COPERTINO (Lecce) – Rimangono in carcere i tre presunti responsabili dell’agguato ai danni di Paolo Panzanaro, 46enne di Veglie, picchiato e ferito con due colpi di pistola calibro 7,65 da un commando armato piombato nella sua abitazione di campagna martedì mattina. Il gip Carlo Cazzella non ha convalidato l’arresto (per mancanza della flagranza) e applicato la custodia cautelare in carcere per Bruno Guida, 42 anni di Leverano, difeso dall’avvocato Pantaleo Cannoletta; Matteo Niccoli, 22 anni, assistito dall’avvocato Valeria Corrado e Peppino Vadacca, tappezziere incensurato di 43 anni, difeso dall’avvocato Vito Quarta, entrambi di Carmiano. Il giudice ha ritenuto che vi siano, oltre alle esigenze cautelari, gravi indizi di colpevolezza per il reato, in concorso, di detenzione illegale e porto di arma da fuoco, lesioni personali e tentato omicidio. Per quest’ultima contestazione il gip evidenzia come siano necessari ulteriori approfondimenti per stabilire la dinamica degli spari; se siano stati esplosi verso la vittima che ai carabinieri ha dichiarato di aver schivato i colpi.
Nel corso dell’udienza di convalida, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere, i tre hanno rilasciato spontanee dichiarazioni precisando di aver voluto dare una lezione a Panzanaro ma di non aver mai avuto l’intenzione di ammazzare. All’appello però mancherebbe il quarto uomo, come gli altri ripreso dalle telecamere esterne posizionate attorno al casolare in contrada Olmo, tra Leverano e Copertino, in cui Panzanaro è stato sorpreso mentre si trovava con moglie e figlio.
Stando alle indagini portate a termine con estrema velocità dai carabinieri della Tenenza di Copertino (agli ordini del luogotenente Salvatore Giannuzzi) insieme ai colleghi della Compagnia di Gallipoli (al comando del capitano Francesco Battaglia) il commando è arrivato a bordo di una Bmw scura – poi ritrovata – a volto scoperto. Panzanaro è stato prima picchiato poi ferito con due colpi di pistola. Subito dopo gli aggressori si sono dileguati.
Dopo aver visionato le immagini delle telecamere di videosorveglianza gli investigatori si sono presentati in casa di Bruno Guida. Incrociando altri elementi sulle fattezze fisiche dei complici e su alcuni particolari (tra cui un tatuaggio all’avambraccio sinistro di uno degli aggressori) e il confronto con le dichiarazioni dei testimoni oculari, i carabinieri hanno bloccato e arrestato gli altri due presunti componenti del commando.
F.Oli.
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