LECCE – La tribolata vicenda giudiziaria relativa alla morte del consigliere comunale del Pd Carlo Benincasa finisce nuovamente al vaglio di un giudice. E’ stata fissata per il prossimo 17 novembre l’udienza preliminare dinanzi al gup Stefano Sernia. Rischiano di finire sotto processo un medico, due infermieri ed altrettanti operatori di soccorso, residenti tra Lecce, Cavallino, Vitigliano (frazione di Santa Cesarea Terme) e Maglie. L’accusa è quella di omicidio colposo in concorso.
Il 15 marzo scorso, infatti, il gip Vincenzo Brancato aveva disposto l’imputazione coatta dei cinque imputati accogliendo la seconda opposizione alla richiesta di archiviazione discussa dagli avvocati Stefano Prontera e Paolo Pepe. Il sostituto procuratore Emilio Arnesano ha dovuto così riformulare un nuovo capo d’imputazione chiedendo il rinvio a giudizio dei cinque imputati.
La morte di Carlo Benincasa, figura storica della sinistra cittadina, risale al 19 aprile di tre anni fa. L’indagine venne messa in moto con una circostanziata querela depositata dalla moglie e dal figlio del politico. I familiari sollevarono dubbi sulla efficacia e la tempestività fornita nei soccorsi. Sarebbe venuto meno il corretto approccio terapeutico in caso di edema polmonare acuto e non sarebbe stato utilizzato il defibrillatore automatico. Benincasa, infatti, sarebbe stato collocato in una posizione supina che avrebbe aggravato lo stato di salute.
Per le linee guida della comunità scientifica nazionale e internazionale il paziente avrebbe dovuto assumere una posizione seduta. e poi c’è anche l’accusa di falso. Gli imputati avrebbero attestato nel cartellino dell’emergenza l’arrivo dell’ambulanza del 118 e della sola medicalizzata rispettivamente alle 20:55 e alle 20:58 mentre dalle conversazioni tra i parenti di Benincasa e gli operatori del servizio del 118 e tra la centrale operativa ed i mezzi di soccorso intervenuti risulterebbe che l’ultima chiamata relativa alla richiesta di intervento avvenne alle 20:57:25 e quella per l’intervento dell’ambulanza medicalizzata solo alle 20:29.
Per due volte, però, il pubblico ministero ha formulato richiesta di archiviazione in quanto non vi sarebbero elementi idonei per sostenere l’accusa. Secondo la Procura, in casi così gravi anche un intervento immediato, l’utilizzo di un defibrillatore o un ricovero in ospedale non avrebbero potuto evitare la tragedia. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Massimiliano Petrachi, Giuseppe De Luca, Ester Nemola e Matilde Macchitella.
Francesco Oliva