Il collaboratore di giustizia Gioele Greco potrebbe essere sentito in videoconferenza nel processo “Baia Verde”. La richiesta è stata avanzata dal procuratore aggiunto Antonio De Donno nel corso dell’udienza preliminare che si è svolta nelle scorse ore in Corte d’Assise. Inizialmente il procuratore aveva chiesto che venissero acquisite le dichiarazioni del nuovo collaboratore leccese ma non tutti gli avvocati hanno dato il proprio consenso.
Così il procuratore aggiunto ha chiesto che il 28enne venga ascoltato. Provvisoriamente sono state depositate le dichiarazioni del nuovo collaboratore della Scu in modo che il giudice per l’udienza preliminare Stefano Sernia possa leggere attentamente le carte con cui Greco (così come riportiamo in un altro articolo) tira in ballo il clan Padovano e Tornese nella gestione di un giro di estorsioni. Il gup scioglierà le riserve il prossimo 10 novembre.
Quel giorno stesso verrà sentito anche M.C.. Si tratta di una delle vittime delle estorsioni così come richiesto dagli avvocati difensori Luigi Corvaglia e Roberto De Mitri Aymone per conto di Fabio Pellegrino, 29, di Galatone, l’unico imputato che ha scelto di essere giudicato in abbreviato condizionato.
L’ascolto dell’imprenditore era previsto in giornata in videoconferenza ma Calcagnile ha indirizzato una lettera al giudice esponendo il suo assoluto stato di indigenza che non gli consentirebbe neppure di poter acquistare un biglietto per arrivare a Lecce. Il gup ha ritenuto che sussistano i presupposti per ipotizzare uno stato di indigenza del teste e ha così disposto l’ascolto di Calcagnile in videoconferenza.
In abbreviato secco, invece, hanno scelto di essere giudicati in 13: Angelo Padovano, 25enne, figlio di “Nino Bomba”, ritenuto uno dei presunti promotori dell’organizzazione; Gabriele Cardellini, 30; Alessandro Oltremarini, 28; Fabio Negro, 39; Carmelo Natali, 40; Antonio Manna, 33; Rosario Oltremarini, 45 tutti di Gallipoli; i leccesi Giovanni Parlangeli, 33; Gabriele Pellè, 37; Roberto Parlangeli, 37, di Magliano, frazione di Carmiano; Alessio Fortunato, 31, di Squinzano; Luciano Gallo, 45, di Martano; Luciano Nuccio, 43, di Tricase. In sei hanno scelto il rito ordinario: Amerigo Liaci, 33; di Gallipoli; Ubaldo Luigi Leo, 50 e Sergio Palazzo, 34, di Lecce; Luca Tomasi, 41, di Carpignano Salentino; Giovanni Rizzo, 46 anni, di Taviano.
Il processo si aprirà il prossimo 5 ottobre dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale. L’indagine condotta dai carabinieri del Ros di Lecce svelarono intrecci familiari in una dinastia criminale in salsa gallipolina in cui il ruolo di vertice ricoperto un tempo da Salvatore sarebbe stato rilevato dal figlio Angelo. E poi estorsioni ai gestori dei lidi e delle discoteche della costa jonica. Un florido business sul quale la criminalità aveva allungato i suoi tentacoli.
Dal vortice delle intimidazioni non sarebbe stato risparmiato neppure il primo cittadino di Gallipoli, Francesco Errico, avvicinato, secondo le indagini, dal clan con l’intento rispedito al mittente di potersi aggiudicare la gestione dei parcheggi estivi nella zona “Baia Verde”, da cui il nome dell’indagine.
E per garantirsi il monopolio degli introiti tramite i servizi di guardianìa l’organizzazione, avrebbe estromesso da ogni affare il gallipolino Gianluca De Giorgi (titolare della Az Securtatem) con gli imprenditori lasciati davanti ad un bivio: accettare prima l’azienda di Fabio Pellegrino e poi quella di Luca Tomasi. Il collegio difensivo è completato dagli avvocati Stefano Ninni, Stefano Prontera, Francesco Cazzato, Marcello Falcone, Francesco Fasano, Giampiero Tramacere, Antonio Savoia, Pantaleo Cannoletta, Luigi Carrozzini, Luigi Suez, Anna Paola Trisolino, Biagio Palamà, Michelangelo Gorgoni, Gabriele Valentini, David Alemanno, Luigi Corvaglia, Gianluca Ciardo e Antonio Bolognese.
F.Oli.