LECCE – Un successo interforze, che ha premiato gli sforzi profusi dalla Procura e da tutte le forze dell’ordine messe in campo, per ritrovare al più presto il pericoloso ergastolano.
Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria ed Arma dei Carabinieri, insieme ai pm che hanno coordinato le indagini – il sostituto procuratore della Repubblica di Lecce Stefania Mininni e l’aggiunto Antonio De Donno – gonfiano il petto dopo la cattura di Fabio Perrone, alias “Triglietta”, rintracciato ed arrestato dopo 65 giorni di latitanza.
“Le ricerche del latitante – ha dichiarato De Donno – sono state poste in essere ininterrottamente dalle forze messe in campo, che non hanno mai smesso di procedere a tutte le attività necessarie per localizzare il latitante. È stata un’attività complessa, che si è avvalsa di mezzi tecnici ma anche di una fortissima presenza sul territorio, per far sì che nulla sfuggisse. Questa intensa attività è stata coronata con successo: avuto “sentore” della presenza del latitante nell’area di Trepuzzi, lo abbiamo localizzato e stamattina all’alba abbiamo fatto irruzione nell’abitazione e lo abbiamo arrestato, nonostante abbia nuovamente tentato di darsi alla fuga. Ma non ne ha avuto alcuna possibilità”.
“Era armato di kalashnikov e della pistola sottratta all’agente della polizia penitenziaria durante l’evasione dal Fazzi, pronto ad ogni evenienza e, forse, anche a compiere ulteriori reati. Catturare Fabio Perrone – ha continuato De Donno – era una nostra priorità e complimenti alle forze di polizia che hanno condotto un’operazione difficile e rischiosa, senza un ulteriore spargimento di violenza e di sangue. La cattura è stata resa possibile grazie anche al contributo elevato della Polizia Penitenziaria, che non ha mai smesso di collaborare, con ogni uomo e mezzo, per la cattura del latitante. Per disporre di armi, soldi ed alloggi è ovvio che Perrone sia stato aiutato da più persone. Le indagini, che sono state molto complesse, non sono ancora concluse”.
“Le segnalazioni sulla presenza del latitante sono state moltissime soprattutto nel primo mese, ma quasi tutte infondate. Un aspetto certamente da sottolineare – commenta la dirigente della squadra mobile della Questura di Lecce Sabrina Manzone – è proprio la rete di persone che lo ha protetto, fatta di soggetti incensurati e non. Nell’immaginario collettivo stava diventando una sorta di idolo, come spesso accade: la latitanza crea potere. Lo hanno protetto tantissime persone e questo giustifica il notevole aiuto che ha ricevuto”.
“Grazie alla Procura della Repubblica – ha dichiarato il comandante della Penitenziaria Riccardo Secci – che sin dal primo momento ha creduto fortemente nell’importanza del coordinamento tra Polizia Penitenziaria, Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri, nonché Guardia di Finanza che, in altri territori, ha svolto un’attività fondamentale. Grazie anche al nostro nucleo Investigativo centrale di Polizia Giudiziaria, che ha collaborato fornendo attività informativa parallela e riscontri importanti. Un ringraziamento speciale, inoltre, lo rendo ai miei “lupi”, ai poliziotti della Polizia Penitenziaria di Lecce, che dal primo momento non hanno voltato un attimo le spalle.
Il Questore della Provincia di Lecce Pierluigi D’Angelo, invece, con una nota ha espresso “il suo plauso ai funzionari della Squadra Mobile che hanno dimostrato tenacia e non comune capacità investigativa. La cattura del latitante Perrone, che ha dimostrato la sua pericolosità sia nel momento della fuga che nelle fasi della sua cattura, è il frutto di incessante attività investigativa posta in essere, sin dal primo momento, e senza soluzione di continuità, dalle donne e dagli uomini della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria. Un risultato importante che restituisce sicurezza a tutta la comunità salentina, reso possibile grazie al lavoro sinergico tra Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza e, soprattutto, della Polizia Penitenziaria, sempre in prima linea con noi sia nella fase del controllo del territorio, che in quella investigativa svolta sotto il coordinamento del Procuratore distrettuale Cataldo Motta”.
La Procura, nei prossimi giorni, avanzerà richiesta al Dap di inasprire la misura detentiva col 41 bis, forma di rigida detenzione, riservata ai detenuti che si sono macchiati di gravi reati.