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Sesso nei centro massaggi, il professore universitario si difende

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CENTRO MASSAGGIBRINDISI-LECCE – Si è difeso respingendo le accuse su un presunto coinvolgimento in un giro di prostituzione gestito da una presunta organizzazione italo-cinese. Si è svolto nelle scorse ore l’interrogatorio di garanzia di Chu Wengchang, il professore associato in Matematica e Fisica presso l’Università del Salento a Lecce arrestato mercoledì scorso insieme ad altre nove persone. L’interrogatorio si è svolto nel carcere di Lecce dinanzi al gip Maurizio Saso alla presenza dell’avvocato Giuseppina Oriente. Il faccia a faccia con il giudice è durato circa due ore. Dalle 9 fino alle 11.

Due ore in cui il professore ha ribadito la propria innocenza nonostante gli inviti del giudice a confessare determinate accuse alla luce del materiale probatorio raccolto dagli inquirenti per ottenere una maggior clemenza dal punto di vista difensivo. Il professore cinese è andato oltre sottolineando che spera di poter chiarire quanto prima una situazione definita “incresciosa” perché il suo lavoro rimane quello di professore.

E, a dire dello stesso insegnante, si sarebbe  trovato in una tale situazione in quanto persona dotata di una certa cultura. Da vent’anni in Italia sarebbe diventato il punto di riferimento di tutti i cittadini stranieri e in particolare dei propri connazionali. In questo modo, ha spiegato il professore, veniva contattato dalla comunità senza curarsi del tipo di attività e di “consulenze” che i suoi connazionali gli chiedevano. In sostanza avrebbe distillato suggerimenti e consigli molto spesso relativi a contratti d’affitto per la stesura di messaggi pubblicitari in un italiano comprensibile. Il professore si è riservato di chiarire ancora meglio la propria posizione attraverso un memoriale.

Dinanzi al gip è comparsa anche Haixia Wang, detta Tosca, 42 anni, residente a Lecce, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere mentre nel carcere di Taranto è stato sentito anche Changyu Zhu, detta Giada, 52 anni, residente a Taranto. In totale sono state sentite sette delle dieci persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Peonia rossa” dal nome del centro estetico di Brindisi dietro al quale si nascondeva un giro di prostituzione. Le accuse a carico degli indagati sono quelle di aver costituito una presunta organizzazione per delinquere composta da almeno quattro “cellule” attive su Brindisi, Lecce e Gallipoli finalizzata al favoreggiamento, all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione di ragazze di nazionalità cinese.

F.Oli.


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