SQUINZANO – Gianpaolo ha vinto la sua battaglia: potrà curarsi a New York, in un centro che lo assisterà tutti i giorni, con cure all’avanguardia. Il 18 ottobre di quest’anno, il 20 enne, affetto da tetraparesi spastica causata da un’asfissia durate la nascita, aveva lanciato un appello attraverso il Corrieresalentino.it per chiedere alle istituzioni di non rimanere indifferenti alle sue richieste di aiuto. Sono stati i giudici di secondo grado a sistemare nuovamente le cose e a ribadire che il giovane ha diritto di curarsi nei centri dove la terapia può dare maggiori risultati. Il paziente, infatti, più volte aveva fatto presente all’Asl, attraverso il suo legale, Massimo Ferraro, che le cure nel centro leccese non gli facevano fare grandi progressi perché limitate a pochi giorni durante la settimana e prive di alcune tecniche sperimentali che in America vengono portate avanti con successo. L’avvocato incaricato dalla famiglia aveva proposto un ricorso d’urgenza contro il diniego dell’Asl, poi respinto dal tribunale di primo grado. I giudici d’Appello, però, hanno dato ragione al paziente affetto da tetraparesi spastica e dopo due anni la battaglia è stata vinta.
Ogni volta la famiglia di Giampaolo Nardelli è costretta a fare una battaglia legale contro l’Asl di Lecce, cosa che fa perdere tempo e denaro: le cure slittano a causa delle trafile giudiziarie e i progressi fatti si perdono. “In America mio figlio è riuscito a camminare, mentre a Lecce ci dicevano che non poteva perché non aveva tono muscolare – spiega la madre – Lì ci offrono otto ore al giono di cura, qui solo tre ore per due volte a settimana”. La vicenda è stata portata all’attenzione dei media dall’attivista Paolo Caliandro: “Sono indignato dal fatto che a un disabile al cento per cento si tolga il diritto di curarsi come si deve, il nostro amico Giampaolo è stato trascurato per due anni, andando su e giù per i tribunali. Chi pagherà per il danno fisico, i dolori e le sofferenze di questo tempo nel limbo? Le istituzioni non possono restare indifferenti: mi rivolgo al governatore Emiliano, visto che lui stesso e l’assessore alla Sanità: si metta una mano sulla coscienza e la faccia finita con questo scaricabarili, perché la legge c’è e deve essere applicata. Giampaolo e altri ragazzi come lui, per fortuna pochi in Puglia, hanno il diritto di curarsi nei centri che danno risultati migliori e di vivere il piu’ possibile una vita dignitosa”.
“A mio avviso è una questione di spending review perché – spiega il legale Massimo Ferraro – appare incomprensibile che le Asl, dopo aver autorizzato per anni le cure all’estero dei pazienti, riconoscendo evidentemente l’altissima qualità di tali trattamenti non praticati in Italia, si siano determinate da qualche anno a questa parte a respingere le domande. Parlo al plurale perché mi sono occupato di vicende che hanno coinvolto, oltre all’azienda sanitaria di Lecce, anche le ASP di Cosenza e Crotone. Tutti questi casi hanno in comune la medesima struttura statunitense ed il medesimo professionista, il professor Allan Strongwater cui tutti i pazienti si sono rivolti ottenendo sognificativi miglioramenti. La tesi opposta dalle Asl è che il metodo riabilitativo praticato dal prof. Strongwater (C.d. Metodo “Adeli” che prevede l’uso di una “tuta spaziale”), non è riconosciuto in Italia. Tanto senza considerare però che la legge italiana prevede, appunto, quale presupposto per ottenere l’autorizzazione, che la cura non sia ottenibile nello Stato italiano. Occorre anche dire che non è in discussione la professionalità dei medici italiani; si tratta solo di riconoscere che per queste gravi patologie negli Stati Uniti (ma non solo), si sono raggiunti risultati eccellenti laddove in Italia a questi stessi pazienti non erano state (non sono) garantite alternative. Purtroppo si è costretti a rivolgersi alla magistratura per far applicare la legge, il che determina già un danno per i pazienti costretti ad interrompere le cure in attesa dei tempi della giustizia notoriamente non brevissimi”.
L’ennesima vittoria in giudizio consente di dare speranza ad altri ragazzi salentini che soffrono di questa grave patologia. Le cure americane, secondo la testimonianza di Giampaolo, consentono di fare dei progressi insperati, da tutti i punti di vista. Nella speranza che anche i centri leccesi possano offrire un servizio di cura a oltranza e terapie sperimentali, per ora, la giustizia impone all’Asl di pagare le cure e il viaggio verso i centri americani.
Gaetano Gorgoni