LECCE – Dal 22 al 27 Gennaio 2016 è possibile visitare la mostra “Da Otranto a Santa Maria al Bagno, 2000 anni di presenze ebraiche in provincia di Lecce” allestita a Lecce presso il Castello Carlo V. Sabato 22 hanno avuto luogo il vernissage della mostra e la conferenza di presentazione.
La conferenza si è svolta nella sala Maria D’ Enghien e ha visto partecipi i curatori della mostra: l’archeologo torinese di adozione salentina Fabrizio Ghio che si è occupato per anni dell’argomento ed ha unito le sue ricerche con la dottoressa Maria Rosaria Tamblè , responsabile dell’ archivio di Stato di Lecce e il prof. Fabrizio Lelli, docente di lingua e letteratura ebraica a Lecce.
Sono intervenuti, inoltre, Stefano Ramires, rappresentante delle Associazioni Cooperativa Theutra, Oasimed e Novausa che hanno promosso la mostra, l’Assessore alla cultura del comune di Lecce Luigi Coclide, Sergio Fracasso, Assessore del comune di Tricase e Marcello Risi, sindaco di Nardò.
La mostra coincide volutamente con il periodo della “giornata della Memoria” degli stermini ad opera dei nazisti nei confronti degli Ebrei e ci si augura che ogni visitatore possa ricevere in lascito una memoria più interiorizzata da rielaborare in un periodo come quello che stiamo vivendo in cui spesso sembrano ripetersi gli sbagli del passato.
La Rassegna si snoda in tre sezioni all’interno del castello Carlo V e tramite l’allestimento di pannelli riportanti documenti, foto e storia si raccontano appunto duemila anni di presenza ebraica nel territorio salentino.
Ogni sezione è contraddistinta da un colore, azzurro blu e giallo.
La prima sezione è narrata nei pannelli delle prime due sale e racconta la storia più recente della presenza ebraica nel Salento, ovvero quando i salentini hanno accolto i profughi ebrei e coloro che sono sopravvissuti ai campi di concentramento nell’epoca della seconda guerra mondiale: furono creati dei campi di accoglienza presso Santa Maria di Leuca, Santa Cesarea Terme, Tricase porto e Santa Maria al Bagno.
Restano come testimonianze della permanenza ebraica di quel tempo alcuni graffiti attraverso dipinti in acrilico, sacco di yuta trattati con acrilico e colla. Molto interessante sono le testimonianze dei salentini che furono a contatto con i profughi ebrei riportate sui pannelli.
Si possono leggere molte curiosità riguardo la persecuzione ebraica ad opera dei nazisti, per esempio anche i giochi dei bambini diventano spunto di propaganda antisemita contro le democrazie nemiche, come spiegato su un panello: il gioco dell’oca diventa il gioco delle tre oche in cui le tre oche rappresentano gli americani, gli inglesi e i russi, dove lo scopo era quello di stabilire un “ordine nuovo” .
Nel Salento la propaganda fascista adottò provvedimenti come censimenti e cancellazione dei numeri degli ebrei dagli elenchi telefonici.
Nella Seconda Sezione si analizza la presenza di ebrei nel Medioevo, dal periodo romano fino al 1541, momento in cui sono espulsi con un provvedimento regio firmato appunto dal principe Carlo V, e infatti la collocazione nello stesso castello ha forti legami con gli ebrei .
L’ ultima sezione è dedicata ad un periodo antecedente al Medioevo da cui sopraggiungono lievi testimonianze perché vi fu una sorta di pratica di cancellazione degli spazi ebraici anche se ci sono testimonianze importanti come un’ epigrafe in ebraico conservata nella Torre mozza del castello Carlo V .
Dalla conferenza e da questa importante mostra si è potuto dedurre come dalla memoria della presenza ebraica si possa al giorno d’oggi trarre beneficio visto che si tende a dimenticare che l’accoglienza, perché gli ebrei furono accolti nel Salento, -anche se non mancarono situazioni spiacevoli- è alla base delle relazioni umane e dovrebbe essere il fondamento dei rapporti sociopolitici. Infatti non solo a Lecce ed in questa sede si è parlato dell’argomento ma anche, come risulta dalla conferenza, a Nardò, si è dato ampio spazio alla memoria della presenza ebraica nel Salento nel Museo della Memoria e dell’Accoglienza.
E questo appuntamento a Lecce quindi sottolinea l’ interesse da parte della comunità salentina nei confronti di questa realtà.
La città barocca, piena di fascino e cultura, svela un altro dei suoi segreti grazie a questa mostra che tramite un vero e proprio excursus del rapporto che c’è stato tra gli Ebrei e il Salento rivela quanto questo lungo periodo di accoglienza abbia influito sugli usi e costumi salentini essendoci ancora oggi dei rimandi alla cultura ebraica nel suo folkore.
La mostra, che sarà visitata anche da molte scolaresche, ci si augura possa risvegliare le coscienze tramite la Memoria, perché gli organizzatori e i curatori intendono lanciare un segnale affinché quello che è già successo non si ripeta più.
Jole Passaretti


