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Clik here to view.CAVALLINO – Il conflitto a base di comunicati stampa e di veleni nel Pd, dopo il commissartiamento del circolo cavallinese, rischia di far esplodere una pericolosa guerra interna al partito. Tra minoranza e opposizione provinciale dem, del resto, non c’è mai stata pace, da quando alla guida del partito è stato eletto Salvatore Piconese, che fa parte della corrente dei giovani turchi, ma che, in fondo, è sempre un fedelissimo di Ernesto Abaterusso. L’accordo con Forza Italia per inserire una candidata che per anni ha militato nel centrodestra, Carla Rugge, supportata anche da un listone unico con Udc e La Puglia in Più di Stefano, è sembrato troppo spregiudicato all’ex segretario cittadino Roberto Serra. Siccome non si riusciva a chiudere un patto con le altre forze in campo, Piconese ha deciso di forzare la mano commissariando il partito. In realtà ci sono state polemiche collaterali anche sui tesseramenti dell’ultima ora: personalità che, secondo alcuni militanti del circolo cavallinese, non erano aderenti convinti e fedeli alla causa del Pd.
Insomma, sospetti e veleni che hanno riaperto la guerra tra maggioranza e minoranza. La situazione è fuori controllo a tal punto che le vicende di un paese di meno di 15 mila abitanti stanno diventando il tallone di Achille del Pd: ieri, son intervenuti sul caso addirittura consiglieri regionali e parlamentari del Movimento 5 Stelle, che hanno stigmatizzato l’inciucio parlando di modello Renzi-Emiliano e di riproposizione del Patto del Nazareno in salsa locale. Insomma, una situazione che ha spinto il vice segretario provinciale a diffondere un comunicato per correre ai ripari e spezzare la spirale di accuse pubbliche e veleni che ormai si è innescata. «Assisto da tre giorni ad una infinita discussione sul “caso Cavallino” e sulle possibili ripercussioni politiche a livello provinciale – afferma Vincenzo Toma, vice segretario del Pd provinciale – Discussione, a mio avviso, raccapricciante e lesiva dell’intelligenza di molti di noi. Domenica mattina ho chiamato Roberto Serra per dirgli “mi dispiace”. Un sorriso, due chiacchiere e la consapevolezza di aver fatto il possibile per evitare l’inevitabile».
Ci voleva una figura che facesse da paciere per evitare ripercussioni gravi sulle prossime amministrative. Il Pd aspira a uscire dalla urne come il primo partito della provincia e non può permettersi fratture. «Se mi permetto di risponderti è solo perché nessuno più di me ha tentato di aprire un dibattito tra le varie anime del PD cavallinese, di smussare gli angoli, di trovare soluzioni condivise – spiega Toma in una lettera a Salvatore Capone, il deputato che ieri ha stigmatizzato le scelte della segretaria provinciale Pd – Ecco perché penso di poter parlare oggettivamente del merito della questione politica cavallinese. Derubricare questa vicenda all’ennesima faida provinciale, alla classica e stucchevole narrazione della vittima e del carnefice, dei brutti, sporchi e cattivi contrapposti ai puri, buoni e belli non risponde alla realtà dei fatti e non rende giustizia alla nostra storia e a quello che rappresenta quel circolo per ognuno di noi. Ritengo Roberto un compagno affidabile e generoso, capace per anni di tirare avanti la carretta di un partito minoritario e relegato all’opposizione. Un lavoro difficile e quotidiano per il quale tutti dobbiamo dargli atto. Ma la storia di questi ultimi mesi racconta un partito diviso, incapace di prendere una posizione unanime».
Dunque, vengono accantonate le accuse di «intelligenza col nemico» per spiegare che il commissariamento è stato necessario per superare il guado dell’indecisione. «L’unico elemento di condivisione è stato il sistema di alleanze ed è per questo che stento a comprendere alcune dichiarazioni pubbliche di autorevoli esponenti del nostro partito che, o sono stati informati male, o, più semplicemente, non hanno resistito alla voglia di poter riproporre la stucchevole narrazione di cui sopra – continua il vicesegretario – Un partito tanto diviso da non poter nemmeno pubblicare un manifesto senza entrare in polemiche infinite, da non potere esprimere una posizione sul tavolo di coalizione, destinato ad un mutismo politico che stride con la vocazione della centralità e del protagonismo che noi tutti auspichiamo per il PD in tutte le realtà territoriali. La contrapposizione nasce e vive esclusivamente all’interno delle dinamiche del circolo e riguarda principalmente l’indicazione del candidato Sindaco. Il mio tentativo non è stato altro che un commissariamento di fatto, affiancare una realtà politica che non è più in grado di autodeterminarsi. La questione di cui parliamo in questi giorni riguarda la forma e le regole statutarie».
La strategia di Toma per placare gli animi, dunque, è quella di eliminare le accuse e giustificare il commissariamento. «Ritengo che il nostro partito sia dotato di uno statuto e di organismi preposti che possono chiarire i dubbi che tu stesso hai evocato nella tua nota- spiega – Certo, Salvatore Piconese si è assunta una responsabilità di non poco conto, ma la sua scelta, a mio avviso, risiede all’interno della sua funzione e delle sue prerogative. A lui mi lega non solo il mio ruolo di Vice Segretario, ma un rapporto di lealtà politica su cui regge il governo del nostro partito provinciale. La segreteria ha portato il PD ad essere partito di governo nella stragrande maggioranza dei comuni al voto negli ultimi due anni e sarebbe ingeneroso non attribuire il merito al Segretario Provinciale, alle sue scelte e alle sue assunzioni di responsabilità. Ecco perché trovo inaccettabile la paventata ritorsione del caso Cavallino su altre realtà territoriali».
I vertici del Pd affermano di non aver violato le regole statutarie e invitano chi avesse ancora dei dubbi a rivolgersi agli organi preposti. Poi, la lettera di Toma si chiude con un invito al dialogo. Un dialogo, però, da una posizione diversa, perché Serra è stato rimosso dai vertici provinciali, senza un voto interno al circolo, «per ripristinare l’agibilità politica»: è stato commissariato. «Credo e spero – conclude Toma rivolgendosi a Salvatore Capone, il deputato che è intervenuto a difesa di Serra – che questa tua dichiarazione sia dettata solo ed esclusivamente dal rapporto umano e fraterno che ti lega a Roberto e che non ti permette di essere lucido e responsabile come hai sempre dimostrato nella tua storia di militante e dirigente. Sono d’accordo con te quando dici fermiamoci e discutiamo. Nella consapevolezza che le discussioni vanno fatte nel merito. Altrimenti questa vicenda non sarà altro che la scintilla che ci farà deflagrare definitivamente. E a quel punto chi sarà senza peccato scaglierà la prima pietra». L’avvertimento è chiaro: smettiamola ora prima che sia troppo tardi.
Garcin