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Il canto del sole di Natale

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natale
“Jingle bells, jingle bells ♫♫♫” … è una delle canzoni natalizie che siamo soliti intonare di tanto in tanto durante le feste. Deborah no!

Lei non conosceva canzoni tradizionali, non gliele avevano mai insegnate, per troppa libertà: avrebbe dovuto scegliere lei, da grande, grande, cosa imparare.

Aveva frequentato scuole in cui la musica era fatta di altri canti, di altre note combinate, più fredde, non di quelle che suscitano emozioni.

A lei avevano insegnato a controllarle, ad essere morigerata e parca in tutto.

Lei, però, il sorriso proprio non riusciva a trattenerlo, specie quando vedeva il sole.

Allo spuntare dei suoi primi raggi, si lasciava avvolgere da quel tepore. Alzava subito le serrande, apriva le finestre e … respirava; e un canto le erompeva dal cuore.

Intonava note senza senso, canticchiava liberamente, ispirata solo dalla bellezza di ciò che vedeva, “mmmettava”, trasportata da un’energia gentile, leggera, armonica, il che indispettiva molto chi abitava con lei: Moritz.

Lui, al contrario di Deborah, conosceva le canzoni natalizie, altri canti, vari generi musicali, aveva avuto un’educazione usuale, ma era di una pesantezza da far cascare le braccia a terra!

Quando pranzavano, Deborah era contentissima di trovarsi di fronte ad un piatto di spaghetti, cantava di gioia, ed era grata per quello che le veniva dato. Moritz no!

Il suo commento era: “Ecco! Bel Natale! Sarebbe questa la vera festa? Un misero pranzo, la gente per le strade che mugugna per i tanti regali da acquistare e litiga … che poi non ho mai capito perché si sia tenuti a fare un regalo! Se uno ti vuole dare una cosa, te la dà anche nel corso dell’anno. Ah! E poi, a che serve che recitino la parte dei bravi bambini, quando ti trattano male per tutti i dodici mesi o si dimenticano completamente di te? E quelli che si aspettano che contraccambi o che te lo chiedono esplicitamente il regalo? E magari ti dicono pure cosa vogliono, che spesso non costa poco! Il contraccambio, poi, dev’essere pure migliore di quello che ti regalano ovviamente!

E quelli che si scoprono buoni a Natale, ma per il resto dell’anno non esitano a vessare gli altri e a divertirsi alle loro spalle, o ridono dei loro guai o del loro aspetto? Bel Natale! Proprio Natale è! Non vedo cosa ci sia da festeggiare! E questa canta pure!”

“Che hai da ridere poi?” – le domandava infastidito il coinquilino

“Sorridere casomai!” – accentuando il <<Sor>> – “È che mi fai tenerezza! Anche io vedo quello che vedi tu, non sono cieca e so perfettamente che, per molti, lo spirito natalizio è un concetto astruso, tuttavia, in qualche maniera c’è. Dai! Ammetterai che un pizzichino di bontà nel cuore c’è, magari una bricioletta, ma va bene anche così, è un inizio.

Se Gesù avesse pensato quello che credi tu, guarda! Non credo proprio che sarebbe venuto. Lui ha ricevuto e riceve ancora oggi ingratitudine e indifferenza, vergogna, timore, però ci ha amati e ci ama, anche quelli di cui magari ti chiedi perché siano ancora qui o che fanno del male senza esitare.

Poi, lo sai anche tu. È vero, non nego che ci sia gente come quella che hai descritto, però esiste anche quella che la bontà la ha dentro sé tutto l’anno, sempre, costantemente e la manifesta di continuo agli altri, anche con un silenzio, anche perseverando nel compimento del bene, pur quando vengono rifiutati o minacciati.

Io ammiro moltissimo i bambini e gli animali, gli spiriti liberi … quelli sensati, non quelli che con questa scusa si prefiggono obiettivi non propriamente benevoli.

I bimbi e gli animali sono semplici, non stanno lì a crearsi problemi. Per loro, un gesto, un aiuto, è spontaneo, così come le lacrime, le arrabbiature.

Uno spirito libero, vero, non si pone il problema di apparire ridicolo di fronte ad altri per regalarti un sorriso … ne è contento piuttosto!

Queste persone, queste creature, secondo te, non creano Natale tutto l’anno? E sono di esempio perché qualcosa possa cambiare. Se tutti ragionassimo come te, saremmo tutti tristi e cupi. Invece, passettino, passettino, si può essere grati anche del poco.

Tu dici che questo è un misero pranzo! Hai mai provato a pensare che, per una formica, può essere una riserva annuale di cibo? Una tua briciola di pane è un pranzo per un uccellino, quello che tu getti via, è il desiderio di un altro, non lo credi anche tu?”

Moritz la guardava torvo.

Sapeva benissimo che la sua coinquilina aveva ragione, ma si sentiva rimbrottato come un bambino, anche se non era questo l’intento, né il tono, assunto da Deborah.

Lei, vedendo il suo viso, disse: “Ti andrebbe di fare qualcosa con me?”

“Cioè?”

“Non essere diffidente, dai! Non ho ancora parlato! Poi dici degli altri! Mi insegneresti i canti tradizionali del Natale? Lo sai che a me non li hanno tramandati, ho ascoltato più volte le canzoni, ma da sola”

“E non è meglio? Ti concentri di più e impari più velocemente”

“Ma non è come farlo con un amico. È sempre quella freddezza, quell’assenza di emozione che mi è stata imposta. Voglio sentire quel calore speciale di cui tutti parlano”

“Non ti basta essere un cuor contento? È esattamente quello, né più, né meno … cosa credi?”

“Credo nel voler bene, nell’amicizia vera, che può esserci anche tra uomo e donna, tra esseri umani e animali … ma tu non hai voglia di far nulla, vero? Almeno una passeggiata al gelo ti va?”

“È una battuta sarcastica o una proposta?”

“La seconda. Perché ti dovrei prendere in giro? Lo vedi che sei prevenuto? Se non ti va, è sufficiente dire no, io non obbligo nessuno a fare ciò che non vuole”

“No, no. Non sono cattivo fino a questo punto … poi, per un’amica come te, che mi sopporta dalla mattina alla sera, anche quando vado nel panico per un incarico o un evento di maggiore responsabilità, posso farlo!”

“Ah! Lo vedi allora che c’è un po’ di spirito natalizio anche in te?” – mettendo il dito sul suo maglione, sul cuore, quasi come un giro di chiave.

“Finiscila! Andiamo a fare questa passeggiata …” – quasi fosse un rimprovero, per poi riaddolcirsi – “… ma fa davvero così freddo?”

“Pare di si! Non credo, però, che sia insopportabile!”

Scesi in strada ben imbacuccati, l’aria era davvero fredda, ma di un gelo strano, sembrava quella freddezza di cui, spesso, narrava Deborah al suo amico.

“Sembra che manchi qualcosa, vero?” – domandò triste lei

“Già” – rispose perplesso lui, nuotando intorno con lo sguardo e la bocca socchiusa – “Hai notato che le luci sono spente? E … non ci sono rumori, suoni … silenzio! Ssshhh! Senti!”

Lei, tutto a un tratto, invece, in quello stesso silenzio, con i piedi su una coltre di neve gelida, affermò: “Ascolta!”

“Cosa?”

“Ascolta bene! Non senti il rumore del tuo cuore?”

“Vuoi che ti presti il cappello? Magari il gelo ti dà alla testa!”

“Sciocchino! No, grazie! È il tuo cuore che batte, lo senti? Tum .. tum ..tum .. come un ritmo”

“Magari è una lepre che corre! Ah, no! Impossibile, siamo in città!”

“E finiscila!”

Ad un tratto si sentì un suono più forte, quello di un megafono. Annunciava che c’era stato un guasto agli impianti del gas e, in alcune zone del centro cittadino, proprio dove erano Moritz e Deborah, era anche andata via la luce, per cui non si potevano usare le stufe, le caldaie, i termoventilatori … solo coperte e caldi, più o meno, abbracci! Il comune si impegnava, comunque, a ripristinare, al più presto, ogni servizio e augurava buon Natale a tutti i cittadini, residenti e non, scusandosi per il disagio e ringraziandoli per la pazienza e la collaborazione.

Nel mentre, il cielo stava incupendosi sempre più, sembrava in arrivo una nevicata coi fiocchi.

Deborah prese Moritz per mano, dicendogli: “Andiamo!” – con passo determinato.

“Dove? A casa? Si, è meglio! Prendiamo i piumoni, uno per ciascuno, e ci arrotoliamo dentro. È un freddo da pinguini questo!”

Si lasciò dirigere dai passi dell’amica e si ritrovò con un megafono in mano.

“Canta!” – lo esortò lei.

Aveva chiesto all’incaricato comunale, di poterlo usare per un po’, esponendogli la sua idea, visto che il giro della città era già stato portato a termine, mentre Moritz guardava, preoccupato, il cielo.

“Chi? Io?” – rispose basito quegli

“Si, tu, ed anche io con te e lui” – indicando il signore con cui aveva parlato.

“E che dovremmo cantare? Non capisco!”

“Quello che ti viene in mente, quello che senti, liberamente, va bene tutto, noi ti veniamo dietro”

“Tu sei ammattita!”

“E la smetta e canti una buona volta, altrimenti lo faccio io!” – replicò spazientito l’altro.

Moritz guardò un attimo i due e mosse gli occhi e la testa, come per dire <<Va bene! Facciamo questa cosa>>.

Cominciò a intonare quei canti che l’amica gli aveva chiesto, poi proseguirono insieme e fu il turno anche degli altri due, che cantarono la canzone che veniva loro dal cuore, come se i muri non esistessero e ci fossero solo la terra e il cielo.

Tutti, nei dintorni, cominciarono ad affacciarsi dalle finestre e dai balconi e ad improvvisare un coro con loro, battendo le mani, canticchiando, tenendo il ritmo e, d’improvviso, il freddo scomparve. Anche il cielo si era rasserenato, lasciando spazio ad un sole tiepido, che diveniva sempre più caldo.

“Sai che non sento più freddo?” – disse Moritz, rivolgendosi all’amica, quasi con un sorriso, il primo dopo tanto tempo, tenendola sottobraccio.

“Adesso possiamo tornare a casa se vuoi” – rispose lei, sorridendogli serena a sua volta.

“Ma per strada continuiamo a cantare?”

“Certo, dobbiamo far conoscere il canto del sole di Natale anche al resto della città. Non hai visto che abbiamo fatto spuntare il sole, tutti insieme?”

“Dobbiamo fare il giro lungo?” – ribatté lui, preoccupato

“Secondo te? E so già che dirai di si” – indicando il suo cuore, come aveva già fatto prima

“Che vuoi dire?”

“Spirito natalizio?”

“Finiscila con queste baggianate!” – mentre camminando continuava a bofonchiare e lei a cantare e, insieme, sorridevano, col viso acceso e il cuore che teneva il ritmo.

Buon Natale a tutti!

Fine

Ogni riferimento a fatti, personaggi, situazioni, luoghi, è puramente casuale

 

Gabriella De Carlo

 

 


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