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“Don Angelo sta scassando la minchia”: il clan voleva dare una lezione al parroco solerte

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monaco-chiesaPARABITA (Lecce) – Come don Peppino Diana anche un padre coraggio salentino ha rischiato di essere ammazzato per la sua solerzia: Don Angelo Corvo, parroco della Chiesa di San Giovanni Battista di Parabita, responsabile di aver commentato troppo il duplice omicidio di Paola Rizzello e della figlioletta Angelica Pirtoli. C’è una intercettazione in cui Marco Giannelli medita un’azione intimidatoria nei confronti del prete. La mattina del 22 gennaio Orazio Mercuri e il presunto capo boss in giro in auto, commentano l’ampio risalto dato dai giornalisti della televisione e della carta stampata alla notizia dell’arresto del loro compaesano Biagio Toma, ritenuto l’autore materiale del duplice omicidio.

I due interlocutori, per la riapertura del caso dopo tanti anni, addebitano la colpa al parroco del paese, Don Angelo Corvo, il quale in passato aveva fatto riferimento alla vicenda con dei giornalisti chiedendo che fossero arrestati anche gli esecutori materiali del duplice omicidio e non solo i mandanti (come avvenuto). In una circostanza il parroco aveva anche rilasciato una intervista in chiesa. Giannelli indica espressamente che è sua intenzione “massacrarlo” subito. Mercuri lo dissuade dall’intento dicendo che era meglio aspettare un po’ di tempo, altrimenti le attenzioni delle forze dell’ordine si sarebbero catalizzate subito su di loro:

OMISSIS

Marco:       lo sai di chi è la colpa no?

Orazio:       DON ANGELO…

Marco:       mannaggia i morti di sua madre… questo cornuto…

Orazio:       gliel’ho detto a loro, lui è… da lui è partito il tutto… l’anno scorso ti ricordi, ti ricordi l’anno scorso? Voleva sapere… ha detto sì, sono stati… i mandanti…

Marco:       aspetta che passa poco poco, gli faccio buttare il sangue

Orazio:       lui ha fatto tutto…

Marco:       lo so… lui è, che poi lui intervistavano…

Orazio:       c’è anche lui sul Quotidiano…

Marco:       (incomprensibile) lo hanno intervistato anche in chiesa, dentro la chiesa, questo lurdo (bestemmia)…

OMISSIS

Marco:       questo cornuto… compà (incomprensibile) DON ANGELO sta scassando la minchia ogni giorno

Orazio:       da lui è partito il tutto (incomprensibile)…

Marco:       con lui (incomprensibile) vorrei dargli proprio con le mani

Orazio:       no adesso… adesso risultano MA’…

Marco:       lo voglio picchiare (bestemmia) con le mani lo voglio massacrare, i morti di sua madre…

Orazio:       adesso come adesso, chi va a toccarlo…

Marco:       (incomprensibile)… però (bestemmia) questo vuole che decolli questa cosa… eh, va beh, perché dovrebbero prendersela con noi? Dove sta scritto? Perché?

Orazio:       vengono a rompere il cazzo ogni giorno, poi vedi…

Marco:       dici?

Orazio:       sì…

La conversazione evoca fatti di cronaca nazionale sfociati nella “punizione” di altri “padri coraggio” a dimostrazione – secondo gli investigatori – della profonda mafiosità e della eccezionale pericolosità degli odierni indagati. In aperto contrasto con chiunque ne potesse osteggiare gli uomini e le condotte (anche rappresentanti del culto, mostrando così un livello elevatissimo di arroganza tanto da proporsi di attentare all’incolumità di un pastore di anime, reo di aver osato levare la sua sola voce contro criminali efferati). Con l’obiettivo di dimostrare al consesso sociale la propria forza e la propria capacità di reazione anche alla repressione statale, con il chiaro obiettivo di ingenerare timore e “rispetto” (intimidazione) e soprattutto omertà. Proprio come in terra di mafia.

F.Oli. 


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