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Omicidio Romano: confermata in Cassazione la condanna a 30 anni

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parabita-omicidio-romanoPARABITA (Lecce) – Non ci fu provocazione ma si trattò di un’esecuzione premeditata. C’è il sigillo della Cassazione sull’omicidio dell’imprenditore di Matino Giorgio Romano. Nei giorni scorsi la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’avvocato Elvia Belmonte e la sentenza a 30 anni di reclusione per il macellaio Vincenzo De Salve è diventata definitiva. Non ci fu quindi l’attenuante della provocazione e nessun caso di usura sullo sfondo di quel sanguinoso omicidio avvenuto il 13 settembre di sette anni fa. L’ultimo verdetto è arrivato dopo un iter processuale lungo e complesso. Nel luglio di un anno fa la Corte Suprema aveva parzialmente annullato la sentenza a 30 anni perché non era stata valutata un’annotazione di servizio. Il processo era così regredito al secondo grado di giudizio. La Corte d’Assise d’Appello di Taranto ha valutato la relazione confermando poi i 30 anni senza riconoscere la provocazione. Sulla scorta del ricorso dell’avvocato gli ermellini hanno dichiarato inammissibile il ricorso e la sentenza è diventata irrevocabile.

Il 64enne di Parabita, la mattina del 13 settembre del 2008, uccise con cinque colpi di pistola steyer calibro 9 l’imprenditore Giorgio Romano all’interno del suo capannone. De Salve si trovava all’interno del capannone e uccise l’imprenditore esplodendogli cinque colpi di pistola. Alla base dell’efferata esecuzione ci sarebbe stato il risentimento covato dal macellaio nei confronti dell’imprenditore “reo” di averlo spogliato di alcune proprietà acquistate tramite le aste giudiziarie. Nei mesi precedenti all’omicidio De Salve aveva accumulato ingenti debiti e le banche avevano messo all’asta alcuni suoi beni, tra cui un appartamento e la macelleria. L’imputato, in primo grado, era stato giudicato in abbreviato e tenuto conto della riduzione del rito fu condannato a 30 anni di reclusione. Sentenza poi confermata in Appello. Le parti civili, costituite dalla moglie, la sorella e il figlio della vittima, erano assistite dagli avvocati Luigi Covella e Vincenzo Venneri.

F.Oli.


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