SQUINZANO (Lecce) – Un nuovo nome come autore delle fucilate contro l’abitazione di Tomas Barbetta e del fratellastro Cosimo Stefanizzi. Un giovane rumeno e non il 26enne Paolo Scazzi così come accertato sinora dalle indagini. Alla sbarra per quell’intimidazione sono finiti anche i due 31enni, Fausto Valeriano Poso e Cosimo Emiliano Palma, tutti di Squinzano. Il collaboratore di giustizia Antonio Pierri ha svelato in aula una nuova verità sull’intimidazione avvenuta la notte del 28 maggio di quattro anni a Squinzano. Il 32enne, arrestato nell’operazione “Paco”, ha parlato in videoconferenza dal sito protetto in cui si trova dopo aver deciso di oltrepassare il guado mesi fa. “I tre arrestati erano presenti sul luogo della sparatoria”, ha dichiarato il collaboratore. “Chi ha sparato, però, non è stato Scazzi (uno dei tre arrestati) ma un giovane rumeno (facendo anche nome e cognome ndr). Tanto che i ragazzi chiesero di sottoporsi al guanto di paraffina. Erano sicuri di non aver sparato”. “Il rumeno era un ragazzo che stava sempre con noi”, ha poi continuato Pierri. “Quando è successo il fatto mi trovavo in Svizzera. Appena tornai a Squinzano fui informato su quanto era accaduto”.
Il movente della sparatoria? Pierri ha fornito la propria chiave di lettura: la ritorsione firmata con il piombo si dovrebbe ricondurre alla gestione autonoma di Barbetta dello spaccio di droga senza dare conto al clan. “E poi”, ha precisato Pierri, “i rapporti tra Barbetta e Paolo Scazzi non erano tanto buoni. Quel giorno stesso i due erano arrivati quasi alle mani”. Il fucile utilizzato era nella disponibilità dell’organizzazione. “Armi ne avevamo tante, non mancavano” ha puntualizzato il collaboratore che ha poi indicato come l’ordine di impartire una lezione al giovane sarebbe partito da Sergio Notaro . “Quando i ragazzi uscirono dal carcere Notaro chiamò Barbetta nella sua azienda. C’ero io lì. Notaro gli disse di non riferire i nomi dei presunti autori delle fucilate”. Subito dopo le domande del gup Michele Toriello, Pierri si è sottoposto al contro esame della difesa rappresentata dall’avvocato Ladislao Massari. Il processo è stato aggiornato al prossimo 2 febbraio quando il giudice dovrà decidere sulla richiesta di riunire il procedimento delle fucilate con il fascicolo relativo all’operazione “Vortice Déjà-vu” in cui sono imputati Palma e Scazzi.
Secondo le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Campi Salentina, allora guidati dal capitano Simone Puglisi, i colpi di fucile sarebbero stati esplosi da Scazzi. Le fucilate vennero esplose intorno alla mezzanotte alla periferia di Squinzano. Per l’onda d’urto, al civico 11 di via Occorsio, la rosa dei pallini fece crollare persino i vetri di una stanza da letto che investirono un uomo ignaro di tutto colto da un infarto e ricoverato in ospedale. Grazie alle testimonianze raccolte il commando di fuoco venne bloccato dopo poche ore. Bivaccavano nel cuore della notte nei pressi di piazzetta Santa Chiara quando i tre vennero fermati dai carabinieri. Tra loro, però, secondo le dichiarazioni del nuovo collaboratore della Squ squinzanese, non era presente chi avrebbe puntato il fucile contro quella tapparella bucherellata dalla rosata di pallini.
Francesco Oliva