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Aggredisce fidanzato della sorella e gli scaglia il cane: condannato ad oltre 5 anni

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LECCE – Cinque anni e quattro mesi di reclusione per aver tentato di ammazzare il fidanzato della sorella. Il movente? Non tollerava quella relazione sentimentale con un rumeno di 16 anni più giovane della sorella. E’ la condanna inflitta in abbreviato dal gup Antonia Martalò nei confronti di Danilo Adorni, 46enne, originario di Parma, arrestato il 29 luglio scorso dopo una serata alquanto movimentata in viale Taranto a Lecce. Una pena “mite” se si considera che il pubblico ministero Paola Guglielmi aveva invocato otto anni di reclusione e il passato burrascoso dell’imputato con una ventina d’anni di carcere sul groppone e sorvegliato speciale fino allo scorso anno. I fatti: quella sera, poco dopo le 20,40, giunge una telefonata sulla linea di emergenza “113”. Una  donna chiede disperatamente aiuto. Una volante si fionda dopo pochi minuti.

danilo adorni
Danilo Adorni

I poliziotti trovano sul marciapiede un ragazzo quasi nudo con addosso solo degli slip. Vicino a lui una ragazza. Già dalla strada, l’attenzione degli agenti viene richiamata dalle urla di un uomo provenienti da dietro una persiana chiusa di un appartamento. Raggiunto il ragazzo, i poliziotti  si accorgono che perde sangue dal dito mignolo della mano sinistra. Ed anche la donna è ferita. Il giovane racconta agli agenti di essersi appena barricato in casa perché il fratello della sua fidanzata aveva cercato di accoltellarlo più volte.

I poliziotti, proprio accanto alla porta d’ingresso, trovano un pezzo di persiana in alluminio e vicino un grosso coltello con una lama appuntita di 23 centimetri. L’uomo continua ad urlare dall’interno ripetendo: “Oggi lo ammazzo, lo faccio fuori, lo scanno”. Gli uomini in divisa tentano invano di ricondurre Adorni alla calma. Ma è tutto inutile e invitano l’uomo ad aprire la porta. I poliziotti gli fanno intendere che non avrebbero esitato ad abbattere il suo cane – un pitbull – se fosse stato usato come arma. Adorni, però, non vuole assolutamente saperne nulla. E continua a minacciare i poliziotti affinchè non entrino perché altrimenti “avrebbe compiuto una strage”.

I due poliziotti intervenuti cercano ancora di calmarlo. Valutano anche l’ipotesi che possa essere armato. Così, dopo aver adottato tutte le misure di sicurezza, riescono a farsi aprire la sola persiana. L’uomo, visibilmente agitato e molto sudato, continua a ripetere che avrebbe ammazzato il ragazzo di sua sorella “perché non lo gradiva”. Ormai da tempo i rapporti tra i due si erano incrinati nonostante vivessero sotto lo stesso tetto e il giovane fidanzato fosse l’unica fonte di reddito in casa. In sede di discussione l’avvocato difensore Luigi Piccinni aveva evidenziato l’insussistenza dell’accusa di tentato omicidio non essendoci “una condotta univoca” e l’assenza di lesioni sul corpo del ragazzo rumeno. Inoltre la ricostruzione si basava esclusivamente sulle dichiarazioni della persona offesa. Troppo poco, secondo la difesa, per emettere un verdetto di condanna. Il giudice, almeno in primo grado, è stato di parere contrario.

F.Oli.  


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