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Truffa ai danni dell’Inps: condannati Abaterusso padre e figlio

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Un anno e mezzo di reclusione per il consigliere regionale Ernesto Abaterusso, 69 anni e il figlio Gabriele, di 34, vicesindaco di Patù, con l’accusa di truffa ai danni dell’Inps. E’ la sentenza di primo grado emessa dal giudice della seconda sezione penale, Pia Verderosa. Un verdetto sorprendente se si considera che il pubblico ministero ordinario Antonio Paladini aveva invocato l’assoluzione nella requisitoria bis a distanza di due mesi. A novembre lo stesso magistrato aveva invocato 2 anni e 2 mesi. Un processo scandito quel giorno stesso da un’ordinanza del giudice subito dopo le prime richieste di condanna, con cui disponeva l’integrazione degli atti processuali per meglio chiarire il rapporto fra l’Inps e le aziende degli Abaterusso. Il 21 dicembre  sono stati così sentiti un funzionario dell’Inps di Casarano, il responsabile della sede di Tricase ed il comandante dei carabinieri del Nucleo ispettorato del Lavoro. Per conoscere le motivazioni della sentenza bisognerà attendere 45 giorni. Il giudice ha comunque disposto la pena sospesa per entrambi e la non menzione per Abaterusso junior. Ha disposto la confisca dei beni o della somma per il valore di 208 mila euro equivalente al profitto del reato.

Secondo quanto contestato dall’accusa, l’ammontare della truffa sarebbe stato di oltre 500mila euro: una cifra calcolata sulla scorta degli accertamenti dei carabinieri del Nil e della Guardia di Finanza di Tricase. La vicenda nasce dal fallimento del calzaturificio “Vereto” di Morciano di Leuca e dalla costituzione della ditta “Gea”, di Gagliano del Capo, delle quali padre e figlio erano amministratori di fatto. Secondo quanto emerso dalle indagini, nel novembre 2005 venne sospesa l’attività della Vereto, e dopo pochi giorni venne avviata quella della Gea, con gli stessi macchiari e lo stesso personale. Gli imputati avrebbero “falsamente dichiarato una riduzione dell’attività lavorativa, mentre le aziende, succedutesi nel tempo senza soluzione di continuità, continuavano ad operare con il personale falsamente dichiarato in mobilità”.

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Ernesto Abaterusso

In sostanza, gli operai avrebbero continuato a lavorare passando da un’azienda all’altra facendo riferimento a presunte dichiarazioni mendaci per ottenere il riconoscimento della cassa integrazione. Il fallimento della Vereto è già finito in un’aula di Tribunale. Gabriele Abaterusso, infatti, è stato condannato in appello a due anni con l’accusa di bancarotta per distrazione. Padre e figlio sono difesi dagli avvocati Marcello RisiFederico MassaAntonella CorvagliaLeonilda Marzano e Giuseppe Antonica.    

F.Oli.

 


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