LECCE – A cinque mesi dall’annuncio in cui si spiegava che la Commissione antimafia era stata chiamata in causa, dopo le notizie giudiziarie su un presunto scambio di favori tra criminalità e politica, il Pd torna a chiedere che si faccia al più presto luce. Le notizie sull’impegno di alcuni personaggi, che la polizia definisce “referenti della criminalità”, nel reperire voti in cambio di non meglio precisati favori (come emerge nell’informativa pubblicata nei mesi scorsi dal Corrieresalentino.it) e le vicende giudiziarie relative agli alloggi popolari hanno gettato un’ombra pesante sulle scorse elezioni comunali leccesi. “Graduatorie mai applicate, generano il sospetto che ci sia indifferenza da parte dell’amministrazione – spiega Loredana Capone, candidata sindaco del Pd in quelle elezioni – Ringrazio forze dell’ordine, prefetto e Commissione antimafia per il lavoro svolto. Oggi possiamo dire che abbiamo avuto ragione ad accendere un faro sulla vicenda”. I dem chiedono alla magistratura conferme sulle indiscrezioni che emergono in questi giorni: la Procura di Lecce è a conoscenza che boss della SCU abitano negli alloggi popolari. La relazione del prefetto di Lecce getta nuove ombre. “Un ulteriore interesse della criminalità organizzata sul quale viene paventato il rischio di condizionamento nella gestione della cosa pubblica riguarda l’assegnazione di alloggi popolari e i procedimenti di occupazione abusiva. Proprio nei quartieri interessati dall’edilizia popolare si nota “un diffuso consenso elettorale”. Il Pd è convinto che il voto del 2012 sia dopato: lo confermano tutti i presenti. “Non ci eravamo sbagliati, se le forze dell’ordine confermano i sospetti” – chiosa il segretario provinciale, Salvatore Piconese.
“È un quadro socio-giudiziario inquietante che potrebbe aver influito sui risultati elettorali – spiega Fabrizio Marra – Guardando nelle singole sezioni si possono notare anomalie, proprio nelle zone interessate dall’edilizia popolare”. Il segretario cittadino leccese agita lo spettro di Roma Capitale. “Non è stato sconfitto il Pd nel 2012, ma lo Stato -tuona Antonio Rotundo – Perché stanno venendo alla luce cose che superano quello che avevamo immaginato quando presentammo l’esposto. La graduatoria non scorre mai e oggi scopriamo il perché: c’è stato un meccanismo perverso che non ha assicurato le case a chi ne aveva diritto. La gente si è convinta che per esercitare il proprio diritto alla casa debba rivolgersi al politico di turno”. Tutta questa vicenda deflagra nel 2012, con l’esposto a firma Bellanova, Rotundo e Marra: troppi anni senza risposte. Eppure è importante capire “se in città per ottenere alloggi popolari bisogna votare qualcuno è se la mala abbia condizionato l’esito del voto”. Trenta uomini imputati nell’operazione “Eclisse” risiedono in alloggi popolari. Loredana Capone ha chiesto di far luce su tutti gli alloggi popolari, anche su quelli non gestiti dal Comune di Lecce, oltre tremila abitazioni le cui assegnazioni di possono trasformare in centinaia di consensi. Sgombrare il campo dai dubbi, eliminare le ombre che si sono addensate da quattro anni su Palazzo Carafa è compito della magistratura: speriamo che lo faccia al più presto.
Gaetano Gorgoni