Una poesia accessibile a tutti, ma non percorribile da tutti quella di Simone Giorgino, autore della silloge “Trobar leu” (Spagine): un poetare leggero, giustappunto, uno stile che apparteneva ai poeti provenzali, i quali rifiutavano le complicazioni formali, sostenendo uno stile semplice.
Ecco appunto, semplicità e leggerezza decantate da Calvino, le si ritrovano come caratteristiche principali in “Trobar leu”. Nei versi si sprigiona la vita di Giorgino, il quotidiano descritto e trascritto in momenti di intimità. Solipsistica la sua forma in un contenuto che parla di amore, di natura cadenzata in momenti di stupore come l’alba, dando origine a spolverate di te e di me, di noi. E allora, si leggono i versi come nenie, sinfonie, alcune filastrocche o poemi e sprigionano canzoni come gli uccelli nell’aria chiara.
Si legge: «La strada manda segni indecifrabili / e il cappottino che ti veste / l’attraversa come un miracolo minore. / La signora che abita qui sotto / sorride a lungo dopo averti salutato / poi rientra a casa piano di nascosto» (p. 24). Sono così le poesie di Simone Giorgino: gesti, atteggiamenti autentici, memorabili come se appartenessero a delle pagine di un diario. E così: «Passo un po’ di minuti per capire / se il cielo bluastro appeso dietro / il cartellone della Vodafone sia oriente / e ne chiedo conferme / torcendo il collo al gaio incendio» (p. 29).
Non giace inerme la poesia di Giorgino, ma si muove, e smuove ogni senso e ogni increspatura dell’anima. Come il poeta non contempla le ciarle, non ama i pettegolezzi, ma giunge a meditare sulla profondità del sé, della vita reale. E allora non può soffermarsi a cianciare, quando di fronte ha la vista del mare, la bellezza vien prima, la magnificenza non può aspettare.
Leggere “Trobar leu” di Simone Giorgino è come volare su una mongolfiera e planare leggeri sulle parole dell’esistenza: «Fare piano / piano caso a ciò che accade intorno: l’alito / del mondo sgombro di parole / per descriverlo: soltanto stare / zitto immobile a sentirlo fare … / Da qui si vede il mare. Basta ciarle» (p. 35). Giorgino svela se stesso e parte del suo sentire con la necessità di comunicarlo agli altri, per poi ritrarre il tutto e sentirsi nuovamente in dubbio. Quest’ultimo e la ricerca contraddistinguono l’esserci dell’autore, accompagnato per l’occasione, dalle musiche di Gianluca Milanese (flautista) e dalle voci di Ilaria Seclì (poeta). Infatti, all’interno della silloge si scova un cd di musica e parole. E dunque, il Salento e la sua cultura trionfano per bocca dei tre artisti nativi di tale terra amara e generosa, solitaria, nella quale pullulano segrete e celate emozioni e passioni intense trascritte – per non perdersi – su un taccuino, proprio come erano soliti fare i celeberrimi Nietzsche o Camus.
“Trobar leu” è dunque, da leggere, da ascoltare, da amare, in quanto vita.
Alessandra Peluso