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Emergenza xylella, summit in procura: Emiliano incontra gli inquirenti

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tribunale-esterni-notteOltre due ore di colloquio con gli inquirenti per affrontare l’emergenza xylella. Il Presidente della Regione Puglia è stato in Procura nel pomeriggio. Michele Emiliano è arrivato intorno alle 18,20. Si è intrattenuto nella stanza del procuratore capo Cataldo Motta, con il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e il sostituto Roberta Licci, titolari del fascicolo d’indagine, al secondo piano del  Palazzo di Giustizia. L’incontro si è protratto fino a sera. Sul contenuto del vertice filtrano poche indiscrezioni. E’ stato stilato un bilancio dell’attività investigativa finora svolta e, soprattutto, sono state avviate le iniziative per avviare un dialogo con il Ministero per avviare tutte le procedure che ha chiesto l’Unione Europea e che non rientrano tra le cose vietate dal sequestro della Procura. In sostanza non si vuole intralciare il lavoro della magistratura ma procedere con nuovi interventi.

Il numero uno di viale Capruzzi ha così accolto la sollecitazione arrivata nelle scorse ore dalla Protezione civile nazionale alle Regione in materia di xylella. In questo documento lo stesso dipartimento riconosce che, allo stato delle cose, “sono venuti meno i presupposti su cui, prima a febbraio e poi a luglio 2015, si sono basate le deliberazioni dello stato di emergenza e la sua proroga da parte del Consiglio dei Ministri”. Subito dopo il sequestro dei circa 4 mila alberi d’ulivo Emiliano aveva preso una posizione netta sulla vicenda. Già da tempo il Presidente della Regione ha ritenuto chiusa la stagione di emergenza. Sulle misure antixylella è in corso come è noto un’inchiesta della Procura in merito alle accuse di diffusione colposa di una malattia delle piante, falso materiale e ideologico, getto pericoloso di cose e violazione delle norme in materia ambientale.

I magistrati Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci stanno indagando sulle rilevazioni e le analisi che hanno portato all’adozione del piano di eradicazione di migliaia di piante d’ulivo posto sostengono che il batterio di cui si vuole combattere la diffusione non è in realtà nuovo ma presente alle nostre latitudini addirittura da 15 se non 20 anni. tanto da aver subito in questo lungo lasso di tempo come risulterebbe dagli studi effettuati dal consulenti della Procura ben nove mutazioni. Si rivelerebbero dunque inutili tanto lo stato di quarantena quanto le “drastiche misure di contenimento del parassita e tanto più l’utilizzo di prodotti chimici dei quali, dicono ancora i magistrati, non si sarebbe valutato adeguatamente l’impatto sul territorio, sulla salvaguardia ambientale e sulla salute pubblica”. Sulla base di queste argomentazioni il decreto di sequestro impedisce che si vada avanti con i piani di eradicazione delle piante di ulivo la cui ripresa era prevista per il 16 dicembre.

Fra.Oli.


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