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Duplice lupara bianca: per il gip Perrino agì “con un’indole malvagia e insensibile ad ogni umanità”

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omicidio marino grecoCAMPI SALENTINA (Lecce) – “Un’indole malvagia, insensibile ad ogni richiamo di carattere umanitario che si è manifestata in una dimostrazione di efferatezza per la gratuità delle sofferenze arrecate alla vittima”. E’ uno dei passaggi più crudi con cui il giudice per l’udienza preliminare Vincenzo Brancato tratteggia il profilo di Mino Perrino, il 37enne di Campi Salentina, condannato in abbreviato all’ergastolo insieme a Francesco Cippone, per il duplice omicidio di Luca Greco e Massimiliano Marino, rispettivamente di Campi Salentina e San Donaci.

Una duplice premeditata esecuzione, pianificata da tempo e messa a segno senza alcun freno inibitorio. Il giudice si sofferma anche sull’efferatezza con cui gli assassini eseguono la loro spedizione di morte. Perrino e Cippone colgono di sorpresa le due vittime aggredendole e ferendole mortalmente con una pistola ed un coltello “infierendo”, annota il giudice, “nei confronti di Greco nonostante le sue grida di dolore e che si fosse accasciato al suolo ormai incapace di difendersi”.

3VVUn’azione meditata da tempo quindi come testimoniano la scrupolosa organizzazione e l’accurato studio preventivo delle modalità da adottare: vittime trascinate in un luogo isolato, telefonini lasciati a casa, l’eliminazione dei cellulari delle vittime dopo l’omicidio e la pulizia della scena del delitto facendo sparire i bossoli. E poi la distruzione dei due cadaveri prima gettati in una cisterna ricolma d’acqua e poi ricoperti con grosse pietre per impedire che risalissero a galla. Infine, chiudendo con un cerchio l’imboccatura. E poi l’alibi: “i killer, come se nulla fosse accaduto, si facevano notare in giro per il paese”, sottolinea il giudice.

C’è anche l’aggravante della crudeltà confermata inconsapevolmente dallo stesso Luigi Tasco (altro imputato con l’accusa di concorso nell’occultamento di cadavere) in un’intercettazione quando definisce Perrino un animale per la violenza con cui compie l’efferato duplice omicidio: “Madonna del Carmine, questo animale…è un animale!Un animale proprio…!”. Ecco perché il giudice esclude di concedere l’attenuante della legittima difesa anche alla luce di una seconda valutazione: “Gli imputati ben avrebbero potuto allontanarsi, affrontare in altri modi gli avversari e, quindi, semplicemente minacciarli”.

 


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