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Sevizia e segrega la convivente: “Ho agito per gelosia”, rumeno rimane in carcere

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NARDO’ (Lecce) – Rimane in carcere Alexei Florea, il 32enne di origini rumene ma residente a Nardò, arrestato giovedì scorso per aver seviziato, umiliato, picchiato e violentato la convivente connazionale di dieci anni più grande. Il gip Antonia Martalò ha convalidato il fermo di polizia e ha disposto la custodia cautelare in carcere del giovane confermando il materiale probatorio raccolto dagli agenti del Commissariato di Nardò. Le accuse: sequestro di persona, violenza carnale e riduzione in schiavitù.
Nel corso dell’udienza di convalida, il cittadino rumeno ha confessato l’ultimo episodio di violenza avvenuto mercoledì scorso tra le pareti domestiche concluso con il suo arresto dopo l’ennesimo litigio. Alla base della violenza ci sarebbero motivi di gelosia. La donna avrebbe allacciato una relazione sentimentale clandestina scatenando così la reazione veemente e furibonda del proprio compagno. Florea, alla presenza del proprio avvocato Andrea Frassanito, ha invece negato tutte le altre sevizie (come l’aver costretto la donna a mangiare le sue feci).

E allora perché sarebbe stato accusato di fatti così gravi ai limiti della narrazione? Florea ha dichiarato di essere caduto nella fame di vendetta della donna dopo aver scoperto la tresca. Le sue giustificazioni, però, non hanno convinto il giudice. Per ora, Florea rimane in carcere. Le indagini degli agenti del Commissariato di Nardò (agli ordini del dirigente Pantaleo Nicolì) hanno ricostruito l’ennesima storia di violenza tra le pareti domestiche e che si alimenta nel tempo. Ridotta in schiavitù per essere avviata alla prostituzione. Seviziata, umiliata, picchiata e violentata per quattro giorni. Un vero abominio. Poi la fuga, la denuncia e il fermo del presunto aguzzino: vittima una badante rumena di 42 anni che, all’alba di mercoledì mattina, scalza e seminuda, si è presentata in commissariato per denunciare il suo convivente. “Aiutatemi” ha chiesto la donna ai poliziotti quando alle 5.45 di giovedì ha bussato alla porta del commissariato che, dall’abitazione del suo aguzzino in via Poerio, dista poche centinaia di metri.

La relazione fra i due rumeni è cominciata ad agosto. Poi il 17 gennaio scorso la donna, dopo aver lasciato il posto di badante, è andata a vivere con Florea, disoccupato, frequentatore di una palestra con l’hobby dei combattimenti. Gli episodi di violenza sono cominciati il primo febbraio. Botte ed umiliazioni, come il taglio dei capelli. Una punizione che l’uomo avrebbe motivato con la gelosia. Da allora è stato un crescendo di violenze fino all’abominio: la donna è stata costretta a subire ripetute violenze sessuale; le sono state somministrate compresse di benzodiazepine per procurarle uno stato di torpore; è stata picchiata con una gruccia in legno, l’uomo le avrebbe urinato in faccia. Una depravazione senza limiti: la badante, infatti, sarebbe stata costretta a mangiare le feci dell’uomo che ha ripreso la scena. Le immagini sono state condivise con un interlocutore. E l’invio del video è stato corredato da un breve messaggio “Grazie Gino”. Solo due volte la donna è uscita da casa: l’uomo l’ha accompagnata da un parrucchiere per rimediare al taglio selvaggio dei capelli, e in una profumeria per acquistare i trucchi che coprissero i lividi.

La ferocia ha toccato l’apice mercoledì quando l’uomo ha manifestato le sue reali intenzioni: «O ti prostituisci o muori». Poi per rendere più concrete le minacce ha legato la donna con nastro da imballaggio e poi l’ha avvolta in un lenzuolo. Sollevata di peso e caricata sulle spalle, l’avrebbe poi minacciata di gettarla in mare. Solo quando la donna ha implorato pietà, l’aguzzino ha desistito dal proposito omicida. L’epilogo dell’abominio è arrivato all’alba di giovedì, dopo un’altra notte di violenze sessuali e di percosse. Mentre l’uomo dormiva la donna è riuscita a scendere al piano terra e a scappare. A piedi nudi e seminuda la donna è giunta in commissariato e, dopo essere stata visitata al pronto soccorso di Copertino, ha raccontato tutto.

Le ricerche del convivente sono scattate subito. I poliziotti, lo hanno cercato nel parco Raho (solitamente frequentato da rumeni), nell’abitazione della madre e nella palestra che frequentava assiduamente. Alla fine, intorno alle 10.45, hanno rintracciato Florea a casa. Stava per partire: aveva tremila euro in contanti nel portafogli e la valigia pronta. La donna, sposata e con due figli in Romania, adesso è ospite di una struttura protetta.

F.Oli.


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