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Minacce e vessazioni ai danni di tre dipendenti: condannato datore di lavoro

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TRIBUNALE ESTERNIGUAGNANO (Lecce) – Stipendi bassi per conservare il proprio posto di lavoro. E’ stata confermata anche in Appello la condanna a sei anni di reclusione ai danni di Santo Eupremio Catanzaro, 47 anni, di Latiano, nel ruolo di legale rappresentante della ditta “Erika” srl, con sede nel Brindisino.  Le estorsioni sarebbero state compiute ai danni di tre dipendenti di un supermercato di Guagnano dove risiedevano le stesse vittime. I lavoratori sarebbero stati vessati, ingiuriati ed umiliati con frasi del tenore: “È inutile che facciate cause e vertenze, tanto noi ci possiamo comprare avvocati, giudici, carabinieri e sindacati” avrebbe dichiarato l’imprenditore rivolgendosi ai suoi dipendenti costretti ad accettare retribuzioni inferiori pur di non perdere il posto di lavoro o per non essere trasferiti in altre sedi.

Gli episodi risalgono al 2006. L’inchiesta venne avviata dopo una denuncia presentata proprio da Catanzaro nei confronti di un suo dipendente, accusandolo di essersi impossessato di 400 euro dal registratore di cassa. Un episodio che, alla fine, si è rivelato un boomerang. Il dipendente, infatti, è stato scagionato da ogni accusa, ed il titolare della “Erika” finì sotto processo con le accuse di calunnia ed estorsione. Secondo le denunce presentate dai tre dipendenti, le buste paga contenevano indicazione di acconti mai realmente versati, di importi variabili fra i 100 ed i 480 euro. Ad un’impiegata sarebbe stato prospettato il trasferimento se non avesse accettato di firmare una lettera di licenziamento. Un suo collega, inoltre, ha riferito di essere stato messo in difficoltà quando aveva chiesto di potersi allontanare per far visita al nonno morente.

Sempre stando a quanto riportato nelle denunce, alcuni di loro sarebbero stati costretti a recarsi a Latiano per assistere ai comizi elettorali dei dirigenti della “Erika”. Gli impiegati si erano costituiti parte civile con gli avvocati Cosimo Casaluci, Giovanni Ciccarese e Francesco Perrone. In primo grado per uno di loro era stato disposto un risarcimento di 50 mila euro e di 20 mila per altri due. L’imputato era assistito dall’avvocato Stefano De Francesco. Il legale aveva sostenuto che l’accusa di estorsione era infondata e mossa dai dipendenti solo perché ritenevano troppo bassi gli stipendi.


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