CAMPI SALENTINA (Lecce) – Venne investito da una “rosata” di frammenti metallici partiti da un macchinario “impazzito” e morì sul colpo. La Procura chiude le indagini sull’incidente sul lavoro in cui perse la vita Lorenzo Solazzo, 34enne di Salice Salentino, deceduto all’interno della falegnameria “Artelegno” a Campi Salentina il 15 luglio di un anno fa. L’avviso di chiusa inchiesta è stato notificato a Fabio Giagnotti, 40enne di Campi Salentina, titolare della ditta e datore di lavoro della vittima.
Le accuse sono quelle di omicidio colposo e inosservanza delle norme di sicurezza sul posto di lavoro. L’indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Paola Guglielmi (che ha ereditato il fascicolo dal collega Massimiliano Carducci) sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri del Norm di Campi Salentina (guidati dal maggiore Nicola Fasciano) e dagli ispettori dello Spesal. Gli accertamenti, corroborati da una consulenza sul luogo della tragedia affidata all’ingegnere Cosimo Prontera, hanno ricostruito la dinamica del tremendo incidente. Il titolare della ditta avrebbe adibito il tecnico Solazzo (suo grande amico) a lavorare su di un pantografo senza aver verificato l’idoneità professionale in relazione all’attività e programmazione della fresa e in assenza di addestramento e formazione specifici. Non solo. Il titolare, stando a quanto riportato nel capo d’imputazione, “non avrebbe sottoposto la macchina alle misure di aggiornamento dei requisiti di sicurezza e in assenza di un collaudo iniziale e di verifica funzionale per garantire la corretta installazione ed il buon funzionamento”.
Nonostante queste negligenze, Solazzo, dovendo eseguire delle prove su un pezzo di polistirolo, avrebbe impostato la fresa con una velocità di rotazione di 16mila giri al minuto (velocità enormemente superiore a quella indicata e stampigliata sulla stessa fresa di 4mila giri al minuto nonché a quella indicata nel manuale d’uso). In questo modo l’impatto con il pezzo di polistirolo avrebbe provocato la rottura delle lame montate sulla fresa che, frantumandosi contro la rete metallica, colpirono al volto, al collo e al torace il giovane. Per i sanitari del 118 non ci fu neppure il tempo di soccorrere lo sfortunato lavoratore. Solazzo morì poco dopo.
La vittima era molto conosciuto nel suo comune di residenza anche per via della sua attività lavorativa. Era titolare di una ditta individuale di assistenza e riparazione tecnica ed elettronica di macchinari. L’avviso di chiusa inchiesta non rappresenta un verdetto di colpevolezza anticipato ma la possibilità per l’indagato di produrre memorie difensive o chiedere di essere interrogato prima che il pm formalizzi la richiesta di rinvio a giudizio. Giagnotti è assistito dagli avvocati Nicola e Tommaso Stefanizzo.
F.Oli.