PARABITA – L’eliminazione della madre del pentito Massimo Donadei con il placet di uno dei fratelli del collaboratore di giustizia. Il piano, però, non è stato portato a termine nonostante il clan covasse odio e rancore verso il collaboratore di giustizia e la madre “colpevole” di mantenere ancora contatti con il figlio pentito. L’inquietante retroscena è contenuto nelle circa 220 pagine dell’ordinanza. In una conversazione Fernando Cataldi evidenzia il disinteresse di Donadei anche per la sua stessa famiglia che, con le dichiarazioni rese, aveva esposto al rischio di attentati.
In proposito, sempre Giannelli riferisce che se ancora non era stato compiuto alcun attentato nei confronti della donna, era dovuto unicamente al rispetto che nutriva nei confronti degli altri figli “Andrea, Donato e Claudio”, questi ultimi due detenuti da lungo tempo. Addirittura il figlio dell’ergastolano Luigi diceva di aver affrontato tale argomento anche con lo stesso Andrea, il quale gli aveva dato “carta bianca” per procedere all’eliminazione fisica di sua madre cosa che, comunque, non era nelle intenzioni di Giannelli:
OMISSIS
Fernando: ma se gli uccidi qualche familiare… OMISSIS… noooo, di CUCUZZA dico io…
Marco: con lui te la devi prendere, mica te la puoi prendere con i ragazzi FERNANDO, non c’entrano i ragazzi…
Fernando: ho capito, però Mà (Marco)…
Marco: la mamma non c’entra, io sono contro quelle cose…
Orazio: i ragazzi? Li stava lasciando, li aveva abbandonati i ragazzi [intende riferirsi ai figli]…
Fernando: no i ragazzi… i figli… gli uccidi la moglie gli uccidi… vai a mettergli una bomba a casa di sua madre…
Orazio: niente, non se ne fotte un cazzo…
Marco: a casa di sua madre… per rispetto di ANDREA ancora quella cristiana (quella donna, ndr) sta camminando con i piedi suoi… che lei si sente ancora al telefono con questo merda… per rispetto ad ANDREA che è l’unico veramente che rispetta quel cristiano… io gliel’ho detto, lui ha detto: “Mà (Marco) cosa devo fare? Vai ed uccidila”… così mi ha detto… un figlio per dire a me della madre “uccidila” vuol dire che è sano di mente… però io per rispetto di ANDREA perché sa come funziona… non mi permetto mai, hai capito? Poi rispetto per DONATO e CLAUDIO, giustamente loro sono cristiani che si sono fatta la galera tutti e due, mi hai capito? Non mi permetterei mai e poi mai… io so come funziona…
La conversazione è uno spaccato inquietante della forza criminale del clan che poteva colpire negli affetti più cari il “traditore” al fine di isolarlo anche nel contesto familiare oltre che in quello sociale e ciò per indurlo a cessare la collaborazione, oltre che a fini di vendetta. Anche la decisione del capo Giannelli – secondo gli investigatori – di non procedere all’esecuzione del disegno ritorsivo aderisce, in fondo, a schemi di mafiosità, essendo una decisione carica di “rispetto” nei confronti dei fratelli del pentito Donadei, rimasti fedeli al clan e che verrebbero colpiti dall’eliminazione fisica della madre, anche se – formalmente aderendo al medesimo codice d’onore – uno di loro aveva addirittura dato il proprio il nulla osta all’uccisione della madre. Una sorta di ribaltamento dei “valori” umani cui Giannelli si rifà, giungendo al punto di ritenere “sano di mente” un “figlio” che – conscio delle regole mafiose da rispettare – dia il benestare all’uccisione della madre.
Francesco Oliva