LECCE – Davanti alla miseria non c’è ordinanza che tenga: c’è un altro volto di Lecce, la città barocca, elegante e salottiera. C’è un lato oscuro, come in ogni città globalizzata, fatto di minorenni che chiedono l’elemosina davanti a un semaforo, ma anche di bambine che frugano nella spazzatura, invece di giocare con i propri genitori in una tranquilla domenica di fine settembre. Basta fare un giro in Viale Grassi, scene “normali” sulla strada per andare a Monteroni. C’è una faccia della città nascosta tra il degrado di campo Panareo e le case popolari con l’intonaco che crolla in via Siracusa o a San Pio. Ci vogliono i soldi e progetti seri per cambiare le cose. Alla 167 sono stati fatti interventi di riqualificazione importanti. Bisogna intervenire sulla gente ai margini: una popolazione che cresce, fatta di famiglie che dormono in macchina, anche leccesi, e che chiedono l’elemosina.
La foto che racconta l’altra Lecce potrebbe essere il racconto di ogni città, che cela col suo manto oscuro le sue vergogne, tra l’indifferenza dei passanti. Non c’è ordinanza che tenga, dicevamo: si perde del tempo a fare i leghisti a sud, perché a qualche anno dell’ordinanza di Perrone, che vietava l’accattonaggio ai semafori, nulla è cambiato. In Viale Grassi è un bambino a chiedere poche monetine agli automobilisti fermi al semaforo. Anche l’ordinanza sulla prostituzione, che fa rifiatare i residenti di 17 vie, ha poca speranza di incidere veramente: le prostitute si sono spostate un po’ più avanti e il problema è risolto. È la prova che per cambiare veramente le cose bisogna intervenire alla radice: il disagio si risolve con interventi di welfare vero, la prostituzione con i metodi dell’Europa del nord, quelli che conoscevamo prima della legge Merlin, e poi c’è bisogno di forze dell’ordine, più soldi per il presidio del territorio. Ma questi sono altri tempi, tempi di grandi tagli.
Garcin


