegazione istituzionale pugliese, ha poi ricordato che le relazioni tra USA e Puglia sono anche economiche e industriali, in particolare legate alla realizzazione delle carlinghe dei Boeing 787 e ai nuovi progetti di sviluppo sostenibile nell’aerospazio:

“Non è un caso che molte grandi imprese americane abbiano deciso di rafforzare il loro business proprio da noi, in sinergia con le nostre realtà imprenditoriali che portano alto il nome della nostra regione nel mondo. E quando dico che lo portano in alto, non sto usando una metafora, perché sapete qual è il settore trainante delle relazioni tra la Puglia e gli Stati Uniti? È l’aerospazio. Lo sa bene Vito Pertosa, che è qui e che saluto, che ha fatto crescere la sua azienda che fabbrica satelliti in mezzo agli ulivi secolari, in uno stabilimento ad impatto zero, autosufficiente energeticamente, che recupera persino l’acqua piovana.
La Puglia punta a questo modello di sviluppo: una crescita sociale ed economica in armonia e nel rispetto dell’ambiente circostante e della salute delle persone”.
“Manteniamo forti – ha concluso Emiliano – i legami che abbiamo costruito e che si rafforzano stasera. Grazie ancora per tutto quello che fate, per essere ogni giorno un motivo di orgoglio per le nostre comunità. Che sia per vacanza, per business, per amore e amicizia, o semplicemente per tornare a sentire il profumo del nostro pane caldo appena sfornato accarezzati dal nostro maestrale in riva al mare, noi vi aspettiamo, la Puglia è casa vostra”.

I circa tremila partecipanti al gala non solo hanno potuto apprezzare i colori e i profumi della Puglia, ma sono stati rapiti dal ritmo ancestrale della pizzica salentina.
Il gala del Niaf si è concluso con una esibizione di musicisti, ballerini e danzatrici dell’Orchestra Popolare della Notte della Taranta che ha proposto una selezione del repertorio che ogni anno conquista turisti provenienti da tutto il mondo. E nessuno ha potuto resistere: dall’Ambasciatore al Presidente di Confindustria, dai membri del Board del Niaf agli imprenditori Italo-americani, tutti pizzicati dalla Taranta e dal calore unico della Puglia.

 

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Provinciali, il rischio dei “franchi tiratori” nel centrodestra e nel Pd: Minerva e Marra in allerta

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di Gaetano Gorgoni

LECCE – Centrodestra e centrosinistra si fronteggiano con gli stessi timori: il primo nemico è quello interno. Nel Pd i renziani potrebbero fare qualche brutto scherzo, nel centrodestra Mellone e anche qualche altra area (incluso qualche fittiano) sono i “sorvegliati speciali” delle elezioni provinciali. Intanto, il sindaco di Nardò non risponde più al telefono e si è trincerato nel silenzio più assoluto: potrebbe lasciare liberi i suoi di votare chi meglio credono. Anche se il fatto che Minerva abbia preso le distanze da Mellone potrebbe spingere quest’ultimo a scartare l’opzione dell’appoggio al sindaco di Gallipoli. Il comunicato stampa di Paride Mazzotta svela tutti i retroscena e richiama tutti alla lealtà: al tavolo tutti avevano promesso un atteggiamento leale, manterranno la parola? È un dubbio che Gianni Marra vuole contrastare chiamando tutti in queste ore e chiedendo grande impegno.

Il centrosinistra ha numeri ben diversi rispetto alle elezioni che incoronarono Gabellone: ora c’è l’Udc, Puglia Popolare e tutta la maggioranza leccese, con l’esclusione di Prima Lecce, il “gruppo stampella” di Salvemini che orbita nell’area Marti è che ieri si è presentato nella conferenza a Palazzo Adorno a supporto del sindaco di Squinzano. Molto insidiosa anche la situazione nel centrosinistra: arsenico e vecchi merletti in scena sul palco del Pd. I democratici vivono una durissima lotta interna tra renziani e uomini di Emiliano. Stefano Minerva è un uomo da sempre vicino al governatore della Puglia: per evitare il rischio “franchi tiratori” dovrà chiamare uno ad uno tutti i consiglieri e sindaci del suo partito. “Stefano Minerva potrebbe essere il favorito tra i pretendenti alla presidenza della Provincia di Lecce, ma il problema è il Pd: i renziani potrebbero fare scherzi” – riflette amareggiato un dirigente dem.

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Barocco Wine Music, ecco i vini che hanno vinto. Un fiume di gente nel borgo di Soleto

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Il Barocco Wine Music ha riempito il borgo di Soleto di profumi, famiglie, buon cibo, vino di qualità e buona musica live. La manifestazione è partita con un originale taglio del nastro alla presenza delle istituzioni, con un attore travestito da Bacco, alla presenza delle istituzioni (personalità dell’amministrazione comunale, l’assessore Sebastiano Leo e anche il sindaco Stefano Minerva). I vini d’eccellenza sono stati i protagonisti assoluti grazie alla presenza di Roberto Gatti, presidente di una giuria di altissimo livello, che ha premiato produzioni capaci di affrontare i mercati mondiali. In giuria quest’anno anche Umberto Trombelli, premiato come miglior enologo dell’anno.
Etichette di ottima qualità hanno gareggiato all’interno di una manifestazione che esalta la cultura enoica italiana e salentina. Il Festival, che con questa edizione ha compiuto sette anni, consente ai visitatori di fare un percorso sensoriale con un unico calice, alla scoperta della tradizione enoica italiana e pugliese, della gastronomia e del borgo antico di Soleto. Tra le stradine spuntano palchi dove si esibiscono bravi musicisti, stand pieni di prodotti tipici ed esposizioni di vini di qualità. La manifestazione si sviluppa attraverso sette percorsi degustativi curati dai sommelier AIS.
L’evento è organizzato dall’Agenzia MOOD in collaborazione con il Comune di Soleto, l’Associazione Italiana Sommelier e il contributo della Regione Puglia, Dipartimento Agricoltura Sviluppo Rurale ed Ambientale. In contemporanea con l’evento la “Sesta Selezione Vini Barocco Wine Music”: il concorso ha premiato i primi 3 vini classificati con una giuria composta da enologi, giornalisti e sommelier.
i Vincitori della Sesta Selezione Vini Barocco Wine Music 2018:
Categoria #Chardonnay
1° “L’AUREUS” Cantine FERRI
2° “SANTA GEMMA” Consorzio Produttori Vini Manduria
3° “TACCO BAROCCO” Cantina Sampietrana  Punto Vendita
Categoria #Fiano
1° “VT” Vetrère
2° RUAH” Cantine Santi Dimitri
3° CAOLINO” Cantine De Falco
Categoria #Negroamaro 
1° “LUTROC” Sanchirico
2° “ANTICAIA” Cantina San Donaci
3° “ALBERELLI” L’Astore Masseria
Categoria #Primitivo
1° “ADMIRA” Cantine FERRI
2° “BOCCA DELLA VERITÀ'” CANTINE DE FALCO
3° “MADRIGALE” Consorzio Produttori Vini Manduria
Categoria #Blend
1° “CONTRADA DEL FALCO” Cantina San Donaci
2° “ARMECOLO” Cantina Castel Di Salve
3° “SHARAV” Santi Dimitri Azienda Agricola
“Il Barocco Wine Music, alla sua settima edizione, è ormai diventato un punto di riferimento tra i festival che esaltano la cultura enoica nazionale – afferma il sindaco di Soleto, Graziano Vantaggiato – Con questa manifestazione cerchiamo di dare grande risalto al nostro vino e al nostro meraviglioso borgo”.
“Ogni anno invitiamo una Regione diversa: quest’anno ospitiamo l’Abruzzo – spiega il direttore dell’Agenzia Mood, Piero Anselmi – abbiamo vini straordinari e anche ottimi musicisti che si esibiranno: anche quest’anno siamo riusciti a costruire un evento che non è solo cultura enoica, ma anche cultura gastronomica e musicale”.
“È la sesta volta che partecipo a quest’evento: quest’anno la commissione è di altissimo livello, perché abbiamo Umberto Trombelli, premiato come miglior enologo dell’anno – ha affermato il presidente Gatti – Abbiamo altissime professionalità in giuria. Abbiamo trovato pochissimi vini difettati: solo uno o due”. All’inaugurazione di domani per il taglio del nastro interverrà Sebastiano Leo Assessore Formazione e Lavoro – Politiche per il lavoro, Diritto allo studio, Scuola, Università, Formazione Professionale, il Sindaco di Soleto Graziano Vantaggiato, insieme a Gabriele Petracca Presidente dell’Unione dei Comuni “Terre di Mezzo” e Piero Anselmi Direttore Creativo dell’Agenzia Mood.
I percorsi degustativi sono stati curati dai sommelier AIS, che hanno organizzato un viaggio tra sapori inebrianti riservato ad operatori del settore e appassionati.
Ospite straordinario della nuova edizione la Regione Abruzzo e il suo Montepulciano d’Abruzzo delle Colline Teramane DOCG, un vitigno dal carattere robusto e aristocratico, adatto anche a lunghe evoluzioni, con i profumi tipici del vitigno arricchiti dalle sfumature regalate dal lungo riposo in legno. Ma anche il Pecorino e la Passerina, vitigni che danno origine a vini freschi e strutturati.
Anche quest’anno il Barocco Wine Music ha registrato migliaia di presenze: nel corso degli anni un trend di gradimento in crescita, grazie al contributo dei partners e il carattere fortemente specializzato, ospitando oltre 200 etichette, con un successo di circa 20.000 presenze.
Barocco Wine Music è un palcoscenico per mettere al centro il racconto di uomini, di vite, di esperienze e condividere testimonianze di successo e case histories esemplari. Un luogo per incontrare esperti (giornalisti, critici, sommelier, produttori, ristoratori) offrendo ai tanti visitatori una scaletta ricca di intrattenimento negli spazi live Wine Music con lo swing tutto italiano degli Champagne Protocols, i grandi classici delle icone della musica italiana con la Tekemaya’s Band, il blues estremo dei Cool Blues Band la tribute band dei vorticosi Blues Brothers, e ancora la pachanka folk dei Kalinka o le suggestioni dall’America Latina del Duo flauto & chitarra di Gabriella Prinari & Stefano Sergio Schiattone, fino all’energia e la passione di Gianni Sabato che con Dario Rausa e Marco Rollo hanno condotto il pubblico all’Opening “People is yuo” del People Bar.

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Emiliano a New York, Marmo: “vogliamo sapere quanto è costata ai pugliesi la trasferta del presidente”

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“Emiliano a New York? Vogliamo sapere chi ha portato con se’ e quanto hanno pagato i pugliesi, nel dettaglio, per la trasferta americana del presidente”. Lo dichiara il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo. “Vogliamo avere conto di tutto -aggiunge- perché oltre ai siparietti, ai video e alle sfilate, ci sono i problemi di una Regione in cui non si hanno le risorse nemmeno per garantire i servizi essenziali. Ergo, vogliamo avere l’elenco di tutti coloro che hanno partecipato con Emiliano a spese dei pugliesi: nomi, incarichi, costi e spese del viaggio. Se non avremo notizie precise nei prossimi giorni -conclude Marmo- vuol dire che il conto sarà salato e difficilmente giustificabile a chi paga… Ovvero i cittadini”.

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Nuova aggressione in carcere: ferito lo stesso poliziotto che era stato aggredito in passato. Osapp: “Caos malati psichiatrici”

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LECCE  – Lavorare in carcere ormai è come andare in guerra. Oggi un altro poliziotto penitenziario operante nel reparto di osservazione psichiatrica  della casa circondariale di Lecce, intorno alle 10.30, è stato aggredito da un malato psichiatrico, che lo ha preso a pugni in faccia e a spintoni. L’agente se l’è cavata con qualche ematoma, ma c’è molta amarezza tra gli addetti ai lavori: nessuno si sente al sicuro. Ancora una volta l’aggressore è un detenuto 50enne italiano (in galera per reati contro il patrimonio e stupefacenti). Si tratta di una rabbia che spesso, come in questa occasione, esplode per futili motivi. “Nel reparto dove è esplosa la violenza i poliziotti non dovrebbero avere contatto diretto con i pazienti reclusi, ma di fatto si trovano a gestire tutto in barba al protocollo regionale e il regolamento interno- spiega il vicesegretario regionale Osapp Ruggiero Damato – I poliziotti penitenziari vengono considerati MANOVALANZA A BASSO COSTO, per tanto anche questo poliziotto contuso e colpito dovrà assentarsi dal servizio, con enorme dispendio di risorse pubbliche.

I sindacati puntano il dito contro “l’indifferenza dei vertici del sistema penitenziario”. “Penso sia meglio chiudere il reparto di Osservazione  Psichiatrica gestito in quel modo e recuperare personale per il normale servizio Istituzionale dei poliziotti penitenziari” – conclude Damato.

 Garcin

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