LECCE – La conferenza nel carcere di Lecce, per parlare delle problematiche del carcere e della polizia penitenziaria, era stata programmata da un mese, ma l’episodio di ieri ha reso il clima incandescente. La dirigente reggente, Rita Russo, è andata via dopo un breve saluto per evitare le polemiche del giorno dopo: la la sua risposta sulla regolarità del modello operativo ha fatto imbestialire gli addetti ai lavori. I sindacati, in particolare l’Osapp, avevano già segnalato le criticità che esponevano il personale a seri rischi: lettere e mail in abbondanza per accendere un faro sui mezzi insicuri e obsoleti, personale scarso e rischiosità nel trasporto dei detenuti nel trasporto in strutture sanitarie e durante le udienze. Centinaia di appelli senza risposte esaustive. Poi, l’episodio di ieri, con un pericoloso criminale che si mette a sparare in ospedale.
Ruggiero Damato, segretario provinciale Osapp, proprio sul Corrieresalentino.it, ha più volte chiesto che fossero inserite all’interno del carcere le strutture sanitarie e diagnostiche necessarie a limitare le pericolosissime trasferte al Fazzi. Ci sono molti documenti che testimoniano anche le richieste di rafforzare le scorte nel caso di trasporti di pericolosi criminali. «Dire che eravamo in regola è un’infamità – spiega il segretario provinciale del sindacato di polizia penitenziaria, in risposta al documento della direzione carceraria – Non si può trasportare un assassino in due (uno faceva l’autista ) e isolarlo con un solo poliziotto che gli toglie le manette per fare un esame, esponendosi a un rischio come quello di ieri». La polizia penitenziaria spiega che persino sulla formazione ci sono problemi: «Io non mi esercito e non sparo da 8 anni»– spiega Damato.
La Direzione «riconosce la vetustà dei mezzi e il fatto che il personale sia costantemente chiamato ad eseguire traduzioni non pianificate», ma non si può fare nulla. Anzi, c’è una cattiva notizia: stanno arrivando nuovi tagli, anche sugli straordinari della polizia. La notizia la dà il vicepresidente della Commissione giustizia, Maurizio Buccarella (M5S): «La legge di stabilità taglia 36 milioni alla polizia penitenziaria (stipendi e straordinari) e 70 all’amministrazione penitenziaria. Bisogna far passare in Commissione degli emendamenti che blocchino questo scempio». Insomma, oltre al danno la beffa: si pensa a dei nuovi tagli. I sindacalisti presenti alla conferenza che si è svolta a Borgo San Nicola, all’interno del carcere, Pantaleo Candido (segretario regionale Osapp) e Pasquale Montesano (segretario nazionale Osapp) hanno sciorinato i dati allarmanti: i poliziotti vanno in pensione e non vengono sostituiti (sono scesi da 44 mila unità a 39 mila); mancano psicologi, assistenti sociali, medici e altre figure indispensabili all’interno del carcere; mancano mezzi e si lavora nell’insicurezza più totale.
«L’evasione di ieri è un emblema di quello che non va – spiega Damato – Perrone aveva studiato tutto nei minimi particolari: la colonscopia al Fazzi era la sua occasione. Era solo con il poliziotto, che doveva togliergli le manette per l’esame, gli ha sfilato la pistola e ha iniziato a sparare quando l’altro poliziotto è entrato a dare man forte: per fortuna il collega è riuscito a mettere al riparo il poliziotto ferito. Non si possono lasciare due poliziotti, di cui uno solo in stanza a togliere le manette, con un pericoloso criminale». Il presidente dell’ANM di Lecce, Roberto Tanisi, ha condiviso le preoccupazioni della polizia e ha spiegato che oggi il carcere non svolge il ruolo rieducativo. Le proposte di Tanisi sono semplici: «Misure alternative per i reati minori, detenzione differente (anche tra chi è condannato definitivo e chi no) e lavoro di pubblica utilità. Buccarella annuisce e spiega che i tagli al comparto sicurezza devono essere scongiurati: occorre una mobilitazione mediatica e la necessaria pressione sul governo. Il tempo stringe e a Roma potrebbero dare l’ennesima mazzata a un corpo sull’orlo di una crisi di nervi.
Gaetano Gorgoni


