PARABITA (Lecce) – Il vicesindaco di Parabita Giuseppe Provenzano rimane in carcere. Il gip Alcide Maritati ha rigettato l’istanza dei domiciliari presentata nei giorni scorsi dall’avvocato difensore Luigi Corvaglia. Per il giudice permangono le esigenze cautelari. Il politico che in un’intercettazione si autodefinisce “il Santo in Paradiso”, è finito nelle trame dell’inchiesta ribattezzata “Coltura” (come la Madonna di Parabita) con cui sono finite in manette 22 persone. L’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo le indagini condotte dal Ros, il politico avrebbe garantito assunzioni nell’azienda dei rifiuti di alcuni uomini del clan (tra cui il presunto capo clan Marco Giannelli) come operatori ecologici in cambio di voti che a maggio avrebbero consentito a Provenzano di ricoprire la carica di vicesindaco. Agli atti ci sono alcune intercettazioni ed una foto postata da Facebook in cui l’allora assessore comunale viene ritratto in compagnia proprio del figlio dell’ergastolano Luigi.
Il politico partecipa ad una festa privata e insieme al giovane capo clan sponsorizza al consiglio regionale un rappresentante candidato con la “lista Noi Salvini”. Esibendo la foto del candidato. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Provenzano si avvalse della facoltà di non rispondere. Nei giorni scorsi l’avvocato difensore Luigi Corvaglia aveva depositato una corposa documentazione per attestare che Provenzano non sarebbe stato mai colluso con il clan malavitoso. Anzi, nel 2011 sarebbe stato minacciato per procurare un posto di lavoro. Sulla scrivania del gip Maritati era stata depositata la comunicazione fatta quattro anni fa alla Prefettura attraverso il sindaco Alfredo Cacciapaglia. In quella comunicazione si parlava delle minacce che Provenzano avrebbe ricevuto da Leonardo Donadei, 50 anni, uno dei presunti esponenti dell’organizzazione mafiosa. Nel frattempo la richiesta di scarcerazione verrà discussa il prossimo 29 dicembre dinanzi al Tribunale del Riesame.
F.Oli.