LECCE – Le indagini per risalire ai responsabili della gambizzazione di Elis Beluli proseguono a spron battuto. Gli agenti della Squadra mobile, su disposizione del sostituto procuratore Emilio Arnesano, già nella serata di ieri hanno perquisito l’abitazione del 29 albanese ma non sarebbe stato trovato nulla di interessante. E’ stato anche sequestrato il telefonino della vittima. E gli investigatori non hanno perso tempo estendendo i controlli nelle abitazioni degli ultimi contatti telefonici rilevati sul telefonino di Beluli. I riscontri investigativi, però, sono top secret.
La misteriosa gambizzazione si è verificata nel pomeriggio di ieri nei pressi del parco dedicato a Melissa Bassi nella zona 167. Chi ha premuto il grilletto contro il giovane albanese ha esploso un solo colpo di pistola ferendo Beluli al ginocchio destro. Il proiettile è entrato ed uscito dall’arto. Il bossolo, però, non è stato ritrovato. Probabilmente il feritore impugnava una pistola a tamburo. Beluli è stato ricoverato in ospedale. Era lucido e vigile e non corre pericolo di vita. E’ stato anche sottoposto ad una radiografia.
La sparatoria è avvenuta poco dopo le 18. Forse Beluli aveva un appuntamento con i suoi feritori all’interno del tendone dove sono state ritrovate tracce di sangue. L’incontro, però, è ben presto sfociato in una colluttazione. Con ogni probabilità è spuntato anche un coltello (ipotesi avvalorata da una ferita d’arma da taglio riscontrata dai medici in ospedale). Subito dopo qualcuno ha estratto una pistola ferendo Beluli ad una gamba. Poi gli attentatori si sono allontanati lasciando sanguinante il 29enne. La vittima si è trascinata zoppicando fino al guard-rail della strada provinciale per San Cataldo. Ha così chiesto soccorso con il proprio telefonino.
Un’ambulanza, a sirene spiegate, ha provveduto ad accompagnare il giovane in ospedale. Nel frattempo sul luogo della sparatoria sono arrivati i poliziotti. Le indagini sono affidate agli agenti della Squadra mobile. Gli specialisti della Scientifica hanno setacciato l’intero perimetro del tendone estendendo i controlli anche all’esterno ed hanno sequestrato un brandello di jeans intriso di sangue. Beluli è stato sentito in ospedale dagli investigatori ma non avrebbe collaborato. Anzi, si sarebbe chiuso a riccio senza fornire indicazioni su chi gli abbia sparato.
Nel marzo scorso, un altro albanese (di 35 anni) era stato gambizzato sempre nel quartiere Stadio nei pressi della postazione del 118 di via Matera, a poche centinaia di metri di distanza dal luogo della sparatoria in cui è stato ferito Beluli. Collegamenti tra i due episodi o semplice coincidenza? Le indagini sono appena partite.
Francesco Oliva