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“Viva per un soffio” nell’Inferno di Bruxelles: il racconto della salentina salvatasi per avere perso il treno

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attentato bruxelles

<<È stato un miracolo. Su quel treno sarei potuta esserci io. E invece l’ho perso, salvandomi la vita>>. Nell’Inferno di Bruxelles c’era anche la 32enne di Montesano Salentino Fiorella Giorgiani, residente da quattro anni nella capitale belga, dove stamane due attentati hanno sparso terrore e morte, provocando oltre 30 vittime e centinaia di feriti.

<<Erano circa le 9 e 10. Solitamente sono puntale – racconta al telefono la salentina – ma oggi per vari contrattempi ero in ritardo e, anziché andare a lavoro a piedi, ho deciso di prendere la metro alla stazione di Schuman. Sarei dovuta scendere alla stazione successiva, quella di Maelbeek, in Rue de la Loi, proprio dove c’è stato l’attentato, per poi proseguire a piedi fino a Rue du Marteau, per raggiungere la sede del “Punto di contatto della Rete europea per lo sviluppo rurale”, dove lavoro. Fortunatamente, il destino ha voluto che non salissi su quel treno. Ho sentito che stava per partire ed ho affrettato il passo sulle scale, ma alla fine l’ho perso per un soffio. Sì, è stato un soffio>>.

<<Era trascorso circa un minuto, forse un minuto e mezzo, ed attendevo insieme alla altre persone la metro successiva, quando abbiamo sentito un’esplosione fortissima. Proveniva dalla direzione in cui si era allontanato il treno (Maelbeek), quello sul quale non ero riuscita a salire. La prima reazione è stata quella di raggiungere l’uscita della metropolitana, ma all’improvviso abbiamo sentito una seconda esplosione, proprio vicino a noi. Sembrava davvero lo scoppio di un’altra bomba, ma per fortuna non era così>>.

<<Quando siamo usciti in strada – continua la 32enne – abbiamo capito cosa era realmente accaduto. L’esplosione era avvenuta proprio alla stazione di Maelbeek, distante da noi appena duecento metri: dalle scale della metro usciva del fumo, mentre molte persone si trascinavano all’esterno invocando aiuto. Da quel momento in poi è stato soltanto un viavai di sirene. Un passaggio continuo di ambulanze e forze dell’ordine. Sono riuscita subito a raggiungere l’ufficio e non mi sono più mossa. Soltanto dopo ho saputo quante vittime aveva provocato l’esplosione, il secondo attentato in un’ora, dopo quello all’aeroporto di Zaventem>>.

<<Sono riuscita a tornare a casa soltanto alle 16. L’intera zona in cui sorge il mio ufficio, tra palazzi istituzionali nazionali ed europei, è stata per ore interdetta all’accesso. Ci dicevano di restare chiusi negli uffici e di non spostarci, rassicurandoci di essere al sicuro. Ho preferito comunque tornare a casa. Lì l’aria era irrespirabile. Lo scenario irreale, da togliere il fiato>>.

<<Nonostante l’attentato all’aeroporto di Bruxelles fosse già avvenuto da circa un’ora – conclude la salentina – si è preferito non chiudere le linee dei trasporti pubblici. Non capisco perché, dopo il primo attacco mortale, non siano stati presi provvedimenti di questo tipo. Avremmo potuto evitare di piangere altre vittime innocenti>>.

Entrambi gli attentati, che al momento hanno provocato 34 morti ed oltre 200 feriti, sono stati rivendicati dall’Isis. Attentati che era nell’aria, soprattutto dopo la cattura di Salah Abdeslam, il principale ricercato per le stragi di Parigi del 13 novembre scorso.

Oltre alla 32enne di Montesano, a Bruxelles vi sono tanti altri salentini, trapiantati in Belgio chi da decenni chi da pochi anni. Il bilancio degli attentati è in via di continuo aggiornamento, così come il numero dei feriti. La Farnesina ha comunicato che ci sono anche tre italiani in ospedale. Al momento, però, non si conosce la loro provenienza.

Claudio Tadicini


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