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La pentolaccia e gli ultimi strascichi del Carnevale: e ora che Quaresima sia

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pignata-pentolaccia

LECCE – Siano ormai in tempo di Quaresima: il Carnevale si è lasciato alle spalle musiche, colori e coriandoli. Il tempo di attesa in vista della Pasqua prevede digiuno e astinenza, soprattutto dalle carni, e – chi più chi meno – con la scusa di qualche fioretto, rinuncia a dolciumi o ai propri cibi preferiti. Eppure, anche in questo periodo così austero, non manca l’occasione di fare un’eccezione alla regola: la pentolaccia, tradizione più o meno sentita in varie parti d’Italia, è una delle feste più amate, soprattutto dai bambini che ne approfittano per indossare di nuovo i costumi carnevaleschi e per lasciarsi andare a giochi e baldoria.

Le origini di questa festicciola risalgono al Medioevo in cui veniva celebrata il giovedì di mezza Quaresima. Molti associano questa tradizione alla cultura messicana, secondo altri è stato Marco Polo ad averla fatta conoscere, importandola dalla Cina e diffondendola in tutte le regioni italiane. In poco tempo, supera i confini nazionali fino ad arrivare in Spagna dove la prima domenica di Quaresima viene detta domingo de piñata.

Per quanto riguarda il significato del rito, c’è chi lo vuole come buon augurio per l’anno nuovo vista la vicinanza con l’equinozio di primavera (un tempo l’anno iniziava in date diverse tra cui il 25 marzo), chi lo vede come un invito ad astenersi dai peccati di gola durante il successivo periodo.

A livello locale, davvero molteplici sono i modi e le usanze per festeggiarla: nella nostra Puglia, a metà della Quaresima era uso riunirsi in campagna e rompere un vaso di creta che era stato riempito di frutta secca, noci, lupini, e altri prodotti della terra a cui più avanti si aggiunsero anche cioccolato e caramelle. Gli adulti, bendati, dovevano rompere il recipiente; al termine si consumava una focaccia ripiena di verdura, cipolla e pesce, il tutto accompagnato da taralli e un bicchiere di buon vino. Nel Salento la pignata (cioè la pentolaccia) si svolge a cavallo tra Carnevale e la Quaresima e viene riempita con caramelle e confetti, appesa poi al soffitto insieme ad altre che contengono carbone e cenere; ai bambini l’arduo e divertente compito di romperla e prendere quanti più dolci possono.

In Basilicata ci si riunisce la prima domenica di Quaresima, detta “carnevalicchio”, per confrontarsi nel gioco della pignata, la pentola di argilla che si usava per cuocere i fagioli e che, per l’occasione, viene appesa nella sala; qui dame e cavalieri fanno a turno per cercare di romperla con un lungo bastone. La stessa cosa accadeva un tempo nei salotti delle famiglie napoletane.

Certo è che con la pentolaccia si chiude davvero il periodo della euforia carnevalesca e ci si addentra nell’attesa che precede la santa Pasqua.

 

Maura Corrado

 


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