LECCE – I consiglieri di Lecce 2017 erano stati già avvisati con una riunione di maggioranza piuttosto franca. «Rientrate nei ranghi o si va tutti a casa» – ha detto il sindaco lunedì scorso. Nel Consiglio comunale di questa sera è arrivato lo schiaffo in pieno volto ai dissidenti del centrodestra che volevano appoggiare la delibera del consigliere Pd, Torricelli. «Con un Blitz in Commissione avete cercato di riportare al passato questo Consiglio – ha tuonato Paolo Perrone – Oggi il sindaco viene eletto direttamente dai cittadini e non c’è più bisogno della maggioranza qualificata (la maggioranza più uno dei consiglieri ndr). La legge nazionale, che è mutata, non impone che il quorum non sia più quello del passato, quindi, la modifica dello statuto ha permesso a questo ente di adeguarsi e stare al passo con i tempi, per decidere velocemente. Meglio che non ci siano quorum speciali per evitare un ostruzionismo ricattatorio e vigliacco, utilizzato per far pesare ogni singolo consigliere».
Il consigliere Pd Torricelli salta sulla sedia e accusa il sindaco di arroganza: «Un bilancio non può passare con soli sei voti, solo perché così si decide velocemente». La delibera è stata rinviata: tornerà in Commissione Statuto. Il minimo di consiglieri presenti previsto è il 30 per cento per rendere valido il Consiglio comunale: oggi bastano 11 presenti, quindi, con 6 voti passa anche il bilancio. Ora si studierà una delibera che alzi il quorum, ma il blitz di Lecce 2017 è stato neutralizzato: il nuovo gruppo, a sorpresa, aveva votato per l’innalzamento a 17 voti per far passare atti come il bilancio. In Commissione decideranno tutti insieme ed è probabile che passi un quorum diverso: il 45 per cento dei 32 consiglieri potrebbe essere al soluzione e non più il 50 per cento più uno.
Tra le importanti scelte del Consiglio odierno c’è quella passata con 17 voti favorevoli, relativa all’edilizia residenziale pubblica: un acquisto per 194 mila euro di quattro appartamenti in Zona Rudiae: le procedure sono completate, saranno sistemate 4 famiglie. «L’idea è quella di non costruire più case e quartieri dormitorio per i meno abbienti, ma comprare appartamenti sparsi nella città con una strategia inclusiva – spiega l’assessore alla Casa, Attilio Monosi (nel video al margine dell’articolo l’intervista integrale sull’iniziativa) – Non ha più senso costruire, perché costa il doppio: meglio investire su appartamenti che sono in buone condizioni e che non marginalizzino le famiglie che devono andarci ad abitare. Spero che la Regione Puglia appoggi la nostra strategia». L’assessore torna anche sulle polemiche dei beni alienati senza che ci fosse il via libera della Regione: «Quegli alloggi li abbiamo venduti perché non erano adeguati come spazi per l’edilizia popolare e poi non era il caso di spendere soldi per renderli vivibili quando potevamo comprarne altri già adeguati».
In Aula, nei posti riservati al pubblico, c’erano gli ex lavoratori della Vit, quelli che dopo due anni sono rimasti disoccupati (sono finiti ammortizzatori sociali e disoccupazione): ai 27 era stata promessa una delibera che permettesse al Comune di riprendersi il servizio. La delibera è passata 16 a 4. Il Pd si è astenuto perché c’erano non poche perplessità sul testo da approvare. La Provincia di Lecce ha votato di recente una delibera in cui si affida il servizio di controllo caldaie della città di Lecce alla partecipata Salento Energia. La storia è quella di un conflitto tra tre soggetti istituzionali: Provincia, Regione e Comune. Il Comune aveva trasferito il servizio alla Provincia, la Provincia voleva che la Regione facesse una delibera per supportare il passaggio e nel frattempo i lavoratori sono rimasti a terra. C’è anche una sentenza del Tar che complica le cose: ora il Comune di Lecce, vista l’inerzia della Provincia, si vuole riprendere indietro il servizio, per fare un gara e affidare i 27 lavoratori alla ditta che gestirà il controllo caldaie nella città, ma ci sono problemi burocratici e procedurali. Per ora c’è una delibera che fissa un obiettivo: far tornare a lavorare i 27.
Gaetano Gorgoni


