PORTO CESAREO (Lecce) – Ha preso il via il processo sul bunga bunga elettorale a Porto Cesareo. Dinanzi al giudice monocratico della seconda sezione penale Annalisa De Benedictis sono comparsi i due imputati Antonio Greco, 52 anni, ex vice sindaco e Cosimo Presicce, di 50, già assessore comunale accusati di voto di scambio e sfruttamento della prostituzione. Gli avvocati Luigi Rella, Giuseppe Romano, Antonio Quinto e Riccardo Giannuzzi hanno presentato una corposa lista testi e l’istruttoria è stata aggiornata al prossimo 23 marzo quando verranno sentiti i testimoni citati dal pubblico ministero Carmen Ruggiero, tra cui i carabinieri che hanno compiuto le indagini. L’inchiesta impegnò per mesi i carabinieri della Compagnia di Campi Salentina guidati dal maggiore Nicola Fasciano. Interrogatori, ascolti e acquisizioni di documentazione. Inevitabilmente la materia dell’inchiesta e i personaggi coinvolti suscitarono curiosità e indignazione tra la comunità di Porto Cesareo quando l’indiscrezione iniziò a circolare trai bar della marina.
I due ex esponenti politici del comune jonico avrebbero scambiato voti elettorali offrendo a giovani elettori prestazioni sessuali di ragazze di nazionalità rumena. Giovani, giovanissime e piacenti. Nel maggio di quattro anni fa a ridosso della campagna elettorale. In quel periodo Greco si era candidato alla carica di consigliere comunale alle elezioni amministrative e grazie a Presicce avrebbe ottenuto un pacchetto di voti facendo prostituire le giovani ragazze in un’abitazione in località “Il Poggio”. Tali favori si sarebbero tramutati in preferenze elettorali tant’è che in quella tornata elettorale Greco venne eletto vice sindaco.
L’indagine si incrociava con un’altra inchiesta legata all’incendio dell’auto dell’allora sindaco di Porto Cesareo. Poi, con interrogatori, accertamenti e le testimonianze raccolte dagli investigatori, emerse il retroscena a luci rosse che scandì la tornata elettorale. Nel corso dell’udienza preliminare dell’11 giugno scorso i legali degli imputati sottolinearono l’inconsistenza delle dichiarazioni fornite da due giovani in sede di indagini preliminari. Inoltre non si poteva ravvisare lo sfruttamento della prostituzione perché mancava la compartecipazione agli utili da parte dei due imputati mentre veniva meno il favoreggiamento perchè le persone indirizzate verso le sedicenti prostitute non si dovevano considerare clienti perché non pagavano. Il gup Antonia Martalò, però, dispose il rinvio a giudizio dei due ex politici.
F.Oli.