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Omicidio del “re delle aste”, il figlio della vittima: “E’ finito un incubo”

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parabita-omicidio-romano-2MATINO – “Una condanna a 30 anni di reclusione non restituisce il maltolto ma allevia seppur in parte le sofferenze patite”. Il figlio dell’imprenditore Giorgio Romano decide di rompere il silenzio dopo sette lunghi anni dall’inizio del processo culminato con la condanna ora definitiva incassata dall’assassino del padre. “Abbiamo ricevuto un po’ di giustizia visto come siamo stati trattati in questo periodo. Cinque gradi di giudizio hanno dimostrato che non c’è stata estorsione e neppure provocazione. Ora spero di poter mettere una pietra sopra su questa vicenda e che in qualche maniera si possa andare avanti”.

Antonio Romano, maresciallo dell’Aeronautica, vive lontano dal Salento ormai da anni ma il ricordo di quel 13 settembre del 2008 è ancora nitido. “Non sapevo neanche di cosa stavano parlando quando mi chiamarono dicendomi che dovevo scendere giù perché era accaduta una cosa grave”. All’epoca la famiglia Romano ha preferito rimanere in silenzio adottando un basso profilo. “Non abbiamo fatto chiacchiere in questi otto anni ma attendere la fine del processo per poi dire la nostra”, precisa al riguardo il figlio”. Subito dopo l’omicidio, però, la famiglia della vittima è stata investita da giudizi e accertamenti: “Facevamo fatica ad accettare di essere etichettati come mafiosi. Se mio padre fosse ancora in vita sicuramente avrebbe giustificato la provenienza dei beni. Certo mio padre ha commesso i suoi sbagli ma tanti li commettono e non vengono criminalizzati. Ma ormai è andata così. Si fa fatica a dimenticare. E’ difficile andare avanti e riprendere una vita regolare dopo una perdita così grave. Anche perché all’inizio gli amici facevano fatica ad avvicinarsi. Poi lentamente le persone più care ci sono state sempre vicino sin dal primo momento e continuano ad esserci. Di noi non hanno mai parlato male”.

Romano rivolge poi un ringraziamento agli avvocati Vincenzo Venneri e Luigi Covella “encomiabili per la passione e la professionalità dimostrate in questi anni”. La dedica finale è riservata alla madre. “Ha sofferto e continua a soffrire sempre tanto ma spero ora che possa capire che l’unica cosa da fare è andare avanti. A testa alta”.

F.Oli.  


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