GALLIPOLI – “L’accordo è in piedi, ma ora che c’è il senatore dobbiamo capire se vuole convergere su Perruccio, altrimenti si comincia da zero” – prova a difendersi il segretario provinciale Paride Mazzotta, ma la sua posizione è molto scomoda. Del resto, se il segretario forzista aveva qualche illusione di poter convincere il nuovo arrivato tra i berlusconiani, ha provveduto Vincenzo Barba a schiarirgli le idee: “Quell’accordo è nullo, perché è relativo a una riunione condominiale. Gli autori si sono guardati bene dall’invitarmi”. Niente da fare, dunque, la situazione è un groviglio di colpi di scena senza soluzione. Proviamo a fare un riassunto: mentre a sinistra Minerva incassa il supporto della sinistra radicale e Fasano, ex sindaco, scende in campo con le sue civiche, a destra tutti i partiti avevano un loro candidato. Addirittura Forza Italia ne aveva due: Perruccio e Baldari. Barba, nel frattempo, faceva le sue proposte, lottando contro gli “sconfinamenti territoriali” dei suoi compagni di partito, Frasca a Marti: insidiosissimi avversari interni durante le regionali, con i quali oggi è alla resa dei conti. Dopo una serie di tira e molla, sulla base degli accordi baresi tra fittiani e berlusconiani, i responsabili provinciali CoR decidono di forzare la mano chiudendo un accordo alle spalle di Vincenzo Barba (firmano Gabellone, Marti, Frasca e Di Mattina per i fittiani). A rappresentare Forza Italia per il “patto del gambero” ci sono Mazzotta e Baldari: il nome dell’accordo è azzeccato perché si tratta di un patto su cui, in sole 24 ore, i forzisti fanno la retromarcia. Il dietrofront scatta domenica scorsa con l’ufficializzazione del passaggio di Barba in Forza Italia, alla presenza dei vertici regionali. Una mossa che da un lato indebolisce Fitto, ma dall’altro mina l’unità della coalizione. I fittiani, infatti, oggi gridano vendetta è cercano di capire se riusciranno ad andare avanti. Barba, invece, gongola perché è riuscito a far saltare tutto.
“Persino una riunione condominiale sarebbe stata più rappresentativa del famoso, famosissimo, tavolo politico varato per la scelta del candidato a sindaco di Gallipoli, al quale tavolo avete badato bene dall’invitarmi perché nella Città Bella, certamente, come è notorio, il dott. Marti e l’Ing. Frasca sono più operosi e più a contatto con i cittadini di quanto non potessi essere io. Giusto così! – ironizza il senatore gallipolino – Pertanto, se come sembra il coordinatore provinciale di Cor tiene tanto a quell’accordo sottoscritto – che per noi difetta evidentemente di peso specifico, come capirebbe anche un neofita della politica – lo invitiamo a farne un bel quadro e ad appenderselo dietro alla sua scrivania. Noi – e perché no – gli regaleremo una elegante cornice”.
Barba scrive una lettera a Gabellone in cui si toglie molti sassolini dalla scarpa e tra le righe accusa Fitto, che a Roma predica bene e nel Salento razzola male: “Fa un certo effetto rendersi conto che chi parla di democrazia all’interno dei partiti, di rispetto delle personalità che si impegnano e delle sensibilità che tanto hanno dato, poi – a casa sua, sul suo territorio, dove evidentemente si sente più forte che a Roma – faccia esattamente il contrario ed affidi ad un direttorio composto da ben due persone le sorti di tanti militanti che negli anni hanno portato acqua al comune mulino”. Mentre a Bari Cor e Forza Italia si dicono disposti ad allearsi in ogni comune, a Gallipoli veleni e caos tra ex compagni di partito regnano sovrani.
Gaetano Gorgoni