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Un’assunzione nel negozio di un uomo di sua fiducia: a processo per estorsione Rosario Padovano

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GALLIPOLI (Lecce) – Un’assunzione in un negozio decisa dal carcere con tanto di lettera a firma del boss. Rosario Pompeo Padovano, 44enne, è finito sotto processo con l’accusa di tentata estorsione in concorso aggravata dalle modalità mafiose. Non è l’unico imputato. La stessa accusa viene contesta al presunto complice: Luca Gransasso, di 42, anch’egli gallipolino. Sul tavolo del gup Simona Panzera c’è già la richiesta di abbreviato accolta dal giudice nella precedente udienza di dicembre. Con il rito alternativo verrà giudicato Gransasso mentre la posizione di Padovano non è stata ancora definita. L’avvocato difensore Luigi Piccinni tenterà di contenere la pena con un patteggiamento. In caso di rigetto del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone (titolare del fascicolo d’indagine) anche il mandante dell’omicidio di Nino Bomba verrà giudicato in abbreviato. L’udienza è stata aggiornata al 20 giugno.

La tentata estorsione risale agli inizi di marzo di quattro anni fa. L’indagine è scattata con una denuncia dell’imprenditore vittima del taglieggiamento non andato a buon fine. Padovano avrebbe fatto recapitare al titolare di un’attività commerciale di Gallipoli una lettera. L’ambasciatore sarebbe stato proprio Gransasso destinatario della “raccomandazione”. Una volta consegnata la lettera il 42enne avrebbe dovuto precisare che il messaggio arrivava direttamente dal carcere con la richiesta scrita di “trovargli un lavoro”. Padovano avrebbe indicato Gransasso “come un bravo ragazzo” e “persona le cui sorti gli stavano a cuore”. Un rifiuto del commerciante sarebbe stato pagato a caro prezzo. Tra le righe, poi, sarebbero state contenute minacce pesanti se il titolare del negozio non avesse assecondato il “diktat” impartito direttamente da una cella.

Il commerciante non abbassò la testa. Decise di denunciare consentendo ai carabinieri di bloccare quel tentativo di estorsione. Raccontò l’episodio ai carabinieri. Precisò di essere stato avvicinato da un tale Gransasso che conosceva solo di vista. Aprì la busta e lesse il contenuto. Per paura di ritorsioni nei suoi confronti e della propria famiglia il commerciante non perse tempo. Raggiunse la caserma dei carabinieri e denunciò l’episodio. Gransasso è difeso dall’avvocato Speranza Faenza. L’uomo ha sempre sostenuto di essere all’oscuro del contenuto della missiva. Padovano è sempre detenuto nel carcere di Spoleto dove sta scontando l’ergastolo (confermato in appello) per aver ordinato l’omicidio del fratello.

F.Oli. 


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