LECCE – “Se ne parla ancora poco ma è stata avviata una nuova grande operazione immobiliare da parte dell’amministrazione Perrone, dopo le alienazione del periodo 2010-2015 che hanno garantito 18 milioni di euro di entrate fondamentali per gli equilibri del bilancio comunale”. Carlo Salvemini, consigliere di Lecce Città Pubblica vuole accendere un faro su questa mastodontica operazione.
“E’ in fase avanzata, ormai, la costituzione di un FONDO IMMOBILIARE CHIUSO, strumento finanziario finalizzato alla cosiddetta gestione attiva di parte del patrimonio pubblico. Nei mesi passati con successive delibere la Giunta ha dapprima dato incarico alla società FONDAZIONE PATRIMONIO COMUNE dell’ANCI di procedere alla redazione di un memorandum di analisi preliminare degli immobili comunali da destinare alla valorizzazione; che poi ha successivamente approvato”. Si tratta di un’operazione di circa 60 milioni di euro complessivi. “L’obiettivo dichiarato è quello di valorizzare con destinazioni private (residenziale, turistico, ricettivo, commerciale, direzionale) 19 immobili di proprietà comunale la cui gestione e dismissione contribuirà e remunerare le risorse necessarie alla realizzazione ex novo di tre nuovi interventi: la nuova sede degli uffici comunali per circa 13.000 metri quadri in via della Cavalleria; la nuova sede del Centro per istruzione degli adulti in via Chieti;
un nuovo mercato di circa 3.000 metri quadri in via 4 novembre”.
Ecco come saranno trovati i soldi: “Le plusvalenze necessarie a garantire la finanziabilità di questi interventi verrebbero garantite, come detto, dalle plusvalenze rivenienti da: lo sviluppo di 7 aree già ora edificabili; il recupero e la trasformazione di 12 fabbricati oggi sottoutilizzati o dismessi.
Siamo in presenza di un’operazione molto complessa, ambiziosa, impegnativa che – se approvata dal Consiglio comunale – avrebbe impatti urbanistici rilevanti ed impegnerebbe i bilanci futuri delle prossime amministrazioni. Basti pensare alla realizzazione di attività ricettive e residenziali presso l’ex istituto Margherita, alla trasformazione commerciale degli ex fabbricati dell’anagrafe in Via Palmieri, alla destinazione direzionale dell’attuale sede dell’urbanistica in viale Marche.
Solo per fare qualche esempio. C’è evidentemente bisogno di esami approfonditi e accurati. Per questa ragione abbiamo chiesto che l’intero dossier – finora oggetto solo di una conferenza stampa del 20 maggio scorso– venga portato in commissione bilancio dove si comincerà a parlarne la prossima settimana.
Non mancano i quesiti da porre all’assessore Monosi:
1. come mai l’intera operazione è stata finora gestita dal settore patrimonio senza nessun affiancamento del dirigente del settore bilancio (pur trattandosi di operazione finanziaria complessa)?
2. come mai non si precisano gli eventuali impegni finanziari richiesti al comune pur trattandosi di una proposta che – come precisato nel documento approvato dalla giunta – può essere paragonato ad un “sistema matematico complesso” nel quale la scarto tra obiettivi e risultati determina scenari anche negativi?
3. come mai si considerano acquisite e non contestabili le previsioni di sostenibilità assunta come decisive per il successo dell’operazione: mercato immobiliare non depresso – oggettiva valutazione dei rischi e dei rendimenti – sistemi di incentivi e disincentivi in grado di tutelare sia gli interessi del privato che quelli pubblici.
Non mancano quindi gli aspetti da valutare. Le esperienze recenti consumatesi a Palazzo Carafa in termini di finanza innovativa (emissione dei BOC, leasing immobiliare di via Brenta) impongono cautele e prudenze per evitare il ripetersi di errori clamorosi che tanti danni hanno procurato al bilancio comunale. Così come le recenti operazioni di alienazione del patrimonio pubblico.
Una cosa deve essere chiara a tutti: un fondo immobiliare chiuso non è un’operazione di mecenatismo ma lucrativa. Del resto è scritto a pagina 6 del memorandum approvato dalla giunta:
‘il Ministero dell’Economia e della Finanza ha previsto la costituzione di una società di gestione chiamata a fungere da cerniere nei processi di valorizzazione e dismissione degli immobili pubblici: INVIMIT. Che agisce a tutti gli effetti in qualità di socio privato in ottica e con logica di mercato (il rendimento atteso deve essere almeno pari al 3.5% oltre inflazione)’.
Partiamo da qui”.