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Finanziamento per acquisiti con carta d’identità rubata: condannato a quattro anni e mezzo

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NARDO’ (Lecce) – Accende un finanziamento per acquistare apparecchi elettrici utilizzando una carta d’identità rubata intestata ad una donna ignara di tutto. Sandro Mirra, 40 anni, di Nardò, è stato condannato a quattro anni e mezzo di reclusione con le accuse di sostituzione di persona e ricettazione. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Marcello Rizzo che ha contestato l’aggravante della recidiva. Da qui un cospicuo aumento di pena. Sul banco degli imputati era finito anche una seconda persona nel frattempo deceduto.

Il raggiro risale agli inizi del 2010. Mirra, insieme al suo complice e ad una donna raggiunge un negozio di elettrodomestici nel centro di Nardò. La donna esibisce una carta d’identità oggetto d furto al proprietario del negozio spacciandosi per la titolare. I tre accendono un finanziamento di circa 2 mila e 250 euro per acquisti di computer, telefonini ed altri apparecchi elettronici. Tutto sembra filare senza intoppi.

La macchina investigativa, in realtà, è già scattata. La titolare della carta d’identità ha sporto denuncia per furto. E la segnalazione si incrocia con il finanziamento acceso nel negozio. Ventiquattro ore dopo i due uomini raggiungono il negozio per prendere la merce. Subito dopo avviene l’incrocio con le forze dell’ordine. Mirra e il suo complice vengono fermati nel centro di Nardò in auto. Mirra è un soggetto tecnicamente “attenzionato” e per questo facilmente soggetto a controlli. Gli agenti del Commissariato di Nardò si insospettiscono quando trovano buste con acquisti così costosi. Gli investigatori risalgono al negoziante tramite gli scontrini e le ricevute. Ed emerge il raggiro.

Parallelamente alla donna (vittima del furto della carta d’identità) arrivano i primi bollettini di pagamento per gli acquisti in realtà mai effettuati. E gli agenti di polizia chiudono così il cerchio sui presunti responsabili della truffa. In aula l’avvocato difensore ha cercato di sostenere come mancasse la prova che Mirra fosse consapevole della provenienza furtiva della carta d’identità. Per una revisione della sentenza bisognerà attendere il processo d’appello.

F.Oli. 


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