LECCE – Salento come “porta d’Oriente”. Un canale privilegiato da cui far passare tonnellate di droga dall’Albania alle varie regioni italiane fino a Paesi europei come Germania, Svizzera e Olanda. I fiumi di sostanze stupefacenti, soprattutto marijuana ma anche eroina e cocaina, oltre che di denaro, sono stati intercettati e bloccati dalle fiamme gialle che in circa due anni di indagini, grazie alla preziosa sinergia con le autorità e le forze dell’ordine albanesi, è riuscita a sgominare ben quattro organizzazioni criminali italo-albanesi.
Dalle prime luci dell’alba di oggi, oltre 100 militari del comando provinciale di Lecce e del servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma della guardia di finanza, coordinati dalla Direzione nazionale antimafia e dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, hanno dato vita all’operazione denominata “Fiori di primavera”, dando esecuzione a 27 ordinanze di custodia cautelare (di cui 21 di nazionalità albanese e sei italiana, tutti brindisini), di cui 22 in carcere e il resto ai domiciliari.
Sei sono quelle eseguite direttamente nel Paese delle Aquile dalle forze dell’ordine locali, tra cui spicca il nome di un già noto soggetto latitante. In totale sono 22 gli arresti effettivamente eseguiti, mentre gli altri 5 destinatari sono risultati irreperibili. Tutti sono stati identificati quali principali componenti dei quattro gruppi criminali specializzati nella produzione e nel traffico di droga, ma accusati anche di detenzione ed introduzione nel territorio nazionale di armi e munizioni da guerra, che, partendo dalle basi operative in provincia di Lecce, sono riusciti ad allungare i tentacoli a tal punto da sviluppare ramificazioni in Calabria, Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Liguria e Lombardia.
La strategia che ha permesso ai criminali albanesi di fare affari d’oro in tutta Italia, ma anche all’estero, secondo gli investigatori era fondata sui forti legami instaurati con i gruppi malavitosi localmente ben radicati in ogni territorio. Oltre a contare su uno zoccolo duro costituito dai propri complici connazionali, infatti, i gruppi criminali stringevano patti anche con le organizzazioni mafiose siciliane e calabresi che si approvvigionavano così di ogni tipo di droga attraverso il canale privilegiato costituito dall’asse Salento-Albania.
Le fiamme gialle hanno accertato, infatti, che gruppi criminali in questione, attivi anche in città italiane del Nord, si rivolgevano ai capi albanesi delle varie organizzazioni per rifornirsi di ingenti quantitativi di stupefacenti. Partite, queste, pagate in anticipo ed in contanti, tanto da creare un corrispondente flusso di denaro verso il Salento e il Paese delle Aquile sulle cui tracce si sono posti i militari del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, giunta ad effettuare sequestri di enormi quantitativi di banconote in più occasioni.
Seguendo una vera e propria organizzazione piramidale, i capi di ogni gruppo italo-albanese commissionavano gli ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, da smerciare in Italia e in altri Paesi d’Europa, ai propri complici albanesi. E sempre nel Paese delle Aquile venivano poi reclutati gli scafisti, che avevano il compito di trasportare attraverso il Canale d’Otranto su potenti gommoni le tonnellate di marijuana, cocaina e eroina, presi poi in consegna dai componenti salentini delle varie bande.
I salentini, in posizione subordinata ai capi albanesi, da quanto emerso, si occupavano della fase logistica: stoccaggio e commercializzazione delle partite di droga. Nel corso della complessa attività investigativa i militari del Gico di Lecce, in collaborazione con i mezzi aerei e le motovedette del reparto operativo aeronavale di Bari, sono riusciti ad intercettare le spedizioni di droga in mare e ad intervenire direttamente presso i punti di sbarco lungo le coste pugliesi.
Ventisei in totale gli interventi effettuati nel corso dei due anni di indagine, che hanno permesso di arrestare in flagranza 31 persone, denunciarne 90 e bloccare lo smercio di ben 8 tonnellate e mezzo di marijuana, quasi 10 chili di eroina e cocaina oltre a varie armi e munizioni. Per rendere possibile un’attività investigativa così complessa consentendo anche l’individuazione dei luoghi di produzione, preparazione, stoccaggio e spedizione della droga e l’identificazione delle organizzazioni criminali responsabili, fondamentale è stata l’istituzione di una Squadra Investigativa Comune tra magistratura e finanzieri leccesi con i loro corrispettivi albanesi.
Una sinergia ed una collaborazione internazionale, elogiata nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso la Procura di Lecce anche dal Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, che ha coinvolto anche il Ministero della Giustizia e dell’Interno, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.), l’Interpol ed il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia(SCIP – Ufficio dell’esperto per la sicurezza in Albania) grazie ai quali i Finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma della Guardia di finanza.
L’arresto in carcere è scattato per 21 persone di nazionalità albanese: Altin Avdurami, 46 anni, residente a Castro; Arben Pazi, 42 anni; Arbnor Hoxhaj, 34 anni; Artur Malo, 35 anni; Bernanrd Tahiarj, 35 anni; Bilbil Kabello, 34 anni; Denis Pashaj, 33 anni; Dino Abazi, 37 anni; Dorian Alikaj, 35 anni; Dorjan Pashaj, 34 anni; Eduart Sallaku, 50 anni; Elvin Xamo, 40 anni; Erjon Xhelili, 36 anni; Fatmir Xhelili, 38 anni; Klaudio Fani, 34 anni; Kristian Nuredinaj, 36 anni; Kujtim Elmazi, 58 anni; Luka Beqiraj, 32 anni; Nertil Gerra, 31 anni; Raul Zenunaj, 40 anni; Ajet Cepaj, 50 anni. A questi si aggiunge Giancarlo De Simone, 52enne di Oria.
Agli arresti domiciliari i loro complici salentini: Donato Carlucci, 35 anni, di Brindisi; Gianfranco Contestabile, 51 anni, di Brindisi; Salvatore Santoro, 51 anni, di Brindisi; Giuseppe Vantaggiato, 41 anni, di Brindisi; Francesco Tarantini, 62 anni di Brindisi.
Gli arrestati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Alexia Pinto, Benedetto Scippa e Giuseppe De Luca.
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