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Innocente a distanza di 13 anni dall’arresto: 33enne assolto dopo due condanne

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NARDO’ (Lecce) – Si chiude dopo tredici anni la travagliata vicenda giudiziaria in cui è rimasto vittima, suo malgrado, Graziano Bosco, 33 anni di Nardò, condannato in primo e in secondo grado a sei anni ed otto mesi di reclusione con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. La sezione promiscua della Corte d’Appello di Lecce (Presidente Riccardo Mele) ha assolto il giovane con la formula perché il fatto non costituisce reato accogliendo la richiesta della difesa rappresentata dall’avvocato Elvia Belmonte.

Anche il neo procuratore generale Giampiero Nascimbeni aveva sollecitato l’assoluzione del giovane adeguandosi alla pronuncia della Cassazione che aveva annullato con rinvio la sentenza di condanna. La decisione è arrivata dopo un’ora di camera di consiglio. La vicenda processuale del giovane neretino è una storia infinita che affonda le radici nel lontano 2003 nell’ambito di una notissima operazione denominata “Taurus” che fece luce su un traffico di droga sull’asse Nardò, Galatone e Lecce riconducibile all’allora capo della Scu Filippo Cerfeda.

L’indagine era legata anche ai passati maxi blitz “Pit” e “Grifone”. E il nome di Bosco finì nelle carte dell’inchiesta perché amico di un personaggio della malavita. L’allora 19enne trascorse circa venti giorni in carcere e poco più di due mesi ai domiciliari prima di tornare in libertà. In primo grado il solo Bosco e il leccese Paolo Lo Deserto (che nel processo Pit è stato condannato all’ergastolo per alcuni omicidi di mafia) decisero di essere giudicati con l’ordinario mentre la maggior parte degli imputati scelse la strada dell’abbreviato. Il 19 dicembre del 2007, Bosco venne condannato a sei anni ed otto mesi mentre il coimputato ad otto anni per soli episodi di spaccio. La sentenza venne confermata in Appello (Presidente Andrea Tronci, relatore Domenico Cucchiara) il 13 ottobre di cinque anni fa.

A distanza di quasi tredici anni arrivò il pronunciamento della quarta sezione della Cassazione. I giudici romani dichiararono inammissibile il ricorso per Lo Deserto mentre disposero l’annullamento della condanna con rinvio alla Corte d’Appello di Lecce per Bosco. L’avvocato difensore Elvia Belmonte ha sempre sostenuto l’assoluta innocenza del giovane. In particolare, a carico del 32enne non si potevano ravvisare elementi che facessero ricondurre ad una sua partecipazione all’organizzazione. Peraltro Bosco, in quei tempi, frequentava la scuola, si era diplomato e aveva fatto il servizio di leva. processo in una delle più importanti indagini che consentirono di smantellare importanti realtà della criminalità di quei tempi.

F.Oli. 


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