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Costone del Ciolo, depositata la consulenza dei geologi: “Quei lavori di consolidamento sono inutili e dannosi”

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ciolo-(3)“L’intervento sulla scogliera del Ciolo è inutile e dannoso. Anzi potrebbe persino indebolirla. La roccia è abbastanza salda e sana e non necessita di ulteriori consolidamenti.” Eccoli i passaggi cruciali contenuti nella consulenza a firma dei due geologi Bianca Saudino e Giancarlo Bortolami nominati dalla Procura di Lecce per accertare se i lavori di messa in sicurezza appaltati da tempo possano snaturare la scogliera del Ciolo. Per i due esperti, il ricorso a tutte quelle tonnellate di acciaio rischierebbe di snaturare la scogliera e la gabbia non corrisponde alla miglior soluzione. Il 24 febbraio scorso il procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e il sostituto procuratore Antonio Negro, contitolari del fascicolo d’indagine, conferirono l’incarico ai due geologi di accertare i potenziali danni provocati dall’utilizzo di 2mila e 100 tondini di acciaio del diametro di quattro centimetri lunghi due o tre metri e da inserire nella scogliera per sorreggere seimila metri quadrati. Insomma per i consulenti quei lavori di consolidamento su uno dei costoni di roccia più suggestivi dell’intero litorale salentino potrebbero determinare un impatto ambientale devastante.

Quali potrebbero essere ora i provvedimenti della Procura? Non si può escludere che i magistrati inquirenti chiedano ad un gip di trasformare il sequestro da probatorio in preventivo. Non appena furono apposti i sigilli nel registro degli indagati venne iscritto il nome dell’allora sindaco Antonio Buccarello con l’accusa di distruzione e deturpamento di bellezze naturali. Gli esiti della consulenza, però, potrebbe allargare il cono dell’indagine ad ipotesi di reato finora inesplorate. D’altro canto anche i giudici del Tribunale del Riesame nelle motivazioni con cui rigettavano l’istanza di revoca del sequestro adombravano altre ipotesi di reato.

L’inchiesta penale venne avviata sulla scorta di un esposto presentato da Legambiente corredato da una ricca documentazione fotografica. Gli esposti lamentavano l’eccessiva invasività del progetto da un milione di euro finanziato con fondi Cipe. I sigilli venero apposti il 3 febbraio scorso dagli agenti del Nucleo ispettivo del Corpo forestale dello Stato – coordinati dall’ispettore Antonio Panzera – quando venne bloccato l’avvio dei lavori finanziati con un milione e mezzo di euro per realizzare un rete di copertura contro i distacchi di massi dalla scogliera. Nel frattempo questo angolo di Paradiso rimarrà interdetto a qualsiasi attività, in particolare per gli amanti del trekking. E, allo stato attuale dell’inchiesta, è molto probabile che i sigilli rimarranno per molti altri mesi.

Francesco Oliva 


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