NARDO’ (Lecce) – La Procura chiede di portare avanti per altri sei mesi l’inchiesta avviata dopo la morte di Mohammed Abdullah, il 47enne sudanese deceduto il 20 luglio scorso, mentre lavorava come bracciante nelle campagne di Nardò. Il pubblico ministero Paola Guglielmi ha avanzato la richiesta al giudice per le indagini preliminari che dovrà poi concedere la proroga. Nel registro degli indagati compaiono tre nomi: Rita De Rubertis, di Porto Cesareo, titolare dell’azienda agricola alle cui dipendenze si trovava lo straniero; il marito Giuseppe Mariano, già coinvolto nell’operazione “Sabr” sul caporalato e un cittadino sudanese che avrebbe fatto da intermediario fra il 47enne e l’azienda.
Per tutti è contestata l’ipotesi di omicidio colposo mentre solo per i due coniugi si configura l’accusa più grave di riduzione in schiavitù A novembre il medico legale Alberto Tortorella ha depositato la perizia medico legale concludendo che il 47enne soffriva di una polmonite aggravata dalle condizioni a cui era sottoposto. Quel giorno la colonnina di mercurio sfiorava i 40 gradi. Abdullah era impegnato nella raccolta e nel carico di pomodori all’interno di apposite vaschette. Senza mai fermarsi.
Un lavoro meccanico e sfiancante. Fino a quando il cittadino straniero non ha avvertito un malore che non gli ha lasciato scampo. Gli accertamenti sono condotti dai militari della Guardia di Finanza e dai carabinieri del Ros. In tutti questi mesi sono state sentite decine e decine di lavoratori italiani e stranieri a sommarie informazioni. Il quadro emerso sarebbe a tinte fosche. Gli incroci di testimonianze acquisite dagli investigatori hanno concentrato gli approfondimenti sui ruoli ricoperti dal cittadino senegalese e dal titolare dell’azienda per cui lavorava Mohamed. Entrambi avrebbero gestito le redini del reclutamento. Gli approfondimenti, però, non sono stati completati. Sono stati disposti ulteriori accertamenti su cui gli investigatori mantengono il massimo riserbo.
Sul tavolo del magistrato è stata depositata anche una consulenza a firma dell’ingegnere Claudio Leone sui contatti telefonici del mediatore senegalese. E sarebbe emerso materiale molto utile. La Procura, per la delicatezza del materiale, ha però chiesto la proroga delle indagini di altri sei mesi.
F.Oli.