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In carcere da innocente: per Colitti junior presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

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UGENTO (Lecce) – Un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per ottenere un risarcimento danni per quei nove mesi e diciotto giorni trascorsi in carcere da innocente. L’avvocato Francesca Conte bussa alla Corte di Strasburgo e prosegue la battaglia avviata da tempo per consegnare un briciolo di giustizia a Vittorio Colitti. Il giovane, 24enne di Ugento, è stato assolto nei tre gradi di giudizio dall’accusa di essere uno degli autori materiali dell’omicidio del consigliere comunale Peppino Basile.

Dopo il rigetto della richiesta risarcitoria di 500mila euro dei giudici della Corte d’Appello prima e della Cassazione poi, la battaglia ha superato i confini nazionali. La Cedu può conoscere sia ricorsi individuali che ricorsi da parte degli Stati contraenti in cui si lamenti la violazione di una delle disposizioni della Convenzione o dei suoi protocolli addizionali. Svolge tuttavia una funzione sussidiaria rispetto agli organi giudiziari nazionali, in quanto le domande sono ammissibili solo una volta esaurite le vie di ricorso interne (regola del previo esaurimento dei ricorsi interni), secondo quanto prevede la stessa convenzione nonché le norme di diritto internazionale generalmente riconosciute.

Il ricorso della penalista leccese trova fondamento su più motivazioni: le accuse si sono rivelate infondate e l’esistenza di un ragazzo è stata irreparabilmente compromessa per una vicenda giudiziaria così lunga e finita in una bolla di sapone. Ora l’avvocato Conte chiede che a pagare sia lo Stato Italiano e per “strappare” il risarcimento si è rivolta direttamente alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’ammontare dei danni è stato quantificato in oltre 500 mila euro per le “conseguenze personali, familiari, patrimoniali, morali e irreparabili” causate al giovane da quella lunga detenzione nel Carcere Minorile di Bari”.

Nel dicembre di due anni fa, i giudici della Corte d’Appello rigettarono la richiesta motivando il provvedimento che “l’arresto era stato adottato e mantenuto per alcuni mesi perché il giovane ha mentito su circostanze rilevanti quali l’orario in cui era tornato a casa la sera dell’’omicidio”. Anche i giudici romani hanno successivamente rigettato la richiesta di risarcimento. Per il legale “il ragazzo mentì solo all’inizio chiarendo sin dall’interrogatorio di garanzia l’esatto orario di rientro in casa spiegando le iniziali mendaci dichiarazioni per la paura di essere coinvolto in una terribile vicenda giudiziaria”.

L’omicidio del consigliere provinciale e comunale dell’Idv risale alla notte tra il 14 e il 15 giugno del 2008. Ed è uno di quei delitti rimasti ancora insoluti. Basile venne ucciso con quindici coltellate nei pressi del garage della sua abitazione alla periferia di Ugento. Colitti Junior e il nonno omonimo (arrestato e assolto in via definitiva anch’egli) furono incastrati grazie alle dichiarazioni di una baby testimone e avrebbero deciso di ammazzare il consigliere per problemi di vicinato con la vittima. La ragazzina allora di appena quattro anni, però, non è stata ritenuta attendibile e per i due Colitti la sentenza di assoluzione è ormai passata in giudicato.

F.Oli.


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