TRICASE – Viene il sospetto che si tratti di una resa dei conti dopo le regionali. Sembra che la lotta tra chi ha sostenuto Blasi e la segreteria provinciale, che si è schierata con Abaterusso, continui. A Tricase è stato commissariato il tesseramento del circolo, dopo un braccio di ferro con il segretario Stefano Valli. «Volevano far tesserare una cinquantina di persone che appartenevano all’Udc – tuona il responsabile che è stato messo fuori dai giochi per le tessere – Io ho chiesto solo che si presentassero all’interno della sezione per esprimere la loro adesione. C’era, invece, chi voleva tesserarsi in studi privati, lontano da occhi indiscreti. Chiameremo in causa la commissione nazionale. Ho già avvertito Blasi e tutti gli esponenti del mio partito». Dietro questa nuova frattura ci sarebbe un flirt con esponenti dell’area moderata. L’idea dei nuovi tesseramenti da fare a chi ha sempre gravitato nell’area centrista sarebbe venuta al consigliere provinciale Dell’Abate, convertitosi alla causa di Abaterusso durante le elezioni regionali.
Dopo una serie di difficoltà, non essendo riuscita la segreteria provinciale a riportare la pace, Abaterusso ha deciso di «commissariare il tesseramento», ovvero di occuparsi in prima persona della questione. A Tricase i dissidenti parlano di un nuovo caso Cavallino: nel Pd la minoranza si prepara a una battaglia interna durissima. «Si portano persone del centro nel Partito Democratico senza fare alcun tipo di passaggio politico: mi sembra una scorrettezza da chiarire all’interno del nostro partito». Dietro questa opposizione a tutti questi tesseramenti si cela la paura del segretario cittadino si essere messo in minoranza con un’operazione che lui giudica opaca. I tesseramenti si chiuderanno entro il 31 gennaio: molti segretari di circolo perderanno la maggioranza. A Tricase ci sono solo 100 iscritti: con le nuove iscrizioni è facile andare sotto. Quindi, Blasi rischia di perdere un altro segretario, dopo quello che è avvenuto a Cavallino. La minoranza è pronta a sfoderare l’ascia di guerra per evitare la «militarizzazione del partito».
Gaetano Gorgoni