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Zara contro Laforgia, quel magnifico massacro tra due ex amici. Ecco come si difenderà l’ex rettore il 13 aprile

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imageLECCE – Da quando fu aperta un’inchiesta, che travolse l’ex rettore, Oronzo Limone, sui presunti sprechi di denaro per viaggi, telefonini ed elettrodomestici, non c’è più stata pace per l’Università del Salento. Era il 2007 quando quel rettore tanto chiacchierato lasciò, travolto dagli scandali: al suo posto fu eletto il professore Domenico Laforgia, manager  pragmatico, che oggi è stato premiato da Michele Emiliano con un ruolo chiave (è a capo del Dipartimento regionale dello Sviluppo Economico). Il successore di Limone non ha avuto vita facile: verso la fine del suo mandato è scattata una guerra con i sindacati che è finita in tribunale. Laforgia è incappato nel tritacarne mediatico e giudiziario per la vicenda dei brevetti e presunti favoritismi, che, nonostante i toni violenti e le accuse, si è risolta in un fuoco di paglia. L’immagine dell’università salentina, però, è andata in frantumi. Intanto, arrivate le nuove elezioni del vertice universitario, la squadra di Laforgia ha pensato di remare a favore di un candidato amico, il professore Vincenzo Zara, considerato l’uomo della continuità. La battaglia la vincono gli uomini dell’ex rettore: pensano di aver messo a capo dell’Università un fedelissimo, ma si sbagliano di grosso. Zara flirta con i sindacati, quelli che avevano additato Laforgia come il male assoluto, e poi si allontana sempre di più dalla squadra che lo aveva portato al successo. Per gli uomini di Laforgia è isolato, ma lui va avanti senza curarsi di loro. L’allontanamento tra i due ex amici culmina con una indagine nei confronti di Laforgia per abuso d’ufficio e minaccia a pubblico ufficiale: il 13 aprile l’ex rettore tornerà a difendersi davanti al gup.

L’ex magnifico è indagato “per aver usato minaccia a Vincenzo Zara”, rettore dell’Università,  con l’intento di “costringerlo ad astenersi da qualsiasi iniziativa relativa alla verifica della legittimità del bando indetto per la nomina a professore di ruolo di seconda fascia”. L’accusa si basa su due mail inviate da Laforgia a Zara, che hanno spinto quest’ultimo a depositare un esposto in Procura. Nella prima mail l’ex rettore, “senza alcuna veste che ne legittimasse l’intervento”, ma facendo riferimento alla sua pregressa esperienza, avrebbe consigliato Zara “di non ingerirsi nell’iter dei concorsi banditi dall’Università”, perché “qualunque ingerenza su concorsi  aperti può configurarsi come turbativa di concorso, che è un reato penale, e qualsiasi azione intrapresa che danneggi i concorrenti potrebbe essere denunciata come abuso d’ufficio”. Nella seconda mail, “senza alcun titolo che ne legittimasse l’invio”, Laforgia avrebbe informato Zara “di aver riconosciuto Pietro Marco Congedo (il candidato che si lamentava del bando e ne chiedeva la verifica ndr)” e ne avrebbe tracciato “un profilo negativo”, esponendo la sua opinione e “formulando un ultimo consiglio non richiesto” (quello di evitare di ricevere candidati a procedure concorsuali interne). Inoltre, sempre nell’ultima mail, Laforgia avrebbe “indicato falsamente” che il dott. Congedo avrebbe perso un concorso per ricercatore a cui teneva molto.

“Le accuse mosse nei miei confronti sono manifestamente infondate, risultando peraltro evidente che non ho minacciato nessuno – spiega nelle sue memorie Laforgia – tanto meno il prof. Zara, che infatti non si è affatto doluto di questo – né abusato della mia qualità di docente universitario, avendo tentato di evitare comportamenti, se non illeciti, certamente inopportuni e irrituali”. L’ex rettore ricorda che, alla scadenza del suo mandato (2007-2013)  ha esplicitamente appoggiato Zara:  “Si era proposto in continuità con la mia  esperienza di governo, essendo stato il mio prorettore con delega alla didattica: ero legato a lui da rapporti di amicizia e reciproca stima”. Ma c’è di più: l’accusato spiega che il suo successore lo interpella, anche a mezzo posta elettronica (vengono allegate le mail nella memoria difensiva ndr), su diverse questioni relative  all’Ateneo salentino, “sia prima che dopo il 7 agosto 2014” (la data in cui partono le mail su cui si fonda l’accusa), a conferma del “rapporto di collaborazione sempre cordiale e corretto”.

Tutta la vicenda scoppia in seguito a un concorso per 16 posti da professore universitario di ruolo di seconda fascia, quattro dei quali riservati al Dipartimento di Ingegneria di cui era stato preside Laforgia. Risulta dall’esposto che il dott. Congedo ha chiesto un incontro al rettore (ottenendolo in data 7/8/2014) per esprimere perplessità in merito alla procedura bandita “alla quale lo stesso non aveva ancora presentato domanda”. Poi, il concorrente inoltra una mail a Zara in cui ribadisce i dubbi  e chiede la “verifica della legittimità dei profili dei concorsi riportati sul bando”, riservandosi il diritto di informare la magistratura in caso avesse ritenuto violati i suoi diritti e invitando il rettore “nel caso si verificassero profili non legittimi” di ritirarlo. Dopo quest’avvertimento scritto da parte di un possibile candidato, il rettore informa i responsabili dei Dipartimenti interessati segnalando che “le funzioni richieste in ambito scientifico ed indicate sul bando sono letteralmente copiate dal profilo scientifico presente sul web di un ricercatore abilitato (addirittura nello stesso ordine)”.

Insomma, Zara è sconcertato e non sa se ritirare il bando in autotutela – si legge nelle memorie di Laforgia –  prima che Congedo vada dai magistrati, anche perché il candidato ha “manifestato l’intenzione di depositare il tutto presso un notaio con l’indicatore del nome del vincitore e di quanto detto sopra”. Quindi, Zara scrive ai direttori di dipartimento e partono le verifiche dettagliate dei profili e delle relative funzioni scientifiche, afferenti ai quattro concorsi richiesti dal Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Il direttore del dipartimento, avrebbe avvisato subito Laforgia, che ha sentito il bisogno di intervenire suggerendo a Zara il comportamento da tenere, come faceva frequentemente sulla base dell’amicizia e della sua esperienza. Dunque, Laforgia spiega al suo amico che rischia un processo penale se si verifica un’ingerenza su concorsi aperti e gli spiega che la sua “regola aurea” è di non incontrare mai i concorrenti o gli interessati a un concorso.

Laforgia chiarisce che il giudizio della commissione non è legato al profilo, ma ai titoli del candidato e che tutto è in regola, ma Zara non la prende bene. Nelle memorie difensive Laforgia ribadisce di aver dato consigli in qualità di amico, ex rettore e componente del Consiglio di Dipartimento di Ingegneria. L’ex rettore respinge anche l’accusa di aver rappresentato un “profilo negativo” di Congedo al fine di penalizzare lui e creare vantaggio per gli altri candidati. In realtà Laforgia spiega che con Congedo c’erano ottimi rapporti, anche amicizie con suoi parenti, pregressi rapporti lavorativi e di aver auspicato una sua candidatura. “Non ho mai espresso nessuna valutazione sul suo curriculum – spiega – Inoltre, qualsiasi mio rilievo sarebbe stato ininfluente”. Essendo solo la Commissione giudicatrice idonea alla valutazione, dunque, le parole dell’ex rettore non avrebbero potuto giocare alcun ruolo. Poi, allegando i documenti, Laforgia spiega che Congedo ha partecipato a una valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario e, dopo la valutazione di pubblicazioni e titoli, si lamentò del verdetto. Inoltre, il concorrente – si puntualizza nella memoria – a un certo punto ridimensiona le accuse,  sul concorso in questione “precisando di non essere certo dell’illegittimità della procedura”. Un’affermazione che contraddice la drastica mail che Zara manda ai direttori dei dipartimenti.

Alla fine il concorso di professore di seconda fascia si è tenuto regolarmente e lo ha vinto anche Congedo. I fatti dicono, quindi, che Laforgia aveva dato il suggerimento giusto: mai intervenire su un bando aperto sulla base delle contestazioni di uno dei partecipanti, senza verificarne l’effettiva fondatezza. Tutto è bene quel che finisce bene? In questo caso non è ancora finita. Laforgia dovrà convincere il giudice dell’udienza preliminare. Chissà come si saluteranno gli ex amici: la beffa per Zara è che dovrà ancora avere a che fare con Laforgia, non più in veste di amico, ma come un rettore che deve dialogare col responsabile del Dipartimento Regionale per lo Sviluppo Economico, un vero scherzaccio di Emiliano, che lo costringerà a turarsi il naso.

Gaetano Gorgoni

ggorgoni@libero.it


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