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La situazione meridionale secondo l’ottica di un irlandese

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I danni prodotti alle province del Regno delle Due Sicilie dalle invasioni garibaldina prima, piemontese in seguito, anche se furono snobbati dalla storiografia postunitaria, non passarono tuttavia inosservati ad alcune eminenti personalità estere. Da quanto riferito su un articolo del giornale “Avvenire” del 6 agosto 2000, infatti, la triste situazione delle nostre terre veniva a gran voce denunciata dall’aristocratico irlandese Patrick Keyes O’Clery. Questi era nato nel 1859 ed all’età di 18 anni, nel 1867, si era arruolato fra le truppe dello Stato Pontificio. Tre anni più tardi era nell’ovest degli Stati Uniti quando, giunto a conoscenza dei preparativi del governo italiano, finalizzati all’annessione anche di Roma, lasciava tutto e rientrava nelle file dell’esercito dello Stato della Chiesa, giusto in tempo per partecipare allo scontro di Porta Pia.

Rientrato nel Regno Unito, venne eletto deputato nel Parlamento Britannico, battendosi in favore dell’indipendenza dell’Irlanda. Nel 1880 lasciava la vita politica ed iniziava ad esercitare la professione di avvocato, che svolse ininterrottamente sino al 1913, anno della sua morte. Nel frattempo pubblicava un’opera in due volumi, intitolata “La Rivoluzione Italiana. Come fu fatta l’unità della nazione”, di recente riproposta dalla Ares Edizioni di Milano, in cui denunciava tutte le nefandezze, le promiscuità e le falsità di quella macabra epopea denominata “Risorgimento”.

Nel testo l’autore riporta gli interventi di alcuni parlamentari italiani alla Camera di Torino, in difesa delle popolazioni del sud. In particolare colpisce l’intervento del deputato Ferrari che, durante una seduta tenutasi nel novembre del 1862, accusava: “Potete chiamarli briganti, ma combattono sotto la loro bandiera nazionale; potete chiamarli briganti, ma i padri di quei briganti hanno riportato due volte i Borbone sul trono di Napoli. È possibile, come il governo vuol far credere, che 1500 uomini comandati da due o tre vagabondi tengano testa a un esercito regolare di 120 mila uomini? Ho visto una città di 5 mila abitanti completamente distrutta e non dai briganti“. Sempre in tema di “Briganti”, nome con cui i “savoiardi” chiamavano i partigiani della resistenza antiunitaria, il genero di Alessandro Manzoni, Massimo D’Azeglio dichiarava: “Deve esserci stato qualche errore; e bisogna cangiare atti e principii e sapere dai Napoletani, una volta per tutte, se ci vogliono o no… agli Italiani che, rimanendo italiani, non volessero unirsi a noi, credo non abbiamo diritto di dare delle archibugiate“. Le testimonianze di O’Clery non si limitano soltanto a fatti d’arme, ma sconfinano anche in cifre relative al disastroso deficit economico che dopo pochi anni dall’unità ammontano già a circa 800 milioni di lire, pari alla metà delle entrate annue del Regno Unito, Irlanda inclusa.

Voglio fermarmi qui per non privare il lettore del gusto di scoprire da solo, leggendo il testo di O’Clery, tutte le assurdità e le menzogne che, da circa 150 anni, un’abominevole classe di politicanti vuole e continua a propinarci, solo per conseguire squallidi interessi di natura economica, mentre la povera gente continua a languire nella miseria più nera, vivendo nell’inutile speranza di avere prima o poi un posto di lavoro. Affogassero almeno in quello stesso denaro che si fottono! In quale documento è scritto che per campare si debba emigrare al nord o all’estero? Quale giustizia vieta ad un cittadino di vivere, lavorare, allevare i suoi figli e morire nella sua terra? Credo che sia ora di dire basta, il destino non è un’innata eredità, siamo noi stessi a crearlo. Sarebbe ora di smetterla di vivere solo di calcio, veline, grandi fratelli, messaggini e chi più ne ha più ne metta, e cominciamo a pensare a qualcosa di serio…

 

                                                                                                                    Cosimo Enrico Marseglia

 

FONTI

  • Avvenire” 6 agosto 2000
  • Il Risorgimento visto da un nobile irlandese: le ombre del governo sabaudoduesicilie.org
  • K. O’Clery “La Rivoluzione Italiana. Come fu fatta l’unità della nazione” Ares Edizioni Milano 2008

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