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CAOTICA CITTÀ URBANA: Puntata VII – Trentax, o se preferite, Trenta X

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libro-recensione genericNella caotica città urbana succede, talvolta, di imbattersi in qualche tipo strano: ne sono testimonianza anche le vicende occorse a Sam, ad Issimo, al vermetto, alla scimmietta, al pappagallino, ed infine alla giraffa.

Questa volta, che accadrà di così singolare? Curiosi, eh?

Facile! Una semplice accentuazione di un nostro vezzo, anche quelli evolvono, come la specie: nascondere l’età.

È vero che già da noi una regola fissa non c’è, ed assistiamo a fenomeni curiosi, dove i protagonisti affermano che l’età non conta, ma non è sempre così e lo sappiamo.

Diversamente, Giacomo non avrebbe agito così: una volta superata la soglia degli ‘anta, anziché dichiarare la sua età, la nascondeva affermando di avere “Trentax” o se preferite “Trenta X” di età.

La gente, ovviamente, non capiva, ma gli amici si e ridevano a crepapelle quando lo vedevano atteggiarsi a giovanotto, ed affermare: “Come? Non sai cosa vuol dire? Ma se è così banale! Lo sanno tutti!”.

Di fronte a questa asserzione, gli interlocutori, soprattutto le ragazze interessate, avevano timore di fare brutta figura ed apparire demodé, perciò, pure a costo di non comprendere e rimanere nel dubbio, fingevano di aver capito e lui se la cavava comodamente.

Questo, unito all’uso di ottimi derma cosmetici, lo aiutava ad intrattenere interessanti relazioni sociali e ad essere stimato un giovanotto sulla trentina.

E come si divertiva! Soprattutto, il suo interesse era puntato su ragazze di quell’età, ed anche più piccole, purché avessero casa, lavoro e fossero disposte a seguirlo, ragazze molto libere, alle quali doveva sembrare che fosse lui a venire incontro a loro e che per amore, in un certo senso, diventassero molto docili al suo volere.

Una volta chiuse le storie, perché poi le ragazze si illudevano che la cosa potesse diventare seria, mentre per lui durava finché ne traeva convenienza, pensava che sia loro che i rispettivi genitori rimanessero in buoni rapporti con lui, invece non era affatto così, solo apparentemente. Se avesse potuto sentire i commenti! Anche perché era vanesio e si atteggiava a professorino di vita. Finiva anche col diventare, ogni volta, più bravo delle lei con cui stava, ma non perché lo fosse realmente. Era una sua illusione. Tant’è che lavorava sempre su raccomandazione o per arrampicata sociale. Se accusato, non diceva mai la verità e preferiva fingere di avercela con una persona o scatenare il litigio, per diversi motivi, piuttosto che parlare guardando negli occhi. Vile!

Un giorno, incontrò Anna, una non proprio giovanissima professoressa che, come lui, si divertiva a nascondere l’età e che, vedendolo, pensò lui rappresentasse la libertà, l’amore e tante altre belle cose, che di reale non avevano proprio niente.

Lei insegnava usi e costumi dei vari popoli … immaginate un po’. Lui da matematico, cosa diventò? Antropologo! Così come con la precedente fidanzata era diventato educatore ed esperto di logistica, più tante altre cose prima … ma per favore!!!

Ovvio che, con gli interessi in comune, cominciarono a parlare e a frequentarsi e lei sapeva, dalle telefonate che arrivavano al cellulare di Giacomo, che lui era ancora impegnato con un’altra.

Pare che già oggi, oltre che nella caotica città urbana, questo non sia un problema, anzi! Forse costituisce un motivo in più per insistere. Immaginate lì.

La sua età lui, ovviamente, non la disse, proseguì sempre col solito trabocchetto: “Come? Non lo sai? Un’antropologa come te non sa di questa moda?”, anche se poi, per mascherare meglio, cercava in internet esercizi ginnici da eseguire a casa, iniziava diete varie, curava i capelli … almeno era una spinta positiva all’azione!

Lei, dal canto suo, non osava dire la sua di età e cercava di atteggiarsi come una bambina indifesa, faceva la svenevole, l’accondiscendente, tutto quello che spesso le ragazze fanno per irretire e far credere che sostengano il partner, farlo sentire importante. Credetemi! Molto meglio essere se stessi, e vale per entrambi i partner, e porre delle basi vere, basate sulla sincerità.

Cominciò anche lei a tingersi i capelli, ad usare frangettoni da bimba, a far vedere che era “Piccolina”, a truccare molto le ciglia. Se l’aveste vista al naturale, vi assicuro che la befana sarebbe stata molto orgogliosa di se stessa.

Su una cosa non poteva mentire. Il suo modo di stare a tavola la diceva lunga su di lei e su quello che era realmente.

Credete che a lui importasse? No, perché gli interessava quello che lei rappresentava: la possibilità di un ulteriore passo nella carriera e di avere qualcuno con cui trascorrere il tempo. È un po’ come vendersi, ed è una cosa veramente deplorevole, soprattutto se attuata da chi, come Giacomo, ormai aveva una certa età.

Una sera, i due uscirono insieme. Per il loro appuntamento avevano scelto un locale molto rinomato, animato da tanti piccoli animali. Al loro tavolo era stato assegnato un piccolo orsetto lavatore.

Il piccolino, perché lui si che era piccolo e tenero, non faceva altro che porgere ciotoline d’acqua in cui intingere le dita, per sciacquarle tra una portata e l’altra.

Lui, ad un certo punto, si alzò per chiedere un’informazione su una pietanza al cuoco e poi andare in bagno (succede!). Vedete? Anche in questo fu falso, perché la reale motivazione era la seconda. Un bambino sarebbe stato più sincero di lui!

Anna, a quel punto, ne approfittò per darsi una sistematina.

Intanto, come al solito, si era seduta poggiando un piede sull’interno dell’altra gamba, a volte portando anche le mani sulle scarpe (che non è il massimo dell’igiene se si sta a tavola). Poi, cominciò a sistemarsi il trucco. Non si avvide, però, che aveva ancora le dita umide e finì con l’imbrattarsi gli occhi.

L’orsetto lavatore, vedendo questo, proprio non lo sopportò.

Trasse a sé una delle ciotole d’acqua, purtroppo quella col limone, ed iniziò ad eseguire un’accurata pulizia del viso. Per quanto lei si opponesse, non ci fu verso di fermarlo, anche perché il limone le procurava bruciore agli occhi e, quindi, non vedeva bene.

Poi il piccolino passò alle scarpe, bagnandola inconsapevolmente.

La gente, tutta lì, anziché intervenire, rideva.

Alla fine, a lavori di pulizia ultimati, la bestiolina le porse con gentilezza un tovagliolo.

Lei sembrava fuori di sé per l’accaduto, altro che piccolina! Finalmente usciva fuori la sua vera natura, ed anche la sua vera età, perché senza belletti vari, il viso era molto diverso. Le scarpe, invece, adesso erano veramente pulite!

Quando Giacomo tornò al tavolo, rimase di sasso.

Intanto, il sedile era tutto bagnato e la sua compagna … praticamente era un’altra e, in quel momento, rimpianse amaramente la sua vecchia fidanzata. Lei si che era una vera bellezza naturale, semplice, gioiosa e luminosa come il sole, tanto che lui, a volte, la chiamava “Raggio di sole” o “Smile con le gambe”.

“Lascia che ti spieghi” – esordì lei, dinanzi al suo viso inorridito, sempre seduta in quella maniera – “Non è colpa mia”.

“No certo. Forse è di madre natura, ma non è questo il punto”

“Non capisco”

“Capisco io. Adesso pago e andiamo e poi parliamo”.

Il gestore del locale, ovviamente, per farsi perdonare dell’accaduto, non chiese un solo centesimo e si offrì di pagare anche il conto della lavanderia. In alternativa, dava loro un buono per una cena gratis, magari con un ghiro al tavolo per compagnia, tanto, di sicuro, non li avrebbe disturbati.

Giunti in macchina, Giacomo cominciò a spiegare che non gli andava di essere stato così clamorosamente ingannato, che lui apprezzava persone più mature, non frignone e tante altre solite scuse che aveva sempre utilizzato, aggiungendo che, sicuramente, questo ledeva gran parte della fiducia che le aveva accordato fino ad allora.

“Parli proprio tu?! Che credi? Mi sono informata. Non esiste l’età <<trentax>> o <<trenta x>> come la vuoi chiamare, non sei l’esperto che vuoi sembrare e sei solo un arrampicatore sociale, uno sfruttatore, un bugiardo. Sei patetico! Sono io che lascio te. Così non sei neanche più antropologo!” – e, dicendo così, uscì dalla macchina sbattendo con veemenza la portella, con molta più rabbia, perché, per il suo modo di sedersi, aveva cercato di imprimergli una pedata sul sedile (magari voleva lasciare il segno). Non ci riuscì, perché l’orsetto lavatore aveva operato una pulizia di fondo.

Lui rimase lì, emettendo un “Mmmh! Questo non mi piace”, accendendo una sigaretta.

“Tornerò dall’altra. Anzi, mi pare sia diventata anche abbastanza nota”.

Quando bussò alla porta dell’ex fidanzata (perché, poi, a fronte dei fatti, si erano lasciati), lei gli aprì con in braccio un adorabile orsetto lavatore … si, proprio quello. Era stato licenziato e, nella caotica città urbana, non aveva un posto dove andare.

Lei, trovatolo per strada, lo prese con sé e lo accolse in casa: amava davvero gli animali.

“Beh, allora accoglierai anche me!” – disse sorridente lui, credendo di aver fatto una battuta spiritosa.

“Non credo. In genere <<chi si assomiglia si piglia>> si dice e noi non abbiamo proprio nulla in comune, ed ora scusaci, ma abbiamo tanto da fare”

Prima di chiudere la porta, però, l’animaletto chiuse la bocca di Giacomo che era rimasta aperta.

Poi si preparò, perché doveva uscire con Sam, Issimo, il verme, il pappagallino, la giraffa e la scimmietta.

Eh si! Anche questo può succedere in una caotica città urbana.

Fine della settima puntata

Ogni riferimento a fatti, personaggi, situazioni è puramente casuale e frutto dell’inventiva del narratore

 

Gabriella De Carlo

 


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